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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Savage Messiah - Plague Of Conscience
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( 2763 letture )
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Gran bella sorpresa, questi Savage Messiah! I quattro metallers londinesi ci regalano un disco fresco, vivace e massiccio come Plague of Conscience, il terzo della loro giovane discografia (sono attivi dal 2007) dopo i precedenti Spitting Venom e Insurrection Rising, entrambi ben accolti dall'opinione pubblica anche se molto più violenti e pesanti del nuovo lavoro. Il disco in oggetto è elettrizzante fin dalle prime battute: riffoni roboanti, diversi assalti ritmici da headbanging ed una voce che permette agli elementi thrash di mescolarsi con l'heavy classico, in una sorta di speed epico, moderno e trascinante. L'opener e titletrack Plague of Conscience è significativa in tal senso, sintetizzando con fedeltà tutte le peculiarità di base del sound dell'act britannico, attivo dal 2007 e liricamente ispirato da temi quali la morte e la guerra. I vari pezzi presenti in tracklist possiedono una struttura relativamente semplice e lineare, sono diretti ma anche molto efficaci, composti con logica e suonati con tecnica e feeling: sono capaci di trasmettere emozioni, fin dal primo ascolto, e questo è già un gran bel traguardo ai giorni nostri; merito di tante componenti, in primis il rifferrama imposto da Dave Silver e Joff Bailey: le due asce imbastiscono dei giri portanti forse non eccezionali o leggendari, ma di presa immediata, dal tiro devastante, tronchi e intrisi di adrenalina, esplosivi e ben concepiti. Sembrano quasi citare i giganti del thrash, come i primissimi Metallica, questi ragazzi inglesi, che peraltro si avvalgono di un drumworking quadrato, compatto, martellante e dotato di un suono asciutto, privo di sbavature, orchestrato dal buonissimo Mauricio Chamucero. Anche gli assoli di chitarra suonano azzeccati ed avvolgenti, in molti casi decisamente calorosi e cristallini, impostati attraverso linee melodiche non casuali e della durata incisiva; di pari passo, le vocals affidate all'ugola considerevole e giovanile dello stesso Silver risultano discretamente coinvolgenti, a tratti troppo catchy in certi ariosi ritornelli di matrice power metal. La scaletta si divide praticamente in due parti: da un lato, i brani più urgenti e dinamici, dall'altra i rocciosi mid-tempos dai toni più cadenzati e imponenti; a conti fatti, sono le fast-songs a rappresentare gli apici qualitativi del platter, sprigionando impeto, energia e adrenalina capaci di fare la differenza. L'alternanza di brani di differente fatturato apportano una buona dose di varietà all'opera, rendendola fruibile ad un pubblico abbastanza vasto e variegato: in altre parole, ce n'è per tutti i gusti. D'accordo, non può essere tutto rose e fiori: in effetti, i brani meno tirati tendono a suonare un po' ripetitivi, e si somigliano abbastanza nell'andazzo globale, e pur rimanendo gradevoli e discreti contribuiscono ad abbassare leggermente il giudizio complessivo.
Superato l'impatto con un artwork di copertina molto curato e dalle apocalittiche tinte fantasy, ci imbattiamo subito nella titletrack, introdotta da un bellissimo riffone esplosivo e da un'accelerazione incalzante, continuamente presa e ripresa nel corso del brano; molto intense le linee vocali, appagante la sezione solista. Piace leggermente meno Six Feet Under the Gun, contraddistinta da un tono più cadenzato e riff monolitici: anche le vocals sono più ritmate, anche se ancora melodiche. Carnival of Souls è un'altra serrata ritmica irresistibile, aggrappata ad un riffery fibrillante e ad un drumworking scrosciante. Nella parte centrale, si segnalano una sfumatura più armonica ed un assolo avvolgente; il brano riparte lugubre e con un piglio trascinato, prima di convogliare in una nuova serie di corse a perdifiato. un corposo giro di basso apre In Thought Alone, pezzo inizialmente molto melodico ma via via più aspro nella sua natura di possente midtempo; si torna alle velocità sostenute ed al riffing nervosissimo tipicamente thrashy con All Seeing I, canzone dallo stile abbastanza moderno e caratterizzata da vocals lievemente più abrasive, anche se impegnate in un chorus discreto ma non eccezionale. Sembra quasi un episodio a sè stante Beyond a Shadow of a Doubt, con un riff d'apertura che flirta col metalcore: atmosfere cupe e refrain quasi alla Bon Jovi ne fanno un episodio trascurabile, cosa che invece non accade per niente con la tosta Architects of Fear, gonfia di tensione; qui tutto sembra incastrarsi al posto giusto: l'adrenalinico riff iniziale, il ritornello vocale (catchy e arioso), il prolungato ed avvolgente assolo di chitarra. Dopo questa traccia saettante, ci si aspetta il classico intermezzo a media velocità; ed invece, a sorpresa, giunge il secondo riffone corrosivo consecutivo, quello di The Accuser, presto infervorato da un urlaccio e dalla conseguente sfuriata sfrenata, irrobustita da riff tronchi mitragliati in sequenza. Il pezzo, impattante, è uno dei migliori del lotto; le vocals acute ed un assolo squillantene completano i tratti, traghettandoci fino all'altrettanto squisita Shadowbound, la quale potrebbe benissimo fungere da biglietto da visita per la band: essa, infatti, ne incarna entrambe le facce, avviandosi stentorea ma riservando al suo interno diversi sprazzi più movimentati. Molto bello l'assolo di chitarra che la impreziosisce: esso è suadente nella prima porzione, scatenato nella concitata coda finale. Il brano che chiude la tracklist, The Mask of Anarchy, è forse il meno bello del disco, con le sue velocità contenute, l'aria malinconica e certi toni troppo evocativi.
