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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Mob Rules - Cannibal Nation
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( 1689 letture )
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Non è ancora giunto il momento del salto di qualità, e forse non giungerà mai per i tedeschi Mob Rules, attivi dal 1994 e giunti al settimo album col qui presente Cannibal Nation, un full length nel quale viene confermata la loro attitudine heavy, decisamente massiccia, ma con spruzzate quasi di matrice hard rock, ribadite dalla presenza di organi e soluzioni stilistiche parecchio retrò. il disco, distribuito dalla AFM Records, succede a Radical Peace, uscito nel 2009, ed al singolo Ice & Fire (2012), ovvero il flirt più spiccato -ma nemmeno troppo evidente- col classico power metal di matrice europea. L’unico, del resto, di un disco ancorato a stilemi devoti del verbo settantiano.
Durante tutto l’ascolto prevalgono toni assai epici e solenni, delineati attraverso brani rallentati e che subito portano alla mente, moniker a parte, i Black Sabbath della prima Dio-era: tuttavia, i riff di chitarra non sono qui neanche lontanamente paragonabili a quelli di sua maestà Iommi, così come la voce di Klaus Dirks non è certo calda o particolare come quella del compianto folletto italo-americano. È una timbrica pulita e power-oriented, troppo simile a tante altre, priva di picchi eccellenti o memorabili; allo stesso modo, il drumworking di Nikolas Fritz è ordinato ma non straripante, le chitarre di Matthias Mineur e Sven Lüdke rocciose (nel riffing) ma non memorabili: il platter è quindi gradevole, ma poco altro, scevro di momenti topici o vertici da pelle d’oca. In esso ricorrono sovente trame vagamente medievali, in una tracklist a due facce, in quanto alterna alcuni brani pesanti ad altri più dinamici. Close My Eyes, per esempio, è un mid-tempo molto evocativo, caratterizzato da vocals accurate ed una prolungata sezione solista, discreta, curata, ma non eccezionale; Lost, pesante e cadenzata, è un classico esempio delle reminiscenze sabbathiane (ispirata, appunto, al periodo con Dio al microfono), mentre Tele Box Fool, The Sirens e la titletrack Cannibal Nation (aperta da un riff alla Dragonforce, impreziosita da un solo che ricorda quelli degli Iron Maiden degli anni 2000 e completata dalla presenza di tastiere) sono episodi più pimpanti e movimentati, oltretutto dotate di linee vocali più coinvolgenti. Ice and Fire mantiene il disco su coordinate lente, ma è pervasa da una vena malinconica e da una flebile melodia dai tratti medievaleggianti. Suona come un mid-tempo quadrato e robusto Soldiers of Fortune, pezzo ricco di epos e di riff intimidatori, mentre Scream for the Sun (May 29th 1953) e Sunrise tendono ad annoiare nonostante lunghi e validi assoli di chitarra: l’atmosfera pomposa è, qui, fin troppo ridondante e pretenziosa, e la noia rischia di far capolino in più di un’occasione.
I vari brani presentano una struttura semplice, relativamente, e vengono ben suonati, senza particolari virtuosismi; a tratti, il platter suona fin troppo epico ed atmosferico, fattore che tende leggermente ad annoiare. Del resto la band teutonica sceglie di privilegiare il contorno ed il pathos, anziché i brani in sé e la loro presa diretta: ne scaturisce un disco per palati sottili, atipici, di difficilissima assimilazione. Non cercatevi un brano trascinante, non aspettatevi refrain trascinanti o riff da ricordare, perché Cannibal Nation è essenzialmente un insieme di emozioni sottocutanee, e non sempre è detto che scatti la scintilla.
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5
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Solita roba trita e ritrita ma comunque gradevole, la suff. la prende tutta con un 65. |
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4
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A me non sembra così male. Assoli talvolta "scintillanti", tastiere evocative. Certamente niente di nuovo, siamo d'accordo. Con un cantante più riconoscibile nella timbrica potrebbero fare il salto. Certo che paragonarli ai Black Sabbath di Dio mi sembra proprio inopportuno. |
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3
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gruppo da sempre di poche pretese... ed ora diventati abbastanza noiosi, sterili ed innocui in quello che propongono. FORSE molto meglio agli esordi, nei primi TRE dischi che seppur non brillavano per originalità (trattandosi di uno stereotipato "melodic power-metal") erano molto più immediati, frizzanti e quindi coinvolgenti da ascoltare; con un buon gusto di melodie e cori nei ritornelli. |
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2
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Ennesimo disco non dico inutile, ma davvero di peso specifico basso. |
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1
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In sostanza un disco sufficiente, senza infamia nè lode? beh, se così fosse sul livello della discografia di questa band. Troppe band purtroppo propongono le stesse cose, dal power al thrash, al death al black, entrando nella mediocrità. Sarebbe meglio avere meno band e più qualità, ma la cosa si sa, è impossibile! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Close My Eyes 2. Lost 3. Tele Box Fool 4. Ice and Fire 5. Soldiers of Fortune 6. The Sirens 7. Scream for the Sun (May 29th 1953) 8. Cannibal Nation 9. Sunrise
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Line Up
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Klaus Dirks (Voce) Matthias Mineur (Chitarra) Sven Lüdke (Chitarra) Jan Christian Halfbrodt (Tastiere) Markus Brinkmann (Basso) Nikolas Fritz (Batteria)
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RECENSIONI |
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