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Miseration - Tragedy Has Spoken
( 1588 letture )
I grandi dilemmi della vita.
È nato prima l’uovo o la gallina?
Cos’ha scatenato il Big Bang?
Cosa c’è oltre l’universo?
Irastrana è o fa?
Gli animali hanno una coscienza?
Essere o avere?
Ma soprattutto, un album va valutato più per tecnica o più per originalità?

Ed eccomi di fronte ai Miseration, al loro terzo album che maccaronicamente potrei riassumere con 4 semplici parole. Tecnico ma banale, troppo.
E allora avanti, proviamoci.

I Miseration nascono nel piuttosto vicino 2006, in Svezia.
Death metal band dallo stampo swedish e brutale.
Con il loro primo lavoro abbiamo saggiato di che pasta fosse fatta la loro linfa, con il secondo – qualche gradino inferiore a questo, seppur più tecnico del debut album – hanno confermato il loro style formando così la loro cerchia di adepti, con questo loro terzo rilascio quindi – messe ormai le basi – ci si aspettava una piccola punta di diamante, lo slancio creativo, quel naturale passaggio dopo l’obbligata gavetta che li avrebbe sicuramente spinti verso un livello di visibilità e pregio non indifferente.
E invece no.
È vero, come dicevo prima l’intero lavoro gioca un suono tecnico e spietato. Nessuna lusinga da leccapiedi per far meglio scivolare la torbidezza del sound; l’efferatezza è la principale chiave di lettura di ogni brano. È un death metal attuale, aggressivo, tirato, cattivo.
La ricezione acustica è godibile. Le qualità tecniche esecutive intensificano la violenza dell’ascolto, una violenza che non lascia spazio a patetiche ruffianate dal sex-appeal molto commerciale, nonostante i riffages mutevoli e melodici possano far presupporre un tracciato mellifluo e poco funzionale. Anche i binari più “musicali” zuppi di acidissime e velenose dissonanze prendono a calci nel culo i timpani più morbidi e mitigati.
Il continuo devasto ben supportato dei riff e l’implementazione di sonorità (personalmente) inaspettate aumentano la dinamicità della release che non smorza i toni per l’intera recita dei brani.
Degli ottimi esecutori quindi questi svedesi Miseration.
La loro musica è scritta bene, il songwriting gira fluido e senza intoppi.
Rabbioso, carico, “blast-beatato” con sterminio e pesantezza estrema musicale.
Lo sferzante ritmo è incanalato in un’unica direzione di distruzione senza termini di resa.
La tessitura cucita su diversi livelli di dissonanze (già nominate prima) rende il genere stesso progredito ed evoluto.
Vocalmente, non c’è niente da dire. Basti sapere che Christian, al tempo cantante negli Scar Symmetry, fu sostituito da ben due cantanti. Il confronto non reggeva.
È lui senza aiuti plastici e sinterizzati a governare un magistrale e cavernicolo growl, ed è sempre lui, e sempre senza aiuti di nessun tipo, ad agire su uno scream ruvido e cartavetroso, coordinando perfettamente due vocalism così diversi e così autorevoli.
Gratta, ruggisce, scortica, sanguina. Il growl.
Intossica, taglia, purtrifica, sanguina. Lo scream.
Corde precise, laboriose, affilate come lastre di ghiaccio. Riff massacranti, sessione ritmica distruttiva, i mid-tempos inspessiscono il flusso, sapientemente diretti da una batteria piena e ben sviluppata. Le pelli sono tecniche (ma ormai che lo dico a fare?) e decisamente piacevoli.
La produzione è godibile e soddisfacente, abilmente plasmata su ogni strumento. Non ci sono mancanze alla ferocia manifestata né frivolezze in messa d’opera.
Un lavoro ben prodotto dai risultati di truce immediatezza, che fanno gomitino ad ascendenti swedish death core.
E fin qui, mi lancerei anche in un bel 78.
Se non fosse che…
… se non fosse che l’album è mortalmente piatto.
Bello eh, per carità divina.
Cattivo eh, sia mai.
Ma bisogna farlo ripartire più e più volte per non ricadere nel distaccato “sentirlo” e rimanere nel ben più appagante “ascoltarlo”.
Perché è così, questo è un album che si sente: non si attacca alla testa, passa via senza lasciar memoria. Le partiture sono trite e ritrite, nulla di nuovo, nulla di inventato, nulla di rinfrescato. Il platter è derivativo e comune, le tastiere sono previste e scontate come i riff, i cambi di tempo, i ponti, i passaggi, ecc.
Manca l’innovazione, l’originalità, lo spunto che ti lascia mascellaperterra.
Manca quello spirito di rivalsa nei confronti di questa porzione di genere così estrema, così di nicchia, così satura, così inflazionata.
Come dicevo prima, album pesantissimo, innegabile, ma non si denota nessuno sforzo o voglia di volersi distinguere.
I brani colpiscono per la loro forza, ma poi rimane lo stomaco vuoto e affamato.
