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19/04/24
GOATBURNER + ACROSS THE SWARM
BAHNHOF LIVE, VIA SANT\'ANTONIO ABATE 34 - MONTAGNANA (PD)
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Nile - At The Gate Of Sethu
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Prima Recensione di: Andrea Poletti "Ad Astra" PROLOGO Anubis e Cleopatra non sono divinità ma figli di due egittologi rispondenti ai nomi di Alfonso e Clemente. Sposi novelli, il viaggio di nozze,ovviamente, decisero di farlo in Egitto, in cerca delle famose porte di Sethu. Cosa fossero nessuno lo sapeva, e ciò contribuiva a far crescere l’hype tra i cacciatori di tesori, che continuamente chiedevano licenze di scavo e stavano trasformando il paese in una simil Luna. Un bel giorno Anubis trovò una forma di pane secco su cui erano riportati dei geroglifici…
“Anno Sanders Inferioris 2012, esce il settimo sigillo in casa Nile, tu avrai l’onore di ascoltarlo, quella che hai di fronte a te è una delle copie più attese in ambito death metal. Popoli e divinità ne parlano da anni e ora spetta a te donargli un giusto tributo. Attento peò, perché non siamo di fronte al classico album di casa Sanders, una leggera svolta verso lidi meno epici, più diretti e cupi è stata fatta. C’è l’odore di chiuso e il tutto è compatto, potrebbe fare male ad un primo ascolto, devi attendere l’evolversi delle lune per poterne comprendere il significato nascosto e solo dopo potrai andare controcorrente, un po’ con i salmoni dell’Himalaya occidentale. Spendere ulteriori parole non avrebbe senso…gira la pagnotta mia abominevole creatura”.
Eccolo il riferimento! Ecco la prova che le porte di Sethu erano veramente esistite! Ecco la prova che avvalorava la sua tesi secondo la quale Google fu un’invenzione di Tutankhamon!
DIARIO DALL'ALDILÁ Ciò che si presenta alle nostre orecchie è un concepimento dedito alla retrospettiva, sappiamo però che guardando troppo dentro se stessi, l’abisso guarda te. Probabilmente questa metafora esprime al meglio il maleficio che ha colpito i Nile durante la realizzazione di At The Gate Of Sethu, il perché è presto detto. Siamo arrivati al punto di snodo, una sottospecie di ritorno al futuro, quello che per molti è un’offesa verso se stessi qui è diventato legge, prendere i concepimenti in età giovanile e portarli a maturazione, tecnica ed affinità con lo strumento vanno di pari passo all’esperienza accumulata negli anni. Le tracce sono sempre sotto spirito ma nei loro meandri c’è un pensiero, non una parola buttata a caso per identificarne il titolo, nove in tutto, intervallate da due pestilenze strumentali. La sensazione è quella di un gruppo lontano anni luce da quello che compose capolavori come Annihilation Of The Wicked e In They Darkened Shrines, anche se l’anima rimane intatta nella catacomba.
Le atmosfere sono un tutt’uno con la musica (Tribunal Of The Dead) e anche se di breve durata ognuna di esse ha un’imbalsamazione propria, gioielli di perfezione tecnica che buttano via ogni zigurrat mesopotamica nel raggio di 10 rotoli di papiro (The Gods Who Light Up At The Gate Of Sethu). Abbiamo anche rimandi alle antiche fatiche, quelle composizioni al limite del death-doom, ricordano le marce degli schiavi tanto care ai faraoni (The Chaining Of The Inquiitous), lente legioni che si spostano lasciando la scia di sudore e fatica, abbassa la frusta però, ti conosco, sopratutto non mangiucchiare la pagnotta!
La brevità delle canzoni ha portato ad una maggiore complessità delle partiture suonate, tutto è stato messo sottovuoto e l’aria non c’è, senti i dolori lungo il petto e arrivi a fine corsa con una fitta simile all’avvelenamento da cicuta (va bene, non so com’è l’avvelenamento da cicuta, essendo ancora vivo). Complice di questo dolore è anche il lavoro del "batteraio magico" Kollias che offre una prestazione senza difetti. Per l’intera durata si avvolge ai nostri timpani come le spire di un boa costruttore e non sai bene se a travolgerti è stata una folla di fans di Maria De Filippi in preda agli spasmi oppure quei tamburi che rimbombano come il cannone di un panzer.