È solo un piccolo neo, perché le nove tracce precedenti, ognuna a modo suo, avevano tutte riservate spunti positivi e momenti di interesse. I quattro londinesi risultano essere dunque buonissimi compositori, oltre che ottimi esecutori; l'impressione destata dal loro terzo studio-album è ampiamente positiva, come si può evincere dal voto in calce all'articolo. Essi riescono a mescolare alla grande la potenza, l'impeto e la prestanza di riff/ritmiche vigorose con tonalità vocali più morbide e accattivanti; strizzano l'occhio ad un'audience abbastanza estesa, ma al contemporestano fedeli ad una certa linea tradizionale, peraltro condendola con parecchie dosi di personalità ed una produzione moderna, pulita e bombastica. Come detto, appaiono più convincenti che mai alle prese con le frementi corse a briglia sciolta -anche se i puristi del thrash più integerrimo, forse, storceranno il naso dinnanzi a refrain troppo morbidi- eppure riescono a mantenersi su livelli importanti anche quando si cimentano in potenti break ritmati: ciò non toglie, tuttavia, che tracciare un ipotetico grafico con i voti alle singole tracce potrebbe ricordare il saliscendi delle montagne russe, in quanto è quasi sistematica l'alternanza di up e mid-tempos (e, quindi, di brani buonissimi ed altri solo discreti). Beninteso: non stiamo dicendo che una canzone è ottima solo se fa sfoggio di velocità elevate, bensì che i Nostri sono più bravi a creare questo tipo di brano piuttosto che altro. In ogni caso, l'album è godevole e consigliatissimo sia ai novellini che ai vecchi marpioni, sia ai cultori dell'heavy, dello speed e del power che a quelli del thrash (non quello estremo, ovviamente): le carte vincenti non mancano di certo, e le promesse sollevate dal disco precedente vengono dunque ampiamente mantenute.
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9
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Azz, sul sito della earache.com ho visto tramite youtube che si potrebbe scaricare gratuitamente inserendo solo l'indirizzo mail ma ho provato e giustamente non funziona...azz azz azz...peccato perchè il disco è davvero ottimo! |
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8
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Quel che ho ascoltato è stato davvero bello, non c'è che dire! Ottimo album e grande band! |
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7
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Per me è un passo indietro rispetto al precedente "Insurrection Rising", oltre al fatto che è uscito all'inizio del 2012 e che la formazione è cambiata per 3/4 rispetto al precedente disco....personalmente li ho apprezzati moltissimo nei primi due lavori e mi facevano ben sperare, invece con questo disco sono rimasto deluso. In sede live, hanno una bella botta.....(visti in England la scorsa primavera) |
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6
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Sembrerebbe interessante! |
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5
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Ma è uscito un sacco di tempo fa sto album, se non sbaglio! Comunque io me n'ero accorto fin da Spitting Venom che non erano il solito gruppettino |
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4
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a me è piaciuto, non sarà troppo sporco e cattivo ma si fa ascoltare alternando velocità e potenza, inoltre gli assoli dei singoli brani sono sempre ottimi.. condivido l'analisi del recensore per il voto finale |
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3
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Decisamente un passo indietro...l'ho archiviato poche settimane dopo l'uscita e da allora non l'ho più ascoltato...DELUSIONE! |
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2
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Mah, per me primo e secondo sono molto diversi, il primo risulta molto più ferreo nelle sezioni thrash e tagliente in quelle heavy, questo è troppo livellato e manieristico, per una band che già produce sull'onda del revival e che nel recente passato dimostrava di possedere un buon songwriting è decisamente un passo indietro, quindi "Insurrection Rising" 75 questo 65, a mio avviso anche il cambio di etichetta a giocato a sfavore, lo so, sono fissato con queste cose ma purtroppo per me il marchio che ti distribuisce e ti produce quando si parla di grandi nomi fa la differenza soprattutto se non hai le spalle così larghe da poterti imporre. |
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1
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questo album non mi dispiace. una band discreta. il precedente mi piaceva di più però.. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Plague of Conscience 2. Six Feet Under the Gun 3. Carnival of Souls 4. In Thought Alone 5. All Seeing I 6. Beyond a Shadow of a Doubt 7. Architects of Fear 8. The Accuser 9. Shadowbound 10. The Mask of Anarchy
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Line Up
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Dave Silver (Voce, Chitarra) Joff Bailey (Chitarra) Stefano Selvatico (Basso) Mauricio Chamucero (Batteria)
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