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MAXIMUM FESTIVAL 2024 (day 1)
ALTROQUANDO, VIA CORNIANI 32 - ZERO BRANCO (TV)

Canaan - Of Prisoners, Wandering Souls and Cruel Fears
( 2563 letture )
Siamo ormai giunti al settimo capitolo della storia dei nostrani Canaan, due anni dopo Contro.Luce ed a suggello di un percorso artistico iniziato ben sedici anni or sono. È infatti tale oramai la distanza temporale che separa questo progetto dalle sue origini, sempre più lontane nel tempo ma di certo ancora vive nei ricordi degli estimatori della storica band funeral doom italiana degli anni novanta, ossia naturalmente Ras Algethi. Da allora molte cose sono cambiate, del resto il passaggio verso questo nuovo project fu spinto prevalentemente dalla necessità di rinnovamento, dall’esigenza di inoltrarsi in sentieri più sperimentali, cosa che quel genere e quel nome avrebbero consentito solo in minima parte. Così ai giorni nostri Mauro Berchi, oramai unico componente rimasto di quel combo, oltre che songwriter dei Canaan, ha la possibilità di esprimere quel onnipresente senso di oscurità sotto forme sempre diverse, non meno nobili di quelle degli esordi ed altrettanto meritevoli di attenzione ed interesse.
Questa volta il target è probabilmente più ampio, dato che la scelta (a mio avviso condivisibile) è stata quella di scrivere i testi completamente in inglese, a differenza del precedente album (totalmente in madre lingua) o dell’espediente, usato in passato, di alternare sezioni in inglese ad altre in italiano.
Ma questa è solo una delle novità introdotte rispetto all’album precedente, come vedremo.
L’album, prodotto naturalmente dalla Eibon Records (di proprietà dello stesso Berchi), consta di due parti, ma la descrizione che segue si incentrerà prevalentemente sulla prima, denominata "Personas" in quanto strutturata in vari capitoli, ciascuno dei quali descrive un personaggio che porta sempre con sé un senso di desolazione, solitudine, rancore, ma anche terrore nel suo animo. La seconda parte, rappresenta invece la trasformazione di quei personaggi in "Prisoners", prigionieri, ma è puramente strumentale e merita un discorso a parte, come vedremo nel prosieguo.

La scarsa nitidezza dei suoni e delle parti canore, probabilmente voluta, aumenta il grado di intangibilità del sound da un lato ma ne affievolisce l’impatto dall’altro, creando un’aurea dark ambient intorno a brani giocati prevalentemente sulle tastiere e sull’alternanza o sincronismo di una voce maschile cupa e di una femminile armoniosa, il che ben si confà alla classica tradizione gothic. Di contro, seppur in parte presenti, gli aspetti heavy sono ridotti ai minimi termini ed i cordofoni sono relegati al ruolo di attori non protagonisti per non appesantire eccessivamente i suoni, per lasciare che essi si intersechino o sovrappongano provocando solo di rado significative impennate nel livello di saturazione. Insomma, trattasi di uno di quei casi in cui forte (e naturalmente ben motivata) è la percezione che a suonare siano musicisti con un evidente background metal alle spalle, ma che scelgono appositamente di smorzare i toni, di trattenere l’energia e convogliarla, concentrando gli sforzi sull’effetto voluto, che è quello di creare un’atmosfera nebulosa che avvolga l’ascoltatore guidandolo in una sorta di stato d’ipnosi in cui le visioni della realtà vengono trasfigurate dalle deviazioni della mente.
