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19/04/24
GOATBURNER + ACROSS THE SWARM
BAHNHOF LIVE, VIA SANT\'ANTONIO ABATE 34 - MONTAGNANA (PD)
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Nile - In Their Darkened Shrines
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( 8592 letture )
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La quiete prima della tempesta.
Dieci anni orsono usciva quello che -almeno per me- è il capolavoro dei Nile, In Their Darkened Shrines. Chiariamoci, che tale album sia un must assoluto del death metal non vuol dire che gli altri prodotti targati Nile siano di qualità bassa, anzi tutt’altro. La band americana di cui si parla è -tra quelle più o meno recenti- una delle poche che negli anni ha garantito un livello uniformemente alto alle proprie uscite, con l’unico neo datato 2007: Ithyphallic. Escludendo giudizi particolareggiati sull’ultimo disco, in uscita in questi giorni che, a causa di scelte particolari in tema di vocals dividerà gli ascoltatori, il gruppo americano è riuscito a mantenere un songwriting estremamente elevato nel tempo, pur variando le proprie proposte con idee quasi sempre innovative. Si è passati dagli inizi, già precursori di novità ma meno epici e molto istintivi, per arrivare a Black Seeds Of Vengeance, la vera svolta stilistica. Dopo tale album i Nile non hanno fatto altro che perfezionare l’idea definitiva, continuando a svilupparla nel tempo, tant’è che sono ancora tra noi, forti di un seguito che ha pochi rivali.
Nel tempo il gruppo americano ha ripartito impegno e costanza tra attività live, studio di registrazione e cambi di line up, i quali hanno più volte coinvolto la parte ritmica. Grazie a sapienza e intelligenza stilistica, Karl Sanders è sempre riuscito a scegliere batteristi tecnici e veloci ma nello stesso tempo adeguati al sound proposto e dotati di personalità. La band è così passata da Pete Hammoura a Tony Laureano (presente in questo lavoro), per arrivare all’attuale George Kollias, il quale è da anni stabile nel gruppo (e nelle mie visioni su youtube).
In Their Darkend Shrines rappresenta la summa di un connubio ancora raro in ambito estremo, in particolar modo nel brutal, uno dei generi più intransigenti nel metallico mondo. E’ in questo vuoto che si sono inseriti i Nile nel tempo, caratterizzando il proprio sound non solo come una rincorsa folle, calibrata ed a rotta di collo, ma alternandolo l’insieme -ruvido e feroce- ad atmosfere troppo spesso ignorate nel death metal. La passione per l’antico Egitto di Sanders -fervente ma a tratti sfiancante nel lavoro solistico- ha fornito il resto. I Nile, con tale album ma non solo con questo, sono riusciti a trasfondere l’insegnamento dei grandi maestri dell’horror in ambito musicale: hanno compreso che la violenza avrebbe colpito maggiormente se alternata alle atmosfere e alle pause, perché ne sarebbe uscita amplificata. Proprio come i migliori registi, i nostri si sono concentrati sull’attesa, attraverso quei momenti in cui la paura è inconsciamente affascinante, proprio perché non ne scorgiamo ancora la natura. Tutti vorremmo scoprire da cosa provenga quella sensazione, ed è perciò che rimaniamo incollati e a chiappe strette, alla visione o all’ascolto. In pratica si tratta dell’inversione del vecchio adagio leopardiano, la tempesta segue la quiete. Intuendo che ormai i tempi del death metal tutto grugniti e velocità stavano solo ripiegando su se stessi, ripetendosi come i giri di pista su un circuito ovale, I Nile hanno aggiunto quel quid in più fatto di cori, strumenti inconsueti e tradizioni alterne a quanto proposto fino ad allora. Hanno integrato una dose di tecnica esecutiva nettamente superiore alla media e sono riusciti ad unire il tutto con un songwriting d’eccellenza.
