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29/03/24
500 HORSE POWER + GAIN OVER
BORN TO BE WILD MC PADOVA, VIA GUIDO NATTA 14 - RUBANO (PD)
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Obsidian Kingdom - Mantiis - An Agony In Fourteen Bites
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( 3000 letture )
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Gli Obsidian Kingdom giocano col metal. Giocare con gli stili, con gli strumenti, con la produzione, con le tecnologie. Sono spagnoli, di Barcellona, e si definiscono post metal. Ma non quel post metal con cui si intende l'unione fra il post-rock e l'estremismo, ma quel "post" che andava bene sulla fine degli anni '90. Magari ora ci piace classificarlo così, ma se questo Mantiis fosse uscito davvero nel 99 o nel 2000 si saremmo andati subito a scomodare act come gli In The Woods, Crematory (quelli gothic) o Novembre. Se fosse invece uscito verso il 2003 allora avremmo nominato gli Opeth, i Porcupine Tree, i The Gathering. Invece l'album è uscito nell'anno appena trascorso e allora nominare tutti questi act potrebbe essere controproducente, ma ci dà una migliore idea del prodotto sfornato dagli Obsidian Kingdom. Oncoming Dark, da un punto di vista prettamente chitarristico e vocale, può appunto richiamare i Crematory di Believe o anche qualcosa di Peter Murphy solista, ma quando subentrano le distorsioni e si mette meglio a fuoco l'avanzare della batteria, si va direttamente in territori più cari alle prog-band sovracitate. Mantiis è una lunghissima suite suddivisa in quattordici piccoli “morsi" oppure, per dirla meglio, sono quattordici brani da interpretare quasi in chiave pop-rock. I pezzi scorrono benissimo: Through the Glass ricorda tantissimo sia la band tedesca che quella romana, mentre Cinnamon Balls con i suoi scream e i suoi blast-beat appesantisce notevolmente l'atmosfera. Interessanti anche gli effetti più futuristici e gli attimi jazz di The Nurse. Answer Revealing richiama gli Opeth di Damnation e qualcos'altro dei Manes di Vilosophe. Nonostante però questo manifesto lusinghiero, il sentore di aver sentito già tutto e fin troppo è sempre sotto il naso. Il collage è meraviglioso e anche degno di nota ma tutto è talmente impersonale che forse va a forgiare una nuova personalità. Last Of The Light, con il suo proseguimento Genteel To Mention, è forse il momento che spicca maggiormente, soprattutto per i suoi connotati jazz ma anche qui si vedono sia le ombre dei Porcupine Tree che quelle degli ultimissimi Ulver. Proseguendo verso la coda dell'album le atmosfere si fanno sempre più rarefatte e trasognanti e il plot prende la piega di un jazz-metal album (Haunts Of The Underworld) con assoli prog e i trigger della batteria che man mano si fanno sempre più insopportabili.
Non saprei cosa dire, d'altronde se vi piacciono tutte le band sovracitate conoscerete bene i loro dischi a memoria. Mantiis è una specie di visuale dalla ruota panoramica, che non necessariamente incontrerà i gusti di tutti gli ascoltatori che adorano i riferimenti nominati in precedenza. Un disco destinato dunque a dividere i pareri: a voi la scelta.
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5
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un disco profondo e notturno , una vera gemma |
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3
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Mah, c'è qualche foto strana, e la carta è ruvida... dal mio punto di vista posso dire che odio quando il booklet è attaccato al digipack... |
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2
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Deve arrivare pure a me Sans! Il booklet è così interessante come sembra dalle immagini? |
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1
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Grandi, l'avete recensito! Io l'ho acquistato qualche giorno fa (la copia fisica!) e devo dire che mi hanno davvero impressionato: le influenze sono evidenti, ma riescono comunque ad aver uno stile del tutto personale! grandi! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Not Yet Five 2. Oncoming Dark 3. Through The Glass 4. Cinnamon Balls 5. The Nurse 6. Answer Revealing 7. Last Of The Light 8. Genteel To Mention 9. Awake Until Dawn 10. Haunts Of The Underworld 11. Endless Wall 12. Fingers In Anguish 13. Ball-Room 14. And Then It Was
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Line Up
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Rider G. Omega (voce, chitarre) Zer0 Æmeour Íggdrasil (voce, tastiere) Prozoid Zeta JS (chitarre) Fleast Race O’Uden (basso) Ojete Mordaza II (batteria)
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RECENSIONI |
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