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Obituary - The End Complete
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Non c'è altro da aggiungere al già detto sugli Obituary e le cose trite e ritrite non piacciono a nessuno. Pronti via. È con The End Complete che si conclude una trilogia degna del miglior insegnamento classic death. Slowly We Rot del 1989, Cause of Death del 1990 e The End Complete del 1992. E questo The End Complete mi fa letteralmente impazzire. L'album dal mood più oppressivo e soffocante, lugubre e tetro. Onesta? Non raggiunge i livelli del precedente Cause of Death, ma siam sempre lì: dipende cosa vai cercando. Io lo preferisco al precedente proprio perché è compatto, soffocante, pachidermico, mastodontico. Gli stilemi non cambiano, lo stile è quello mortuario degli Obituary. Cambia il sound, la maturità, i tempi, il climax. Tutto in quest'album diventa grave e assillante, irrespirabile. Più la cavalcata death prosegue indisturbata nei tuoi timpani più ti sembra di finire in un pozzo ad imbuto, sempre più nero, senza alcuna via d'uscita. Eravamo rimasti feriti e sanguinanti dalle sferzate violente di Cause of Death che riusciva a grippare con moduli energici e più alti. Scarica di brutalità diretta, furia indomabile. The End Complete suona sofferto, torbido. I suoni sono ficcanti e famelici, ribollenti nel palesare un songwriting e una stesura più equilibrata e consapevole: parlavo di maturità poco fa. Esatto, dopo Cause of Death pensavamo di non avere più bisogno di nulla, soddisfatti della sua pienezza armonicamente impeccabile, ma qui realizziamo che The End Complete termina un percorso lasciato aperto dal precedente lavoro: la release si concentra su una crescita stilistica e professionale, una crescita che non intacca le intenzioni ben lontane dall'essere mercenarie, una crescita compositiva e strutturale che non cambia la formula basilare ma ne approfondisce la coscienza. Forse anche per questo l'album si esprime al meglio sui mid e gli slow tempos, magmatici, cadenzati. Meno impulsivi, sicuramente, ma più bilanciati, che non sfibrano ferocia e morbosità. Soltanto l'impatto sonoro di immediatezza ne è sfrangiato, quasi diluito in quel pantano malvagio che è l'umore di questo rilascio. Ma non potrebbe essere differente: la corrosione che suona sdogana un dinamismo altrimenti fuori luogo dando pieno spazio a uno sfogatoio di transiti medio-bassi. La batteria di Tardy ha un suono secco e duro. Forse è meno incisiva rispetto ai due album precedenti ma il risultato in termini tecnico-qualitativi calibra alla perfezione una tessitura più complessa e meno istintiva. Le corde sono strette e serrate, un coagulo martellante. I riff giocano piste orecchiabili, la trama è leggermente più insipida rispetto a Cause of Death, ma permane pesantezza e sofferenza compositiva. Assoli che urlano, refrain al piombo. In questi anni '90 proliferi per un genere come il death, si possono vantare grandi growl. Uno di questi è indubbiamente quello di John Tardy, che in quest'album presenta una vocalità inconfondibile: manca la tipica gutturalità profonda al bitume ma non viene meno il carattere marcio e al vetriolo. Il temperamento del suo vocalism è espressivo e spietato, linee vocali che fraseggiano malsane sugli atroci assoli e si adattano alla texture pastosa delle sezioni melodiche. Il basso avvolge come muffa l'ascolto insanabile di questa gemma death dettandone una maestosa deformità. La produzione è pulita, non certo curata nei più piccoli dettagli, ma comunque notevole e di buon livello che nulla toglie a quell’atmosfera patologica e ossessiva che delinea l’album.
Oltre 100.000 copie vendute (qualcuno dice anche 200.000…), un album che chiude una trilogia perfetta di death classic (i successivi rilasci ci sembreranno scialbi, manchevoli forse di quella passione indicibile che creò monoliti come The End Complete), liriche che rimangono come cristalli inattaccabili della storia del death (I’m in Pain e Rotting Ways). Certo, anche di quest’album qualcuno potrà contestare uno svolgimento un po’ troppo lineare e semplicistico e un ascolto alla lunga piatto e poco stimolante. Ma di fronte a uno dei dischi che al meglio ha espresso le origini del death, forse, sarebbe opportuno lasciare sofismi e polemiche al tempo che trovano.