Il ritmo è generalmente alquanto lento e cadenzato (alle volte anche sincopato) e, quando tutto si acquieta, a volte si riesce a scorgere meglio la struttura portante dei brani, caratterizzati da un’andatura lenta e decadente (che in certi momenti sembra riprodurre il battito cardiaco) delle percussioni e della linea di basso, il cui suono è tuttavia poco definito e quasi sempre mantenuto nell’ombra. Domina invece, come premesso, il tappeto tastieristico, che ricolma di suoni articolati e variopinti, di giochi di luci ed ombre (specie queste ultime), sia i momenti più introspettivi, leggeri ed onirici, sia quelli più intensi ed energici, che quando prendono corpo si apprezzano ancor di più per lo stacco rispetto ai precedenti e per il crescendo di intensità emotiva delle parti canore, ma non solo. E’ proprio nelle sezioni più energiche dei brani (spesso coincidenti con i refrain) che, più che altrove, si realizza una sorta di stratificazione di suoni dai contorni non propriamente definiti, sfumati, con i suoni sintetici che si fanno vibranti e vigorosi, mentre fanno finalmente la loro comparsa anche le chitarre, fortemente distorte in fuzz per ottenere un suono indistinto, uniforme e ruvido. Solo di rado si apprezzano anche linee soliste melodiose ed accattivanti, come in The Ghost Chaser, di certo uno dei migliori brani dell’intero platter. Per il resto sono utilizzate più che altro come sfondo, con linee solo leggermente abbozzate e quasi impercettibili, presenti sporadicamente.
Di contro, grande è l’importanza ed il risalto delle campionature elettroniche e dei suoni psichedelici, che elevano verso un’altra dimensione l’ambientazione dei brani, completando il quadro con influenze trip-hop (o forse sarebbe meglio dire trip-rock).

Non c’è dubbio che per molti versi si ha la sensazione di trovarsi di fronte a sonorità e scenari artefatti ed irreali, frutto di un accurato lavoro di studio a tavolino (o meglio al computer), per cui il risultato pare per certi versi quasi inumano, ma d’altro canto questo è anche un pregio, è come immergersi in un mondo di fantasia in cui tutto ciò che si tocca si dissolve e tutto ciò che si osserva si distorce e prende forme e pieghe inaspettate. Per molti aspetti, questo album ricorda molto le atmosfere di How To Measure A Planet? dei The Gathering, soffici e sognanti, distaccate dalla realtà e crepuscolari, e anche un po’ Souvenirs, in particolare il brano A Life All Mine, in cui si trovarono a duettare Anneke Van Giersbergen e Garm degli Ulver. Come in quel caso, qui la voce di Mauro Berchi tiene le note basse (fino a farsi anche baritonale) per infarcire le melodie di oscurità e cupo senso di rassegnazione e dolore, mentre quella di Arianna dona brio, smalto, profondità e passionalità. A volte la voce maschile piomba nella totale oscurità, diventa quasi impersonale, procede quasi stancamente, lasciando a quella femminile la possibilità di vibrare intensamente e di liberare tutta la sua energia e sensualità. Altre volte, invece, è proprio l’opposto, è la voce maschile (seppur talvolta nella sua sinteticità) a donare maggior empatia ai brani, a lasciarsi trasportare dalle emozioni, mentre quella femminile segue in controcanto, risultando talvolta asfittica ed astratta.
L’effetto di echo, riverbero, campionatura e distorsione delle voci è tale da farle risultare a momenti quasi metalliche, robotiche e per questo motivo danno al contempo l’impressione di qualcosa di surreale ed inquietante.
Quello della debuttante e talentuosa Arianna è stato senza ombra di dubbio un inserto azzeccato, specie perché il suo cantato non è studiato per catalizzare tutta l’attenzione su di sé, ma per aggiungere un tocco di luce di cui, col senno di poi, forse si sentiva la mancanza nel lavoro precedente. Anche l’interpretazione della vocalist ricorda spesso quella di Anneke, morbida, avvolgente, perfino quasi mistica, ma, a scanso di equivoci, ciò è qui evidenziato decisamente come un pregio, non certo per sottolineare l’esecuzione di una banale imitazione; anzi, la cantante dimostra certamente grande personalità e padronanza dei vibrati.

