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26/04/24
ELECTRIC VALLEY RECORDS FEST
BLOOM, VIA EUGENIO CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Hellstorm - Into the Mouth of the Dead Reign
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( 3205 letture )
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Un connubio ridondante tra epica e macabro: i milanesi Hellstorm mescolano titoloni evocativi e maestosi con le truci visioni di zombies putrescenti e corpi sgozzati tipiche dei generi estremi. Al tempo del loro debutto, The Legion of the Storm (2003), i quattro metallers lombardi erano ancora alle prime armi, rodati solo dal demo Shadows of Unknown, ma col nuovo Into the Mouth of the Dead Reign sembrano aver affilato le lame, e tornano a farsi sotto con l'appoggio della Punishment 18 Records. L'impatto col disco é roboante: la registrazione é nitida, moderna e devastante, esaltata da una produzione stellare che tende a rendere ancora più potenti le mazzate incendiarie sferrate dall'act nostrano; queste suonano come glaciali lame infilate a secco nelle carni: velocità e ferocia spadroneggiano fin da subito, creando un'atmosfera satura di oscura malvagità, nella quale il thrash si ibrida con talune sfumature death-oriented. Non fosse per la perizia esecutiva e la pulizia sonora, il primo vago paragone che sorge é con i mitici Necrodeath, anche se nel corso del platter i Nostri evidenzieranno, al tempo stesso, sia una propria personalità ben definita che una nutrita pletora di ulteriori influenze. La voce del singer Hurricane Master si scaglia straziata e senza contegno sulle ritmiche scavezzacollo e sui riff avvelenati, ma a dispetto di tanta violenza colpisce la fluidità degli assoli e la struttura discreta dei singoli brani, lontani dal vecchio stereoipo di metal estremo, marcio e suonato fuori tempo. L'ottimo contributo di Leo Phobos ai tamburi ci regala un drumworking compatto, quadrato e martellante, anche se talvolta il suono pare fin troppo asciutto ed asettico. Non mancano brani con qualche modulazione ritmica (tendenti quindi al mid-tempo), utili per affinare la varietà dell'opera, ma alla fine le canzoni migliori restano quelle tirate ed imbizzarrite; fortunatamente, anche l'interpretazione vocale non é mai piatta o monocorde, ma anzi si rivela incalzante e perfetta per trasmettere tutta la rabbia del combo tricolore. Hypnos é l'unico chitarrista in formazione, ma il suo contributo é eccellente: il ragazzo ha in canna un cospicuo numero di riff affilati e pericolosi, oltre ad un gusto non comune per i guitar solos; questi suonano fulminanti ma non ignoranti: possiedono una sorta di linea melodica insana e morbosa, che -assieme a certi riff- sembra quasi rivelare lontane radici classic heavy. Non aspettatevi dunque assoli atonali e caotici, bensì qualcosa di molto più valido e efficace, anche perché essi non perdono un solo grammo di brutalità ed impeto. Sono tanti gli spuni da headbagning, i brani tirati e capaci di coinvolgere fin dal primo ascolto: Dead Walk, Corpsehunters, The Wicked Mirrors, Logan (Dr. Frankenstein), Fast, Evil & Raging, naturalmente, i più convincenti e meglio riusciti; gli altri suonano più ritmati e cadenzati, ma in certi casi mantengono una presa costante (The Deepest Night), andando a premiare un songwriting eccellente. La chitarra mantiene un ruolo sempre centralissimo, la rabbia non viene mai meno, la tensione permane elevatissima: il pregio migliore di un disco é scatenare l'headbanging durante tutta la sua durata, e Into the Mouth of the Dead Reign pur non essendo un capolavoro é sicuramente piacevolissimo da ascoltare, non pecca di momenti di stanca, é costantemente eccitante. Ci si ritrova parecchie volte ad alzare le corna al cielo e scuotere la testa durante le irresistibili sgroppate ritmiche o sui lancinanti assoli al fulmicotone, apprezzando una qualità non così scontata in questo genere musicale; l'irruenza e la forza di certi episodi é straripante, e passaggi come The Wicked Mirrors sono eloquenti per comprendere quanto la band ami incaponirsi sul pedale dell'acceleratore, generando un godimento fibrillante e senza pudori.