Che In Their Darkened Shrines sarebbe stato un nuovo riferimento per il metal a venire l’avrebbe compreso -dall’iniziale The Blessed Dead- anche un neofita, ma il bello è che il disco migliora con l’andare delle tracce e soprattutto degli ascolti. Più se ne fruisce e più si comprende l’attenzione certosina per il dettaglio e per le ricercatezze culturali che caratterizzano il buon Sanders, il quale non si sofferma alla sfumatura puramente sonora ma crea un intero contesto nel quale basta chiudere gli occhi per lasciare che siano i suoni a guidare la mente verso immagini e atmosfere di antica memoria (la parte finale di Sarcophagus farebbe accapponare la pelle anche ad uno scheletro). L’interesse per una civiltà così lontana nel tempo ma anche incredibilmente avanzata si denota dalla presenza nel booklet non solo dei testi di ogni canzone, ma anche della relativa spiegazione, dell’origine per cui sono stati scritti e dell’ispirazione che ha guidato le parole. La copertina è poi semplicemente perfetta, tanto nei colori quanto nelle sfumature, tanto da invogliare all’acquisto solo vedendola. Le tracce hanno quasi tutte una durata proporzionata al contenuto, con l’eccezione della lunghissima -e strepitosa- Unas Slayer Of The Gods. La produzione (curata -come per i due album precedenti- da Bob Moore) forse, è l’unica caratteristica a non eccellere, anche se può considerarsi assolutamente soddisfacente considerando la quantità di suoni presenti nell’album e la complessità nel gestire l’insieme.
Che altro aggiungere? In realtà di questo lavoro si potrebbe scrivere e parlare per ore, analizzare i perché e i percome di ogni singola traccia, dei simboli (chiamate un archeologo), dei suoni e delle tante raffinatezze presenti. Tranquilli, non mi piace sminuzzare minuzie, non sono uno stragista di maroni, nè tantomeno desidero rendermi responsabile dell’aumento di diottrie; ma più che altro non voglio togliervi tempo per ascoltare uno straordinario album composto da questi grandissimi figli di Nut.
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VOTO LETTORI
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90.40 su 155 voti [
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La traccia 5 vale da sola l\' acquisto, se non è 100 poco ci manca!!! |
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Un capolavoro mastodontico, un lavoro epocale. Per quanto mi riguarda, in questo album i Nile raggiungono il picco in termini di composizione. Qui davvero c\'è TUTTO, l\'album più completo della loro discografia. Riff micidiali, un drumming fenomenale di Laureano, pezzi lugubri (\"Sarcophagus\", \"I Whisper In The Ear Of The Dead\") selvaggi e micidiali (\"Wind Of Horus\" è un vero e proprio inno... sabbie del deserto buttate in faccia), fino alla suite che è un capolavoro a sè stante (\"Unas Slayer Of The Gods\"). Non ho mai saputo scegliere quale fosse il mio preferito dei Nile, tra questo e il precedente... si parla di lavori monumentali! |
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il loro disco piu' bello insieme al primo. Sui Nile sono d'accordo con Scaruffi |
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Sì hai ragione 100! Album spettacolare😱 |
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Voto 100, come minimo. Basta questo. |
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Uno dei massimi capolavori death metal degli ultimi 20 anni, davvero stupendo..95 |
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Capolavoro cavolo! VALUTAZIONE PERSONALE: 90/100 |
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Non il mio gruppo death metal preferito ma di sicuro questo disco è un capolavoro assoluto nel death metal. Si respira dalla prima all'ultima traccia un'atmosfera lugubre, antica e oscura, quasi malsana... Il culmine sicuramente sta nella lunga Unas, Slayer of the gods, davvero stratosferica nella sua perfetta brutalità. Il ritmo in ogni caso è gestito benissimo, in quanto c'è un giusto mix di tracce più veloci e di più lente... Insomma, un discone con la D maiuscola da ascoltare e riascoltare assolutamente! Voto 90 P.s. più lo si ascolta e più migliora! |
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PS. Anche per me è il loro capolavoro. |
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Lo sto ascoltando proprio ora dopo anni che non lo mettevo nello stereo. Che bomba. Uno dei primi dischi Brutal che ascoltai da ragazzino. |
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@ lambruscore Quindi non ti piacciono molto le band di generi più atmosferici come Burzum,Silencer,Skitliv,Make a change Kill yourself,Shining ecc.? |
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Devo dire che me ne frega poco di atmosfere e intro simili alla musica che sento quando vado a mangiare il kebab. Quando ascolto i Nile è perché ho bisogno di mitragliate , stacchi, ripartenze, loro sono esperti in questo e per questo li ammiro, anche se come ho detto varie volte, un loro disco intero difficilmente riesco a digerirlo in una volta sola, come il kebab, appunto. Per me questo è il loro top, produzione finalmente con un rullante che demolisce tutto, spero non il lunotto della mia macchina, sempre a rischio quando metto su questa bomba.... |
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Album incredibile e né Unas né Gothic Stone si sono copiate ma tutte e due omaggiano la OST di Indiana Jones. |