Questo disco suona che è una meraviglia ma non esalta e non ti lascia la bava alla bocca come succedeva nei precedenti capitoli, l’effetto sorpresa non c’è più. Alla fine dell’ascolto, si rimane a mezza via tra l’adorazione e il retrogusto che lascia la pasta di acciughe. Il desiderio di lavarsi i denti è nell’aria. Dove sta la pagliuzza che ci fa starnutire? Le voci non sono più vicine agli inni oltretombali del passato, siamo all’abolizione totale del growl da parte di Dallas ed il solo Karl a tenere i remi della zattera. Il leader sembra volersi occupare solamente delle voci in brevi istanti, come a cedere lo scettro di frontman in via definitiva al suo paggio. Non siamo molto distanti dal precedente Those Whom The Gods Detest come linea interpretativa, siamo però lontani anni luce da una produzione degna del nome sulla copertina, sembra lasciato lì tutto in ultimo come a dire: "definiti tutti gli strumenti, giacché abbiamo qualche giorno, mettiamoci a canticchiare".
Mi dispiace Anubis, ma stride con l’aura d’intoccabili che regna sopra i Nile. Voglio essere pignolo…riesci a sentire il basso in questo disco?
In conclusione abbiamo di fronte un disco che prosegue sul sentiero intrapreso dal gruppo, quello di alternare un disco valido, a quello di mera formalità. Così era stato per Ithyphallic, così sarà per questo At The Gate Of Sethu, una dolce attesa per confermarci se il percorso retroattivo è stata una scelta oppure una casualità dettata da un momento di stasi cerebrale.
EPILOGO Anubis, un po’ sconcertato ritrovò Cleopatra e le racconto del tozzo di pane, ma evitò di dirle cosa c’era scritto sopra (le sue origini portavano a Teotihuacan e lì si parlava solo azteco stretto, infatti, si capivano a gesti). Una volta tornati in America, scelsero la via dell’anonimato: erano troppo affezionati al quel sudicio pane ammuffito e sapevano benissimo che il divulgarne il contenuto sarebbe significato privarsene. Scelsero quindi di incorniciarlo e tenerlo in camera da letto come quadro. Anubis, però, non si accorse mentre montava la cornice che dal tozzo di pane si staccò una mollica di finto cristallo, ai suoi occhi preziosa, ma che in realtà recava la scritta: “Ti abbiamo Fregato”…firmato Alfonso e Clemente
VOTO Prima Recensione: 75
Seconda Recensione di: Gianluca Fontanesi "Waste Of Air" La prima metà del 2012 ha sfoggiato una serie di dischi uno più bello dell’altro. Inutile citarli tutti o qualcuno, fatto sta che l’anno in corso sta anche regalando parecchie sorprese; ce ne offrono una anche i Nile. Come ben sapete, una volta i dischi si registravano in analogico, tecnica che sta quasi scomparendo e usata dai nostalgici del vintage e del suono più “caldo”; oggi si usa il digitale, quindi nel 90% dei casi gli strumenti vengono incisi ed editati uno per uno in sessioni separate. Paradossalmente si potrebbe suonare un riff e basta e ripeterlo a computer per tutte le volte richieste dal pezzo che si sta suonando. Perché queste frasi? Semplice, mio caro uditorio: se avete in casa Pro Tools o qualche amenità simile preparatevi a usarla per rendere questo disco un pochino migliore. Chi è Sethu? Un qualche aruspice egizio, un faraone o uno schiavo figlio di Sesthu e parente di Otthu? A digitare la parola su Google salta fuori qualsiasi cosa non inerente all’Egitto! I conti non tornano, ma andiamo avanti.
I Nile sono una band parecchio rispettata e amata nel giro del death metal che conta; un act che col tempo ha saputo affinarsi e trovare il giusto equilibrio tra brutalità e tecnica unita a tematiche molto particolari. Niente di nuovo sotto il sole, tranquilli, non ci sono state svolte stilistiche o ammorbidimenti del sound; stiamo parlando sempre della stessa band che tra alti e bassi non ha mai toppato clamorosamente un disco. Qui ci va molto ma molto vicino. Il primo dato oggettivo che si coglie è la produzione decisamente non all’altezza: si poteva fare di più sicuramente in termini d’impatto. Risulta tutto troppo morbido e inadatto alla proposta del gruppo. Una nota positiva è che si riesce a cogliere ogni singola nota e passaggio di qualsiasi strumento, ma non è abbastanza.
