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17/06/23
FIRENZE ROCKS
VISARNO ARENA - FIRENZE
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Therion - Les Fleurs Du Mal
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( 6790 letture )
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Stupidità e peccato, errore e lesina ci assediano la mente, sfibrano i nostri corpi, e alimentiamo i nostri bei rimorsi come un povero nutre i propri insetti. Son testardi i peccati, deboli i pentimenti; vendiamo a caro prezzo le nostre confessioni, e torniamo a pestare allegri il fango come se un vile pianto ci avesse ripuliti. Sul cuscino del male Satana Trismegisto lungamente ci culla e persuade e l'oro della nostra volontà, alchimista provetto, manda in fumo... (Lettera al lettore, Les Fleurs du Mal, Charles Baudelaire)
Sarò del tutto onesto con voi. Quando ho ascoltato per la prima volta questa nuova fatica dei Therion sono rimasto stranito e per niente convinto. Un disco di cover totalmente in francese da quella che è probabilmente una delle band più innovative in campo symphonic negli ultimi quindici anni? Non ci potevo credere. Anche il titolo appariva estremamente banale (trattandosi appunto di cover) e pareva giustificato soltanto dall'idioma utilizzato. Poi ascolto dopo ascolto mi sono tornate lentamente in mente le lezioni di letteratura del liceo e ho capito o almeno spero in cuor mio di averlo fatto. Se c'era una cosa che Charles Baudelaire aveva in mente quando decise di pubblicare la raccolta Les Fleurs du Mal era creare scandalo, scuotere le coscienze in modo drastico facendo sobbalzare gli "ipocriti lettori", raccontando storie di una "bassezza" inusuale per quell'epoca e facendo di tutto per attirare le ire della censura, come intitolare la primissima edizione (poi ritirata) Les Lesbiennes. La sua poesia era una cosa nuova per quella Francia: non si capiva infatti come quelle liriche, scritte in maniera egregia da un punto di vista formale, potessero invece parlare di argomenti più adatti a discussioni tra malviventi nascosti in qualche bettola malfamata. Chiudendo il cerchio della metafora: se i Therion volevano scuotermi, fammi storcere il naso, lasciarmi presagire un calo di idee o di ispirazione e quant'altro di brutto si potesse pensare prima facie, beh ci erano riusciti e io come un bigotto francese del diciannovesimo secolo ci ero cascato in pieno.
A mia parziale discolpa posso, però, affermare che si tratta per davvero di un lavoro totalmente fuori dagli schemi, anche per un gruppo che ha reso la sperimentazione il suo cavallo di battaglia. Quello che la band di Christofer Johnsson ha in buona sostanza fatto è stato prendere delle canzoni popolari francesi degli anni sessanta e settanta, conosciute da ampi strati della popolazione per il fatto di essere state alla ribalta nei programmi televisivi dell'epoca (almeno stando a quanto ho potuto capire visionando alcune esibizioni di artiste come France Galle) e riarrangiarle in salsa Therion. Mi rendo però conto che, considerata la varietà stilistica a cui ci ha abituati la band svedese, la mia frase precedente voglia dire tutto e nulla, ragion per cui cerchiamo di capire quanto sono stati profondi i riarrangiamenti analizzando Les Fleurs du Mal un po' più da vicino. Basta la primissima parte di Poupée De Cire, Poupée The Son (interpretata in origine dalla cantautrice France Galle ma basata su un testo di Serge Gainsbourg) a capire che l'interpretazione dei Therion è drasticamente diversa dall'essenza dei brani originali, dato che sembra che si siano salvati giusto i testi e la melodia principale. Il lavoro alle chitarre del duo Johnsson/Vidal ha infatti rivoluzionato l'andamento di ogni pezzo, introducendo ora ritmiche serrate e quadrate che trascinano le canzoni verso velocità che i veri autori non avrebbero mai nemmeno concepito, ora passaggi solisti in sweep picking e in tapping che vanno ad ornare a puntino alcune sezioni