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Thin Wire Unlaced - Along The Way Inside
( 1559 letture )
Eccoci qui a parlare dei Thin Wire Unlaced e della costante che rappresentano.
Oltre che un gradito ritorno sulle pagine di Metallized, infatti, il gruppo di cui andiamo a parlare rappresenta qualcosa di non affatto raro nel panorama musicale odierno: si tratta dell'ennesima realtà italiana che emerge dal marasma limaccioso e confuso dell'underground con fare capace ed autorevole; al tempo stesso, rappresenta l'ennesima realtà - connazionale o meno - che ripropone in questi ultimi anni le spesse e malsane sonorità grunge degli anni 90 - ad oggi più d'una volta stereotipati, mitizzati e inflazionati oltremodo, più di quanto fosse lecito aspettarsi. Accostandosi alle note ed al feeling della band capitolina si può, in effetti, respirare il fragrante lezzo di cose trattenute, represse, indisposte e mal riposte: sembrerà a più riprese di venire a contatto diretto con Alice In Chains, Pearl Jam o piuttosto coi Tool, nei passaggi più ostili e psichedelici.

Guardatela: la resurrezione viaggia lungo la via interiore, accalcandosi nella mia testa...

Sembrano suggerire proprio queste frasi e questo concetto i titoli delle quattro tracce presenti in questo Along The Way Inside, riferendosi alle già citate influenze e all'urgenza artistico/musicale del quartetto, urgenza sottolineata dalla scelta di registrare il tutto in presa diretta; un EP che, assieme ai due precedenti Season e Get Out Of My Head, potrebbe a ragione esser visto come la traduzione musicale del bisogno e della foga di vomitare il proprio disgusto col solo mediatore possibile del disagio e della rabbia, in accordo con l'essenza dello Seattle sound, ma - ahinoi - in linea anche con la precarietà e crisi di questa società contemporanea. Nulla avviene ed è mai avvenuto realmente per caso: questo ritorno di massa di quelle sonorità non è frutto del semplice revival, del ciclico ritorno di mode e tendenze: le motivazioni son ben più radicate e sono il riflesso tangibile di quanto si vive e respira là fuori. Il marcio.
L'atmosfera è di quelle giuste sin dall'opener Watch It: un livello di feedback e distorsione che, come l'oboe per i serpenti, ammalia ed incanta; e in quest'ottica deve esser probabilmente vista la sua struttura tendenzialmente ripetitiva, che però alla lunga annoia e appesantisce l'ascolto. Il pesante riffing iniziale della successiva Resurrection - per quanto non mostri nulla di stratosferico - sa perlomeno risvegliare dal precedente torpore ed ha il pregio di aver un'attitudine senz'altro più varia e dinamica, che sa catturare l'attenzione e incentivare il movimento ritmico della testa. Se poco prima il movimento cervicale era, ritmicamente, dal basso verso l'alto e viceversa, ora il mid-tempo di Crushing In My Head lo porta ad una parabola mestamente discendente; un episodio opaco e privo di scintille che per la prima abbondante metà ha l'unico merito di riprodurre le stesse sonorità americane di inizio anni 90... Fortunatamente il brano sa riprendersi nel finale, rialzando attenzione e qualità. La finale title track Along The Way Inside chiude, infine, questa terza uscita discografica in crescendo, dando sfoggio di tutte le sfaccettature insite nella musica dei Thin Wire Unlaced, lasciando poco spazio a critiche od osservazioni di sorta.

Che altro dire? Non rimane che esprimere una grande curiosità riguardo al full length attualmente in lavorazione, oltre che una certa aspettativa su quello che sarà il risultato. La band e la sua proposta risultano, infatti, di più che sufficiente e soddisfacente livello tecnico e, qui e là, compositivo; buone le doti di ogni singolo membro, di rilievo l'attitudine che riescono ad imprimere alla loro musica: corretta e congruente rispetto alle proprie radici ed alla propria vocazione artistica. Sono, piuttosto, le idee e la loro messa in atto che spesso danno la sensazione di esser tutto fuorché sopra la media - non dando, quindi, l'impressione che possa emergere e spiccare dal sopraccitato marasma -, alquanto lontane da quell'attenzione e cura nel particolare che può far la differenza rispetto ai grandi, o a qualunque aspirante tale.
Si sa: con un sottile filo slacciato si rischia d'inciampare, alla lunga. Attenzione.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
0 su 0 voti [ VOTA]
zombiegirl
Lunedì 17 Dicembre 2012, 18.51.04
1
Complimenti per la recensione!
INFORMAZIONI
2012
Autoprodotto
Post Grunge
Tracklist
1. Watch It
2. Resurrection
3. Crushing In My Head
4. Along The Way Inside
Line Up
Steph (Voce)
Dirty Frank (Chitarr, Cori)
Tripp (Basso)
The Cuttlefish (Batteria)
 
RECENSIONI
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