Talvolta si dice che le iperproduzioni suonino artefatte, pretenzione e plasticose; qui si ha lo stesso effetto sembrando una produzione low cost. Il sapore di tappo è veramente notevole. Come si può parlare di prestazione quasi notevole a livello strumentale. Kollias suona a bpm raggiungibili da pochi esseri umani; i riff sono sempre di buon livello tecnico ma poco equilibrati. Passano dalla pioggia di note e scale ai mille all’ora alla banalità più disarmante; avrebbero necessitato di maggiore cura in fase di songwriting, ma non stiamo parlando di un difetto enorme. Non sono sempre funzionali al massimo, ma fanno il loro dovere. Gli assoli sembrano nella maggior parte dei casi sparati a caso e fuori tema, al limite della cacofonia. Il disco presenta 11 pezzi che in realtà sono 9: Slaves Of Xul e Ethno-Musicological Cannibalism sono due intermezzi strumentali che vi faranno tornare bambini e rivivere i momenti passati a Gardaland sulla giostra che faceva il tour dell’Africa tra ritmi tribali e urla di schiavi maltrattati. Veniamo ora alla parte più abominevole del disco, quella che vi fa pensare di stare per farvi una gran gnocca ma presto scoprite che ha il pacco: le voci. Qui scendono tutte le catene e crolla il castello: nel 2012 non è possibile presentarsi in questa maniera. Punto. I growl di Karl sono insulsi e sembrano un battaglione di capibara durante una gara di rutti; e Dallas che fa? Idem con patate: due prestazioni da censurare. Volete qualcosa che somigli a queste linee vocali? Lulu senza ombra di dubbio! C’è la base strumentale che va per i fatti suoi e le voci idem. Sono totalmente sconclusionate e fatte coi piedi. Ecco il motivo della parentesi su Pro Tools: chiunque, e dico chiunque di voi anche senza essere un musicista riuscirebbe a incidere tracce vocali migliori. Questo, inutile dirlo, danneggia in maniera clamorosa la resa di tutto il disco; inutile fare una disamina sui pezzi che scorrono senza colpo ferire e lasciano un amaro in bocca peggio di un’ubriacatura di Fernet.
Questa è una band che indubbiamente ha dato e darà tanto, un passo falso ci sta e glielo si può perdonare; urge un ricaricamento di batterie e un ritorno in carreggiata. Nel frattempo, bocciati su quasi tutta la linea; a meno che non siete fan ossessivi evitate tutto ciò, quindi, e orientatevi su Reign Supreme dei Dying Fetus che è molto più eloquente. Oppure inserite nel lettore il vostro disco preferito di Karl e soci e archiviate immediatamente quello che sarà tra i più grandi dimenticatoi del 2012. Delusione.
VOTO Seconda Recensione: 55
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Tanti si lamentano della produzione, io non lo trovo cosi male, anzi secondo me è un disco assolutamente da avere. |
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Nonostante le molteplici recensioni non esattamente positive, mi sono cimentato nell'ascolto di questo album e devo dire che ho avuto un riscontro del tutto positivo; non è sicuramente l'album più sottovalutato della storia ne una scottante delusione, un disco da 7, senza infamia e senza lode. Poi è doveroso aspettarsi lavori superiori alla media da una band che ha dimostrato ampiamente di cosa è capace. L'unico grande problema di questo disco è, come quasi tutti sostengono, la produzione, troppo piatta; questo finisce per inficiare sul valore di un album che potenzialmente reggerebbe il confronto con il precedente T.W.T.G.D.. Così purtroppo per me si rivela la loro uscita "peggiore", dietro ad Ithyphallic. Spero sempre che ne facciano una versione riregistrata o perlomeno rimasterizzata, cosicchè possa dimostrare il suo vero valore. |
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Anch'io mi schiero dalla parte dei sostenitori. È diverso da ciò che avevano fatto in passato, ma di sicuro non è un album mediocre. A parte le vocals, che in qualche frangente non hanno convinto nemmeno me, per il resto trovo che non ci sia nulla da dire: la produzione non mi sembra affatto scandalosa, le tracce sono tutte almeno di buon livello, sulla prestazione tecnica dei singoli e sulla compattezza della band non credo si possano muovere critiche, per cui... Album sottovalutato. |
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Il disco più sottovalutato della storia... Secondo me è davvero bello! Ovviamente non ai livelli dei migliori capolavori della band, ma è pur sempre un lavoro che chiunque ami il Death Metal deve apprezzare! VALUTAZIONE PERSONALE: 80/100 |