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Il disco degli Obies a cui sono più affezionato perché è il primo che ho comprato, insieme ai due precedenti (che gli sono superiori per importanza) forma una tripletta discografica da paura. Comunque anche qui si esprimono ad altissimi livelli, ancora oggi fatico a trovargli una traccia debole, oltre alle perle I'm In Pain/ Back To One e la title track. Voto 90 |
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Ritorno Matascin (Bambino/Ragazzino).. Uno dei primi Album del Genere che ho ascoltato.. Ho pure la Maglietta regalatami da mi Abuela per il Compleanno.. Bei tempi! |
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"Il basso avvolge come muffa l'ascolto insanabile di questa gemma death dettandone una maestosa deformità." Una dei paragoni più rappresentativi che mi sia mai capitato di leggere in riferimento al ruolo che ha il basso in certi contesti. Complimenti davvero! |
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Secondo me il loro miglior lavoro. Back To one e I'm in Pain mi mettono ancora la pelle d'oca. |
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Quando uscì lo acquistai in cassetta . Fu la mia iniziazione al Death metal. Per questo motivo con questo disco ho un legame affettivo che, al di là del valore musicale, me lo fa amare . Voto 110. |
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...tra i piu' bei dischi Death metal....un capolavoro....e una band incredibile......alzare il voto.....please.... |
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Appena finito di riascoltarlo. Potrei fare copia e incolla del commento #40 di Conan. Stando al mio gusto personale è di poco sotto ai primi due album, ciononostante è l’album che incarna alla perfezione il loro stile definitivo, quello a cui (quando più quando meno) si ricollega un po’ tutta la loro successiva discografia. Comunque sia... uno dei tanti, tantissimi album splendidi che hanno reso mitici quegli anni per il death metal. Voto 88 |
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Trasuda marcio da ogni canzone questo disco... Così deve essere il Death metal... Voto 100 |
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L album death per eccellenza degli obituary.... insuperabile |
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Wikipedia recita: più di 550.000 copie vendute in tutto il mondo. Una di queste, posso garantirlo, è mia. |
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Il più rappresentativo del sound degli Obituary,gli preferisco l'esordio e Couse of death,ma qui c'è l'essenza del gruppo.90 |
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Album bellissimo.....riff acidi e sonorita' death metal uniche |
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Capolavoro!X me di poco inferiore a Cause of death,pezzi meno immediati ma altrettanto d'impatto.95/100 |
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Album che chiude un trio da infarto..Slowly we rot, Cause of death, e questo..Storia del Death Metal dei bei tempi che furono..bei ricordi. A quando la recensione dell'ultimo disco? Che tra l'alto mi è piaciuto molto. |
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mi è arrivato oggi, non conosco gli obituary ( non sono un gran cultore del genere, chuck a parte), però questa recensione mi ha spinto all'acquisto. E devo dire che non è affatto male, un monolite di dura e oppressiva angoscia! |
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La recensione, e i commenti, non evidenziano un aspetto importante degli Obituary, in particolare di questo album: la natura doom del loro death metal. I riff sono lenti, le accellerazioni poche, il tenore costante oscuro. Per me è un grande album. |
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Una delle più belle recensioni lette su Metallized e in genere. Complimenti Ilaria. Disco monumentale con un sound e atmosfere davvero post-apocalittiche... Li andrò a vedere presto in questo tour... Non vedo l'ora... |
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Ilaria, ebbene sì, mi hai beccato! Da alcuni anni mi occupo di itinerari e relative descrizioni, che pubblico in un sito (evito di citarlo perché non mi sembra corretto spammare), però la passione relativa a scritti e letture risale a molto prima. Non era mia intenzione farti arrossire, ma il tuo stile mi ha sinceramente colpito, perchè anch'io nel mio piccolo cerco di mettere un pò di anima (ovvero di me stesso) nelle descrizioni che scrivo, a costo di espormi alle critiche. A qualche lettore da fastidio leggere cose che in apparenza si discostano dallo scopo per il quale l'articolo viene pubblicato (recensire, descrivere), ma a mio parere sono proprio queste componenti umane a rendere gli articoli personali ed interessanti. Le dissertazioni puramente tecniche chiunque può farle, se preparato, ma non tutti sono disposti a "mettere a nudo" una parte della propria sensibilità (in questo modo inevitabilmente ci si espone). Ora sai per quali ragioni, oltre al fattore estetico (soggettivo), apprezzo il tuo stile. Per gli Obituary ti chiedo ancora un pò di tempo, comunque credo che la lotta per il primato stia ristretta tra "Cause Of Death" e "The End Complete". |
