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Uneven Structure - Februus
( 2926 letture )
Qualche anno fa avevo un desiderio, riuscire ad unire le due anime che dimorano pacifiche all’interno di una personalità umana dentro un unico disco, il lato a introspettivo e rilassato, generatore di buone parole, l’altro più oscuro e difficilmente accessibile. Sarà capitato a tutti di alterarsi finendo a fare grandi respiri per riuscire a mantenere il controllo di se stessi. Quell’introspezione durante il fiatone, mentre i polmoni si gonfiano e i tendini si affilano come rasoi, la ritroviamo ascoltando Februus, un concentrato di rabbia e atmosfera come raramente si è potuto ascoltare negli ultimi anni, paragonabile ad un comodissimo cuscino su cui appoggiarsi per dormire su di un letto fatto di spine. Questo è il pensiero che ho partorito durante l’ascolto.

Ci troviamo in Francia, più precisamente a Metz, dove dopo un parto durato due anni gli Uneven Structures sono riusciti a dare alle stampe il loro primo full lenght (precedentemente era stato registrato solo un EP, 8, tre anni addietro) riscrivendo il materiale qui ascoltabile più e più volte, secondo una loro dichiarazione, sino a volere raggiungere il connubio tra melodia,atmosfera e brutalità. L’intero concept di Februus è suddiviso in due dischi, il primo è djent al 100%, suonato bene una volta per tutte, mentre il secondo è un album atmosferico di tre tracce dalla durata considerevole.

Il tutto inizia con Awake e Frost una doppietta che fa intendere perfettamente quello che è l’intento dell’album, una progressione attraverso lidi dalle reminiscenze Meshugghiane viaggi in dimensioni cosmiche dove le atmosfere abbracciano la mente che vaga lasciandosi abbandonare al più delicato dei venti spaziali…il tutto ovviamente in costante contrasto con la parte puramente metal qui presente
Penserete dentro di voi che stia scherzando, che non è il tipico sound che contraddistingue le mie recensioni, ma il bello di questo disco è la capacità di portare la quotidiana brutalità ad incontrare melodie e spazi finora poco esplorati, assaporando la bellezza del viaggio interiore sino a ritrovarsi spaesata dentro quel mondo che solitamente viene lasciato celato perché è buona prassi pensare che, più si và veloci, più rabbia si sprigiona.

Anche la tracklist dell’album si snoda attraverso momenti più intensi, quali Hail e la già citata Frost, passando per le atmosfere tribali di Plenitude, riuscendo a farsi apprezzare anche nei momenti di pace e vuoto assoluto che si ritrovano in Limbo , dove il titolo spiega tutto quello che c’è da sapere su questa canzone.

Probabilmente starete cercando di comprendere ancora che tipologia di suono si può ritrovare dentro Februus. Siamo distanti anni luce dal tipico prodotto di massa, qui c’è solamente voglia di farsi conoscere per ciò che si è interiormente. Concedetemi poi una menzione speciale al cantato di Romarin, che ha la capacità di passare da un growl profondo sino al clean vocals che porta tonalità non distanti dagli Ulver di Marriage Of Heaven And Hell. Nessuno scherzo.

Non tutto ciò che luccica è oro. Gli Uneven Structures hanno realizzato un disco che li porterà ovviamente sotto le luci dei riflettori, ma prima di compiere il grande passo devono migliorare l’amalgama tra le differenti parti, puntare meno sugli stacchi che qui abbondano e più sulle atmosfere, perché si ha la sensazione che in alcuni passaggi il growl sia fuori luogo. Limati certi dettagli ci troveremo di fronte ad un nuovo gruppo da tener d’occhio, sperando che il pubblico se ne accorga.

Tranquilli, non ho dimenticato il secondo disco, totalmente strumentale e in controtendenza con il primo, senza aggiungere o togliere nulla a quella che è l’essenza reale del concept. Trenta minuti di vuoto, silenzi e echi lontani. Un disco ambient in tutto per tutto, che merita si di essere ascoltato, ma forse non ricordato.

Il voto è dato dalla media dei due dischi, 83 al primo, 63 al secondo.



VOTO RECENSORE
73
VOTO LETTORI
85.5 su 12 voti [ VOTA]
Earthformer
Sabato 6 Giugno 2020, 18.24.59
7
73 ? i dischi sono minimo da 90 entrambi, fate recensire sti ischi da gente che il djent lo mastica.
Aelfwine
Giovedì 21 Novembre 2013, 0.28.49
6
@taste of Chaos: viva quelli che cambiano opinione. Visti dal vivo anch'io e sono uno spettacolo per gli occhi e le orecchie.
BARS
Martedì 24 Settembre 2013, 15.28.38
5
Sabato 21 li ho visti live anch'io, e mi sono fatto 240km A/R in solitario, solo per vedere loro... bè ne è valsa la pena!!!! fantastici!
Taste Of Chaos
Domenica 22 Settembre 2013, 14.58.31
4
A un anno di distanza, dopo averli visti live, devo cambiare il mio giudizio....evocativi e affascinanti, e tutt'altro che manieristi
Aelfwine
Lunedì 3 Settembre 2012, 4.14.06
3
Grazie Andrea per avermi fatto scoprire questo gruppo. Trovo la recensione molto azzeccata, mi sembrano promettenti.
Ad Astra
Martedì 28 Agosto 2012, 20.54.37
2
ti ringrazio taste of chaos per i complimenti... forse questi ragazzi hanno da imparare molto ma meritano di essere scoperti
Taste Of Chaos
Martedì 28 Agosto 2012, 17.47.20
1
ottima recensione, complimenti all'anonimo autore...e cmq il djent di questi ragazzi mi sembra un po' manieristico...
INFORMAZIONI
2011
Basick Records
Metal
Tracklist
Disco 1:
1. Awaken
2. Frost
3. Hail
4. Exmersion
5. Buds
6. Awe
7. Quittance
8. Limbo
9. Plenitude
10. Finale

Disco 2:
11. Dew Upon Shapeless Bounds
12. Winds From Untold Memories
13. Promises Of Our Early Days
Line Up
Jérôme Colombelli (Guitars)
Benoit Friedrich (Bass)
Igor Omodei (Guitars)
Aurélien Pereira (Guitars)
Matthieu Romarin (Vocals)
Jean Ferry (Drums)
 
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