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Da non amante del death, ma amante dei Nile, ammetto che trovo questo disco non ottimamente riuscito. Molto confusionario, lyrics a parte che veramente sono un cazzotto. Una sufficienza solo per il fatto che comunque san suonare. In materia di produzione dire che questo disco è prodotto o masterizzato male, significa anche non aver molta competenza in materia, ovvero, per non offendere nessuno, ascoltare e valutare una produzione da appassionato o recensore o commentatore è un conto, analizzarla da addetto ai lavori è un altro. Partire dal concetto che quella cosa se eve sentì" è un po' riduttivo, è come quando un parente di uno a qualche concerto mi dice che il basso non se sente. Il basso se sente in maniera equilibrata perché vi assicuro che se lo togliete dal disco ve ne accorgete e come, è staa forse optata una soluzione più atmosferica e ritmica del basso e meno tonale, sono scelte, il problema della NB è che fa i mastering con lo stampino. Quello è il vero problema, ma se il disco fosse stato ispirato pazienza la produzione. Per mia personale opinione la produzione migliore sia per songwriting che per scelte sonore, mix, post, edtiing et cetera resta Annihiltation of the Wicked seguita da Ithyphallic. Mixare death è veramente difficile hai troppi fattori, se pulisci diventa plastica, se non pulisci non si capisce niente. In questo The Sound of perseverance vinse su tutti. In my opinion ovviamente. Pete. |
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Col nuovo album torneranno a picchiare duro |
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Col nuovo album torneranno a picchiare duro |
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non mi è piaciuto subito, poi quelli che inizialmente mi sembravano difetti di produzione li ho colti come segni evolutivi e di cambiamento, ormai necessari in un tessuto struttturale/compositivo che rischiava di scivolare nel chiché, e adesso lo ascolto molto molto volentieri |
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@Gailee Intendevo nel Mainstream lo so benissimo che l'underground è il paese delle meraviglie.(l'utente Terror Therapy fa pure parte della mia band).Il fatto è che come Euronymous predisse il Death come il Black vivrà tanti momenti di crisi.Se i gruppi cardine iniziano a fare stupidaggini beh hai capito.Io sono pessimista/complottista(o Gomblottista)ma forse le mie preoccupazioni non sono poi così infondate.Parere personale come sempre. |
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Mi sa che devi allargare le tue conoscenze, perchè di roba figa nel death ce n'è a palate. |
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A mio parere gli unici che possono ancora dare soddisfazione ancora nel Death sono questi quattro:Cannibal Corpse,Aborted,Suffocation e Behemoth e se i Gates topperanno con la prossima uscita sarà davvero dura per il Death riprendersi.Si lo so che io nei miei commenti cito sempre altre band ma credo che gli unici che possono offrire qualcosa di decente siano questi.Parere personale. |
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Mi rendo conto solo ora che avevo già espresso lo stesso concetto qualche commento fa.. Chiedo venia. |
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Inizialmente non mi aveva attirato granché, ma c'è da dire che è quasi improbabile che i Nile possano fare uscire un album tanto scadente da non raggiungere la sufficienza (o raggiungerla stentata). At The Gates Of Sethu mi è piaciuto, dopo ripetuti ascolti, ma mi è piaciuto. Non mi ha mai fatto cagare, ma forse ci hanno abituato troppo bene in passato. Per me resta un album della madonna, il mio preferito è BSOV, ma non potevano farne uscire dieci di quello. |
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Siete matti,questo è un DISCONE,è solo diverso...Ascoltatelo,cresce a ogni ascolto!! Altro che dimenticatoio!!!! |
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Alcuni passaggi sono notevoli (del resto si parla di un gruppo tra i migliori nel genere) ma nel complesso è un album che non convince appieno, anche per una produzione secondo me abbastanza scadente. Voto 60, al pelo. |
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Non sarà sicuramente tra i migliori album che hanno realizzato, ma voto recensione 65 mi sembra assurdo! Ho visto votazioni di 70/75 per album che erano ciofeche spaventose. |
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Dopo lunghi ascolti ho rivalutato questo album, è solo che la produzione non rende piena giustizia ai brani |
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Album molto sottovalutato...credo che il cambiamento drastico dello stile musicale abbia totalmente influito sul voto dell'album...fin troppo. Io sono un grandissimo sostenitore di questa band e ho sempre amato i loro album. Tantissimi hanno confrontato quest'album con i vecchi capolavori come Annihilation Of The Wicked, In Their Darkened Shrines e Black Seeds Of Vengeance. E secondo me questa è la cosa peggiore che si poteva fare per giudicare un album che è stilisticamente una svolta per la band. Bisognava valutarlo più come album in per se. Poi non trovo così orribili, come precisa il secondo recensore, le prestazioni vocali di Karl e Dallas sono più che sufficienti. D'accordo sulla superiorità del nuovo disco dei Dying Fetus ma questo disco non è male veramente. Io gli ho dato un 80 pieno |
