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ALAIN JOHANNES + THE DEVILS + ANANDA MIDA feat. CONNY OCHS
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HEADBANGERS PUB, VIA TITO LIVIO 33A - MILANO

Hellyeah - Band of Brothers
( 4581 letture )
Potremmo definirla maledizione del grande gruppo: accade infatti molto spesso che un musicista, dopo aver fatto parte di un gruppo particolarmente dotato o particolarmente venerato all’interno della comunità musicale, vada poi a far parte di un’altra o più band, non raggiungendo però mai le vette qualitative precedenti; vuoi per sua effettiva incapacità di riprodurre i suoni che lo hanno reso famoso, vuoi anche per la critica che inevitabilmente paragona i nuovi lavori ai vecchi, anche ove i generi non siano troppo simili, ma questo anatema colpisce senza pietà nel mondo della musica. Al tempo stesso, però, critici e fan nostalgici rappresentano anche uno dei principali motivi di successo della band di turno, dato che, se da un lato sono pronti a stroncare la produzione musicale perché troppo o troppo poco simile ai capolavori degli anni andati, dall’altro sono anche gli stessi che accorrono a frotte quando esce un nuovo album, proprio perché attratti dai capolavori degli anni andati. Questo beffardo e scellerato binomio caratterizza naturalmente anche la scena hard rock e metal, dove anzi la dedizione e l’intransigenza degli ascoltatori sono portate ai massimi livelli.

Potremmo a tal proposito citare gli Hellyeah, band fondata dal leggendario drummer Vinnie Paul dopo la tragica morte del fratello Dimebag Darrell: questo quintetto a stelle e strisce, che annovera anche l’ex compagno di Vinnie Paul nei Damageplan, Bob Zilla, l’ex-Nothingface Tom Maxwell ed i due membri dei Mudvayne Chad Gray e Greg Tribbett, si è reso alfiere di un groove metal fortemente influenzato dal southern rock, uno stile che, seppur meno feroce, non può non ricordare gli indimenticati Pantera; sfortunatamente, pur avendo rilasciato due dischi di qualità oggettivamente discreta, il confronto con i colossi del metal texano è stato inevitabile sia per ascoltatori e critici e, chiaramente, gli Hellyeah non ne sono usciti vincitori. Questo, tuttavia, non ha impedito alla band di vendere comunque un numero importante di copie e di raggiungere una fama notevole in ambito metal, il che ha creato una certa attesa rispetto alla pubblicazione del terzo album, intitolato Band of Brothers.
A tal proposito, sgombriamo subito il campo dai dubbi: dimenticate i brani lenti ed imbevuti di southern rock e sporadiche venature country presenti su Hellyeah e Stampede, dal momento che qui, a parte una traccia, il tema portante è il caro, vecchio groove metal. I nostri hanno infatti deciso di calcare il piede sull’acceleratore ed inasprire il proprio sound, enfatizzando proprio l’aspetto più prettamente metal rispetto alle pur note influenze hard rock. Per dirla con le parole dei ragazzi della band, con questo terzo lavoro (che peraltro è quasi sempre l’album più complesso per un gruppo) gli Hellyeah hanno trovato la loro quadratura del cerchio e definito una volta per tutte il proprio stile.