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Gruppo che non fa per me, quoto Galilee, son 10 anni che ci provo con loro, niente, zero emozioni, un mistero per me come siano (stati?) tanto apprezzati....@Black Face: si, è uguale a Gothic Stone dei Candlemass secondo me |
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Uno dei migliori dischi death dal 2000 in poi. |
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Se c'è un gruppo Death che non mi piace è proprio questo. L'avrò ascoltato 10 volte questo disco, ma non riesce proprio a trasmettermi nulla. Niente da fare, i Nile non fanno per me. |
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Bellissimo disco, lo sto appena ascoltando. Uno dei miei preferiti della loro intera discografia e dell'intero panorama death metal \m/ ma nessuno nota come Unas the Slayer of Gods assomigli in modo terribile a un intro dei Candlemass? |
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voto lettori 66... ma voi vi drogate. |
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WE SHALL NEVER BE THE BLESSED DEAD |
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bellissimo, un po prolisso in alcuni tratti ma Unas the slayer of the gods rimane la migliore canzone mai composta dal gruppo |
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@Ad Astra: grazie mille |
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C'è bisogno di commentarlo? Pietra miliare che ogni amante del genere dovrebbe possedere e forse il miglior disco death metal degli anni '2000. |
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Churning the Maelstrom, Unas Slayer the Gods, la stupenda suite finale divisa in quattro parti... sinceramente questo disco è un capolavoro, imprescindibile per ogni amante del genere. Il mio album preferito dei Nile assieme a Black seeds e a Those whom the Gods detest, 90/100. @kvmetternich: sono d'accordo. At the Gates of Sethu mi ha deluso parecchio, ma ne riparleremo quando uscirà la recensione |
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Capolavoro immenso e incredibile nelle sue "sfumature egizie". Secondo me non è vero che hanno avuto un calo dopo anzi, la proposta si è arricchita con "annihilation.." e con "those.." (ityphallic è solo un discreto disco invece)che hanno ampliato e dato seguito al discorso iniziato con questo album. Caliamo un velo pietoso sull'ultimo invece... |
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12
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Il loro capolavoro! Anche io sostengo che dopo questo ci sia stato un calo, in particolare per quanto riguarda l'aspetto compositivo (riff che sanno di già sentito e che si somigliano etc.). Però oh, questo è un discone. |
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non so scegliere tra questo e annihilation... e non voglio... solo un amore grande sfociato... in beh... capirete all'uscita del disco SPLENDIDA RECE ALEX! |
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10
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Questo mi piace un casino. Oscuro e violento come pochi. |
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Ecco questi sono i Nile... |
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La sola "Unas Slayer of the Gods" vale il prezzo del disco, la trovo favolosa. Giusta la rece e il voto di Alex. |
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CAPOLAVORO ASSOLUTO DI VIOLENZA E TECNICA...LO ADORO....GRAZIE NILE!!!! |
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6
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il disco più maturo dei Nile, anche se continuo a preferire il loro debut, egitto e brutal devastante che vanno tranquillamente a braccetto...da qui in poi la noia... |
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5
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In assoluto il loro capolavoro, e per me uno dei 10 dischi death più grandi mai realizzati, è regolarmente nel mio stereo, la perfezione nel genere... Unas, Execration text, Sarcophagus, Churning the Maelstrom.. capidasldi indiscussi del genere, questa è storia gente, 100 e lode |
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Capolavoro al pari dei due precedenti, mai più su questi livelli purtroppo...90 |
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Si, anche per me è il loro apice, Unas è veramente un pezzo fantastico |
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probabilmente il loro apice, dopo una lenta decaduta... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Blessed Dead 2. Execration Text 3. Sarcophagus 4. Kheftiu Asar Butchiu 5. Unas Slayer of the Gods 6. Churning the Maelstrom 7. I Whisper in the Ear of the Dead 8. Wind of Horus 9. In Their Darkened Shrines, Part I: Hall of Saurian Entombment 10. In Their Darkened Shrines, Part II: Invocation to Seditious Heresy 11. In Their Darkened Shrines, Part III: Destruction of the Temple of the Enemies of Ra 12. In Their Darkened Shrines, Part IV: Ruins
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Line Up
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Karl Sanders (Voce, Chitarra, Basso) Dallas Toler-Wade (Voce, Chitarra, Basso) Tony Laureano (Batteria, Voce, Percussioni)
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