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Rivalutato. Inizialmente mi faceva cagare, ma sta decisamente convincendomi con gli ascolti. E' indubbiamente diverso, ma trovo che il cambiamento sia non per forza fallimentare, magari non sarà BSOV parte 2, ma sicuramente è un gran bell'album. La verità è che quando si parla di Nile si ci aspetta un capolavoro dietro l'altro, e forse certe scelte della band sono discutibili. Cosa che adoro di questo album? Le canzoni non durano più 20 minuti |
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ottimo disco, 80 pieno. Non il migliore dei Nile ma è comunque una mazzata, con una produzione mostruosa. Ovviamente per apprezzarlo al meglio bisogna avere acquistato il cd, averlo sentito svariate volte, magari leggendo le sempre divertenti note di Sanders. Ovviamente chi lo ha scaricato non dovrebbe permettersi di commentare sia per una questione morale, sia perchè i file mp3 hanno una qualità pessima e rendono ingiudicabile un disco. Avanti così Nile, grandi anche dal vivo (visti a Trezzo) |
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di sicuro nn sarà il loro album migliore , però a me è piaciuto !!!!!!!!!! |
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ascoltato parecchio negli ultimi giorni e devo dire che è veramente scadente...il precedente non mi dispiaceva, qualche pezzo carino era comunque presente, ma qui c'è il vuoto fatto musica...produzione pessima, vocals spesso ridicole e canzoni ormai create con lo stampino...flop dell'anno c'è poco da fare |
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Oh, se continuate così impazzisco...non ho capito se devo comperarlo o meno...vorrà dire che lo devo ascoltare pirma |
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Ho ormai ascoltato attentamente il disco e confermo che per me è un deciso passo avanti rispetto al precedente e forse, udite udte! Lo preferisco anche a Ithyphallic. Nel dettaglio le cose che ho apprezzato sono la produzione, bella chiara e potente e non artefatta, il riffing diretto ma comunque personale, il fatto che i pezzi in media hanno durata non altissima e siano fruibili tranquillamente. Non è il loro capolavoro ma mi pare ci sia troppa severità. Come diceva Enry, non capisco come si faccia ad osannare quello prima (per me il loro punto più basso) e stroncare questo. A me il disco piace, Kollias poi spacca il culo, ma avete ascoltato il disco poi su un buon impianto stereo? Tutto si capisce alla perfezione, ogni singola nota, ogni colpo di batteria, e questa è una cosa che ho apprezzato molto. Tornando su Kollias per me ha offerto una prova decisamente buona. Laureano rimane un po' meglio ma Kollis spacca sul serio. Non ha inventiva? E perchè? Su tutto il disco non sta fermo un attimo, ha una grande varietà di soluzioni ritmiche...Mah, ripeto, non il loro album migliore (i primi 3 sono sopra e non di poco), ma forse il migliore tra gli ultimi 3 di sicuro per me. In particolare Those Whom lo trovavo nettamente insufficiente. Mio voto: 78/100 |
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Pensa quindi come va in negativo quello dell'ultimo Morbid Angel |
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Sai come la penso sui voti, non mi piacciono -soprattutto- quelli sparati in alto ma neanche quelli sparati in basso. Per me i voti da 90 in su sono per i capolavori veri e non per i dischi belli (a leggere riviste e 'zine sembra che tutti i mesi escano 10 capolavori destinati a restare nella storia del metal, magari sono io che me li perdo tutti, magari) così come un 30 lo darei solo a un brutto demo suonato male e prodotto peggio. Giusto per chiarire il mio pensiero sui voti...Questione sicuramente secondaria visto che si parla di un numerino e ognuno ha il suo metro di giudizio però, nel limite del possibile, cerco di non estremizzare le mie valutazioni. Poi oh, si va d'accordo sul 90% dei dischi, un 10% lasciamolo altrimenti diciamo entrambi sempre le stesse cose XD Comunque se Those era 30 vuol dire che sono in ripresa XD |
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Io infatti stronco anche quello XD... il voto tanto di pancia non direi, ormai è più di un mese che l'ascolto e lo confermo visto che al precedente davo 30. |
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Sei troppo severo Undercover, 45 è un voto di pancia per me. Su Kollias è questione di gusti e va bè, ma il discorso alla fine è questo: se riesco ad ascoltare un disco 6-7 volte senza problemi non posso dargli una insufficienza, anche considerando che con molti dischi fatico ad arrivare a chiudere il secondo ascolto. Poi anche io speravo in qualcosa di meglio, ma non me la sento di distruggere il disco solo perchè a tanti non è piaciuto. E infine, stroncare questo e considerare un capolavoro Those Whom mi lascia un po' perplesso, sempre nel rispetto dei gusti altrui, s'intende. |