che altrimenti avrebbero rischiato di restare un po' più vuote, il tutto insieme ad accompagnamenti arpeggiati in clean con dei leggeri effetti che seguono la melodia senza però risultare troppo invasivi. La sezione ritmica è portata avanti dal drumming solido di Johan Koleberg, che si prodiga in cavalcate che tengono alta la tensione, condite da filler intensi e vari ottenuti con un uso azzeccato in particolare dei tom e dei timpani. L'altra anima ritmica della band, Nalle Påhlsson, ci mostra cosa vuol dire creare delle linee di basso complesse ed articolate, piene di slides e passaggi tecnicamente impegnativi che catalizzano l'attenzione degli ascoltatori anche grazie ad un suono medio-basso che buca perfettamente il mix, uscendo in maniera ben distinta in ogni situazione (cosa che a ben pensarci è sempre più rara nelle produzioni odierne). Dietro ai tasti neri e bianchi l'ospite Mattias Olsson svolge il suo ruolo con un'enfasi altalenante, passando da sezioni in cui le tastiere sono quasi assenti perché impiegate per meri accompagnamenti con lunghi accordi a tappeto, a momenti più diretti ed intricati in cui si combinano suoni che vanno dall'organetto ai più classici archi (tra l'altro molto realistici e ben sintetizzati). A questo punto rimane solo più il corposo capitolo riguardante le voci; in effetti non è facile parlarvene in maniera omogenea, perché uno dei marchi di fabbrica di casa Therion è sempre stato rappresentato dalle bellissime armonie ottenute dal connubio di timbri ed estensioni così differenti tra di loro, ma così ben mescolati in fase di arrangiamento. Questa volta le quattro ugole hanno anche dovuto confrontarsi con l'ulteriore difficoltà rappresentata da una lingua come il francese, dotata di regole di pronuncia non così immediate da capire. Dopo circa quindici secondi di riproduzione vi accorgerete che sì, c'è sempre Lori Lewis e stavolta è più in forma che mai: la soprano americana (che dal 2011 è entrata nella line-up ufficiale) è autrice di una prestazione di altissimo livello; ci troviamo infatti davanti ad una cantante lirica dalla grande personalità e dalle elevate capacità tecniche, che interpreta i pezzi in modo elegante mantenendo una brillantezza e una potenza sbalorditive anche a tonalità altissime. Per cavalleria vi parlo subito anche della sua collega Linnéa Vikström, che occupa sì un posto un po' più marginale nell'economia del platter, ma che senza dubbio dà il suo degno contributo con una buonissima interpretazione delle parti a lei affidate, anche se, complice il timbro simile, in certi passaggi pare scimmiottare un po' troppo Liv Kristine. Thomas Vikström ha invece un timbro più particolare rispetto a quello della figlia, caldo e tagliente, ottimamente utilizzato pur senza acrobazie particolari o escursioni di tonalità al limite delle sue capacità; inoltre, pare anche non essere affatto in difficoltà con una lingua così diversa dallo svedese e dall'inglese a cui è sicuramente più abituato. Snowy Shaw (che tra l'altro dopo il pasticcio con i Dimmu Borgir non è più un membro permanente) è sempre il solito fenomeno in grado di raggiungere tonalità estremamente acute senza apparente sforzo (ascoltare Je N'al Besoin Que De Tendresse per credere) e nel contempo di mantenere una grande efficacia anche quando è chiamato ad armonizzare le sue parti con gli altri a tonalità più basse; insomma un perfetto comprimario per chiudere un reparto ricco ed affiatato.
La qualità complessiva delle canzoni? E’ altissima: l'ardita scelta di arrangiare pezzi così alieni alla musica metal ha totalmente pagato, producendo una tracklist equilibrata che si dipana tra brani più tirati e momenti più melodici senza mai calare davvero di qualità. Certo canzoni come Poupée De Cire, Poupée The Son (in entrambe le versioni presenti), Initials B.B o la già citata Je N'al Besoin Que De Tendresse hanno forse una marcia in più, ma vi sfido a trovare un pezzo mal arrangiato e brutto da sentire.