L’album della verità si apre ordunque con War in Me, che è già un manifesto programmatico dell’inasprimento complessivo del sound del gruppo: la voce di Chad Gray vomita difatti parole mantenendosi quasi sempre su tonalità vicine allo scream, senza mai pronunciare i versi in clean voice. In sottofondo Vinnie Paul è la consueta macchina da guerra e supporta a dovere i riff dei due chitarristi, in particolare nel ritornello dove i colpi sul rullante ricalcano le plettrate. Si tratta indubbiamente di un brano derivativo (l’inasprimento del sound porta giocoforza il gruppo verso posizioni ancor più vicine ai Pantera), ma potente ed intrigante. La title-track è nel complesso meno veloce e più lenta, ma non perde nulla in pesantezza grazie al possente groove della band e vede anche un ritornello decisamente interessante, che i fan non mancheranno di cantare a squarciagola. L’assolo, imbevuto di wah-wah, è invece meno brillante di quello presente sulla traccia precedente, che era più rapido e variegato. Su coordinate simili si muove anche Rage/Burn, che punta nuovamente su riff pesanti e sincopati quasi in stile nu metal (prendete la mia affermazione con le molle naturalmente): che sia l’influenza dei Mudvayne? Verosimile, ma è davvero troppo pressante, soprattutto perché i riff suddetti non decollano mai, lasciando una generale sensazione di noia. Va meglio da questo punto di vista con Drink Drank Drunk, più coinvolgente nonostante i riff ed il cantato facciano nuovamente pensare ad un brano alternative/nu metal. Beninteso, a me peraltro il nu metal non dispiace affatto, ma al giorno d’oggi rischia di risultare tremendamente datato e, soprattutto, risulta un po’ spompato se suonato da un gruppo con le qualità degli Hellyeah. Bigger God è nel complesso una delle tracce più ragionate dell’album, dal momento che alterna sfuriate tipicamente groove a momenti più atmosferici in cui Chad Gray non massacra la sua ugola e, un po’ a sorpresa, risulta finora uno dei vertici dell’album. Questo avviene forse per la maggior varietà sonora presente, dal momento che le tracce precedenti, oltre ad alcune caratteristiche che ne smorzavano in modo eccessivo l’aggressività, rischiavano di risultare un po’ monocordi agli ascoltatori più esigenti. La relativa tranquillità di Bigger God è il preludio all’unica, vera ballad in stile southern rock presente su questo Band of Brothers, vale a dire Between You and Nowhere: è un brano che non riserva particolari sorprese e scorre tranquillo senza scossoni, ma è piacevole e nel complesso funziona. Volendo proprio trovarle un difetto si potrebbe dire che il singer sembra trovarsi più a suo agio con lo scream che con la voce pulita, ma ribadisco che si tratta di una pignoleria da recensore accaldato. Call It Like I See It si apre con una rullata vigorosa e quasi marziale da parte del buon Vinnie Paul, su cui si innesta poi la voce nuovamente pulita di Chad Gray. Il tutto però dura poco, perché i riff corposi e possenti di Greg Tribbett e Tom Maxwell riportano presto il brano sui lidi cari al gruppo. Ed il gruppo si crogiola ben presto nel suo ritrovato groove, dato che Why Does It Always, pur non brillando per originalità, è una vera e propria mazzata sui denti ed uno dei vertici del lavoro. Un po’ meno riuscita Dig Myself a Hole, interessante dal punto di vista musicale ma il cui ritornello ricalca in modo troppo palese quello della title-track del disco; e, se si può anche chiudere un occhio sull’autocitazionismo rispetto ad album passati, forse l’autocitazionsimo all’interno dello stesso album è un po’ eccessivo, convenite col sottoscritto? Per fortuna il gruppo si riprende con gli ultimi due brani, imbevuti di groove e dotati di sottofondi musicali di primo livello, soprattutto What It Takes To Be Me: qui, in particolare, va sottolineata la prestazione del sempiterno Vinnie Paul, la cui alternanza rullante-doppia cassa farà certamente spuntare qualche lacrimuccia ai nostalgici del passato. E, come scrivevo all’inizio, i nostalgici sono al tempo stesso la grande forza e la grande debolezza di band come gli Hellyeah.

Che dire, in sostanza, su Band of Brothers? Se l’obiettivo del gruppo era trovare il proprio sound, indubbiamente si può dire che, pur peccando di manierismo, tale obiettivo è stato raggiunto anche in modo eccessivo, date le considerevoli graniticità ed omogeneità del sound proposto. Se però l’obiettivo era sfornare un masterpiece con il famigerato terzo album, allora l’obiettivo non è stato raggiunto. Band of Brothers è un disco grintoso ed onesto, con prestazioni impeccabili da parte dei musicisti ed alcuni picchi, ma presenta troppi passaggi a vuoto per esser considerato un lavoro da tramandare ai posteri. Questo, inevitabilmente, lascia un po’ di amaro in bocca. Tuttavia, al tempo stesso, un ascoltatore non troppo esigente o semplicemente uno che abbia voglia di ascoltare un po’ di sano heavy/groove metal a tutto volume può certamente concedere una chance all’album, che si attesta comunque su livelli largamente sufficienti.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
69.53 su 13 voti [ VOTA]
Meth93
Sabato 17 Gennaio 2015, 19.41.23
15
Perche' cazzo quel ciccione alla batteria continua a mandare il gruppo verso tonalita' Panteriane(Massimo rispetto per i Pantera hanno fanno un pezzo di storia della musica)inutile cercare di emularli !!! Ripeto finche quel ciccione influisce l'intera band si otterrano solo canzoni di fascia medio-bassa
lorenzo
Venerdì 8 Febbraio 2013, 14.13.56
14
disco di merda o no massimo rispetto...li andrei a sentire più che volentieri in live a costi abordabili
freedom
Domenica 30 Settembre 2012, 14.57.10
13
A me sembra di si...