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La cosa più brutta secondo me invece è che proprio il lavoro di Kollias per altro limitante parecchio l'impatto dei brani, è la qualità migliore di questo lavoro e ciò la dice lunga su quanto ormai il songwriting sia privo d'idee e poco incisivo, già solo il fatto che il paragone per dargli un tono positivo sia "Ithyphallic" poi è un epic fail della madonna. Forse sarò troppo severo, però una band alla prima prova l'avremo stroncata in molti con un "disco simile", loro non sono alla prima prova e non possono permettersi un lavro così. |
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Tenderei a concordare con gli ultimi commenti e sono più vicino alla prima rece che alla seconda. La produzione poteva essere migliore, la voce o perde colpi o cerca di dare una diversa interpretazione che però funziona molto meno rispetto al passato. Tralasciando qualche brano un po' tedioso io il disco l'ho ascoltato parecchie volte e, senza regalare chissà quali sussulti, non trovo particolari difficoltà nell'ascolto. Posso per esempio dire che a me piace più di Ithyphallic, che considero il loro meno riuscito. Ottimo Kollias, non sarà Laureano ma spacca di brutto, mentre il guitar work, salvo alcuni pezzi, l'ho trovato di livello accettabile. Se poi il confronto è con i primi tre dischi allora ne esce con le ossa rotta, ma questo è un'altro discorso. |
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la produzione non mi dispiace, ha un suono molto live e discretamente dinamico, certo le vocals sono un po' penose, ma tuttosommato sopportabili...purtroppo il MIO problema con i Nile è che da dopo "In Their Darkened Shrines" hanno perso tutto il loro fascino iniziale...questo lavoro vorrebbe ripercorrere un po' i primordi della band, però sti riffs ormai li trovo triti e ritriti... |
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l'ho ascoltato ancora pochino ma non mi sembra male, anzi, credo sia superiore ai due precedenti. Non vedo tutti questi problemi di mix che molti sentono, in fondo le chitarre sono solo meno compresse e più chiare, la batteria ha un bel suono per me, bello limpido e poco artefatto tolta la cassa. La canzoni sono altalenanti, ma di brutta brutta nemmeno una. Insomma, se vi son piciauti i due precedenti perchè non dovrebbe piacere questo? Per me quello prima era quasi inascoltabile, non questo. E poi almeno hanno smosso un po' le acque cercando di inventarsi un suono un po' diverso, cosa che da anni mancava... |
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a me il disco è piaciuto abbastanza. benché forse non all'altezza di altre opere, evidenzia una interessante dinamica delle chitarre e una parte ritmica di tutto rispetto. qualche perplessità forse sulle voci troppo variate, ma devo dire che nel complesso l'ho trovato per nulla noioso e anzi stimolante. contiene comunque sufficienti elementi di novità per dire che i nile non si sono ancora fossilizzati, e anzi promettono interessanti sviluppi per il futuro. gli darei almeno un 75 / 80 |
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@Gian: perdonami... in che senso ironia? |
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FORSE leggo dell'ironia nel commento del vichingo....vabbè....de gustibus... Ovvio comunque che in confronto a Those Whom The Gods Detest quest'album viene meno! c'è da dire che alcune tracce come Enduring the Eternal Molestation of Flame, The Fiends Who Come to Steal the Magick of the Deceased e The Inevitable Degradation of Flesh son veramente potenti... nel complesso però non mi ha colpito come Those Whom The Gods Detest... Detto questo: comunque adoro questo gruppo! |
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Per quanto io sia un grande estimatore dei Nile questo album anche dopo diversi ascolti non riesco proprio a farmelo piacere...peccato primo vero passo falso... |
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ahahahahah |
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Sethu non è un serpente infernale o mostruoso come qualcuno ha detto, è molto peggio.....è MIA COGNATA....a lei è intitolato questo disco, ecco. |
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No dai.... "Nile sopravvalutati" proprio non si può leggere... |
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@ The Sentinel: ok, dimmi che quest'album non è un granché, e ci sto...ma dire che i Nile son sopravvalutati mi sembra un pò troppo |
