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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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Lacuna Coil - Unleashed Memories
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( 7197 letture )
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Lacuna Coil. Sono trascorsi numerosi anni dal loro exploit, prima nazionale e poi internazionale, e questo (forse) ci permette di dissertare pacificamente sulla loro musica, sul suo valore come sui suoi limiti, senza arenarci in sterili patriottismi musicali, la cui stucchevole retorica è da diabete mellito fulminante, o lanciarci in velleitarie accuse di esterofilia nei confronti di un gruppo che non ha fatto altro che sfruttare sapientemente il successo e che, se si è involuto, non lo ha verosimilmente fatto per adattarsi al mercato americano quanto semmai per quel fenomeno dall’andatura naturalmente parabolica che è l’ispirazione: prima immatura ed esuberante, raggiunge l’apice qualitativo per poi esaurirsi, con qualche picco sistolico residuo prima del tracciato piatto. Sarà perché hanno sempre tenuto a puntualizzare, finanche sul genere suonato, ma sembra che su di loro il turpe venticello della calunnia abbia spirato con una certa insistenza. Ma veniamo al dunque, vale a dire a questo Unleashed Memories, Anno Domini 2001, che è stato considerato assieme al successivo Comalies lo zenith della produzione artistica della band milanese. Ed io, qui, cercherò solo di evidenziare le motivazioni di questa convinzione diffusa che condivido con una certa levità, sollevata dalla consapevolezza che tutto, o quasi, è stato detto su questo gruppo e sulla sua musica e che quindi è molto liberatorio essere gli ultimi a scriverne.
Innanzitutto, c’è un dubbio che mi ossessiona: come ha potuto la musica dei Lacuna Coil esprimere la propria originale personalità ed al tempo stesso essere apprezzata anche da un pubblico molto ampio? Questa condizione di mainstream, per essere così naturale, spontanea e per non dare luogo ad attriti o compromessi deve evidentemente trovare una motivazione intrinseca alla musica stessa. I brani presenti in questo album hanno una struttura semplice, nitida e degli arrangiamenti molto curati. Le linee melodiche, pur essendo sempre molto orecchiabili e di facile ascolto, sono molto personali ed eleganti e creano atmosfere intensamente suggestive senza il bisogno di ricorrere a tutti quegli orpelli di matrice neoclassica e sinfonica, ma anche elettronica, che spesso appesantiscono il metal di maniera gotica. Perché possiamo anche permetterci di definire la loro formula musicale come un’originale declinazione del gothic metal senza rischiare di essere linciati, non più, almeno. Una proposta solida senza essere monolitica, raffinata ma mai decadente, ricercata senza essere leziosa, sempre fortemente legata ai possenti suoni del metal, con riflessi inquieti e conturbanti che approfondiscono la visione. È in questa naturale propensione all’equilibrio, scevra di trovate sensazionalistiche e pacchiane ma densa di autentica ispirazione che si trova la ragione di questo diffuso consenso di pubblico; fama assicurata anche da una personalità artistica come quella di Cristina Scabbia, che per il suo cantato e (perché negarlo?), la sua presenza sul palco può essere considerata a buon diritto ed a tutti gli effetti la frontwoman della band. Una voce senza dubbio interessante e potente, che tuttavia per una certa sua monotonia di fondo viene saggiamente temperata (in questo album anche troppo poco), dalla voce maschile di Andrea Ferro, che interviene con versatilità rendendo più vario e complesso anche l’apporto vocale. È fisiologico che ci siano brani che restano indelebili nella memoria mentre di altri se ne tolleri lo scorrere e si dimentichino subito dopo (come gli ultimi due brani), ma non saremmo onesti se non dicessimo che la prima categoria prevale nettamente sulle seconda a causa di un’ispirazione in quel momento palesemente felice.
La produzione affidata a Waldemar Sorychta è già di per sé garanzia di qualità assoluta. I Lacuna Coil in questo loro secondo album sanno proporre con naturale abilità una formula basata su un’impostazione metal piuttosto marcata, con una batteria capace di tessere ritmi complessi e vari, un basso incisivo e delle chitarre molto presenti che incedono terrigne, rendendola più gradevole al palato con l’inserzione di vari e raffinati arrangiamenti e con il lavoro sempre accattivante delle voci. Ovvio che un lavoro del genere non sia adatto ai sostenitori delle frange più estreme del metal, ma è altrettanto inconfutabile che l’intensità emotiva e sonora di una proposta musicale non perde di valore se viene apprezzata da un pubblico più vasto e dai gusti meno orientati.
