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26/04/24
ELECTRIC VALLEY RECORDS FEST
BLOOM, VIA EUGENIO CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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The Rolling Stones - Aftermath
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( 9448 letture )
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Dopo tre album composti prevalentemente di cover blues, gli ormai lanciatissimi Rolling Stones sono finalmente pronti per camminare con le proprie gambe: si recano negli USA -per la precisione in California- nei leggendari RCA Studios situati al n°6363 di Sunset Boulevard, Hollywood, e qui registrano il loro primo disco di materiale originale con il valore aggiunto, ai tempi affatto scontato, della stereofonia. Com'era prassi comune allora, l'album uscì in due differenti versioni: una per il mercato americano e l'altra per quello inglese (le quali si differenziavano sia nell'artwork che nella tracklist). La stampa albionica è quella più ricca, nonostante l'assenza della famosissima Paint It, Black rilasciata come 45 Giri in Inghilterra e per questo motivo esclusa dal 33 in quell'epoca vinilica.
I cinque giovani virgulti quindi si ritrovano per la prima volta a registrare completamente un album in America e si mettono sotto di gran lena; in particolare il biondo Brian Jones, mente geniale del gruppo e dotatissimo polistrumentista, si lancia in sperimentazioni che lasciano a bocca aperta: basti dire che imparò a suonare il sitar appositamente per Paint It, Black da autodidatta, senza prendere lezioni da nessuno (a differenza del collega George Harrison che invece si rivolse al maestro indiano Ravi Shankar, ma questa è un'altra storia); la song nacque da un'imitazione dell'agente -ed ex organista- Eric Easton da parte di Bill Wyman durante una pausa dalle registrazioni e vede un Charlie Watts in gran spolvero dietro le pelli. Lo stesso sitar viene utilizzato anche nell'opener Mother's Little Helper in cui Mick Jagger, sempre un passo avanti ai tempi, ci racconta dei fastidi della casalinga media che trova in una "pillolina gialla" un valido aiuto contro lo stress portato dalle fatiche del focolare, salvo rischiare di abusarne e andare in overdose. Di nuovo Jones (e chi, sennò?) si prodiga al dulcimer e soprattutto al clavicembalo nella tristissima ballad Lady Jane, dando così prova delle sue eccezionali capacità di musicista a 360°. Non troviamo solo sperimentazioni su Aftermath: il consueto blues tipico degli Stones tanto caro alla coppia Jagger/Richards torna a far capolino in brani quali Flight 505, Doncha Bother Me o nella lunghissima -oltre 11 minuti!- Goin' Home, comunque piacevole col suo sapore tipico da jam session, mentre in High and Dry ci si spinge addirittura su territori country, ulteriore dimostrazione della duttilità compositiva del quintetto inglese. In Under My Thumb il solito Brian Jones si cimenta alla marimba, strumento di origine africana che ritroviamo anche in Out of Time: personalmente però di questa canzone preferisco la versione più ritmata e impreziosita da un sublime tappeto di archi che verrà inclusa anni dopo nella compilation Metamorphosis; quest'ultima sarà sostanzialmente anche la versione coverizzata nel 1966 dal talentuoso -quanto poco attraente- cantante soul Chris Farlowe, il quale era accompagnato alla chitarra acustica da un certo Jimmy Page! Meravigliosa nella sua semplicità Take It or Leave It e il relativo ritornello da fischiettare spensierati camminando per strada, scanzonata What to Do che è semplicemente magnifica così come Think, una vera perla sconosciuta ai più. Insomma un gran bel disco, non c'è che dire: i Rolling Stones danno alle stampe un album fenomenale e ispirato come ancora non erano riusciti a fare e da questo momento saranno pronti a scrivere pagine indelebili nella storia del rock.
Aftermath si piazzò per otto settimane al n°1 delle classifiche inglesi (posizione n°2 in USA): se vi state chiedendo come mai io non ne abbia evidenziato alcun difetto, provate ad ascoltarlo attentamente; può darsi che troviate la risposta da soli.