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dai ragazzi non siate troppo cattivi. a volte siete di manica larga con gruppi da cestinare e poi mi bocciate i Nile??? solo per il livello degli artisti (eccelso) un 80 lo meritano certo sul punto creativo non brillano ma qui si parla di tecnica e talento ai livelli estremi... alla prossima (: |
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A mio parere il loro miglior disco da circa 10 anni a questa parte, potevano fare un master migliore ma vabbè, è anche death metal |
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Sethu o Seth è un dio egizio... quello in copertina!!! ahahahahahahahaha.... è lui!!!! |
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@enry: perdonatissimo! Ho solo scritto che è più eloquente, ma lo considero un pochino fiacco; sicuramente peró è una prova migliore dei Nile, per me.. |
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Sopravvalutati, da sempre. |
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Devo ancora ascoltarlo, credo però che i dischi indiscutibili siano i primi tre, sul resto della discografia si può discutere all'infinito (banale ma vero). A me per esempio piace poco e niente Ithyphallic che altri reputano buono, alcuni reputano Those un capolavoro altri una ciofeca...Io cerco di non lasciarmi andare a estremismi sia in alto che in basso, e dal quel poco che ho ascoltato (2 brani) temo che resterò a metà del guado. Vedremo...Ah, il nuovo Dying Fetus (Waste mi perdonerà) è una palla al piede di sicuro non mi orienterò su quello, comunque sia questo At The Gate... |
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Di solito sono abbastanza concorde con le recensioni di Andre e Gian, stavolta mi toccherà concordare solo con uno anche se penso che entrambi abbiano tirato fuori le possibili interpretazioni del nuovo parto di Sanders e soci. Il disco non l'ho ancora ascoltato, però da quel che vedo dai commenti e dalle rece non siamo di fronte ad capolavoro, un po' mi spiace ma un po' me l'aspettavo dalle anteprime |
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La mia più grande "delusione musicale" dopo Risk dei Megadeth. Un disco veramente disastroso con forse l'attenuante di una produzione amatoriale che rende i pezzi di difficile valutazione. Voto 45/100 |
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@undercover: grazie del supporto! Ma ho di recente comprato online uno scolapasta in titanio da usare come elmetto; dovrei essere coperto! |
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spero di poterlo ascoltare nei prox giorni, ma già il pezzo d'anteprima non faceva affatto ben sperare!! Il nuovo dei Dying Fetus, mi raccordo ad Undercover, è davvero pessimo spero in un nuovo misery index in tempi brevi per recuperarmi dallo shock... |
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non vedo dove sta il problema se abbiamo due visioni differenti?... rimane la percezione del singolo. ogni recensione che sia da 100 a 10 deve essere presa con le molle, cerchiamo di mettere in luce aspetti compositivi che possono aiutare a fornire una idea sul generale...probabilmente la somma dei due, 65 mette d'accordo tutti. |
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Boh, a me Reign Supreme è piaciuto... |
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@piggod 2 concordo sui Dying Fetus, comunque io non faccio testo per me quella band è morta nel 2000 con l'uscita di "Destroy The Opposition" e l'abbandono della vera mente del gruppo Netherton tant'è che preferisco 2000 volte i Misery Index a tutto quello proposto dai Fetus dopo "Killing On Adrenaline". |
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@piggod tu scrivi su webzine e riviste di settore? Se lo fai e l'hai trattato in maniera equa ben venga, purtroppo in molti casi non è stato così e parlando con gente che è del settore, purtroppo lo so per certo. |
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Deludente. Ha ragione waste of air, buttatevi sull'ultimo dei Dying Fetus...è una bomba! Voto 50. |
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Band che seguo dagli esordi e adoro letteralmente. Fin'ora il punto debole della loro discografia era... non c'era. Questo nuovo capitolo non è che sia il peggiore, è che fatico ad apprezzarlo perché entra difficilmente in testa. Tecnicamente sono sempre spaventosi, ma le loro tipiche accelerazioni sono minori e meno devastanti, è meno atmosferico, il cantato è diverso, più crudo, così come la produzione è più scarna. Se questi cambiamenti siano in realtà difetti ancora non lo so, ritengo vada giudicato a distanza di qualche tempo. Per ora direi 65/100 ma potrebbe crescere come calare. Sicuramente rimane il più difficile da inquadrare. |
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@Undercover: oddio, a me è piaciuto e ti posso assicurare che non ho mai visto un centesimo dalla NB. |
