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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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The Foreshadowing - Second World
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( 5166 letture )
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I The Foreshadowing sono un gruppo fastidioso. Non fraintendetemi, è che il loro sfacciato amore per quella sorta di new wave of gothic metal anni '90 ha come effetto principale, su chi i dischi di quel periodo li ha assimilati per anni, un incessante dejà vu che si nutre di rimandi e citazioni. Fastidioso, appunto. In più, il loro contributo alla crescita del metal rasenta lo zero e gli scarti stilistici non solo tra i loro album, ma tra le stesse canzoni all'interno dei medesimi sono minimi. Nonostante questo i loro primi due dischi, i validi Days Of Nothing (2007) e Oionos (2010), hanno avuto però il pregio di restituire, complice il momento di "pausa" dei Novembre, quell'orgogliosa (ed un poco maschia) dignità heavy alla Roma depressa degli anni Zero sempre più succube delle hipsteriche sonorità alt-rock, indie, shoegaze. E se c'è una cosa che gli hipster (Dio li benedica) ci hanno insegnato, oltre ai sorrisetti nei confronti di chi apprezza i Coldplay ovviamente, è lo stare alla larga da quella loro stessa ridicolaggine nello sfoggiare un atteggiamento/abbigliamento/sound meticolosamente costruito per dare l'idea che non lo sia affatto. Lezione perfettamente assimilata: il punto di forza dei The Foreshadowing, ed in particolare di questo loro terzo album, risiede proprio in quel solido, lucido ma del tutto sincero inquadramento entro canoni ben definiti, derivato dalla studiata consapevolezza di poter creare un disco valido senza ad ogni costo strafare. Trasparenza e genuinità sopra tutto. Insomma, per dirla con le parole di uno che ballava sul mondo, non ti offro grandi cose però quelle lì le avrai.
E diamine se le abbiamo! Il divertimento elencatorio nel dire chi si nasconde, neanche tanto bene, tra le influenze del disco potrebbe rapidamente prendere il sopravvento, mentre vale la pena approfondire la cornice che dà risalto alla collezione di questi dieci brani. Questo perché, a dispetto di un songwriting canonico e tutto sommato molto ripetitivo per tutta la durata del disco, Second World ha dalla sua le canzoni. Molto semplicemente, i pezzi funzionano, lasciano il segno. Se da una parte Second World lo possiamo allora liquidare come poco più che un esercizio di manierismo, dall'altra ci si può tranquillamente godere una scrittura incisiva che ci fa sprofondare lascivamente in cupi scenari apocalittici e di speranza. Non è poco, dopotutto. L'apertura affidata ad Havoc sciorina in 7 minuti le potenzialità della band romana: l'incedere cupo dettato dai giri della chitarra ritmica fa da fondamenta agli inserimenti di tastiera e di chitarra solista che si rimbalzano senza soluzione di continuità il ruolo di primadonna nell'economia goth del sound; l'arrivo del ritornello segna lo stacco decisivo del pezzo: un cambio di atmosfera repentino "sveglia" dal torpore della strofa, la voce di Marco Benevento si fa languida come la Bonaparte del Canova, la melodia diventa assoluta protagonista prendendo le redini del pezzo e guidandolo sino a schiantarsi sul nostro lobo frontale. Ritornello stampato. E ne voglio ancora. Le coordinate per il resto del disco sono tutte già belle che tracciate e gli episodi successivi non fanno altro che confermare i The Foreshadowing ripiegarsi su questa struttura, ma ciò non toglie che si raggiungano livelli discreti di ricercatezza formale ed emotività. Attenzione: livelli, non vette. Second World è zeppo di trovate in grado di far luccicare il consueto canovaccio al crocevia tra doom e gothic, mancano però i picchi e la sensazione è quella di stazionare su un altopiano: la dispnea iniziale è inebriante ma la piattezza del paesaggio prende presto il sopravvento sui nostri pensieri. Di fatto la produzione è curatissima, ma il suo suonare così moderna o, per meglio dire, un po' troppo omologata, è forse il difetto principale di Second World: questo gothic/doom discendente diretto dei primi anni ’90 (e del loro spirito) suona anacronistico con una produzione di tal genere, ed il rischio è quello di dover ricorrere alla cosiddetta "sospensione dell'incredulità" per addentrarsi appieno tra le sue note.
