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Speed Glue & Shinki - Eve
( 2968 letture )
Gli Speed, Glue & Shinki erano un trio di rock psichedelico formato nel 1970 dal giovane chitarrista Shinki Chen (Foodbrain, Shinki Chen & Friends) e dall’allora facoltoso presidente di Polydor Records, Ikuzo Orita, che aveva prodotto in passato un disco che era valso a Chen il soprannome -per alcuni piuttosto generoso- di “Jimi Hendrix giapponese>. A Chen furono affiancati per l’occasione il bassista Masayoshi Kabe, che aveva militato nei Golden Cups ed il cantante/batterista di origini filippine e padre americano Joey Smith, scoperto dallo stesso Shinki mentre suonava con gli Zero History in un centro commerciale di Yokohama, e che sarebbe passato alle cronache per l’abitudine distruttiva di dare alle fiamme le proprie batterie con la paraffina. Il nome del gruppo era stato scelto a causa dell’utilizzo abituale di amfetamine praticato da Smith (Speed) e dall’interesse manifestato da Kabe per gli effetti allucinogeni della colla Marusan Pro Bond durante il decennio precedente. L’inalazione dei vapori della sostanza adesiva contenuta in questo prodotto era piuttosto comune in Giappone a causa dello stato di confusione, eccitazione ed alterazione della coscienza che la pratica comportava insieme all’insorgenza, lo avrebbero dimostrato gli studi scientifici, di gravi neuropatie, atrofie muscolari, degenerazione delle cellule cerebrali e perdita di sensibilità alle estremità del corpo. L’album Eve venne pubblicato nel 1971 ma la band si sciolse poco dopo a causa di recensioni contrastanti, scarse vendite e l’intolleranza di Skinki e Kabe per lo stile di vita “sex drugs & rock’n’roll” abitualmente condotto da Smith. In seguito a questa esperienza, Shinki scelse di abbandonare il mondo della registrazione per dedicarsi esclusivamente all’attività live, che continua ancora oggi.

Impossibile non compiere uno sforzo per contestualizzare l’ascolto di questo album: in un momento nel quale il Giappone viveva una grande trasformazione culturale, il bisogno di abusare e trasgredire costituiva una risposta alle spinte conservatrici, in tempi di Guerra Fredda, che ne stavano plasmando la nuova società. L’incomunicabilità generazionale affiora in Eve nell’inglese lontano di Smith, in una sostanziale assenza di liriche coerenti, in un disordine pesante e di inarrestabile lentezza, in una visione distorta che aleggia cupa sul futuro del Sol Levante. Mr. Walking Drugstore Man è il singolo blues che apre l’album, disciplinando la presenza degli strumenti con chitarra ritmica a sinistra, batteria a destra, voce basso e chitarra solista al centro. La canzone, ordinata e cantilenante nelle strofe, decolla nelle parti strumentali, che per libertà espressiva ed affiatamento ricordano un’esecuzione di tipo jazzistico: gli strumenti sembrano sempre sul punto di andare per la propria strada, rincorrendosi a vicenda e riuscendo, prima che il cantato riprenda, a ritrovare un filo conduttore che ne permetta lo svolgimento. La struttura blues diventa quindi l’impalcatura minima sulla quale costruire azzardi e voli più o meno pindarici, giocare con i suoni (come nel trascinato finale) ed invitare, ammiccando, al consumo di droghe (“Hey, you wanna buy some speed?”). Se escludiamo qualche sperimentazione stereofonica nella seconda parte della scaletta, Eve è un disco sostanzialmente privo di artifici produttivi tesi ad esaltarne l’aspetto: il messaggio è invece molto diretto e spontaneo, immediato nelle sonorità del periodo e totalmente disinteressato a migliorare la resa garage-noise di un cantato che ne avrebbe, invece, bisogno. Altrettanto soffusi e caldi suonano i primi istanti di Big Headed Woman, fondati su uno scheletro semplice e derivativo, fatto apposta per costringere al minor sacrificio possibile l’estro insofferente di basso e chitarra. Lo stile della Les Paul di Chen è misurato e comunicativo, efficace nel trasmettere il dubbio ed ammiccare con un numero minimo di note, talora fumose, in altri casi più veloci e taglienti. Il drumming di Smith è ugualmente partecipe, per quanto limitato dai pattern del blues più classico: gli stacchi al termine di ogni strofa si susseguono senza interruzioni, sottolineando, accentando, spezzando e ricostruendo, dimostrando insomma il ruolo attivo del musicista filippino nel progetto, a parziale compensazione di una prestazione vocale volenterosa ma di qualità tecnicamente trascurabile. Più coinvolgente e pesante si presenta -finalmente- il riff di Stoned Out Of My Mind, primo brano in scaletta nel quale il carattere rock di Eve riesce a ricavarsi uno spazio espressivo. Tutta la parte dell’assolo offre tocco ed intensità, attitudine verace e priva di fronzoli, consistenze varie ed un rientro felice nei binari della strofa, prima di avviarsi alla conclusione. Meritevole di menzione è infine la delicatezza acustica di Someday We’ll All Fall Down, traccia che chiude il disco con un mood malinconico, frutto di immagini forti raccontate con fare semplice, disperato e gentile, anticipando di vent’anni il sapore amaro dei migliori Nirvana.

Il debutto degli Speed, Glue & Shinki è difficile da valutare con le orecchie dell’ascoltatore contemporaneo: Eve è un disco di pulsioni rock che affiorano in un “vuoto glorioso”, di riff non irresistibili che si possono ascoltare nella loro interezza su Youtube, di premesse interessanti per collocazione storica ed ancor più geografica, estremo solamente nelle latitudini e negli abusi, frutto di esperienze personali e conoscenze che ancora non disponevano degli strumenti più efficaci per presentare al pubblico il loro carattere estremo e “contro”. Gran parte del fascino delle sette canzoni in scaletta si deve dunque alla conoscenza che si costruisce leggendo ed imparando di quegli anni, delle biografie dei musicisti coinvolti, delle loro vite e dei loro percorsi, cercando di estrapolare molto più di quanto le sole note non dicano: un ascolto disinteressato regalerebbe invece trentacinque minuti di blues-rock dagli slanci interessanti e dal cantato sporco (Ode To The Bad People), anarchico ed inerziale, da sentire piuttosto che ascoltare, valido come testimonianza storica ma di un’efficacia attutita dal passare degli anni.



VOTO RECENSORE
71
VOTO LETTORI
74.66 su 3 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
1971
Atlantic Records
Psychedelic Rock
Tracklist
1. Mr. Walking Drugstore Man
2. Big Headed Woman
3. Stoned Out Of My Mind
4. Ode To The Bad People
5. M Glue
6. Keep It Cool
7. Someday We’ll All Fall Down
Line Up
Shinki Chen (Chitarra)
Masayoshi Kabe (Basso)
Joey Smith (Voce, Batteria)
 
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