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An Autumn for Crippled Children - Only The Ocean Knows
( 3381 letture )
È il terzo anno consecutivo che gli olandesi An Autumn For Crippled Children pubblicano il frutto delle loro fatiche tra autunno e inverno, stagioni che ben si sposano con le atmosfere e il sound di chi, del malinconico letargo (e relativa decadenza) della natura, ne ha fatto un moniker. Ma non è (ahimè) l’unica ripetizione - quella temporale - alla quale gli olandesi sono avvezzi… Siamo infatti al cospetto del terzo album di una band caparbiamente convinta della propria proposta e decisa a imporsi sulla scena post-black underground a livello internazionale. Sono passati due anni da quando mi occupai del debutto Lost e una manciata di mesi da Everything, e pare che la vena creativa dei nostri sia ben lontana dallo scemare. Eppure…

Eppure non solo personalmente non nutro grandi riserve verso chi lascia passare così poco tempo tra un’opera e la successiva (omnia tempus habent): in questo caso mi ritrovo con delle vere e proprie certezze per quel che concerne la totale assenza di “cambiamenti” degni di nota (dimenticatevi quindi termini quali “innovazione”, “evoluzione”, “sperimentazione”) né passi avanti (o indietro, ad esser franchi). Andando a rileggere le parole con cui descrivevo Lost e quelle di Persephone spese per Everything mi ritrovo in una situazione imbarazzante: non saprei cosa aggiungere né cosa sottrarre alle critiche e alle analisi di allora se dovessi riferirle a questo nuovo lavoro.
E non è questione di poco conto…

Primo: perché la ripetizione delle stesse idee (e la loro omogenea realizzazione), per quanto possano essere ritenute “vincenti”, non ha mai portato beneficio ad alcuno.
Secondo: trattandosi di opera artistica, il termine “standardizzazione” che connota inesorabilmente dalla prima all’ultima nota questo album (se si conoscono i trascorsi della band), è non solo la condanna a morte in generale di qualsiasi atto creativo, ma anche l’antitesi di ciò che ci si aspetta appunto da un artista.
Terzo: perché non si comprende il motivo per il quale, avendo gli An Autumn For Crippled Children un sound comunque molto particolare, caratteristico e - come ho sottolineato nel loro debutto - originale per certi aspetti, si debba farlo scadere nella ridondanza a causa della reiterazione meccanica dei principali temi compositivi per tre platter di fila.

Abbiamo innanzi ai nostri orecchi la stessa identica atmosfera dei precedenti capitoli della discografia della band: una miscela di black depressive supportato da un arrangiamento e da influenze che strizzano l’occhio allo shoegaze come alla dark wave degli anni '80 con qualche venatura doom (soprattutto nella sezione ritmica). La struttura delle canzoni gioca spesso e volentieri con melodie molto “aperte” e trasognanti, preformate dalla chitarra in tremolo picking o dal sintetizzatore, e spostandosi tra arpeggi doom dilatati e melanconiche partiture di pianoforte. L’alternanza con sfuriate in blast beat, l’amalgama di generi e la peculiarità del sound fanno guadagnare alla band l’etichetta post-black, ma senza per questo “insegnare” qualcosa d’inedito a chi il genere lo padroneggia (leggasi, su tutti, Deathspell Omega). Lo screaming di MXM è ferale e mono-tono, rispondendo perfettamente allo standard depressive black, ma senza discostarsi di una virgola da quanto già cantato precedentemente. Tra i brani, a causa dell’imperante omogeneità, non si notano particolari alti e bassi a livello qualitativo, ma, cosa probabilmente più grave, non v’è una sola traccia che spicchi tra le altre grazie ad un riff accattivante, un cambio più riuscito del solito o una melodia fuori dalla norma. La produzione del disco è volta a farci galleggiare su di un substrato liquido che amalgama tutti i suoni lungo la scia di un basso che, emergendo dalla nebbia autunnale, regge le redini di tutte le composizioni. Per quanto concerne la registrazione sorge prepotentemente il dubbio che non una levetta del volume sia stata girata, né un tasto (in più o in meno, a voi l’arduo compito di comprenderlo) sia stato acceso sul mixer che gli olandesi hanno utilizzato dodici mesi or sono per il precedente Everything.
Insomma: cosa vogliono dirci di nuovo gli An Autumn For Crippled Children?