Comunque, la terza fatica dei The Foreshadowing non è un lavoro definitivo ma è certamente quella prova di solido rigore strumentale ed interpretativo che, grossi nomi esclusi, spesso manca a questo settore, per riappropriarsi di tutto il suo peso culturale.
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17
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Voto troppo basso, per me 80 tondo. Gran bell'album con il drumming di un Jonah Padella straordinario. Al suo ultimo disco con loro. |
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16
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Voto troppo basso, per me 80 tondo. Gran bell'album con il drumming di un Jonah Padella straordinario. Al suo ultimo disco con loro. |
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15
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Fantastico, grandissima classe |
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Terzo album e terzo gioiello, sicuramente il migliore della band, per ora. 70 è un voto quasi offensivo per un lavoro del genere. Questo è un capolavoro come ne escono pochi oggi giorno. Voto 90 |
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12
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fantastici anche questa volta! |
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11
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Molto buono sul livello di Oionos. Grande band mi spiace essermeli persi a giugno. 80/100 |
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10
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Concordo su tutto, però forse vi siete persi due news: 1) ora il disco è licenziato anche in USA attraverso Metal Blade (mica pizza e fichi) 2) la band ha stretto un accordo con Rock The Nation per organizzare tour in USA e Canada. |
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9
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@Undercover: purtroppo è così...comunque pare che a breve comunicheranno delle date, spero sinceramente che ci sia qualche promoter disposto a chiamarli anche da noi.. |
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8
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Uno dei migliori gruppi italiani in circolazione. |
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7
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Al solito ho infarcito il commento con una moltitudine di errori a causa della fretta. Pardon... |
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6
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Second World è un ottima uscita, consigliata a tutti. Mi ha catturato sin dal primo momenbto e non appena mi avanzano soldi mi precipito ad acquistare il disco. Pienamente d'accordo con Room, band che meriterebbe di più. Per il momento 82/100 ma il voto è destinato a crescere con gli ascolti. |
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5
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Beh, aspetta su questo sono d'accordo infatti credo che siano all'interno di una label che con il genere c'entra una mazza a esempio, però all'estero sono particolarmente amati, ricordo sia in Francia che in Germania commenti favorevolissimi da parte di tanti ragazzi ed era uscito solo il primo album, adesso hanno un seguito maggiore, in Italia siamo da no comment per tanti motivi e li conosciamo. |
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4
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@Undercover: a livello di esposizione mi sa meriterebbero molto di più, la casa discografica gli copre penso giusto i costi di produzione del cd, non hanno nessuno che gli organizza date, è uno spreco che un gruppo simile debba suonare solo in sporadici festival estivi, nei soliti locali a roma (davanti a 60 persone al max) e che possa girare per l'europa solo appresso a gruppi più importanti ma forse di valore inferiore.... |
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3
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Recensione positiva ma voto estremamente basso, mancano almeno una decina di punti, per il resto che dire, la macchina è rodata, Marco dietro il microfono è uno dei migliori al mondo nel genere e per una volta non credo ci sia qualcuno che possa obbiettare che questi ragazzi meritano l'esposizione che hanno. |
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2
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Disco che ho apprezzato, trova una strada intermedia tra Days Of Nothing e Oionos. Outcast, Reverie Is A Tyrant e Colonies sono davvero ottime prove, la classe c'è e si sente! |
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1
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Meglio tardi che mai !! Ancora un ottimo disco da una delle più promettenti band italiane! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Havoc 2. Outcast 3. The Forsaken Son 4. Second World 5. Aftermaths 6. Ground Zero 7. Reverie Is a Tyrant 8. Colonies 9. Noli Timere 10. Friends of Pain
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Line Up
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Marco Benevento (Vocals) Alessandro Pace (Guitars) Andrea Chiodetti (Guitars) Francesco Giulianelli (Bass) Francesco Sosto (Keyboards, Backing Vocals) Jonah Padella (Drums)
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