Peccato, perché con le loro capacità avrebbero davvero potuto fare centro.
Non ne resta che un album tanto cattivo quanto innocuo, un serpente con affilatissimi denti, ma ahimè senza quel tratto distintivo che è il veleno.
E per questo pietrificherei con un 62.
Si torna inesorabilmente al dilemma divino. Tecnica o personalità? Promosso o bocciato?
Per forza di cose, qualunque voto darò, da un lato indebiterà un aspetto, dall’altro lo elogerà senza diritto alcuno.
Nel complesso l’album suona bene ed è gradevole. Se non siete di grosse pretese e non fate troppo i sofisti, avanti, è vostro, avete la mia benedizione.
Se invece state aspettando l’highlight dell’anno, cambiate parrocchia.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
65.62 su 8 voti [ VOTA]
Cris
Domenica 28 Dicembre 2014, 18.35.53
11
Concordo nella recensione...voto 60
Undercover
Mercoledì 11 Luglio 2012, 19.22.02
10
Comunque Christian ha evitato la patata bollente Scar Symmetry per finire così? A sto punto era meglio entrare in un coro gospel o presentarsi a un qualsiasi X-Factor, di sicuro più degno che produrre dischi che definire di "mestiere" è quasi lusinghiero. Dopo un altro paio di ascolti il voto scende a 50.
NeuRath
Mercoledì 11 Luglio 2012, 18.56.54
9
Introduzione corretta, errore mio!
irastrana
Mercoledì 11 Luglio 2012, 18.35.21
8
cosa ci avrei messo per uscire dal piattume? non so, un flauto traverso, un didgeridoo, uno djembe. non so dirti cosa ci avrei messo! si parla di personalità, di firma, è una cosa talmente personale e soggettiva che non puoi catalogarla in una sonorità in più o in meno, a mio avviso. che sembri che l'album sia stato concepito con un programmino per il computer mi sembra un po' eccessivo.
Cele17
Mercoledì 11 Luglio 2012, 16.41.17
7
Ma no niente Ira l'ho detto che era una domanda del cazzo la mia... Dicevo cosa avresti messo al posto loro per uscire dal piattume? Comunque ho cercato di ascoltarli prima, una, due, tre canzoni ... alla quarta non ce l'ho fatta... Sembra veramente un album concepito con un programmino per il computer, freddo, stufoso, piatto... Tra le righe ho letto un bel commento di Flag of Hate con cui concordo, che non ti rimane in testa niente di niente...
irastrana
Mercoledì 11 Luglio 2012, 14.07.21
6
ad ogni modo per un problema tecnico è stata segata via l'introduzione della rece, niente di che, ma essendo una recensione "circolare" (in chiusura riprendo un po' l'introduzione) aveva un suo perchè. verrà messa stasera... sì, non che ci sia da aspettarsi chissà che...
irastrana
Mercoledì 11 Luglio 2012, 14.05.05
5
esattamente come ho detto anche io: disco piatto, anonimo, impersonale che non fa solco. cele: cosa avrei messo di più in che senso?
Flag Of Hate
Mercoledì 11 Luglio 2012, 14.00.14
4
Album come questi sono tristissimi. Non perchè siano brutti, ma perchè sono assolutamente impersonali e anonimi. Li ascolti, ok, bei suoni, bella produzione... ma dopo? Finito l'ascolto non c'era un singolo passaggio o ritornello che mi sia rimasto in mente. Forse è colpa mia, ma questo è quanto. Peccato, perchè Christian Älvestam mi piaceva nei primi 3 degli Scar Symmetry.
Undercover
Mercoledì 11 Luglio 2012, 11.34.47
3
Album che purtroppo non aggiunge nulla alla mediocrità sinora offerta dalla band... 60 risicato.
Cele17
Mercoledì 11 Luglio 2012, 10.41.19
2
Io personalmente non ho mai apprezzato solo la tecnica a gratis e l'ottima esecuzione, se poi oltre a quello non c'è più niente, quindi non sarei stato così benevolo come te col voto... I gusti son gusti poi... Domanda del cazzo magari, ma cosa avresti messo di più Ira al posto loro? ...
GioMasteR
Martedì 10 Luglio 2012, 23.07.56
1
Personalmente mi ha deluso, anche se è effettivamente un lavoro di mestiere. The Mirroring Shadow era canonico ma tritaossa, con la sua produzione impeccabile e una serie di idee sviluppate discretamente. Questo Tragedy Has Spoken invece è più vario, ha questi inserimenti di strumenti inaspettati, ma risulta incredibilmente piatto. Impatta come un moscerino sul parabrezza ed è davverp un peccato. Ottima disamina collega, concordo anche sul voto.
INFORMAZIONI
2012
Lifeforce Records
Death
Tracklist
1. Stepping Stone Agenda
2. Children of the Flames
3. Ghost Barrier
4. Ciniphes
5. Hill of the Poison Tree
6. Disaster Cage
7. On Wings of Brimstone
8. White Light / Black Rain
9. Tomb of Tephra
10. Waylayer 
Line Up
Christian Alvestam (Vocals)
Marcus “Skagget” Bertilsson (Guitar, Bass)
Jani Stefanovic (Guitar, Bass)
Oscar Nilsson (Drums)
 
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