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ZZ Top - Rio Grande Mud
( 5044 letture )
E' impossibile, per chiunque abbia una familiarità anche minima col mondo rock, non aver mai sentito nominare gli ZZ Top, così come è impossibile non associare subito il nome ai lungobarbuti Billy Gibbons e Dusty Hill con i cheap sunglasses addosso. Ma legare la loro immagine unicamente alle barbe da mormoni e alle giacche da rodeo che riempiono i video patinati degli anni Ottanta, ricorda solo il lato più commerciale e superficiale del trio texano. Infatti Eliminator e gli altri successi ottantiani sono punto di arrivo di un percorso che inizia ancora nella fine degli anni Sessanta, quando lo sbarbato batterista Frank Beard e il chitarrista Billy Gibbons suonano negli psichedelici Moving Sidewalks, prima di unirsi a Dusty Hill e di reimpastare totalmente il sound. Dopo la pubblicazione indipendente del singolo Miller's Farm, grazie ai contatti del manager Bill Ham con la London Records, gli ZZ Top danno alle stampe il loro First Album, significativo per un blues sound vigoroso per le distorsioni della sei corde di Gibbons, ma essenziale nelle strutture dei riff, che sembrano «quattro pneumatici sgonfi su una strada fangosa». Parola loro.

Come si diceva, gli esordi non hanno nulla delle cromature televisive che caratterizzeranno il gruppo nel decennio successivo, né nessuno si aspetta un simile successo leggendo i dati di vendita dell'esordio. Non a caso la provenienza geografica (ma anche "spirituale") viene esaltata dal titolo del secondo album, Rio Grande Mud, ossia "fango del Rio Bravo", il solco di confine tra Texas e Messico; sulla falsariga del debutto, la direzione stilistica che gli ZZ Top imboccano è quella di un power blues che ricava le strutture dal boogie più d'impatto, filtrato però attraverso un approccio più hard rock. Ma sempre "fangoso". Se in First Album Gibbons sfornava alcune bordate heavy in Neighbor, neighbor, l'aridità del rifferama delle nuove Just Got Paid, dalle magmatiche linee di basso di Hill e Whiskey 'n Mama pone il sound dei tre texani in colloquio con Mississippi Queen dei Mountain di Leslie West e con la futura Saturday Night Special dei rednecks Lynyrd Skynyrd. Ma sono soprattutto le radici saldamente blues ad emergere dal suolo, con richiami costanti alla produzione delle auctoritas B.B. King e John Lee Hooker, ad esempio nella litanica e debole Mushmouth Station, che ripropone le trite e ritrite progressioni blues come soppalco agli ingressi vibranti dell'armonica a bocca, e nella giocosa e strumentale Apologies to Pearly, valvola di sfogo per la Les Paul di Gibbons, battezzata appunto Pearly Gates. Al di là del track-by-track, ciò che preme ricordare in questa sede è la reperibilità autentica di quest'album. S'è parlato di blues, di boogie, di fango, di suono polveroso… Ma a che pro, se acquistando le attuali stampe in CD si buttano i soldi per una versione rimaneggiata nel mix nel 1987, in occasione della riproposizione del catalogo "vecchio" sul nuovo supporto? Il remaster è quanto di più pessimo e indecoroso si potesse fare e, tra la batteria ricampionata e un riverbero quasi A.O.R., più che percepire il Rio Grande Mud si respira un Las Vegas Mood che renda più appetibile ai palati del vulgus il verace blues. Ed è come mettere il ketchup sulla fiorentina, come siliconare sopra la Nike di Samotracia la testa della Santanché. Ma per grazia divina esistono i vinili -l'ultima ristampa ha il mix originale- e internet.