Assolutamente nulla.
Mi pare ormai chiaro, dopo una decina di ascolti e due settimane di perplessità mentre ragionavo su come descrivervi questo Only The Ocean Knows, che i nostri vogliono fare dell’ortodossia della loro proposta musicale una virtù, dell’integralismo del loro sound una fede, della reiterazione del già detto un dogma. Mi si conceda una riflessione in merito: passi l’aver trovato il proprio marchio di fabbrica, concediamo anche il motto “squadra che vince non si cambia”, ma arrivati alla fine delle recording sessions è possibile non accorgersi di poter soddisfare a malapena (senza aver, peraltro, la certezza di non annoiare) solo coloro che avevano apprezzato i lavori precedenti?
Seppure di questi tempi (bui) pare che la carta carbone riesca a contentare le esigenze del grande pubblico (e sembra che certe band ne usino in quantità industriale), di certo non si può pretendere che appaghi quelle di chi deve svolgere un lavoro recensorio di critica musicale. Nulla di personale ovviamente, trattasi infatti solo di un lavoro alquanto modesto, ma artisticamente assai poco onesto.



VOTO RECENSORE
59
VOTO LETTORI
87.57 su 7 voti [ VOTA]
Jan Hus
Venerdì 29 Settembre 2017, 20.20.05
8
Con i parametri di giudizio del recensore, oltre la metà della produzione degli Iron Maiden sarebbe da cestinare. Per non parlare di Modigliani, di Woody Allen, di John Fante. Tutti artisti straordinari. Tutti ripetitori delle stesse idee.
Bloody Karma
Mercoledì 14 Novembre 2012, 17.25.30
7
sono rimasto fermo a lost...sto troppo indietro con gli ascolti...
il vichingo
Mercoledì 14 Novembre 2012, 13.59.01
6
Negli ultimi giorni ho ascoltato più volte quest'album e non posso assolutamente dirmi d'accordo con la disamina di Pandemonium. Possiamo anche essere d'accordo sul fatto che non inventa nulla e che la band non presenta stravolgimenti del proprio sound ma io ho trovato questo Only The Ocean Knows un disco veramente molto buono, pezzi come Paste Tense, In February e la titletrack sono da brividi nella schiena. Ovviamente de gustibus, come sempre, ma se dovessi dare una valutazione non scenderei sotto l'80.
Kuru
Martedì 13 Novembre 2012, 23.26.48
5
Disco spettacolare che continua il percorso sperimentale di una delle band post-black più interessanti del decennio,in totale disaccordo con la recensione. Fiero di averli sotto la ATMF.
Judas
Martedì 13 Novembre 2012, 19.02.48
4
Concordo col recensore, 38 minuti di noia mortale aggiungerei, ogni tanto in qualche canzone potrebbero anche staccarlo il riverbero dalle chitarre, veramente un disco pieno di cose ormai già sentite e risentite
Pandemonium
Martedì 13 Novembre 2012, 18.33.37
3
@Undercover&Piggod: spero di rispondere esaurientemente ad entrambi. Per quanto riguarda il genere concordo con voi: io volevo pubblicare la recensione sotto "post-black" (come si evince anche dalla mia disamina), mi sa (devo chiedere ai colleghi) che non esiste ancora la suddetta dicitura. Per quanto riguarda il voto ho voluto castigare una filosofia del "copia e incolla" che mai ho apprezzato: per intendersi non sopporto quelle band che pubblicano ogni anno lo stesso album, seppur di modesta qualità, sperando di vincer facile con i vecchi estimatori. A Lost ho dato 82 due anni fa, perché era aria fresca e un debutto promettente ai tempi, ora mi ritrovo con lo stesso identico prodotto in mano e valutarlo omogeneamente sarebbe una dichiarazione di ottusità mentale. Ciò ovviamente non significa che chi apprezza la staticità stilistica non sarà appagato ma, per quanto mi concerne, è accontentarsi. Saluti.
Undecover
Martedì 13 Novembre 2012, 17.02.53
2
Non comprendo però dove sia il doom, o meglio di quale doom s'intenda... visto che come dice piggod il connubio è black e post rock ma doom? Mah, perplesso, il voto neanche lo considero, il lavoro è della band è di mestiere e nulla più ma ridimensionarlo così mi sembra esagerato, cos'avete in sto periodo? O voti sparati altissimi o demolizioni brusche? L'unica cosa sui cui concordo è la definizione post-black, Black/Doom è tutt'altra storia.
piggod
Martedì 13 Novembre 2012, 15.22.25
1
In totale disaccordo con la recensione sulla qualità dell'uscita. Nonostante sia vero che non vi è stato nessun cambiamento stilistico dai suoi predecessori, il disco è decisamente valido. Chi ha apprezzato i precedenti, può prenderlo ad occhi chiusi, chi non li ha ancora ascoltati e ama il connubio black metal/post rock, lo prenda senza esitare.
INFORMAZIONI
2012
Aeternitas Tenebrarum Musicae Fundamentum
Black/Doom
Tracklist
1. Paste Tense
2. Yes I Know...Love and Death...Always
3. This Garden, These Trees
4. In February
5. Only the Ocean Knows
6. The First Snow This Year
7. Uncureable
8. The Rising Tide
Line Up
MXM (vocals, guitar, keyboards)
TXT (bass, keyboards)
CXC (drums)

 
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