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Audrey Horne - Youngblood
( 3635 letture )
Avevo diciott’anni quando in Italia fu trasmesso per la prima volta I Segreti di Twin Peaks, una serie onirico-poliziesca che ai miei occhi rappresentava finalmente qualcosa di nuovo, intrigante per il suo coraggio di sorprendere e disturbare, nel panorama televisivo dell’epoca. La serie ideata da David Lynch e Mike Frost era creativa, silenziosa e a tratti sconclusionata, era un racconto decostruito per immagini ed elementi ricorrenti, una sorta di litania del giallo che si disvelava poco alla volta, e mai completamente. Ho riscoperto Twin Peaks di recente, dopo aver giocato a Deadly Premonition (Access Games, 2010), videogioco giapponese che ne omaggia in chiave interattiva, con ammirevole e rispettosa cura, le atmosfere, i deliri visuali ed i ritmi: mi è stato quindi piuttosto facile associare il nome della band recensita oggi al personaggio televisivo di Audrey Horne, descritta come “una ragazza molto carina ma taciturna e a volte malvagia” sul diario della povera Laura Palmer ed interpretata sullo schermo dalla conturbante -specialmente quando ti affacci timido ai privilegi della maggiore età- Sherilyn Fenn.

Non sappiamo se carini e malvagi siano aggettivi riferibili anche al tatuato cantante Toschie e compagni, di sicuro però i cinque ragazzoni scandinavi non potranno essere accusati di essere taciturni: formati nel 2002 a Bergen, gli Audrey Horne hanno già dato alle stampe tre album, alfieri di un rock “onesto, fatto a mano” (come recita la stringata cartella stampa) che li ha visti anche protagonisti di una serrata attività live. Energia ed amore per la musica sembrano essere i motivi ispiratori di questo rock ruspante e genuino, esaltato da una produzione che grazie ad un suono caldo e diretto permette di differenziare questa proposta da tanta musica dal sapore preconfezionato. Youngblood, quarto e più recente episodio della discografia del quintetto, si articola in quasi tre quarti d’ora di musica e si apre sulle note di chitarra di Redemption Blues: potente, vibrante e grezza quanto basta, la canzone (promossa da un sexy-geriatrico video visibile sul Tubo) riesce a coniugare in modo interessante i suoni caldi di cui sopra con un’attitudine dinamica ed assolutamente moderna, che a me ha ricordato persino la furia nordirlandese dei Therapy? che furono. Le parti di chitarra si susseguono incessantemente con ottima varietà (ritmiche, arpeggi, assoli egualmente distribuiti tra i canali), il cantato graffia senza mai perdere il suo sano approccio melodico e il risultato è quello di un heavy corale, consapevole e mai banale. Il disco prosegue su coordinate piuttosto tirate, con le brillanti sei corde di Dale e Tofthagen in costante evidenza ed un suono analogico di batteria che scalda il cuore senza risultare anacronistico, né perdere in potenza. Le voci costantemente raddoppiate coinvolgono perché allo stesso tempo melodiche e sofferte, all’insegna di una cantabilità naturale ma non “da classifica", alla ricerca di una strada propria ed originale che porta ad apprezzare i brani in scaletta sia dal punto di vista esecutivo che compositivo (spiazzante lo special spagnoleggiante in Straight Into Your Grave, esotica l’atmosfera jungle di Cards With The Devil). Il modo in cui le parti cantate, dalla strofa, confluiscono in una dimostrazione corale avvolgente durante tutti i ritornelli è uno degli elementi che meglio caratterizza la bravura e l’esperienza degli Audrey Horne: il chorus viene dunque piazzato non come un punto al quale la canzone deve tendere per ineluttabile inerzia, quanto piuttosto come il risultato naturale di un percorso compositivo organico, che vede ogni brano come un corpo unico, privo di cadute di tono o prevedibili parti-ponte. Le influenze blueseggianti ricorrono ma con discrezione, quasi strattonate da una sezione ritmica che, complice l’inesauribile spunto di Espen Lien al basso (The King Is Dead), si mantiene sempre su ritmiche vivaci. Alla batteria di Kjetil Greve va infine ascritto il merito di spingersi sempre ben oltre il minimo sindacale dell’accompagnamento al quale qualche rock classico si è rassegnato: il drummer norvegese riesce nell’intento di proporre una partitura ricca e variegata -incluse parti di doppio pedale che davvero non stonano- senza suonare fuori posto, dettando tempi e silenzi senza che la musica perda il suo scorrevole filo logico. Proprio l’equilibrata tensione tra ingredienti classici ed influenze ritmiche moderne distingue i dieci brani in scaletta, declinati secondo un’idea di hard rock che è il risultato di una contaminazione intelligente ma non esasperata, introdotta dalle latitudini norvegesi come risultato di una sensibilità musicale ampia e ricettiva, e non per trovare la propria personalità in una diversità fine a se stessa che per altre band si rivela sterile.

La varietà che contraddistingue gran parte dei brani in scaletta, nella brillante coesistenza tra rimandi al metal classico e momenti più ammiccanti e/o disimpegnati (Pretty Little Sunshine), è forse la testimonianza più diretta di quell’amore incondizionato per la musica promesso nelle premesse e che si manifesta, su disco, in una spinta propulsiva di intensità costante, che sgorga naturale all’interno di un quadro nitido e coerente. Nonostante una copertina che non rende affatto giustizia ai suoi pregevoli contenuti, Youngblood è un disco che, semplicemente, mantiene l’impegno: con questo quarto album gli Audrey Horne recapitano un lavoro divertente e curato, di giusta durata, riccamente farcito di energia ed idee e capace di fondere gli elementi semplici del rock per dare vita ad un insieme più affascinante, perfettamente a suo agio nel mostrarsi ora maestoso ed ora vulnerabile con la stessa, navigata, naturalezza.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
86.5 su 4 voti [ VOTA]
Altered
Domenica 15 Marzo 2020, 22.46.24
3
Disco veramente molto buono. Le influenze sono molteplici, dall'heavy classico all'hard rock, il tutto ben miscelato, compatto, coerente. Mi ha colpito la prestazione del cantante, davvero bravo! Per me da 85.
Giancarlo
Lunedì 4 Febbraio 2013, 15.27.17
2
Il precedente era una bomba, questo lo devo ascoltare...
bubba
Giovedì 31 Gennaio 2013, 19.31.30
1
il video di redemption blues è spettecolare
INFORMAZIONI
2013
Napalm Records
Hard Rock
Tracklist
1. Redemption Blues
2. Straight Into Your Grave
3. Youngblood
4. There Goes A Lady
5. Show and Tell
6. Cards With The Devil
7. Pretty Little Sunshine
8. The Open Sea
9. This Ends Here
10. The King Is Dead
Line Up
Toschie (Voce)
Ice Dale (Chitarra)
Thomas Tofthagen (Chitarra)
Espen Lien (Basso)
Kjetil Greve (Batteria)
 
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