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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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Dead Soul Tribe - The Dead World
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( 6074 letture )
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Deadsoul tribe: sinceramente non li conoscevo, ma (come per tutto) c’è sempre una prima volta. La band è stata formata da un tale Devon Graves, nome che di per sé non dice nulla a meno che non si sappia che si tratta dello pseudonimo di Buddy Lackey (ex vocalist degli Psychotic Waltz, abbandono che risale al 1997). Nella precedente gloriosa band, e anche nel primo lavoro dei Deadsoul Tribe (S/T del 2002), era solo e principalmente il vocalist. Nei successivi lavori invece (“A Murder of Crows” del 2003 e “The January Tree” del 2004) la lineup si è ridotta al minimale: Devon ora suona la chitarra, il basso, le parti di flauto, le tastiere, oltre che cantare e (già che c’è) produrre, mentre la batteria è affidata ad Adel Moustafa, che ora ha anche curato 3 delle canzoni dell’album. Presentazioni a parte, il lavoro in questione è davvero di ottima fattura, e si mantiene su elevati livelli di gradevolezza per tutta la sua durata. Sotto il profilo tecnico, si ha a che fare con un convincente concept progressive, un’affascinante sinergia tra poesia e musica di grande dinamismo, che mescola umori diversi costruiti in trame emozionanti e coinvolgenti. Dopo il preludio, un vigoroso riff di batteria ci accoglie in “A flight on an angels wing”, che mette subito in evidenza uno dei caratteri dominanti dell’album, ossia una certa influenza del sound dei Fates Warning. Seguono la vendicativa “To my beloved” e la nervosa “Don’t you ever hurt?”, sostenuta dalla sempre più sorprendente batteria di Adel, inquieta ed incisiva. Si cambia poi umore con “Some sane advice”, un’avvolgente ballad dal sapore hard rock. Senza accorgersene siamo già a metà dell’album, momento in cui si raggiunge l’apice dell’aggressività e della cattiveria: ecco dunque “Let the hammer fall” (magnifica la progressione circa a metà del pezzo) e la successiva “Waiting in line”, tra l’altro il miglior pezzo in assoluto, caratterizzata da riff azzeccati, grandi cambi di ritmo, e un utilizzo di percussioni e flauti che si intrecciano creando curiose sonorità e variazioni inaspettate dell’atmosfera della canzone, fino a sfiorare addirittura il misticismo tribale. “Someday” rappresenta un breve momento di pace e riflessione accompagnato dal pianoforte, che lascia presto il posto a “My dying wish”, un pezzo dal carattere malinconico invaso (altra sorpresa dell’album) dall’elettronica: risultato più che apprezzabile. Siamo quasi alla fine: c’è ancora spazio per “A fistful of bendend nails” (a tratti oscuro, a tratti decisamente progressive) e la successiva “Long ride home”, nella quale si alternano momenti progressive (come al solito energici e taglienti) ad atmosfere meditate che accompagnano l’ascoltatore alla conclusione. Si tratta in definitiva davvero di un gran lavoro, dallo stile fortemente individuale e profondo. Come già detto, sono evidenti sia le influenze dei Fates Warning (come naturalmente degli Psychotic Waltz) per quanto riguarda l’ambito progressive dell’album, sia quelle di band intime e inquiete (Tool in primis). Ottimo sotto il profilo tecnico, ottima l’aggiunta (più volte sottolineata) di flauti e percussioni che donano un tocco di ulteriore personalità al suono, ottima anche la conduzione della batteria (da notare un rullante reso leggermente più squillante del normale). Forse non impeccabile la produzione (qualcosina di meglio in fase di mixaggio la si poteva fare, ma sono proprio dettagli) e forse ahimé un po’ troppo corto. In altre parole, quest’album è una buonissima scusa per farsi comprare e (perché no) anche per andare a ritroso a conoscere i lavori precedenti di questa relativamente nuova band dal futuro molto promettente.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Prelude: Time and Pressure 2. A Flight On An Angels Wing 3. To My Beloved… 4. Don’t You Ever Hurt? 5. Some Sane Advice 6. Let The Hammer Fall 7. Waiting In Line 8. Someday 9. My Dying Wish 10. A Fistful Of Bended Nails 11. The Long Ride Home
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Line Up
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Devon Graves (all except drums) Adel Moustafa (drums)
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RECENSIONI |
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