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Marillion - Sounds That Can’t Be Made
( 6147 letture )
Immaginate di trovarvi in viaggio, in località esotiche ed affascinanti. Infinite sono le possibilità di sperimentare scorci mozzafiato, profumi affascinanti, sapori mai gustati prima. Ma immaginate di viaggiare privi di mezzi sempre all’altezza, così da poter spesso solo cogliere l’idea di qualcosa di strabiliante, senza farne davvero esperienza. Spesso vi chiedereste se ne valga la pena, ma continuate animati dalla speranza e, di quando in quando, giustamente ricompensati da ciò che i vostri sensi potranno recepire. Al vostro ritorno a casa, potreste essere soddisfatti, ma non potrete fare a meno di rammaricarvi per tutto ciò che avete solo intuito e che avrebbe potuto rendere il vostro viaggio davvero indimenticabile.

In sintesi, è proprio questa l’esperienza che proverete con Sounds That Can’t Be Made, diciassettesimo studio album degli inglesi Marillion, veterani della scena prog rock e alfieri di quella particolare corrente denominata neo-prog. Il complesso capitanato da Steve Hogarth sforna un’opera con grandi potenzialità ma che, sfortunatamente, risulta afflitta da un numero di difetti che lo rendono complessivamente deludente, specie considerando il fatto che i Marillion non sono gli ultimi arrivati nella scena, ma un gruppo estremamente maturo e capace.

Sounds That Can’t Be Made si apre con Gaza, la canzone più lunga del disco. Il pezzo, dalle liriche toccanti ed impegnate, si sviluppa nel corso dei 17 minuti di durata presentando una spiccata atmosfera mediorientale, costruita dosando per bene la tastiera di Mark Kelly e la chitarra di Steve Rothery ed alternando fasi più intimiste ad altre più pesanti e potenti, che la rende davvero affascinante. E’ ottima la prestazione al microfono di Hogarth, espressiva ed emozionante. Anche il lavoro alla batteria, ad opera di Ian Mosley, è convincente. Il problema è che il livello di qualità è discontinuo e, se per la prima metà del brano c’è davvero di che restare entusiasti, si giunge poi ad una sezione centrale che suona fuori posto, poco incisiva e a tratti quasi confusionaria, per giungere poi ad un finale di alto livello. Ho ritenuto necessario spendere qualche parola in più per Gaza perché essa può rappresentare una miniatura dell’intero disco, piagato da un livello di qualità altalenante che delude molto, perché ciò che è fatto bene è fatto davvero bene. Il disco continua attraversando episodi nel complesso dimenticabili (come la title track, troppo lineare e caratterizzata da delle chitarre eccessivamente in ombra rispetto alle tastiere, e Lucky Man, molto scontata e prevedibile) ed altri convincenti nella loro interezza (ad esempio Pour My Love, con la sua grande atmosfera retrò ed un refrain coinvolgente), passando per le altre due “grandi” composizioni, ovvero i pezzi di durata superiore ai dieci minuti: Montreal e The Sky Above The Rain. La prima è una canzone che parla di un arrivo in terra canadese, ottimamente interpretata da Hogarth ma claudicante nella prima parte, la seconda un brano dall’atmosfera soffusa ed introspettiva, emotivamente davvero valida e con un’eccellente prestazione da parte di tutti i musicisti. Probabilmente il pezzo migliore del disco.

Tecnicamente parlando i Marillion, ovviamente, si dimostrano padroni dei loro strumenti: da segnalare specialmente, il basso di Pete Trewavas, sempre presente, udibile e con partiture complessivamente interessanti. Qualche critica va mossa a Hogarth, nonostante i suoi molti meriti e le sue indubbie qualità: nei pezzi con anima più “pop” (che sono tra i meno riusciti del disco, vedasi Lucky Man) si dimostra parzialmente inadatto e quasi fastidioso, contribuendo di fatto al livello non buonissimo di queste canzoni. La produzione è piuttosto chiara ed incisiva, ma tende a far risaltare moltissimo le tastiere che a volte possono coprire gli altri strumenti (principalmente la chitarra). Ben evidenziata e valorizzata la voce del frontman.

