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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Skelator - Agents of Power
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( 3348 letture )
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«Bene ognuno la lancia affili e lo scudo prepari, bene ognuno dia il pasto ai cavalli dai celeri piedi, bene ognuno ispezioni il suo carro pensando alla guerra, affinché tutto il giorno lottiamo nell'odiosa mischia. […] E quello che io vedrò voler rimanere lontano dalla battaglia, presso le navi ricurve, certezza poi non avrà di sfuggire ai cani e agli uccelli rapaci.» (Iliade, Canto II, vv. 381-385/391-393)
La virtù guerriera (ἀνδρεία) cui Nestore esorta l'assemblea dei guerrieri, gli Skelator vogliono trasporla in musica. E per far questo, il primo passo è quello di una sonora “orinata sul tronco” -fuor di metafora Seattle- come testimonianza fisica che l'oceanica metropoli di Washington non è solo la patria di Jimi Hendrix e delle orde grunge coi camicioni a flanella, ma è anche un focolare heavy metal non certo indifferente: primizie come Metal Church, Heir Apparent, Queensryche e Fifth Angel ne sono state un esempio. In quest'ottica si può così intendere il “killing posers for over ten years” con cui si presentano i cinque Skelator, con già all'attivo Death to All Nations e, adesso, Agents of Power per la Metal on Metal.
Si nota già da tutto l'apparato extramusicale (copertina, titolo, tracklist, epiteti dei musicisti, foto del booklet) che gli Skelator si incanalano dentro il filone revival e tagliano del tutto i ponti con l'attuale scena ed evoluzione musicale. Ma per un fruitore appassionato, perché dovrebbe essere un male? Se con le ottime bordate US power di Agents of Power, di Gates of Thorbadin e in generale delle prime quattro tracce, si possono rianimare i simulacri degli Helstar, degli Attacker o dei Jag Panzer -creando un ponte, invece che con il presente, con il glorioso passato- non è già un buon risultato? Sì, perché i pur tamarri e pacchiani cavalieri dell'Apocalisse non scadono nella banalizzazione o nel plagio, ma anzi mostrano una buona vena di songwriting e un'ottima capacità esecutiva: specie le “guitar of glory” e “of power” Rob Steinway e Robbie Houston, pronti a sfornare inevitabili cliché dell'armonizzazione delle twin guitars, così come interessantissimi fraseggi in Dream Dictator. E se alle quattro rievocazioni power -peraltro ispirate e personali- si aggiunge una vera e propria saga epic metal in dodici episodi, un poema che invece che essere sinfonico è metallico? Senza retorica, diventa tanta robba. Figlia spirituale del pathos guerriero e mitologico dei Manilla Road e della caligine fantasy dei Cirith Ungol, la saga prende alla lettera il concetto di epica, dell'ἕπος come narrazione, incentrandola sulla figura di Elric, l'imperatore creato da Moorcock di cui gli Skelator ripropongono in musica la visione profetica in Pulsing Cavern, i dialoghi delle gesta nella furiosa Rubble and Ash, il racconto delle eroiche origini in Elric: The Dragon Prince e della maturità in Elric: The Kinslayer, inserendo anche vere e proprie citazioni dal testo di Moorcock in The Young Kingdoms (che richiama melodicamente By the Grace of the Witch dei Savatage) e nella sabbathiana Outro. Insomma, rapsodi che invece di lira e chitone tengono chitarra e leather jacket.
You are listening to Skelator, the king of fear
La simpaticissima filigrana che accompagna i brani di Agents of Power nella “press edition” è come un monito, sì perché non vengano distribuiti per internet i file tracciati, ma lì soprattutto a ricordare che gli Skelator non sono philosophes che si ritrovano a disquisire al caffè letterario: vogliono presentarsi come i redivivi Cirith Ungol, come apostoli di uno spirito epico rivelatosi in Moorcock e incarnatosi nel power metal americano. E, con il limite che l'anacronismo necessariamente gli impone, si tratta di un'ora di musica sensazionale.
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9
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Li ho appena ascoltati: effettivamente una proposta simile, dai chiari ed ostentati contenuti revival, è più facile che incontri il gusto di chi possiede un concetto di epic derivante dalla familiarità con i mostri sacri del passato, i quali hanno influenzato i nostri. Il paragone con tali bands è inevitabile, ma questo non significa automaticamente che la release in oggetto debba per forza uscirne distrutta. Potrà anche apparire anacronistica, ma suona decisamente meglio di molta altra musica attuale, spesso meno ispirata e comunque lontana dall'essere innovativa o personale. Come sempre bravo Alberto, che parla con cognizione di causa! |
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8
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@thor: sul tubo dei pezzi ci sono, ma scrivi Skelator con la a, non Skeletor! forse è per questo che non li trovi! |
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7
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Questi Skeletor non li conoscevo ho visto ora per caso che fanno epic altrimenti non avrei neanche aperto la pagina della recensione e ora sono molto curioso di ascoltarli,ci vogliono i maroni quadrati per fare epic oggi giorno poi il voto è buono e Alberto Bernard "Subhuman" è un recensore molto preparato a proposito ma dov'è che si puo ascoltare questo disco che non lo trovo da nessuna parte?? |
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6
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Tutatis,MAE la voce fosse di Joakim ascolterei sti tizi notte e giorno |
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Siete alla frutta ragazzi...datevi alla dance commerciale |
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4
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se la voce fosse quella di joakim broden... |
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Mi piacerebbe sentire il parere di THOR OF VALHALLA |
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2
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voce ridicola e suono pacchiano ai limiti della parodia dei VERI gruppi epic. De gustibus!!!! voto 20 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Agents of Power 2. Gates of Thorbardin 3. Dream Dictator 4. Rhythm of the Chain 5. Overture (Instrumental) 6. Elric: The Dragon Prince 7. Pulsing Cavern 8. Stormbringer and Mournblade 9. The Young Kingdoms 10. The Dark Tower 11. Cymoril 12. Rubble and Ash 13. Fate, the Dreadful Curse 14. Elric: The Kinslayer 15. Bane of the Black Sword 16. Outro
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Line Up
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Jason Conde-Houston (Larynx of Doom) Robbie “the” Houston (Guitar of Power) Rob Steinway (Guitar of Glory) Zach “Arnold” Palmer (Bass of Tyranny) Patrick Seick (Drums of War)
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