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Voce inascoltabile, coretti da far schifo, riffing attaccato alla meno peggio, la cosa migliore è il drumming di Kollias è la miglior cosa del disco ed è tutto dire visto che da quando è entrato lui la parabola discendente è evidente anche per la mancanza d'impatto della proposta fornita in antecedenza da Laureano, che dire, sono alla frutta ma tanto c'è gente che in rete mette 8 e 9 o li salva ampiamenter per ordine di scuderia, N.B. sgancia e molti rispondono: SIGNORSI' COMANDI!!! P.s. non è questo il caso, hai tutto il mio appoggio Gianluca, tanto si sa che attaccheranno te, Ad Astra solitamente è particolarmente buono. Voto 45/100 perché a questi signori sconti non se ne possono fare proprio più. |
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I Like it... e non poco... certo, il capolavoro per il sottoscritto rimane "Annihilation of the Wicked"... ma ripeto... a me piace molto e cmq personalmente penso che sono ben altri i lavori brutti...!!!! |
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Bruttarello. Concordo con la rece di Waste, ma abbasso ulteriormente il voto. Secondo me è IMPOSSIBILE dare la sufficienza, e anche una "quasi sufficienza" come quelle che ti davano a scuola, a un disco con delle linee vocali così.... brutte, brutte, brutte. Davvero, sono inascoltabili. Poi qualcosa di buono lo troviamo, qualche bel riffone, i testi sempre curatissimi, alcune atmosfere azzeccate... ma non bastano a far ignorare le voci orride. 50/100, la delusione dell'anno insieme ai Fear Factory. |
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le tracce sono di minor durata però i riff e le parti vocali non sono accattivanti come in annihilation e in those whom... infatti at the gates of sethu l ho ascoltato parecchie volte ma le tracce fanno fatica a rimanermi in mente tranne il riff di supreme humanism che è di facile presa e qualche altro sporadico episodio, |
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Chiedo venia, l'ho vista dopo. Corro a sacrificare una gazzella a Sethu |
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vichingo. bastava leggessi l'intervista per sethu |
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Oh... grazie. Prima o poi devo approfondire la mia conoscenza sulla religione egizia |
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E' un disco dei Nile, quindi si pretende molto di più, però, a mio modesto avviso, è lungi dall'essere qualitativamente scarso. Certo, stiamo parlando di un gruppo che ha scritto pietre miliari nella storia death metal, quindi vederli adagiarsi sui maroni può dare fastidio, resta il fatto che il disco per esecuzione, ferocia e cura dei testi spazza via il 90% delle band death metal. Direi che mi posso accontentare... Senza entrare in polemica: non condivido la frase sull'ultimo Dying Fetus che ritengo il loro peggior disco in assoluto (anche se, per prestazioni tecniche, siamo sempre su livelli eccellenti). @vichingo: Sethu è un serpente mostruoso che appare nel Libro dell porte egizio, nonché il guardiano del portale Tcheserit che Ra incontra durante il suo viaggio oltre le 12 porte (o portali) della notte. |
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4
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da quel che ho sentito è una schifezza... |
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Mah.... inizialmente At the gates of Sethu mi aveva deluso, ma poi è cresciuto con gli ascolti. Certamente esce devastato da un confronto con Those Whom the Gods detest (a mio avviso un disco eccellente), ma tracce come The Inevitable degradation of flesh e When my wrath is done si lasciano ascoltare. The Fiends Who Come To Steal The Magick Of The Deceased è stupenda: da due settimane la ascolto come minimo tre volte al giorno. Peccato solo per le pessime linee vocali, sono veramente improponibili e abbassano la qualità del disco. 68/100 PS: ma chi minchia è Sethu??? |
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Disco di mestiere, nulla di più. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Enduring The Eternal Molestation Of Flame 2. The Fiends Who Come To Steal The Magick Of The Deceased 3. The Inevitable Degradation Of Flesh 4. When My Wrath Is 5. Slaves Of Xul 6. The Gods Who Light Up The Sky At The Gate Of Sethu 7. Natural Liberation Of Fear Through The Ritual Deception Of Death 8. Ethno-Musicological Cannibalism 9. Tribunal Of The Dead 10. Supreme Humanism Of Megalomania 11. The Chaining Of The Iniquitous
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Line Up
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Karl Sanders (Voce/Chitarra) Dallas Toler-Wade (Voce/Chitarra) George Kollias (Batteria)
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