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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Waylander - Kindred Spirits
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( 2067 letture )
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A ben quattro anni di distanza dal precedente lavoro ritornano i nord-irlandesi Waylander, pronti a scrivere un nuovo capitolo della loro carriera attraverso Kindred Spirits, quarta fatica della band pubblicata ancora una volta dalla francese Listenable Records. Per chi si affaccia per la prima volta a questo gruppo posso dire che il loro sound si basa su caratteristiche radicate nel metallo più estremo, il quale viene grossolanamente arricchito da parti melodiche e da suoni celtico-folkloristici sulla falsariga dei Cruachan. Ricordo infatti che questi due gruppi hanno iniziato praticamente nello stesso periodo e, a dir la verità, pur essendo formazioni largamente conosciute, non sono ancora riuscite a produrre disconi indimenticabili, anzi, col passare degli anni stanno subendo un leggero calo qualitativo. Detto questo, Kindred Spirits non mostra particolari differenze dal precedente Honour Amongst Chaos, ringrazio solo metaforicamente la band per aver accorciato di dieci minuti abbondanti il disco, rendendone meno difficoltoso l’ascolto completo.
Dal punto di vista della produzione c’è decisamente poco da dire. I volumi degli strumenti elettrici e di quelli folkloristici sono bilanciati come si deve e non si intralciano tra di loro. I passaggi di chitarra sono ben udibili, allo stesso modo le basi ritmiche (batteria e basso) compiono il loro lavoro senza strafare e senza commettere grossi errori, diciamo quindi che dal punto di vista tecnico tutto è largamente nella norma. Durante lo scorrere dell’album ho notato con piacere che il cantato acido di Ciarán O'Hagan è particolarmente in forma e ci accompagna con ferocia lungo tutto Kindred Spirits.
Partiamo subito con il contenuto dell’album, ovvero con Echoes of the Sidhe, canzone in cui il tin whistle crea una veloce e piacevole melodia che ben si integra con il riffing roccioso di Saul McMichael e Tor Dennison. Una delle caratteristiche di questo nuovo disco consiste nella presenza di un gran numero di ritornelloni catchy che si stampano facilmente in testa, e questo primo pezzo ne è un lampante esempio. Con lo scorrere dei minuti notiamo una buona progressione tra attimi più pacati e altri in cui la doppia cassa, il cantato in screaming e i fiati salgono in cattedra velocizzando e rendendo più accattivante il tutto. La successiva Lámh Dearg riesce a farsi apprezzare per la sua semplicità: le melodie di chitarra (questa volta leggermente penalizzate e sommerse da batteria e voce) creano un effetto abbastanza trascinante, merito anche del lavoro ritmico eseguito dal drumming e dall’aspro vociare di Ciarán. Tra flauti e buoni riff si presenta Twin Fires of Beltíne, canzone che vuole aggredire meno rispetto alle altre e che rivela la capacità dei Waylander di creare un pezzo maggiormente epico senza comunque rinunciare ad un alto volume di distorsione, la quale cala solamente nel finale per concedere spazio ad un pezzo cantato in pulito e all’inserimento di un breve fraseggio acustico di chitarra. L’introduzione di Of Fear and Fury è senza dubbio ottima: doppia cassa incessante, un lento riffing che ben si spalma sulla base ritmica offerta dal batterista Den Ferran e un cantato aggressivo che dona una forte carica alla canzone. Dopo il ritornello (che vi accorgerete essere particolarmente intrigante) il brano progredisce molto bene e senza diventare pesante nonostante il minutaggio, in sostanza sette minuti veramente piacevoli, forse addirittura i migliori di tutto Kindred Spirits. La seguente Grave of Giants è un breve intermezzo acustico utile per creare due rilassanti minuti di pausa prima dell’inizio di A Path Well Trodden, la quale si presenta come una traccia decisamente lineare che non dimostra schemi particolarmente diversi dagli standard abituali della tipica canzone metal, fatta eccezione per il piccolo inserimento del flauto durante i ritornelli. Ad essere sinceri avrei ridotto almeno della metà il minutaggio, visto che i primi tre minuti sono largamente sufficienti e dicono già tutto quello che c’è da dire. Molto buona è invece la successiva Quest for Immortality, un pezzo compatto e roccioso senza troppi fronzoli che aggredisce dall’inizio alla fine, proponendo qualche gustosa parte solistica e una discreta partecipazione delle voci in pulito. Dopo una discutibile introduzione acustica arriva il momento di Erdath, un brano veloce e diretto che non guarda in faccia a nessuno e dove ogni singolo strumento compie quasi una sorta di sfogo personale. Il finale è segnato dalla title-track, un pezzo tutto sommato carino e con qualche buono spunto che si lascia ascoltare senza incidere troppo nell’economia dell’intero album, viste le evidenti somiglianze con le composizioni precedenti.
Diciamo che non è affatto facile inquadrare Kindred Spirits, se consideriamo infatti le canzoni una ad una noteremo come siano il frutto di un lavoro professionale e ben eseguito, mentre se osserviamo il tutto dal punto di vista dell’album completo ci troviamo di fronte ad un disco che definire insulso è sicuramente eccessivo, ma che trasmette veramente poco all’ascoltatore. Vi ritroverete infatti ad ascoltare questo lavoro decine e decine di volte senza alcun risultato, lasciandovi sempre un particolare amaro in bocca. La valutazione finale è sicuramente sufficiente, ma non nascondo che mi sarei aspettato qualcosa di più.
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6
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Questa purtroppo è sempre stata una band, qualitativamene parlando, altalenante. Il primo era un mezzo capolavoro, il secondo 'na mezza porcheria mentre il terzo era tutto sommato un disco più che discreto. Questo devo ancora ascoltarlo e penso che neanche lo farò: di Blackster mi fido e passo oltre... |
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5
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ho solo IL PESSIMO "The Light The Dark and the Endless Knot" (loro secondo album...) che prende polvere da tempo immemore oramai...! -.- |
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4
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@michele il cd merita l'ascolto a parer mio il recensore è stato troppo rigido |
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3
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A me non piaceva tanto nemmeno Honour Amongst Chaos, questo non l'ho ancora ascoltato... Ma se me ne parli così penso che salterò .-. |
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2
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mi sembra una recensione troppo austera... i waylander mi piacevano e continuano a fare il loro dovere 75 è più che meritato |
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1
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A me non è dispiaciuto. Pur non avendo cambiato di tanto il loro sound non mi suona di già sentito, mi sembra abbastanza fresco come lavoro e devo dire anche che le canzoni mi sembrano più orchestrate e più elaborate che in passato anche sotto il punto di vista dello schema e della struttura, e questo è un bene. Devo anche dire che non l'ho ascoltato tantissime volte, ma questo è stato il mio giudizio a primo impatto. Per ora il mio voto oscilla tra un 70 e un 75. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Echoes of the Sidhe 2. Lámh Dearg 3. Twin Fires of Beltíne 4. Of Fear and Fury 5. Grave of Giants 6. A Path Well Trodden 7. Quest for Immortality 8. Erdath 9. Kindred Spirits
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Line Up
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Ciarán O'Hagan: voce Saul McMichael: chitarra Tor Dennison: chitarra Michael Procter: basso Den Ferran: batteria Dave Briggs: strumenti folk
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RECENSIONI |
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