Insomma, i Therion hanno vinto la scommessa, hanno puntato su un disco apparentemente avulso dal resto della loro discografia, auto-producendoselo, non chiedendo nessun aiuto alla Nuclear Blast (che resta la loro etichetta) e il risultato ha probabilmente superato le aspettative. Certo gli standard della registrazione non sono ai soliti livelli garantiti dal budget della casa tedesca, ma comunque anche gli studios a cui si sono affidati i Therion hanno fatto un buon lavoro, per quanto meno rifinito e patinato del solito. Gli unici appunti che mi sento di fare riguardano i fusti della batteria a cui poteva essere forse dato più corpo e la definizione troppo bassa dei piatti che risultano poco intellegibili. In effetti in certi pezzi le alte frequenze risultano un po' troppo impastate e sature, cosa che porta anche a delle leggere “fritture” dei coni che non sono state curate adeguatamente in fase di mastering (ne potete sentire nella prima di Poupée De Cire, Poupée The Son); si tratta comunque di dettagli davvero di poco conto. Tirando le somme: volete un cd in grado di stupirvi, andare oltre le apparenze e probabilmente stimolarvi facendovi cambiare idea ascolto dopo ascolto? Buttatevi su Les Fleurs du Mal, non penso che ve ne pentirete.
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I Therion ci hanno regalato un bellissimo extra, con una Lori Lewis in splendida forma. La sua re-interpretazione di La Maritza è da brividi! |
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A me il cd piace e non poco. Ritengo che Initials BB sia un mezzo capolavoro e Mon amour, mon ami una canzone bellissima con una melodie strepitosa. Grazie a youtube sono andato ad ascoltarmi le versione originali: più che a Baudelaire di cui hanno ripreso solo il titolo del celebre libro di poesie sembra che il gruppo abbia tratto ispirazione ad una qualche raccolta del genere "France Gall chante Serge Gainsbourg", ma tant'è... |
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Se i dischi dei Therion vi sembrano tutti uguale, significa che non li avete ascoltati molto bene. Certo c'è un trait d'union che determina il tipico sound del gruppo, ma non mi sembra proprio che dischi quali Lepaka kliffoth, theli, Vovin, Secrets of the runes, Lemuria, Gothic kabbalah, e questo Fleurs du mal, tanto per citarne alcuni, suonino alla stesa maniera, anzi tutt'altro. Per il resto concordo con la recensione, un buon disco che cerca di proporre qualcosa di nuovo. Ad esclusione della prima song che ricalca un po' certi cliché, tutto il resto regala grandi emozioni. Un d |
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D'accordo con Dark Vibes - anche se mi sono dovuto fermare alla quinta/sesta perchè mi sembrava aver sentito abbastanza! Evviva! |
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elegante...melodie che sanno di già sentito ovviamente trattandosi di vecchi pezzi francesi da quanto ho capito...un album di classe... |
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No il calo d'idee c'è ed eccome! si schifano i nostri gruppi gothic/synphonic nostrani e poi ai Therion giusto xche hanno il nome li si scusa tutto! delle cover rivoluzionate ci stanno appieno! anzi idea fighissima! ma non un album intero!!!! poi riarrangiaenti banali assolutamente non ai livelli di quelle menti che hanno creato capolavori come Secrets of the Ruins..no per me bocciato! |
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quoto in pieno Razor...nonostante l'interessante esperimento del cantato in francese...al livello di tracce nulla toglie e null.a aggiunge a quanto hanno fatto i Therion negli ultimi anni, anzi spesso mi sembra di essermi sbagliato ed aver piazzato qualche loro vecchio cd...anche la produzione, seppur migliore del pessimo sitra ahra, non convince appieno... |
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Ah ho scoperto ora che non si tratta di un concept su Baudelaire, ok, questa gliela passo allora  |
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Originalità? Mah... Secondo me è la solita roba che ormai ci propinano da anni (ad eccezione del buono e vario Gothic Kabbalah). Forse non mi ha preso in questo momento, gli darò sicuramente qualche altra chance in futuro, però se questo è il disco per il quale Christofer Johnsson ha chiesto un mutuo alla banca di 70.000 euro, beh, secondo me ha buttato via i soldi Poi per quanto riguarda la produzione, io non ho mai trovato le loro particolarmente patinate, spesso anche col budget Nuclear Blast neanche riuscivano a far sentire la cassa, invece qui il mix mi sembra decisamente più valido, forse perché hanno deciso di dargli un'impronta meno metal e più da rock opera, chissà. Poi concept su Baudelaire, direi inflazionato... |
