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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Primal Scream - Volume One
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( 1509 letture )
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Volume Uno. E, per la cronaca, pure l'ultimo. Nulla più di una stanca meteora sono stati i Primal Scream, thrashers sorti in quel di New York nel leggendario 1986 e rimasti confinati in un limbo di ricordi ed occasioni sprecate dopo un demo (The Outrage Continues, 1986) ed un album, quel Volume One edito dalla Mercenary Records che ora ci apprestiamo a riscoprire. Sfoggiando un sound nervoso ed isterico, l'act newyorkese imbastisce pezzi semplici ed appoggiati ad un rifferrama adrenalinico, oltre che ad un vocione aggressivo; convincente la prova del batterista, mentre per quanto concerne la sezione solista di Keith Alexander dobbiamo annotare la presenza di assoli molto stridenti, distorti e minimali. Nel complesso, Volume One non é certo eccezionale, e nemmeno la velocità sembra una costante particolarmente scarnificante all'interno dei singoli brani: non di tutti, almeno. Discreto, solo discreto, il prodotto viene spazzato via già dai contemporanei e rimane soltanto una chicca per gli onnivori insaziabili del thrash ottantiano, delineandosi gradevole attraverso una manciata di pezzi più rapidi ed efficaci come War And Sin, Kill The Light, Ignorance Is No Excuse e Shot On Sight. Tutti i brani sono decisamente brevi e diretti al contempo, vanno immediatamente al sodo senza eprdersi in orpelli o divagazioni di sorta, mantenendo trame lineari e scevre da incroci di un certo livello; le prove dei singoli, per quanto rozze, mantengono un livello dignitoso, e la timbrica sgraziata del vocalist ben sposa una proposta che, per quanto ruvida -sia ben chiaro- non é affatto definibile ignorante o caotica come quella dei primissimi dischi dei thrashers tedeschi più celebrati, per fare un esempio. Certo, il paragone non regge nemmeno col thrash più complesso dei loro coevi americani, ma nonostante tutto il suono è affilato, bombarolo, ben ritmato ed immediato, con tutti i difetti del caso. A volte le composizioni sembrano congegnate in maniera non troppo sottile, con alcune intersezioni più lente e cadenzate che sembrano quasi cucite a caso, forzate, solo per esigenze stilitiche. Queste lacune nel songwriting si fanno sentire durante tutti i trentuno minuti di durata del platter: a tratti è disarmante la tecnica approssimativa attraverso la quale i Nostri cercano di modulare la velocità ed incastrare diverse sezioni ritmicamente opposte. Sembra quasi che un pezzo thrash debba possedere 'per forza' dei rallentamenti opprimenti, ma se non si è particolarmente ferrati con i cambi di tempo questa operazione risulta a dir poco fastidiosa: molto meglio riconoscere i propri limiti, e piuttosto sciorinare una serie di cacofoniche bordate à la primi Kreator, tutte fuoco e fiamme, con ogni dogma tecnico seppellito sotto un'aggressione scriteriata e primordiale.
Alcuni riff denotano sfumature quasi heavy, un segno tangibile dell'epoca a cui il disco appartiene: un periodo in cui i confini non erano ancora così netti, e parecchie band thrash di seconda serie esibivano le proprie radici con candida ingenuità. Addentriamoci dunque nel consueto track by track, analizzando nel dettaglio le dieci canzoni inserite in scaletta. L'opener State of the State è un esercizio di thrash aggressivo ma non ancora velocissimo, innervato da riff isterici e da un assolo che, pur partendo bene, si perde poi in dissonanze senza né capo né coda; War And Sin lievita dopo un avvio in sordina e sfodera delle accelerazioni poderose, con riff velenosi, secchi e a rincorsa: una delle tracce più azzeccate del lotto. Non sembrano irresistibili, invece, Last Breath che pure gode di una piacevole serrata ritmica nel suo corpo centrale, e Scream Til You Bleed, quasi rockeggiante nei giri di chitarra, insipida nelle vocals e forzatissima nei rallentamenti; si torna su livelli accettabili con Kill The Light, la quale si avvale inizialmente di un'inedita timbrica vocale 'pulita'. Il pezzo si inasprisce con l'incedere, accelera e sfocia in un buon assolo, prima di lasciar spazio alla frenetica e troppo breve Poisoned (neppure tre minuti di durata), peraltro priva di nerbo e personalità. Ignorance Is No Excuse si appoggia su un riff d'apertura maligno e quasi heavy, di quelli tradizionali di cui si parlava sopra: al suo interno si alternano idee buone ed altre meno, lasciando comunque un po' di amaro in bocca. A questo punto, è evidente che l'act americano sappia essere davvero convincente soltanto con frustate violente ed inflessibili come Megaton (anche se la sfumatura acustica centrale lascia a sua volta il tempo che trova) o Shot On Sight, molto canonica mazzata fast'n'furious: la conferma di tale tesi é ulteriormente riscontrabile nella scialba Mr. McCreedy, che dopo un avvio flebile e melodico alterna repentini cambi di umore, ora dimessa ed ora martellante, poco incisiva in entrambe le sfaccettature.
La qualità dei suoni è buona, considerata l'epoca ed il rango del moniker in oggetto, alcuni refrain vocali suonano abbastanza coinvolgenti (non tutti, però) così come alcune accelerazioni a briglia sciolta. Purtroppo c'è una differenza troppo marcata tra gli episodi migliori e quelli poco riusciti: questi ultimi, infatti, sono veramente deludenti, degli scivoloni grossolani che non incitano certo alla clemenza (Scream Til You Bleed, Poisoned). Diciamolo fuori dai denti: se questi ragazzi si fossero limitati a correre senza pudore, elencando una decina di brani come Shot On Sight, il disco non sarebbe stato per niente male. Sarebbe arrivato anche il momento in cui dover giocoforza ampliare il proprio spettro sonoro, ma intanto il primo disco avrebbe forse goduto di maggiori consensi.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. State Of The State 2. War And Sin 3. Last Breath 4. Scream Till You Bleed 5. Kill The Light 6. Poisoned 7. Ignorance Is No Excuse 8. Megaton 9. Mr. McGreedy 10. Shot On Sight
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Line Up
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Rob Graham (Voce, Basso) Steve Alliano (Voce, Batteria) Keith Alexander (Chitarra)
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RECENSIONI |
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