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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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( 2559 letture )
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Dai primi vagiti nel 2007, la creatura dei Carousel Fortyseven rimane in vita nel corso degli anni attraversando i fisiologici cambi di formazione e di direzione stilistica, che caratterizzano tutte i gruppi nascenti. Ma a differenza di molte realtà giovanili che devono attendere molti più anni "di gavetta" prima di essere accolti in una casa discografica, da tutto l'apparato di marketing di sostegno ai Carousel si nota come i quattro ventenni bresciani si siano già parte della categoria delle band emergenti: primi frutti del matrimonio con la MM Records datato 2009, sono l'EP Lemon Party? YOUP! e il singolo Welcome to the Carousel, Bitch. Ma di questa partenza in grandeur si ha impressione soprattutto guardando il canale youtube della band, dove si scopre che è imminente l'uscita di un DVD live (!) e si ha la possibilità di guardare le interviste in studio ai singoli membri (!!!).
Lasciando perdere le (a quanto pare funzionanti) tecniche di marketing, la buona novella più interessante che i Carousel quest'anno hanno potuto darci è quella della pubblicazione del loro primo full length: Prometheus. Con un nome così impegnativo, che provoca numerose associazioni e crea altrettante aspettative, i bresciani non ricreano suggestioni da Eschilo o dalle sue rievocazioni romantiche: la rotta stabilita dall'album è quella di conciliare un'anima ferocemente invettiva ─ espressa belluinamente con la disperazione alternative metal di Tiffany is a Whore e la devastante carica rave di Cut Off ─ con una parte più sentimentale e malinconica, che prende dal tormentato vissuto quotidiano ispirazione per le espressive melodie di We Don't Need to Fall Asleep, per l'acustica Greetings from Hell e per le armonizzazioni vocali di Robin Marchetti nella melanconica The Close 16. Ma è riduttivo sintetizzare in due principii la varietà proposta dai Carousel, riconducibile a disparate esperienze: le premesse hard rock del rifferama di Marco Longo in Fuck You Up (I Have Said Too Much), il punk melodico di Roots con innesti di metrica rap e di pianoforte, per arrivare agli effetti elettronici campionati che sfociano nell'hardcore/screamo in Shake ya Ass! (Skit) e alla title-track, che fa un po' da melting pot per tutte le influenze precedenti. E' un'euforia stilistica che può essere riportata alla disciplina solo dalle ottime scelte ritmiche della new-entry Cristian Galli e da una produzione curatissima, permettendo ai quattro strumentisti di agire con buoni risultati, senza rischio di "perdere la bussola". Fuor di metafora, far uscire dal cappello la matassa vocale annodata di Girls Girls.
Per una band che fa della determinazione suo emblema, Prometheus sembra tradurre in termini metal ─ e per di più senza parlare lingue (per molti) morte ─ la medesima tenacia che li porta con lungimiranza a pensare a DVD e a contenuti bonus. Al di là delle interpretazioni meta-musicali, si tratta senza dubbio di un primo passo già maturo, che non puntando tutto sull'impatto o sull'orecchiabilità (le due tendenze "estreme" prima accennate) riesce a inserirsi con buoni risultati nella scala di grigi tra nero e bianco. E in attesa dei futuri passi e del Live DVD, questo album può sicuramente essere apprezzato da molti supporters della scena alternative metal attuale.
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Dal vivo non sono male e sono anche persone simpatiche ascolterò l'album! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Tiffany is a Whore 2. Fuck You Up (I Have Said too Much) 3. Roots 4. Cut Off feat. Mylious Johnson 5. Shake ya Ass! (Skit) 6. Girls Gurls 7. Goodbye Orlando 8. We don't Need to fall Asleep 9. Greetings from Hell 10. Past is Over 11. The Close 16 12. Prometheus
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Line Up
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Robin Marchetti (Voce, Chitarra) Marco Longo (Voce, Chitarra) Lorenzo Boldi (Basso, Voce) Cristian Galli (Batteria, Sequenze)
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RECENSIONI |
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