Non ci troviamo dinnanzi a “Suoni che non possono essere fatti”, né in senso positivo né in senso negativo. L’ultima fatica dei Marillion è complessivamente buona: emotivamente ricca, con alcuni ottimi episodi e momenti davvero coinvolgenti. Tuttavia, lo scadere nella banalità, nella prevedibilità e nella noia in più di qualche momento è grave per una band così preparata. Non si tratta di difetti di importanza tale da rendere il disco insufficiente, sia chiaro, ma chi desidera partire per il tour offerto dalla Marillion Viaggi dovrà prepararsi a degli inconvenienti e a degli incidenti di percorso, che potrebbero indurre qualcuno a desiderare un rimborso del biglietto. Se siete disposti a chiudere un occhio in qualche occasione, invece, salite comunque a bordo.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
83.40 su 37 voti [ VOTA]
SimonFenix
Domenica 28 Marzo 2021, 14.36.49
27
I Marillion soffrono del morbo tipico del Prog, fare album da 70 e passa minuti, brani buoni insieme a brani sottotono.
Claudio
Mercoledì 20 Marzo 2019, 13.00.51
26
65 ad un disco del genere!!! Vi siete bevuti il cervello!!! Discone
jaw
Domenica 12 Novembre 2017, 21.19.06
25
Non conosco questo album mi sono fermato a Brave anche se qualcosa di successivo conosco, certo e' che da eredi dei Genesis si sono persinalizzati dall uscita di Fish ed i Coldplay dovrebbero pagare pegno
Textures
Domenica 12 Novembre 2017, 21.10.42
24
Ennesimo grande lavoro a parte 1 o 2 pezzi.....Montreal è da brividi! Bellissima anche Sounds. Da avere!
ELIO MARRACINY
Lunedì 30 Ottobre 2017, 23.58.03
23
MONTRÉAL È QUALCOSA DI EPICO,UNA CANZONE CHE METTEREI A LIVELLO DI HIGH HOPES DEI PINK FLOYDE DI LUGLIO- AGOSTO E SETTEMBRE(NERO) DEGLI AREA! ALBUM DELLAMADONNA!
alifac
Giovedì 21 Settembre 2017, 9.26.35
22
@ELIO... concetto chiarissimo... e comunque hai assolutamente ragione!
ELIO MARRACINY
Giovedì 21 Settembre 2017, 1.45.23
21
DISCO DELLA MADONNA!
Rob Fleming
Venerdì 18 Agosto 2017, 9.50.59
20
Per la prima volta ho avvertito stanchezza nell'ascolto di un album dei Marillion. Pesante, lungo, privo di guizzi. Montreal è bella, ma penalizzata dal falsetto di Hogarth, Lucky man è gradevole, ma il resto non è alla loro altezza. 60 di stima
Struzzo
Sabato 29 Marzo 2014, 14.00.03
19
Voto 73 per me. Concordo per buona parte della recensione. Un paio di brani sono davvero brutti (lucky man di sicuro e anche pour my love), altri stupendi (gaza, power, the sky above the rain, montreal). Molto discontinuo ma un buon disco. Questo è comunque un gruppo che dal vivo spacca di brutto!
LAMBRUSCORE
Domenica 30 Dicembre 2012, 13.51.46
18
Premetto che non l'ho ascoltato ma sono uno di quelli che ama i primi, era Fish, voglio commentare la prima riga delle rece: se mi trovassi in qualche località esotica, l'ultima cosa a cui penserei sarebbero i Marillion...e non pensate subito a bere e trombare eh? Intendevo i paesaggi....
iwantout
Giovedì 27 Dicembre 2012, 14.28.16
17
un bellissimo disco finalmente dei marillion con dei suoni meravilgiosi! 85
ayreon
Sabato 22 Dicembre 2012, 20.23.39
16
esagerato,diciamo che se proprio vogliamo il prog,"English electric part one" dei Big Big train è in assoluto il meglio del 2012,di poco sotto vengono Discipline ed Echolyn ma non i Marillion. Riguardo fish,lo odio quando dal vivo rifà i pezzi dei Marillion,ha molta roba sua meravigliosa ,è una delle rockstar più sottovalutate degli ultimi 20 anni,prendete ad esempio "Sunset on empire",Raingods with zippo","Vigil" o la meravigliosa "Another murder of the day" cantata per un cd di Tony Banks.
Giovanni
Sabato 22 Dicembre 2012, 18.18.10
15
Uno dei peggiori dischi dell'anno. Rivoglio Fish!
N.I.B.
Sabato 22 Dicembre 2012, 10.32.52
14