Wolverine
Domenica 30 Settembre 2012, 1.14.33
12
Non capisco perchè dare un 70 dicendo "che è su livelli largamente sufficienti" allora era meglio un 65...Sicuramente non sarà un album da tramandare ai posteri, ma non credo neanche sia un album adatto solo ad ascoltatori poco esigenti. Vinnie lo trovo in forma come ai bei tempi, e Chad è veramente bravo, purtroppo chi manca a questo gruppo per fare il salto di qualità è DIMEBAG DARRELL R.I.P. Freedom a me non sembra che il chitarrista cerchi d'imitare Dime. Quindi se è un album ampiamente sufficiente merita 65, per me è un album BUONO e merita 70. Sicuramente è megliko Stampade. Coerenza con quello che si scrive ed il voto che viene attribuito.
freedom
Giovedì 19 Luglio 2012, 12.52.32
11
Chad e Greg rendevano molto meglio nei Mudvayne, Vinnie sarà per sempre legato all'immagine del "batterista dei Pantera". Ma poi avete sentito il chitarrista che cerca spudoratamente di imitare Dime? Mamma mia che tristezza...e comunque quoto il commento 8: sono dei tamarri da paura!
alex
Giovedì 19 Luglio 2012, 12.41.53
10
Ripeto la mia tesi..A ZAPPARE!!!
FABRYZ
Giovedì 19 Luglio 2012, 9.17.34
9
visti live spaccano, ma su disco sono piattissimi....
brainfucker
Mercoledì 18 Luglio 2012, 21.38.08
8
adoro vinnie ma sto gruppo proprio non lo reggo.poi dite quello che volete,ma vedere gente vestita da cowboy e con lo smalto alle unghie a me non ispira molta credibilità
alex
Mercoledì 18 Luglio 2012, 17.18.56
7
"E' UN ERESIA!!!"....scusate l'errore
alex
Mercoledì 18 Luglio 2012, 17.18.00
6
mettere nella stessa frase Pantera ed Hellyeah per fare un paragone anche alla lontana, E' UN ERETICO!!! Disco di merda, senza appello che non merita neanche la polvere dei nostri scaffali...poche palle...a zappare!!!
il vichingo
Mercoledì 18 Luglio 2012, 15.01.26
5
Sono d'accordo con Billo e Freedom. Dopo due ascolti mi ha stancato, a mio avviso si tratta di un'uscita tranquillamente trascurabile. Per quanto ottime le prestazioni dei musicisti, non mi è rimasto in testa nulla, ho trovato alcune canzoni piuttosto banalotte e il tutto sa di già sentito. 65/100.
Alexis22
Mercoledì 18 Luglio 2012, 14.02.20
4
A me è piaciuto parecchio. Certo nulla di nuovo sotto il sole, ma tutto è suonato dannatamente bene, si lascia ascoltare con gusto. Poi, personalmente, oltre a venerare Vinnie Paul adoro Chad Gray e i Mudvayne quindi ho un occhio di riguardo ancor maggiore verso questa band. Il mio voto è un 80 bello cicciotto!!
BILLOROCK Fci.
Mercoledì 18 Luglio 2012, 13.14.36
3
Vinnie Paul ? incredible o-O !! Cmq ho ascoltato il disco su AOL musica, niente di nuovo sotto il sole, voto 65!!
freedom
Mercoledì 18 Luglio 2012, 12.55.15
2
Band e disco da sottofondo...mi spiace dirlo, visto che alla batteria c'è uno dei miei idoli di sempre, ma questa band è abbastanza inutile.
Loco
Mercoledì 18 Luglio 2012, 12.08.57
1
'ccodighel se spaccano!!!!!!!!! Sembrano molto i Pantera, ovvio che il richiamo c'è... Ma cercano la melodia nei ritornelli, seguendo la moda. I Pantera erano un altro pianeta!!!!
INFORMAZIONI
2012
Eleven Seven Music
Heavy/Thrash
Tracklist
1. War in Me
2. Band of Brothers
3. Rage/Burn
4. Drink Drank Drunk
5. Bigger God
6. Between You and Nowhere
7. Call It Like I See It
8. Why Does It Always
9. WM Free
10. Dig Myself a Hole
11. What It Takes To Be Me
Line Up
Chad Gray (Voce)
Greg Tribbett (Chitarra)
Tom Maxwell (Chitarra)
Bob Zilla (Basso)
Vinnie Paul (Batteria)
 
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