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Joyless Jokers - Taste Of Victory
( 2302 letture )
Tornano, a due anni di distanza dall'EP di debutto Arms Of Darkness, i deathster vicentini Joyless Jokers, con un disco che costituisce un bel passo avanti rispetto alla precedente pubblicazione. Taste Of Victory ci presenta una band agguerrita, tecnicamente molto preparata e decisa a scommettere tutto su se stessa; un gruppo che, oggi come oggi, non potrà non essere gradito a chi ha amato i dischi più "corposi" di gente come Dark Tranquillity (The Mind's I), Arch Enemy (Anthems Of Rebellion) At The Gates (Slaughter Of The Soul) e via dicendo, dato che condivide con i titoli sopracitati il risultato della miscela tra energia, pesantezza, velocità, compressione, incazzatura e carica melodica.

Due i pregi più importanti della release: prima di tutto una certa coerenza qualitativa, che contribuisce a rendere piacevole l'ascolto di Taste Of Victory, privo di picchi di negatività e che, al contrario, può vantare alcune eccellenze tra i suoi otto brani; quest'aspetto si rispecchia non solo nel risultato finale, ma anche nell'approccio stilistico: dall'inizio alla fine i Joyless Jokers corrono come dei pazzi, senza mai fermarsi: le chitarre macinano riff su riff, a volte aprendosi ad armonizzazioni, altre volte chiudendosi su se stesse con quintali di palm-muting, sostenendo gli affascinanti giochi melodici della tastiera di Jader; se ci fosse bisogno di dirlo, la sezione ritmica è compatta e devastante: il batterista Matteo Ioverno suona come un vero professionista del death metal, ed il basso di Thomas Girardello gli sta dietro ad ogni singolo beat. Il secondo punto a favore della band è invece costituito dall'identificabilità del sound proposto: nonostante i confronti accennati ad inizio recensione, utili soprattutto a far inquadrare lo stile del gruppo ai Lettori, i Joyless Jokers non rubano niente a nessuno, anzi, nel loro piccolo riescono a creare un proprio marchio di fabbrica, merito anche di una produzione di alto livello, che non lascia spazio a lacune o critiche di alcun genere.

Passando alla tracklist, vorrei citare i brani che più mi sono piaciuti, a partire dall'introduttiva Rain: ho apprezzato la scelta di iniziare un disco death metal con un pezzo caratterizzato da accordi quasi cacofonici, così come ho trovato interessante dividere la canzone in due parti, ed iniziare la seconda parte con quella che un musicista normale avrebbe usato tranquillamente non come un bridge ma piuttosto come un'introduzione per il brano; molto bella anche Point Of No Return, forse la traccia più melodica e di più immediata memorizzazione, stesso dicasi per la pre-conclusiva I'll Watch You Die e per la titletrack, due canzoni dotate di momenti musicali quasi iconici: questi quattro brani, per un motivo o per l'altro, sono certamente i meglio rappresentativi del disco e dello stile della band, e possono costituiire un buon "faro illuminante" anche per il futuro.
Prima di chiudere e passare alle conclusioni, però, vorrei spendere due parole su quella che è contemporaneamente la caratteristica e l'unico lato debole del disco: ragazzi, quando dicevo che i Joyless Jokers in Taste Of Victory non si fermano mai, non stavo affatto scherzando! Nonostante la presenza di alcuni riff dal timing più moderato, l'impressione è di trovarsi su di un treno in corsa: mai un arpeggio, mai un momento di relax, mai un silenzio, i Joyless Jokers continuano a darci dentro a più non posso, con Thomas che continua a ruggire il suo growling ed una sezione ritmica infaticabile nella sua perfettamente sincronica brutalità. A lungo andare questa caratteristica/difetto potrebbe però nuocere alla longevità del disco: se è vero che Taste Of Victory necessità di sei o sette ascolti prima di poter essere apprezzato come opera a se stante, è altrettanto vero che l'eccesso di coerenza (o monotematicità?) di cui si fa portatore potrebbe rivelarsi dannosa, a lungo andare; ma questa, naturalmente, è una mia deduzione: la vera risposta solo il tempo ce la potrà dare.

Tirando le somme, Taste Of Victory è inequivocabilmente un buon disco death metal: pensato, scritto, arrangiato ed eseguito con professionalità, prodotto a livelli qualitativi indiscutibilmente buoni, insieme al recente Of Tides And Desert dei Nostrani Ritual Of Rebirth si candida ad essere uno degli esempi di come autoprodursi dignitosamente un disco, senza sfigurare innanzi a nomi più blasonati del genere di riferimento. E poi non si dica che l'Italia non partorisce band di qualità.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
45.68 su 19 voti [ VOTA]
vader
Lunedì 2 Luglio 2012, 14.10.21
3
secondo me il problema "dell'andare sempre di corsa" è abbastanza grave,alla lunga questo disco come tanti altri del genere, stanca e stanca parecchio, se non si fà attenzione sembra tutto uguale, e mi sà che il recensore un pò amico è....
Alcibiade il Maialino
Martedì 26 Giugno 2012, 19.38.30
2
Buona band con la pecca di essere italiana......se fossero che so' svedesi, tedeschi sarebbero nell' del genere.....l' ho detto anche a Rudy via Fb.....bravi bravi ma purtroppo in Italia fa' strada solo chi produce musica di plastica.
Undercover
Lunedì 25 Giugno 2012, 18.46.20
1
E' abbastanza scandaloso che questi vicentini non abbiano trovato un contratto dopo "Arms Of Darkness". Questo primo disco è veramente maturo e figlio della Svezia di Gothenburg anni Novanta più che mai, bello davvero.
INFORMAZIONI
2012
Autoprodotto
Melodic / Techno / Death
Tracklist
1. Rain
2. Murder In Me
3. Scream
4. Point Ot No Return
5. Whisper To Shadows
6. Hopeless
7. I'll Watch You Die
8. Taste Of Victory
Line Up
Thomas Girardello (Basso, voce)
Rudy Girardello (Chitarra)
Jader Girardello (Tastiere)
Michele Brunetti (Chitarra)
Matteo Ioverno (Batteria)
 
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