In conclusione, Rio Grande Mud chiude quella sorta di brown period, concentrazione di stili e temi degli USA più sudisti e sornioni, aprendo già la strada, con i successi live di canzoni come l'opener Francine e la ibrida Just Got Paid, all'affermazione nel teatro rock americano che avverrà con l'ispiratissimo Tres Hombres. E, spostandoci dal 1972, si può capire benissimo da dove attingeranno a piene mani ottimi gruppi come Blackfoot e Point Blank.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
86.87 su 8 voti [ VOTA]
Aceshigh
Mercoledì 26 Ottobre 2022, 16.14.49
10
Ogni tanto vado di ZZ Top, che mi mettono sempre di buon umore. Oggi è toccato a questo, bell’album (come l’esordio d’altra parte), anche se - come già detto da altri - il meglio arriverà a breve. Vertice dell’album Sure Got Cold After The Rain Fell: quando partono con gli slow sono irresistibili. Voto 80
Fabio Rasta
Martedì 3 Dicembre 2019, 10.48.36
9
Bravo Alberto Bernard Subhuman, che cita MOUNTAIN, BLACKFOOT e POINT BLANK!. X quanto mi riguarda, sono tanto odiosi i ZZ TOP modello Las Vegas, quanto sono micidiali questi loro esordi. LP che,se visto senza un buon bagaglio Blues, può essere visto ripetitivo, o "di maniera", come lo definisce Philosopher3185. Il mestiere è tutto nel Blues. Il "piglio", il Sound, il groove... Un giro alla Boom Boom, se fatto "di maniera", può durare 1/4 d'ora (x un appassionato); se fatto in modo dilettantesco, diventa noioso, pedante, persino blasfemo. Rio Grande Mud, ha da invidiare al successivo, un Sound + corposo, e la nota La Grange, su cui poi, hanno basato una strabiliante carriera nel Music Businness, ma che, rimane tutt'oggi, un grandIIISSSIMO pezzo.
Philosopher3185
Venerdì 20 Settembre 2019, 21.27.10
8
Ottimo album ma un po' di maniera in certi episodi..
Rob Fleming
Sabato 5 Marzo 2016, 9.38.22
7
Confermissima dopo il fantastico esordio. Il brano che mi ha colpito maggiormente è Sure Got Cold After the Rain Fell. 80
fabio II
Martedì 13 Novembre 2012, 12.12.57
6
Gli ZZ Top di questo periodo, per concezione di musica, sono come gli Ac/Dc per il southern: essenziali, viscerali e con una buona dose di umorismo. Poche voci, poche sovrastrutture come amavano fare le altre bands del sud. Incredibile davvero che il loro disco più venduto sia 'Eliminator' ed in questo mi sento di appoggiare Flip Flop Flap
the True
Martedì 13 Novembre 2012, 10.25.15
5
Flip flop flap, il tuo nick risuona in modo psichedelico quando lo leggo, boooh.... e sono pure sano, Zz top for ever... rock made in Usa sporco e cattivo!!
Flip Flop FLap
Martedì 13 Novembre 2012, 10.11.42
4
Riscoperti... solo da quelli convinti che "gli anni ottanta magggggici!!!!111!!" e che i dischi migliori siano Eliminator (carino ma niente di più) e i disgustosi Afterburner e Recycler.
LORIN
Sabato 10 Novembre 2012, 16.03.15
3
In questo album la potenza di questa band si sente in particolar modo. Le basi blues aggredite da un rock duro e veramente potente.questo loro lavoro mi ha sempre lasciato la voglia di risentirlo.......
Undercover
Sabato 10 Novembre 2012, 12.56.51
2
Potrebbero suonare anche "Nella Vecchia Fattoria" e li adorerei uguale, sono miti.
Lizard
Sabato 10 Novembre 2012, 11.10.43
1
Adoro gli ZZ Top, una band stupenda, sotto tuttii punti di vista. Semplicemente grandiosi e questo loro primo periodo merita assolutamente di essere riscoperto. C'è tanto di quel feeling in queste tracce che è impossibile non amarli.
INFORMAZIONI
1972
London Records
Rock/blues
Tracklist
1. Francine
2. Just Got Paid
3. Mushmouth Shoutin'
4. Ko Ko Blue
5. Chevrolet
6. Apologies to Pearly
7. Bar-B-Q
8. Sure Got Cold After the Rain Fell
9. Whiskey'n Mama
10. Down Brownie
Line Up
Billy Gibbons (Voce, Chitarra)
Dusty Hill (Voce, Basso)
Frank Beard (Batteria)
 
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