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Per il mio modesto parere un album molto particolare e con delle buone idee di base , ma in questo nuovo lavoro della band di metal c è veramente poco quindi è vivamente sconsigliato a chi ama il solo " suono" Heavy Metal "puro" , comunque un 75 per l originalità lo merita . |
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Io invece ero approcciato alla grande a questo album (vedasi mio post 3) e invece sono rimasto un pò freddino all'ascolto...Peccato! |
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L'ho approcciato con molto scetticismo, anche perché non amo particolarmente i Therion, ma devo dire che il prodotto merita un voto d'eccellenza, sia per i confezionamento, sia per il risultato. Poi, stante la particolarità dell'operazione, ci sta anche che il gradimento di ognuno lasci spazio a qualche oscillazione. |
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buona l'dea ma il risultato non mi convince appieno... |
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Mi hai incuriosito... I Therion sono uno di quei gruppi che formalmente ammiro moltissimo, ma poi di fatto non sono mai riuscito ad ascoltare con la dovuta attenzione. Chissà che non sia la volta buona. |
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Il disco a me piace molto e l'idea che hanno avuto merita applausi,come anche la recensione del resto (molto ben fatta). Un voto? 85. |
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Bello, ma un paio di pezzi mi sembrano meno riusciti. Ciò non toglie che il lavoro sia molto buono e l'opera generale di rilettura riuscita. E soprattutto Christopher è davvero un genio per aver avuto questa pensata. |
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Mah... Onestamente l'ho trovato un po noioso |
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Che classe...che gusto...sopraffini!!! |
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bellissimo..............di una qualità ed eleganza senza pari nel genere. |
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Niente male, ma dovrò concedergli parecchi ascolti ancora... La qualità è però indubbia |
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Voilà, bien sûr queste canzoni mi ricordano la mia infanzia e mia madre scandalizzata dallo "scandaloso" Serge Gainsbourg e sentire i Therion nella mia lingua è assolutamente qualcosa di unico. Quindi disco gradevolissimo e divertente, au moins pour moi. Spettacolari le voci ma avrei preferito qualche parte in growl (magari parecchio...) perché, per me il contrasto tra il growl e le voci liriche è (era?) uno dei trademark più affascinanti dei Therion. Certo, Vovin è un'altra cosa ma questo album suonerà parecchio nei miei device. Au revoir et un merci spécial à Therion. |
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Oh oh, devo procurarmelo...non ricordavo della sua uscita...un ascolto sul tubo domani è d'obbligo! Poi faccio sapere che ne penso! Grande band comunque! |
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Ottima recensione per un ottimo disco, che però personalmente non mi è piaciuto. Riconosco la qualità, ma non rientra nei miei gusti (cosa difficile dato che ascolto quasi di tutto). Proprio per questo motivo non riesco a dargli un voto... |
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Un album difficile da comprendere ai primi ascolti. Poi... Ottima recensione e bellissimo lavoro! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Poupée De Cire, Poupée The Son (France Gall/Serge Gainsbourg cover) 2. Une Fleur Dans Le Coeur (Victoire Scott cover) 3. Initials B.B (Serge Gainsbourg cover) 4. Mon Amour, Mon Ami (Marie Laforêt cover) 5. Polichinelle (France Gall cover) 6. La Maritza (Sylvie Vartan cover) 7. Sœur Angélique (Annie Philippe cover) 8. Dis Moi Poupée (Isabelle cover) 9. Lilith (Léonie Lousseau cover) 10. En Alabama (Léonie Lousseau cover) 11. Wahala Manitou (Léonie Lousseau cover) 12. Je N'al Besoin Que De Tendresse (Claire Dixon cover) 13. La Licorne D'or (Victoire Scott cover) 14. J'al Le Mal De Toi (Betty Mars cover) 15. Poupée De Cire, Poupée The Son (France Gall cover) 16. Les sucettes (France Gall cover) (Bonus Track)
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Line Up
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Christofer Johnsson (Guitars) Lori Lewis (Vocals) Christian Vidal (Guitars) Thomas Vikström (Vocals & Flute) Johan Koleberg (Drums) Nalle Påhlsson (Bass)
Guests: Linnéa Vikström (Vocals) Snowy Shaw (Vocals) Mattias Olsson (Keyboards)
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