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Nightcomer: sì, sono stata tacciata anche di questo, la spocchiosa cinica e strafottente, forse per il modo asciutto e diretto che ho di esprimermi, ma io lo ripeto sempre, in realtà sono gentile e coccolosa scherzi a parte, "caratura" / "rompere il ritmo" / "lineare = prevedibile" / "versi di poesia": te ne hai da vendere e sei riuscito a cogliere alcune sfumature tecniche non immediate. scrivi anche tu? (ad ogni modo, se mi conoscessi almeno un minimo già sapresti che ora sono rossa come un peperone nel leggere il tuo commento). per la scelta del migliore della trilogia ancora nessun escluso? dai, partiamo da quello, dal primo escluso... |
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Posso confermare tutto ciò che è stato asserito nel commento 26 |
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@ Ilaria: cinica e strafottente? Permettimi di dire che sei lontana anni luce dal dare quest'idea con i tuoi scritti... Le sensazioni che a me trasmettono sono di ben altra caratura! Penso non sia facile mescolare alla "fredda" analisi tecnica (comunque necessaria) una componente emozionale, al punto da riuscire a far coesistere entrambe le cose senza compromettere il risultato finale. Ci vogliono sensibilità, cognizione di causa e competenza, ma a rendere il tutto davvero intrigante è l'elemento sorpresa potenzialmente in agguato al termine di ogni periodo: è spiazzante, rompe il ritmo (altrimenti lineare, ovvero più prevedibile) e ammalia, esattamente come potrebbero fare i versi di una poesia (in questo caso decadente, visto l'argomento trattato). In quanto alla scelta dell'album preferito confesso di essere ancora in pieno regime "work in progress", ma sono pervicace... Quindi proseguirò ad ascoltare con il preciso intento di risolvere l'enigma Obituary. |
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lo sapevo che ti sarebbe piaciuto! |
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"voce vomitata"... il vomito mi fa pensare a qualcosa di acido che corrode. quando si vomita la gola brucia come se fosse stata raschiata. sì, promosso. mi piace, prossima rece te lo rubo |
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ilaria te lo do io un suggerimento... secondo me il timbro di tardy può essere definito al meglio come "voce vomitata"... che te ne pare? c'ho preso? |
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sono andata al concerto degli Obituary sabato, che sturbo! il Tardy a un certo punto dice: "and now we come back to the 1992 with The End Completeeeee!" immaginate la mia reazione sapendo di averlo recensito qualche giorno prima! goduria allo stato puro grazie The Nightcomer: anche se posso sembrare cinica e strafottente i complimenti mi mettono sempre in totale imbarazzo! alla fine hai scoperto qual è il tuo preferito della trilogia? Grazie Al, il vocalism di Tardy è particolare, non trovi? scrivere semplicemente growl sarebbe stato riduttivo per la sua peculiarità, tu come l'avresti definito? dai così mi dai qualche spunto per le prossime rece |
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"manca la tipica gutturalità profonda al bitume ma non viene meno il carattere marcio e al vetriolo"... non potevi descriverlo meglio... voto 90 all'album e 100 a Ilaria! |
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undercover che fai qua??? Torna a casa cioè alla rece dove scrivo io. |
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No ti prego, un altro SCHIantolla no... |
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sperem , e speriamo anche che non prendano un altro chitarrista neoclassico... |
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Io metterei firma subito, magari tornasse West. |
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Sono perfetteamente d'accordo su tutto quello che hai scritto. Ora dobbiamo solo aprire una petizione on line per far tornare West dove deve stare, poi magari iniziamo a sperare in un degno successore di Frozen in Time. |
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Sì ho "Sex.Violence.Death" dei Lowbrow . Ma sì hai ragione manca il groove che fino a "Frozen In Time" era presente eccome e mancano i suoi assoli che comunque erano caratteristici, i fischi prima dell'entrata ti facevano già dire "mo' sta a partì West". Comunque quello dei Southwicked l'ho preso pure, non è un discone ma si lascia ascoltare. |
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Lo so, tra l'altro li ho anche visti dal vivo di supporto ai Master facendomi autografare da West il loro demo (poi divenuto disco). Beh, West è fra gli autori del sound Obituary, quindi è anche logico che cerchi di campare con quello (Lowbow ti dice niente). Il discorso è che anche agli Obituary manca il groove assassino della chitarra di West (oggi tra l'altro mi piace usare l'espressione groove assassino), pertanto io dico che questo matrimoni si ha da (ri)fare. |
