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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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( 4423 letture )
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Qualcosa di originale, finalmente: per certi versi, il sound degli Ex Deo si discosta tendenzialmente dall'accozzaglia di 'già sentito' al quale siamo quasi rassegnati, assumendo sì la forma di extreme metal, ma gonfiandosi di epica e collocandosi in uno scenario sonoro e tematico ascrivibile all'Antica Roma Imperiale. D'accordo, c'erano già i Nile, cultori dell'Egitto dei Faraoni, ed altre band come Astaroth, Centurion e Stormlord, a prendere ispirazione da un immaginario tipico della Roma antica, ma accostare chitarre elettriche e batteria ai centurioni della Città Eterna nel modo in cui lo fanno gli Ex Deo, sembra davvero un'operazione curiosa e inedita. Il suono di questa band é solenne e marziale, ridondante: cori, atmosfera da campo di battaglia, un utilizzo scrosciante ed intimidatorio del doppio pedale, orchestrazioni hollywoodiane ed un vocione ruvidissimo sostengono una serie di brani, per lo più mid-tempos con variante (leggasi improvvise accelerazioni repentine), aggrappati ad un nucleo death metal, ma arricchiti da tutta una serie di componenti heavy quando non addirittura symphonic power: un gran bel miscuglio che sfugge alle classificazioni statiche come siamo abituati a concepirle, e che proprio per questo appare più fresco e attraente di tante fotocopie in bianco e nero. Caligula, full length che segue al debut Romulus (2009, ben votato dalla critica), é un'opera sperimentale, ambiziosa, dall'indole omerica, ma anche fin troppo pesante e pretenzioso, a tratti, non di certo uno di quei dischi travolgenti e da urlare a squarciagola: i brani composti sono assai corpulenti e di ostica assimilazione, privi di melodie vocali vere e proprie, spesso non troppo dissimili tra loro per la cadenza ed il flavour enfatico, che avrebbe potuto essere la degna colonna sonora per il celebre Il Gladiatore, pellicola interpretata da Russel Crowe alla quale, con tutta probabilità, si sono ispirati i Nostri. Non é assurdo affermare che il film di Ridley Scott abbia portato grandissima popolarità internazionale alla gloriosa storia romana: del resto, verrebbe da chiedersi cosa possano avere a che fare le vestigia imperiali con una band metal proveniente dal Quebec (Canada), al di là delle presumibili origini italiche del singer Maurizio Iacono. Molti addetti ai lavori classificano Caligula come album di sympho-death, ma mai come in questo caso le etichette lasciano il tempo che trovano: nel disco, i risvolti e le sfumature sono non poche. Non immaginatevi velocità scarnificanti o bordate death, quanto più un melodic-death assai epico, con alcune strizzatine d'occhio al power e all'heavy, sempre e comunque granitico nei ritmi.
L'insolita scenografia romana conferisce un fascino campale alle canzoni, le quali possiedono un buon tiro, un ritmo coinvolgente nonostante la forte componente mid-tempo: la testa si muove a tempo, più volte, e questo é sempre il primo sintomo del fatto che l'album sia gradevole, come minimo. Poche le variabili contrapposte al canovaccio di base: brani corposi, quadrati, una voce grezza e battagliera, una sezione ritmica moderna, potente e solenne, ma poca differenza tra i singoli episodi della tracklist; le canzoni sono infatti ricche di emozioni e tensione sempre elevata, ma mancano di un momento veramente topico, un quid destinato a lasciare un segno incisivo. Nonostante questo, ci troviamo al cospetto di un album buono, che si lascia ascoltare scatenando sensazioni forti e brividi notevoli, forse ancora più significativi in noi italiani, che da quell'Impero discendiamo in linea diretta. Il clima é davvero cruento e claustrofobico, guidato da un piglio gladiatorio di cui va dato atto alla band nordamericana: mai sottotono, mai ruffiani, e con una alcuni ganci più tendenti all'heavy -nel riffato- riposte nella propria faretra (Teutoburg (Ambush of Varus)). Nella seconda metà del disco vengono concentrati gli episodi più tellurici (Burned to Serve as Nocturnal Light, Once Were Romans), con più frequenti serrate ritmiche, sempre accompagnate dai consueti rintocchi evocativi garantiti dalle cinematografiche orchestrazioni d'accompagnamento. Fosse vissuto ai giorni nostri, forse, Caligola -di cui ricorrono quest'anno i duemila anni dalla nascita- sarebbe stato proprio un metallaro: le fonti storiche lo dipindono come un imperatore insofferente alle regole della società, privo di rispetto per la costituzione gerarchica (da qui la leggenda del cavallo nominato senatore), eccentrico e stravagante; l'album a lui dedicato si apre appunto con l'opener I, Caligvla, un macigno cadenzato, imponente, drammatico nelle linee vocali e decisamente prestante nel drumworking; l'ampia sezione introduttiva e le orchestrazioni mettono in risalto, fin da subito, la natura sinfonica del platter, il quale prosegue con un altro peso massimo quale The Tiberius Cliff (Exile to Capri), pezzo sulla falsariga del precedente (anche se appena meno coinvolgente, anche a causa dell'eccessiva prolissità). Per Oculos Aquila fa sfoggio di una timbrica vocale molto rude, mentre i suoi ritmi ossessivi ed un discreto guitar solo iniziano a far muovere le teste degli ascoltatori; ancor più efficace é Pollice Verso (Damnatio Ad Bestia), dotata di rapide accelerazioni ma inficiata da alcuni cori femminili del tutto fuori luogo, troppo stridenti col contesto, persino fastidiosi nel tessuto death del brano.