La Song "Power" è a dir poco SUBLIME...!!!!
blurcry
Sabato 22 Dicembre 2012, 1.56.50
13
Anche io non faccio testo perchè sono un loro FAN e per me questo disco è da 80. Ho sempre preferito di più l' era Hogarth (una veste più intimista) rispetto al tecnicismo progressive (di genesis-iana memoria) dei primi lavori fatti con l' istrionico Fish. Possiedo la discografia intera su cd prime stampe e li conobbi proprio nel loro periodo più difficile, cioè con l'uscita dell'album "radiation" (1998) e da li in poi solo amore & passione per una band (forse tra le poche) che ancora scrive Musica per passione
alifac
Venerdì 21 Dicembre 2012, 16.59.00
12
Come Jimi faccio parte di quel gruppetto che i Marillion li venera... alla faccia dell'imparzialità voto 90! e Buon Natale a tutti!
Le Marquis de Fremont
Venerdì 21 Dicembre 2012, 16.53.22
11
Effettivamente, questo album dei Marillion non mi ha preso molto. Sono ancora fermo a Misplaced Childhood e Season End che considero i loro capolavori. Questo ultimo lavoro non è da buttare (loro sono ottimi musicisti e non fanno mail cose banali) ma come qualcun'altro ha citato, mi ha dato una generale impressione di piattezza. Tra l'altro era da Anoraknophobia che non sentivo un loro album e ho anche avuto l'impressione che la voce di Steve Hogarth sia diversa come timbro... Ne ho avuto poi la conferma, perché invece, Sounds Live (che ha la stessa copertina tranne il colore rosso della figura) ha un Hogarth con la voce "normale" e li, i pezzi mi sembrano decisamente migliori. Au revoir
ayreon
Venerdì 21 Dicembre 2012, 15.32.51
10
io del periodo hogarth se devo scegliere dischi veramente belli dico "Brave","Afraid of sunlight","The strange engine","Marble in versione 2 cd con quel capolavoro di "Ocean cloud",per il resto si sono alternati a vere bruttezze (Anoraknophobia, Radiation,Somewhere else) che però sono già meglio di Muse,Coldplay,Radiohead,per cui li difenderò sempre,quando però sbagliano mi piace dirlo
Lizard
Venerdì 21 Dicembre 2012, 15.13.23
9
Jimi se hai preordinato l'album, scorri la lista dei nomi alla lettera C
Jimi The Ghost
Venerdì 21 Dicembre 2012, 12.43.46
8
@MrFreddy: Gentile, in tutta verità ho apprezzato moltissimo la tua lucida recensione scevra da considerazioni tipiche di un fan scalmanato e infantile quale potevo esserlo io. Non a caso ho affermato che i mie gusti hanno trovato piacere solo ascoltando 2-3 tracce...un pò poco per un intero disco. Quasi sicuramente La mia "miopia da fan" non mi avrebbe permesso di scrivere una recensione chiara e pura come la tua. [Come del resto immagino quanto sia stata dura per Lizard giudicare nel suo commento la qualità di questo disco.].Federico, Sai cosa penso di te..I complimenti erano superflui, basta leggere questa tua coerente e altamente professionale recensione. A presto per altri scambi culturali. Buona Natale ragazzi! Jimi TG
Cipmunk
Venerdì 21 Dicembre 2012, 12.16.20
7
Assolutamente il recensore è stato anke troppo magnanimo con un disco noioso, banale,povero di idee,.. si bensuonato ma è il minimo sindacale che mi aspetto da musicisti di questa caratura..., ormai solo la notte nel loro letto si sognano i numeri degli anni 80...fish avrà fatto poco...i detentori del nome hanno fatto ancora meno....ma per favore!! meglio ke "certi suoni non vengano proprio fatti"....perdonate lo sfogo ma preferisco ascoltera i RadioHead a questo punto.......Ridicoli...
Andy '71
Venerdì 21 Dicembre 2012, 11.40.48
6
Non concordo!Secdondo me,a parte i capolavori della Fish era,questo è uno dei dischi meglio riusciti del periodo Hogarth,averne di dischi del genere!per me è da 80!Cmq sia,de gustibus....
MrFreddy
Venerdì 21 Dicembre 2012, 10.31.03
5