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@piggod Allen ha la sua band ormai i Southwicked che suonano STRANAMENTE alla Obituary |
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Il disco è bellissimo e i successivi (World Demise e Frozen in Time, non Back from the dead, tanto per essere chiari) anche, seppure sono molto più orientati su un groove assassino. Tra l'altro rivoglio Allen West negli Obituary. |
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Ciao Fabio! Sinceramente, mentre scrivevo quella pappardella, non sono affatto riuscito a realizzare quale tra gli albums degli Obituary sia il mio preferito! Comunque ben vengano di questi dilemmi, vista l'elevata qualità di entrambi. Ho perfino scordato di complimentarmi con Ilaria per il suo scritto: seguo spesso le sue recensioni, che trovo davvero belle, intrise di sentimento e pregne di autentica passione. Approfitto ora per rimediare: brava! |
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Bentrovato Nightcomer, sto nel mezzo. 'Cause Of Death' è il mio preferito, seguito da 'Slowly' poi questo. Anche per me Tardy fa la differenza. |
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Ultimamente l'ho ripreso ed ascoltato parecchio. Di quest'album mi piace l'atmosfera di oscura malvagità che ne permea l'interezza, per nulla noiosa e piatta, nonostante una certa "compattezza uniforme" sia dal punto di vista stilistico che espressivo. Il suono tributa in più di qualche frangente gli ispiratori Celtic Frost, ma questo avveniva pure negli altri albums, però agli americani la personalità non manca ed il cantato di Tardy conferisce quel qualcosa in più che ad altre formazioni death manca: un'interpretazione convincente del proprio ruolo! Forse il predecessore era un pò più fresco e vario nelle strutture dei brani, ma l'ispirazione non può certo dirsi assente da "The End Complete", ove l'accresciuta maturità gioca un ruolo importante. |
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il meno bello del tris d'assi iniziale degli obits voto 80 parecchio distante da slowly we rot che per me resta il loro meglio |
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All'epoca presi i primi 3 album appena usciti. Sono 3 dischi diversi tra di loro ma parlano la stessa lingua..PURO E FOTTUTO DEATH METAL.Tutti i gruppi usciti dopo di loro hanno preso come linfa vitale queste release,a mio parere la massima espressione del death metal americano.Disco semplicemente CATTIVO!!! Voto 95 |
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Forse un pelo sotto ai primi due, ma parliamo comunque di Death Metal ai massimi livelli, voto giusto e meritato. |
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Grande album senza se e senza ma!! Il degno successore dei primi due lavori...Non sono d'accordo che non è all'altezza dei primi due...Nel senso che ognuno dei tre ha qualcosa di diverso tra loro....sempre fottuto DEATH METAL....quello vero!! Spaccavano il culo davvero all'epoca...storia del metallo della morte!Voto confermatissimo |
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Io ce l'ho in cassetta originale, non a livello dei primi 2, ma fa il culo per me a tante band dell'ultima era, che voglioro essere tecniche ma sono senza feeling e soprattutto hanno produzioni fotocopia, bah, questo per me è death, bello marcio come dev'essere e basta, senza difetti, hehe.... |
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Disco a cui sono affezionato in maniera viscerale, è stato il primo loro che ho sentito grazie ad una cassetta registrata. è vero è inferiore a Cause Of Death, ma assieme a Slowly rappresenta una tripletta difficilmente eguagliabile. |
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Quoto Undercover, a parer mio non è un disco in grado di competere con i primi due, rimane comunque il miglior lavoro degli Obituary dopo Slowly We Rot e Cause Of Death. |
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@vichingo: appunto!! |
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Disco molto controverso, tanti fan lo considerano il capolavoro della discografia degli Obies, tanti altri il più monotono e dimenticabile tra i primi quattro. Io rientro nella seconda cerchia, anche se concordo con undercover sugli assoli di west |
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Sarò un blasfemo ma per quanto mi riguarda è il migliore degli Obituary, 95/100 senza dubbio. |
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Inferiore rispetto ai primi due senza dubbio, non ha l'istintività e il fervore ferale di "Slowly We Rot" né le strutture vincenti di "Cause Of Death", contiene però gli assoli migliori mai composti da Allen West e rimane un gran disco di death metal con pezzoni indimenticabili. |
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