In Divide Et Impera possiamo incontrare un intenso concentrato di pathos: il brano si delinea come crescendo vocale molto duro, ma accattivante, presenta alcuni riff affilati ed un assolo malinconico nella sezione centrale, prima di collegarsi a Burned to Serve as Nocturnal Light, episodio più dinamico, ancora una volta bagnato da un discreto guitar solo melodico. Teutoburg (Ambush of Varus) é dotata di riffato ed intro molto più melodico rispetto alle sue sorelle in scaletta, e si pone come composizione più heavy-oriented del lotto (al di là della voce cavernosa), con una buona sequela centrale di riffoni taurini ed accelerazioni vibranti nel ritornello; i toni si fanno più apocalittici che mai in Along the Appian Way, caratterizzata da un rifferrama marcatamente melo-death e dalla consueta epicità di vocals e sinfonie di contorno, e in Once Were Romans, soffocante e martellante in avvio, più pesante nella parte centrale. In essa compaiono persino uno screaming inquietante, alla Cradle of Filth per intenderci, e passaggi in latino. La strumentale sinfonica Evocatio: the Temple of Castor & Pollux chiude il disco nel modo migliore: un'outro autoritaria per un disco dai sapori mitologici. Un pò carente dal punto di vista solista ed eccessivamente statico nelle vocals, l'album sfoggia tutto sommato delle buone trame, e può considerarsi un prodotto interessante: merita qualche ascolto, proprio in virtù della sua globale atipicità.
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16
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Secondo me il voto e la recensione sono giusti |
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15
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visti ieri sera al new age di roncade, per me è stato uno show incredibile. |
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14
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bel cd,bel concept.a mè è piaciuto un sacco.niente altro da dire. ps)per quanto riguarda il pacchiano vedere mio parere sui commenti al nuovo dei grave digger. |
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13
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Cavolo....sono sorpreso...niente male e sopratutto si respira aria di novità...cosa rara... |
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12
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Mah....andando oltre la "coinvolgente" trama di base, nella loro musica non ho mai trovato molto con cui dilettarmi. Ammetto però che abbiano discrete capacità compositive.Quest'ultimo devo ancora ascoltarlo, se è assimilabile a Romulus, il voto potrebbe oscillare tra il 60 ed il 65. |
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11
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Non è malaccio, ma neppure bello. Nel symphonic death ci sono band come i MaYaN e, soprattutto, i Septicflesh che fanno cose nettamente migliori. Quest'album degli Ex Deo è un mix di death e symphonic power pacchiano e stantio. Però qualche canzone parte interessante c'è... io darei 70. Considerando l'argomento, però, il mio voto scende a 65 (odio l'antica Roma). |
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10
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concordo a pieno con undercover... basta questa pacchianate inzia a fare un disco serio dei kataklysm perpaicere!!! l'ultimo che posso definire valido è shadow and dust... mi dispiace ma avendo il primo (non son mai riuscito a finirlo di ascoltare) non mi ci avvicino nemmeno... |
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9
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non mi era piaciuto il primo album come non mi erano piaciuti dal vivo...ma una possibilità la darò anche a qst album |
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8
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non mi era piaciuto il primo album come non mi erano piaciuti dal vivo...ma una possibilità la darò anche a qst album |
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7
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Se devo essere sincero, a me non sembra una porcata ma neanche un disco da 75. Alcune canzoni mi sono piaciute, altre mi hanno detto poco o niente, ma in definitiva un 65/100 se lo merita, a patto che si chiuda un occhio su certe orchestrazioni trite e ritrite (per non dire ridicole). |
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6
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A me è piaciuto, così anche il precedente. Non che siano il massimo dell'originalità ma di sicuro meritano una lode per il fatto che in un panorama, quello metal, dove chiunque si sveglia oggigiorno vanta dubbie origini nordiche musicandole, loro finalmente guardano a qualcosa che storicamente non ha proprio nulla da invidiare alla (breve) storia vikinga! Un vero peccato... con la storia che abbiamo si potrebbe trovare l'ispirazione per un milione di bands! Bravi Ex Deo! |
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5
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Questo è quello che definisco PACCHIANO. 40/100 |
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4
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Il genere dovrebbe essere tra i miei preferiti: anche se ho l'impressione che si tenda a rincorrere alcuni stereotipi nell'utilizzo del sinfonico, trovo il disco più che decente ed effettivamente epico. Ben più sbalordito mi lascia l'uso del latino ad cazzum, o certe cose si studiano e si fanno per bene oppure è meglio evitare.. |
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3
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A me fa cagare come mi ha fatto cagare il primo...Musica inutile e decisamente superata... |
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2
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Per me è bellissimo, il primo mi aveva lasciato un po' interdetto, ma questo Caligvla lo trovo decisamente interessante e fresco, molto symphonic e meno death del primo. Non che sia originalissimo, ma cose così non ci sono. Voto 75 |
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1
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Spero sinceramente che questo scempio musicale finisca al più presto, Maurizio torna in te e riporta i Kataklysm a essere una band e lascia stare certe vaccate, disco meno orrendo del primo ma brutto da morire. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I, Caligvla 2. The Tiberius Cliff (Exile to Capri) 3. Per Oculos Aquila 4. Pollice Verso (Damnatio Ad Bestia) 5. Divide Et Impera 6. Burned to Serve as Nocturnal Light 7. Teutoburg (Ambush of Varus) 8. Along the Appian Way 9. Once Were Romans 10. Evocatio: the Temple of Castor & Pollux
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Line Up
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Maurizio Iacono (Voce) Stéphane Barbe (Chitarra) Jean-François Dagenais (Chitarra) François Mongrain (Basso) Jonathan Lefrancois-Leduc (Batteria)
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