Che dire invece della seconda parte, cioè "Prisoners"? Trattasi di una sequenza di soli suoni elettronici in chiave dark, che a volte danno l’impressione di riprendere le basi di alcuni dei brani della prima parte e per questo acquisiscono maggiore musicalità, ma più spesso creano rumori e sottofondi opprimenti, intrisi di tenebre e mistero. Rispetto ai "punti" dell’album precedente, l’approccio scelto è completamente diverso. Non più tracce strumentali amalgamate ed intrecciate nel contesto, ma slegate e raccolte insieme in un CD a parte. Questa scelta ha i suoi pro e contro, perché se da un lato in Contro.Luce si era in qualche modo "costretti" (la parola è virgolettata apposta, in quanto non usata nella sua accezione negativa) a seguire il percorso previsto (e personalmente devo dire che, anche se a volte la sensazione della presenza di brevi momenti di stanca mi è balenata nella mente, non ho avuto mai la tentazione di premere il tasto "skip"), qui si ha la possibilità di intraprendere un percorso più fluido ed omogeneo e, volendo inerpicarsi in sentieri puramente strumentali ed immaginari, si può scegliere di seguirli a parte senza interrompere il filo logico del disco principale. Sì, lo ammetto, ho provato, riprovato e probabilmente sarà un mio limite ma ho trovato abbastanza arduo seguire quel percorso e ben presto ho iniziato a premere piuttosto sul tasto "stop" alla fine del primo CD. Per carità, l’estro creativo può assumere svariate forme e porvi un limite sarebbe quasi un atto dissacratorio, per cui ben venga anche un CD interamente dedicato ai cultori del dark ambient. Personalmente, nella valutazione globale scelgo di considerare la seconda parte solo come un’appendice alla prima, anche se probabilmente l’intento iniziale dell’autore era quello di dare ad entrambi i CD pari dignità e risalto.

In conclusione, direi che questo lavoro merita grande attenzione, soprattutto da parte di chi ama la sperimentazione ed è in grado di apprezzare forme musicali alternative di espressione delle angosce dell’animo umano, di chi è disposto a mettere relativamente da parte la ricerca di suoni sempre più duri per farsi catapultare in una dimensione più intimista e trascendente pervasa da un tetro velo di fuliggine, di chi non ha paura di immergersi in un mare di suoni psichedelici ed elettronici congegnati per provocare senso di smarrimento e confusione, di chi ama godere dell’ascolto di due voci che si rincorrono, si fondono o si contrastano a meraviglia, esibendo al contempo fascino ed oscura misteriosità. Spero di cuore che i Canaan decidano di proseguire su questa strada in futuro, perché la vera rivelazione di questo album sta, a mio avviso, proprio in questo ultimo aspetto ed in particolare nelle indiscutibili doti canore della new entry Arianna.
Di certo non è un ascolto "facile", come del resto chi conosce la band può aspettarsi, e devo ammettere che ho fatto un po’ di fatica a sintonizzarmi sulle lunghezze d’onda giuste per poterlo apprezzare appieno, ma vi assicuro che, con un minimo di pazienza, alla lunga distanza questo lavoro finirà per ripagarvi abbondantemente.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
93.2 su 10 voti [ VOTA]
Metal3K
Domenica 10 Maggio 2020, 10.20.05
10
Che critica approssimativa, priva di argomentazioni. Non so se abbia senso a distanza di tanto tempo riparlarne, però rileggendo non ho avuto la tua stessa sensazione, anzi mi pare che i contenuti siano stati abbondantemente sviscerati, a parte forse per ciò che riguarda il secondo disco, probabilmente a causa di un limite personale nel riuscire a comprenderlo fino in fondo. Per il resto concordo con te e colgo l'occasione per esternare la mia ammirazione per Mauro Berchi, sia dal punto di vista professionale che personale.
Ghost
Domenica 10 Maggio 2020, 9.15.09
9
Che recensione approssimativa. Concordo con Hiems. Capolavoro e miglior gruppo italiano insieme agli Ataraxia.