I tuoi interventi sono sempre molto interessanti, Jimi! La tua opinione non e' poi così bizzarra, in quanto il disco generalmente ha ricevuto valutazioni discordanti. Personalmente non mi ha molto convinto e spero di averlo spiegato al meglio, ma non tutti siamo uguali... E' questo il bello!
Jimi The Ghost
Venerdì 21 Dicembre 2012, 10.03.54
4
Sui Marillion riesco solo ad essere dannatamente di parte...pre-ordino il disco sempre senza nessun dubbio e diffidenza in virtù di essere ancora un real-fans stra-folle. Per questo motivo non dovrei lasciare nessun commento perchè potrebbe creare confusione..."Sounds That Can’t Be Made" è un disco che con il suo sound armonioso, ma confondente, lento, ma coinvolgente richiede uno sforzo in più per farsi apprezzare. Sarà l'influenza della scelta di registrare tutto l'audio presso la "pittoresca" Real World Studios a dir poco tra il fantasy e il romantico? Non saprei. Ma la prima lunghissima traccia dal titolo "Gaza", intitolata proprio come quel triste e dannato territorio chiuso tra la Palestina e Israele, denominata "la striscia di Gaza" mi ha lasciato spiazzato. Un brano composto in stop and start, proprio per enfatizzare l'infinita situazione dei Palestinesi e di una terra senza una imminente soluzione pacifica. Hogarth riferendosi al brano Gaza, ha dichiarato ai suoi fan: "Gaza is today, effectively, a city imprisoned without trial". Personalmente, ho trovato molto vicino ai mie gusti la traccia "Sounds That Can't Be Made", anche per il significato del testo e del messaggio che diffonde il titolo del brano e "Pour My Love", composto su di un testo di John Helmer, lo stesso autore che scrisse Holidays in Eden dell'omonimo e meraviglioso LP del 1991. Nel complesso un disco ancora una volta di nicchia, chiuso in se stesso, come i Marillion ci (mi) hanno sempre abituato con l'intenzione di accontentare solo quel piccolissimo gruppetto di estremisti e forse a volte anche un pò miopi, di fan rimasti. Ma abbiate pietà di me, io di quel gruppetto ne faccio parte da anni e anni... Jimi TG
ayreon
Venerdì 21 Dicembre 2012, 9.29.12
3
dopo averlo ascoltato più volte ,solo "montreal" e "the sky above the rain" mi lasciano il segno ,peccato .Non credo andrò a vederli a gennaio,meglio Neal Morse e flower kings a fine febbraio
hm is the law
Venerdì 21 Dicembre 2012, 9.27.36
2
Disco apena sufficiente con pochissimi picchi e molte ombre. Gaza secondo me è uno dei pezzi più brutti che abbia ascoltato negli ultimi tempi
Lizard
Giovedì 20 Dicembre 2012, 23.02.50
1
Assolutamente d'accordo e in particolare concordo con l'assunto di base che il disco alterna troppi momenti fuori fuoco ad altri molto belli, come ci si attende dai Marillion e come da ormai dieci anni non riescono più a regalare. Un vero peccato, viene da chiedersi se in effetti l'autogestione che il gruppo porta avanti da tempo stia portando i frutti artistici sperati o se magari una voce esterna potrebbe aiutarli a mettere meglio a fuoco le tante idee che dimostrano di avere ancora. Hogarth in particolare ha in corso una vera e propria involuzione tecnica, come dimostrato dall'uso dei falsetti, spesso sgranati, soffiati e quasi fastidiosi. Mi ha colpito molto la seconda parte di Montreal, nella quale quasi tutti, Hogarth compreso, riprendono un modo di suonare tipico dei primi Marillion, quasi una citazione di se stessi.
INFORMAZIONI
2012
Ear Music
Prog Rock
Tracklist
1. Gaza
2. Sounds That Can't Be Made

3. Pour My Love

4. Power

5. Montréal

6. Invisible Ink

7. Lucky Man

8. The Sky Above the Rain
Line Up
Steve Hogarth (Voce/Keyboards)

Mark Kelly (Keyboards/Cori)

Ian Mosley (Batteria/Cori)

Steve Rothery (Chitarra/Cori)

Pete Trewavas (Basso/Cori/Chitarra)
 
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