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26
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Riascoltato a lungo negli ultimi tempi. Premettendo che ho la versione UK e trovo criminale che non ci sia Paint it Black, ritengo che ci sia ancora un troppo divario tra i capolavori Mother's Little Helper; Lady Jane; Under My Thumb; Out of Time e il resto. Resto che si muove in gradevoli pezzi rock, beat, country e blues. E Going Home è francamente un macigno. Se poi si pensa che nel '66 a Liverpool (meglio: a Abbey Road) pubblicavano Revolver...Del primo periodo questo disco è il loro migliore e quando smisero di inseguire quei Quattro là - anche grazie all'innesto di Mick Taylor? - infilarono una sequela di capolavori impressionante. |
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25
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Gli album di una volta erano quasi dei Greatest Hits talmente era alta la qualità delle canzoni... Ricordo con affetto anche la Cover di Mother's little helper dei Tesla e Paint it, black di Caterina Caselli.. Quest'ultima cupissima a prescindere da chi la canti... |
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La migliore recensione tra quelle che ho letto su un disco che per me è quasi sacro. Rappresenta infatti una pietra angolare nella storia del rock, con brani che spaziano dal blues,al soul, al rock and Roll classico, con elementi della nascente psichedelia. I testi non sono mai banali, i pezzi meravigliosamente eseguiti e la voce di Jagger sempre espressiva e graffiante. Voto dieci sia all'album che alla recensione. |
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La migliore recensione tra quelle che ho letto su un disco che per me è quasi sacro. Rappresenta infatti una pietra angolare nella storia del rock, con brani che spaziano dal blues,al soul, al rock and Roll classico, con elementi della nascente psichedelia. I testi non sono mai banali, i pezzi meravigliosamente eseguiti e la voce di Jagger sempre espressiva e graffiante. Voto dieci sia all'album che alla recensione. |
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22
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La cosa impressionante di album come questi,è che suonano attuali e incisivi ancora oggi! solo i grandi possono fare questo..nel 1966 non conosco altre band che suonassero cosi' duri e vari,solo nel 69,con la sacra triade(led zeppelin,Deep Purple,Black sabbath),il sound dei rolling stones diverra' sempre piu' duro fino all'espolosione definitiva del metal nei primi anni 80. |
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21
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Scoppiettante con pezzi sbalorditivi come Mother's Little Helper mai troppo ricordato (ma i Tesla sì). 85 |
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20
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lo sto ascoltando a ripetizione e lo trovo splendido... in una recensione di questo album non si può però non spendere almeno due parole per una canzone come i'm waiting che trovo a dir poco fantastica... |
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19
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Disco fenomenale. Da preferirsi la versione inglese (anche se è priva di Paint it black). Probabilmente il disco migliore degli Stones |
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Ho il vinile , veramente bello , non conosco tutti i loro album , ma questo mi era piaciuto parecchio. |
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@Francesco: io lo trovo un brutto disco perché le canzoni in esso contenute non mi piacciono per niente; salvo solo "Out Of Control", e 1 pezzo valido su 13 mi sembra un po' poco per definirlo un bel disco. Gusti, ovviamente. |
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Swan Lee: scusa se torno sull'argomento, ma come si fa a dire che i Rolling Stones sono calati se hanno pubblicato dei dischi bellissimi come Goats head soup, It's only rock 'n 'roll, Black and blue, Some girls e Tattoo you... |
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blackiesan74: Capisco che i gusti sono gusti, ma Bridges To Babylon non è per niente un brutto disco, visto che è pieno di belle canzoni. |
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Per quel che mi riguarda gli Stones hanno scritto il primo vero album "brutto" dall'inizio alla fine quando hanno pubblicato "Bridges To Babylon", e parliamo del '97. Prima d'allora ogni loro disco contiene almeno 2 o 3 pezzi degni di stare in qualunque antologia della storia del rock (compresi "Undercover" e "Dirty Work"). |
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Se per te non sono calati, ok, ma per me, e non solo, si... |
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Dopo Exile On Main Street i Rolling Stones hanno pubblicato altri grandi lavori quali Goats Head Soup, It's Only Rock 'n' Roll, Some Girls, Tattoo You... Non sono andati calando come dici tu |
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No. Non scherzo affatto. Son andati calando e di brutto. Poi, che te devo di..se a te garbano.. |
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Swan Lee: Dopo Exile on main street i Rolling Stones non hanno più azzeccato un album? Spero seriamente che tu stia scherzando... |
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Il primo album devvero figo degli Stones. Bello, cazzo, bello davvero, e a mio avviso fa mangiare la polvere a Revolver, dei "rivali" Beatles! Anche se il meglio del meglio dovrà ancora arrivare (e arriverà con "Beggar's Banquet", "Let It Bleed", "Sticky Fingers" e soprattutto "Exile on Main St", in pratica 4 capolavori uno dietro l'altro!) Peccato che da dopo Exile non ne azzeccheranno più una...e vanno avanti fino ad oggi come un freak show ambulante. |
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@ gianmarco : ops, è vero me ne accorgo solo ora dev'essere stato un copia&incolla errato. grazie della segnalazione |
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era George Harrison , non John Lennon |
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5
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Uno spettacolo unico, concordo con chi mi precede, da ascoltare assolutamente |
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Disco storico da avere, mi allineo a BLS: il bello deve ancora venire |
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Ottimo album in cui si comincia a intravedere la grandezza degli Stones, secondo me qui ancora un po' acerbi. Il bello deve ancora venire... Bella recensione! |
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Pienamente d'accordo con la rece e soprattutto con l'ultima frase! |
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1
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Questo è un disco fantastico. Un album da collocare tra i migliori dischi Rock di sempre,assolutamente da avere. |
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INFORMAZIONI |
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Decca Records (UK) / London Records (US)
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Tracklist
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UK version (Decca Records) 1. Mother's Little Helper 2. Stupid Girl 3. Lady Jane 4. Under My Thumb 5. Doncha Bother Me 6. Goin' Home 7. Flight 505 8. High and Dry 9. Out of Time 10. It's Not Easy 11. I Am Waiting 12. Take It or Leave It 13. Think 14. What to Do
US version (London Records) 1. Paint It, Black 2. Stupid Girl 3. Lady Jane 4. Under My Thumb 5. Doncha Bother Me 6. Think 7. Flight 505 8. High and Dry 9. It's Not Easy 10. I Am Waiting 11. Goin' Home
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Line Up
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Mick Jagger (Voce, Armonica, Percussioni) Brian Jones (Chitarra, Sitar, Dulcimer, Marimba, Koto, Clavicembalo, Tastiere, Armonica, Cori) Keith Richards (Chitarra, Cori) Bill Wyman (Basso, Organo, Cori) Charlie Watts (Batteria, Percussioni)
Musicisti Ospiti Jack Nitzsche (Percussioni, Piano, Organo) Ian Stewart (Piano, Organo)
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