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15
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Questo album l'ho adorato all'epoca, lo reputo il loro capolavoro,insieme al debutto. Dopo non mi hanno piu convinto.. Voto 92 |
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14
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Purify è da pelle d'oca. Un grande gruppo, possiamo esserne orgogliosi. |
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13
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Una buona prova ricca di personalità. 75 |
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12
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disco di merda...come fate a dargli 82 |
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11
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Unleashed Memories, e' nelle mie orecchie adesso... i Lacuna Coil sono troppo bravi, li ADORO, li AMO |
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10
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Credo sia il migliore album dei Lacuna Coil, con alcune canzoni discrete. Purtroppo è pieno di filler, concordo con Floriana sugli ultimi due brani. Voto 70. |
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9
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Ho sempre apprezzato i lacuna coil anche se il loro gothic sinfonico è un genere che seguo poco ho apprezzato nell'ultimo album la canzone dedicata a Pete O'Steel R.I.P. dei type o' negative toccante anche per chi come me segiva quel grande gruppo gothic/doom e le gesta del gigante Pete |
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8
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Forse sarà perché a me questo genere gothic/symphonic/female fronted tende a stufarmi in fretta ma non ho mi dato molta considerazione a questa band. Non so se sia Cot Zelati o Migliore che dice nel booklet di dark Adrenaline di aver fatto una superfatica nello scrivere i pezzi dell'album. Significa che siamo alla frutta anche rispetto ad un prodotto che, come questo Unleashed Memories, dice molto poco. Au revoir. |
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7
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Un buon album, tenendo conto che erano al secondo full length. Discreto songwriting e bella energia. Secondo me hanno fatto album in crescendo fino a Karmacode, poi hanno commesso alcuni errori madornali: 1) abbandonare un maestro della consolle come Waldemar Sorychta 2) insistere nel mantenere in formazione un cantante inadeguato come Ferro, inadeguato sia tecnicamente sia linguisticamente 3) abbandonare la vena goth/prog che li aveva accompagnati per il suono stereotipato che le band devono avere se vogliono scalare la classifica americana. Il risultato è che dark adrenaline è nel volantino di MediaWorld, sconto 20%, nella sezione "INNO AL ROCK ITALIANO", al fianco di Orme, Nomadi, Gianna Nannini, Pfm, Vasco...gli ho dato una doppia occasione (shallow life, dark adrenaline), ora basta. Addio |
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6
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.... leggasi alla voce "Undercover", quotone.... |
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5
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Il loro miglior album assieme a "Comalies". Peccato poi per il seguito... |
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4
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Sono d'accordo con Blurcry. Non ho mai apprezzato molto questa band, ma devo riconoscere che nei primi dischi avevano il loro perché. Poi sono scaduti miseramente, a mio avviso... |
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3
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questo è il mio preferito tra i primi tre! qui avevano ancora un loro perchè... e fino al successivo "comalies" lo hanno dimostrato |
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2
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Genere musicale molto lontano dai miei gusti, ma sono contento che una band nostrana abbia sfondato.. |
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1
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Erano decisamente una band, avevano sempre il difetto d'avere un Ferro terribile ogni qualvolta entrava a far parte dei pezzi, meno a quel tempo di oggi a dire il vero, però i brani erano di tutt'altro spessore rispetto alle stronzate pubblicate odiernamente. Dopo "Comalies" per me sono deceduti. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Heir Of A Dying Day 2. To Live Is To Hide 3. Purify 4. Senzafine 5. When Dead Man Walks 6. 1.19 7. Cold Heritage 8. Distant Sun 9. Current Obsession 10. Wave Of Anguish
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Line Up
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Cristina Scabbia (Voce) Andrea Ferro (Voce) Marco Emanuele Biazzi (Chitarra) Cristiano Migliore (Chitarra) Marco Coti Zelati (Basso) Cristiano Mozzati (Batteria)
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