Superata la non trascendentale Some Flowers in the Graveyard, immancabile intro di rito, il disco entra nel vivo con una fucilata secca e forsennata come Dead Walk, ovvero il primo impatto con le ritmiche da torcicollo, i riff taglienti e gli assoli scottanti della band lombarda; The Deepest Night possiede invece una cadenza più contenuta, incede sinistra e inquietante, per certi versi addirittura catchy e sfocia in una sfuriata finale assai convulsa. Corpsehunters é, nel riffing come nelle ritmiche, puro thrash: la voce invece si inclina maggiormente verso il death, ma poco importa, perché l'adrenalina scorre a fiotti, sospinta da velocità proibitive e direttamente collegate alla straripante The Wicked Mirrors, forse l'episodio migliore del lotto: insistenza, violenza e urgenza ritmica vengono spinte a più non posso, creando una tensione fortissima e scorribande asfissianti. Con la titletrack Into the Mouth of the Dead Reign l'act italiano cerca di modulare la propria proposta, ma il risultato non é così riuscito: il mid tempo é pesante ma non irresistibile. Si ritorna a picchiare di brutto con Logan (Dr. Frankenstein), un episodio che ricorda i primissimi Kreator, e Golden Cage, altrettanto concitata anche se un po' scontata; dal punto di vista ritmico, Fast, Evil & Raging é semplicemente orgasmica, una bordata tellurica a briglie sciolte che si rivela irresistibile, peraltro impreziosita da una sezione solista trepidante e prolungata; si conclude con un'elegante ed azzeccata outro melodica, Journey to North. Alla fine, le canzoni vere e proprie sono otto: un numero perfetto per un disco del genere, senza troppi cali di interesse o scivoloni clamorosi.
Liricamente, la band si ispira agli horror di George Andrews Romero: Night of the Living Dead (in Italia, La notte dei morti viventi, 1968), Dawn of the Dead (Zombi, 1978), Day of the Dead (1985) e Land of the Dead (La terra dei morti viventi, 2005), dei quali cerca di ricreare l'atmosfera spettrale ed il ributtante scenario di violenza post-mortale. Musicalmente, siamo al cospetto di un thrash metal abrasivo, scatenato e brutale, ma prodotto con una qualità elevatissima: non sarà originale o dotato di trame virtuose, probabilmente non possiede nemmeno un riff così incisivo e memorabile da restare impresso nella memoria anche a distanza di settimane, ma coinvolge, maledettamente; e, non essendoci ritornelli orecchiabili o canticchiabili, é già di per sé un ottimo risultato. Un po' di ripetitività nella sezione finale del disco é fisiologica, e in ogni caso non é un difetto così pesante: l'album scorre soddisfacente e ampiamente positivo. La scena contemporanea avrebbe bisogno di molti più dischi come Into the Mouth of the Dead Reign: semplice, genuino, un fiero omaggio alla tradizione senza la necessità di scadere nella clonazione. Un destro dritto in faccia, con un unico scopo: creare scompiglio.
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5
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raga!!!! sto piangendo!!!!! grazie per la recensione!!!!! |
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4
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Ho avuto occasione di sentire l'anteprima su youtube, beh se il disco è su quella linea c'è da spettarsi davvero un destro in pieno volto! Vi saprò dire |
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3
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'The Legion of The Storm' mi era piaciuto, ricordo in particolare 'Under a Stormy Sky'; anche per me Rino hanno rappresentato la prosecuzione thrash/death dei Necrodeath in qualche modo. Sicuramente è un mio prossimo acquisto |
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2
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Spero mi arrivi presto, il debutto ormai l'ho consumato. |
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1
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Grandi ragazzi! Ormai abbiamo condiviso il palco un po' di volte, ero curioso e avendo ascoltato qualcosina dal cd acquistato dal mio bassista sapevo che il piatto era ghiotto... non vedo l'ora di farlo mio, hanno decisamente dato una svolta positiva al periodo già ottimo che stanno vivendo! Supporto |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Some Flowers in the Graveyard 2. Dead Walk 3. The Deepest Night 4. Corpsehunter 5. The Wicked Mirrors 6. Into the Mouth of the Dead Reign 7. Logan (Dr. Frankenstein) 8. Golden Cage 9. Fast, Evil & Raging 10. Journey to North
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Line Up
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Hurricane Master (voce) Hypnos (chitarra) Ares (basso) Leo Phobos (batteria)
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