Papa
Lunedì 11 Marzo 2013, 2.38.14
8
Gran bel disco
Metal3K
Martedì 2 Ottobre 2012, 11.25.44
7
@HIEMS: Non accetto di certo lezioni dal primo sbruffone di turno; se e' cosi' che la pensi, hai sbagliato persona, in tutti i sensi. Invece di insegnare che hanno inventato l'acqua calda e di sputare sentenze contro chi si fa in quattro (insieme ad altri colleghi) per dare visibilita', spazio, risalto ad una realta' talvolta trascurata dai piu' che invece merita grande attenzione e rispetto, in un sito che notoriamente ha un taglio prevalentemente metal (ma non solo!!!), vai a rilasciare qualche commento costruttivo in calce all'intervista ai Canaan che e' uscita proprio ieri... Li' mi limito a fare le domande, di certo almeno apprezzerai le parole di una persona intelligente e arguta come Mauro Berchi.
HIEMS
Lunedì 1 Ottobre 2012, 21.00.48
6
La componente dark ambient è sempre stata fondamentale nei dischi dei Canaan. Se uno non mastica il dark ambient dovrebbe evitare di scrivere banalità e lasciare recensire il disco a qualcun'altro. Metallari del cazzo....
Gasta
Domenica 26 Agosto 2012, 16.02.16
5
Quest'ultimo lavoro lo devo ancora sentire come si deve. "Contro.luce" è devastante, è come se mi entrasse in corpo una mano e mi stritolasse il cuore. Mauro è un'affascinante anima in pena.
Ubik
Domenica 26 Agosto 2012, 11.41.45
4
Contro.Luce l'ho ascoltato tantissimo e questo se gli è quasi vicino mi piacerà sicuramente.
il vichingo
Domenica 26 Agosto 2012, 11.11.52
3
Se è allo stesso livello dei precedenti lo compro a scatola chiusa.
Giasse
Domenica 26 Agosto 2012, 10.12.10
2
Concordo con enry sulla necessità di una lenta assimilazione. All'inizio non riuscivo a digerire i costanti duetti con Arianna che poi si sono invece rivelati una valore aggiunto non indifferente. Di mio lo ritengo un po' sotto Contro.Luce, tuttavia vanno fatti i complimenti a Mauro per il lavoro davvero mastodontico. Molto carine anche le grafiche...
enry
Domenica 26 Agosto 2012, 9.47.33
1
Sempre seguiti, sempre ottimi dischi. Un disco più difficile da assimilare rispetto allo splendido Contro.Luce ma non meno bello. L'ho trovato ancora più cupo e inquietante, soprattutto per via dell'effettistica e del trattamento sulla voce di Mauro. Bene anche Arianna che dona eleganza e qualche raggio di luce a un lavoro nerissimo e Dark fino al midollo. Sempre lontani dai trend e dalle mode e sempre dischi di qualità...voto 80/100.
INFORMAZIONI
2012
Eibon Records
Dark Ambient
Tracklist
CD1
1. The Lighthouse Keeper
2. The Memory Traveller
3. The Scream Painter
4. The Ghost Chaser
5. The Illusion Fugitive
6. The Mind Eraser
7. The Night Beggar
8. The Solar Enemy
9. The Fear Merchant
10. The Pain Sentinel
11. The Love Slasher
CD2
1. Prisoner #1
2. Prisoner #2
3. Prisoner #3
4. Prisoner #4
5. Prisoner #5
6. Prisoner #6
7. Prisoner #7
8. Prisoner #8
9. Prisoner #9
10. Prisoner #10
11. Prisoner #11
Line Up
Mauro Berchi (Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Samples)
Arianna (Vocals)
Nico Faglia (Bass, Guitars, Samples)
Alberto (Bass, Samples)
Andrea Freschi (Drums, Percussion, Samples)
 
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