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Frank Zappa & The Mothers of Invention - Cruising With Ruben & The Jets
( 2756 letture )
Figura di indiscutibile spicco per quanto riguarda capacità e libertà nel comporre, eseguire e registrare musica, Frank Zappa ha influenzato la scena artistica grazie ad una rara combinazione di talento, innovazioni tecnologiche, provocazioni politiche e culturali. Fautore con la sua band, The Mothers Of Invention, di una sperimentazione continua che lo portava a sondare con ironia ed irriguardosa leggerezza i territori di jazz, rock, psichedelia e musica operistica, a Zappa si devono la produzione di oltre sessanta album, uno sguardo critico e lucido sulla società ed un inesauribile motore creativo che gli permetteva di esprimersi cantando, suonando, scrivendo e producendo arte a trecentosessanta gradi. Cruising With Ruben & The Jets è il quinto album della discografia dell’artista italoamericano nato a Baltimora, uscito sotto (velato) pseudonimo nel tentativo, come recita l’ironico fumetto di copertina, di ottenere passaggi più frequenti sui network radiofonici. Il disco -che la leggenda vuole musicalmente composto in una sola notte- vuole essere un omaggio spontaneo alla musica Doo-wop, musica della giovinezza per Frank, che riteneva questo genere uno dei momenti più alti della storia musicale americana.

Derivato dal rhythm’n’blues e dal rock’n’roll, colonna sonora di film come American Graffiti e Grease, il doo-wop consiste nel rinforzare il canto solista con armonie vocali sincopate e cori, utilizzati più come imitazione degli strumenti d'accompagnamento che come voci vere e proprie, secondo uno stile inventato dai giovani afro-americani che si radunavano agli angoli delle strade delle grandi città per dare vita, per lo più senza strumenti musicali, a melodie di grande semplicità, ma al tempo stesso di “grande raffinatezza” (cito testualmente Wikipedia, imprescindibile quando si deve simulare la conoscenza di un genere quale l’onomatopeico Doo-wop). Musica di miseria e sentimento, quindi, musica di aggregazione e di affermazione culturale, nata nei sobborghi ma nobile nello spirito, protagonista di un’integrazione difficile che l'outsider Zappa poteva riconoscere, vivere e raccontare con sensibilità spiccata ed in anticipo sui tempi. Cruising With Ruben & The Jets si pone come rielaborazione e parodia (con occasionali testi demenziali e doppi sensi) di brani di successo degli anni cinquanta, ricca di citazioni pur nel rispetto di armonie vocali e strutture ritmiche originali. Realizzato anche grazie all’importante contributo creativo del cantante Ray Collins, il disco fu il primo ad essere pubblicato da Bizarre Records, casa discografica creata dallo stesso Zappa come sottoetichetta della MGM. Le undici tracce in scaletta presentano una durata contenuta ed un’ammirevole capacità di sintesi che le porta ad esprimere, ciascuna con efficacia moderna, un determinato momento musicale. Ogni canzone si caratterizza quindi per un particolare elemento, sia esso un ripetuto coretto oppure una gradevole successione armonica, che la fa assomigliare più alla tessera innocente di un puzzle storico-musicale che non ad una costruzione capace di vita propria. Ad un primo ascolto le canzoni possono quindi peccare, ammesso che questa sia una colpa, di eccessiva ed anacronistica semplicità: se non si conoscessero gli aspetti filologici appena citati, e con essi la voglia di rendere tributo ad un genere pur criticandone le sdolcinate ed irrealistiche atmosfere, il disco sembrerebbe davvero una colonna sonora del telefilm Happy Days appartenente, con un misto di irriverenza critica ed ingenuità, al ventennio precedente alla data di incisione (sessant’anni ed un oceano di distanza al computo attuale, per l’ascoltatore italico). Da notare, tuttavia, che in Cruising With Ruben & The Jets è la natura di omaggio a prevalere su quella parodistica, che solo si esplicita nell’approccio eccessivamente semplicistico ai testi: sotto ogni altro aspetto il disco si mantiene musicalmente in linea con il genere di riferimento, senza che affiorino spigolosità o distonie con evidente intento denigratorio. La nota “We really love these songs”, contenuta nelle note di produzione, fa capire come questi undici ritagli del passato siano interpretati con equilibrio ed amore sartoriale, per quanto un amore disilluso “alla Zappa”: dolcezza e nostalgia sono estremizzate ma verosimili, supportate dalla bravura dei musicisti, da una produzione spontanea e delicata, da una composizione che -per quanto accessibile ad un ascolto di tipo emotivo- rimane comunque oggetto di dotte disquisizioni tecniche in Rete. Il basso di How Could I Be Such A Fool, le successioni di accordi di You Didn’t Try To Call Me, la complessità crescente di No No No, l’incorruttibile dolcezza delle linee vocali e dell’occasionale sassofono (Stuff Up The Cracks) cullano e riportano indietro nel tempo, in un passato mitico per le stelle e strisce americane, volutamente ingenuo ed impreparato alle sfaccettature di colore che Zappa già vedeva e che il romantico Pleasantville (1998) avrebbe raccontato per immagini qualche anno più tardi.

Inutile dirlo, recensire un disco di rosate canzoncine anni cinquanta, perché di questo fondamentalmente si tratta, sulle pagine di Metallized è roba grande, impresa improba, compito crudele ed imperscrutabile privilegio del quale nemmeno lo scrivente si ritiene degno. Bisogna esprimere un commento sulle canzoni in scaletta, così lontane da personali gusti ed ascolti, o piuttosto esprimersi sull’idea colta (con la “o" chiusa) alla base dell’album o, ancora, sulla discografia del suo autore? Dal momento che, come diceva Henry Ford, “sia che tu pensi di potercela fare o di non potercela fare, hai comunque ragione”, preferisco considerare Cruising With Ruben & The Jets come qualcosa di simile ad un raffinato divertissement (per definizione “composizione leggera e giocosa”), condannato ad una tribolata vecchiaia per un gioco di citazioni i cui legami, musicali e culturali, perdono giorno dopo giorno di intensità. Insomma, se da un lato è d’obbligo omaggiare con consapevolezza critica l’omaggio di Zappa allo stile Doo-wop, dall’altro si consiglia ai più curiosi che volessero addentrarsi nei suoi meandri di saltare un passaggio, che diventa oggi inutile stratificazione, e riscoprirlo nelle sue espressioni originali. Espressioni ugualmente ingenue, forse, ma almeno per davvero.



VOTO RECENSORE
60
VOTO LETTORI
53 su 3 voti [ VOTA]
yellowsnow
Lunedì 23 Marzo 2015, 11.28.36
3
Zappa rock psichedelico? Si, nei primi 5/6 dischi..
BILLOROCK fci
Giovedì 21 Febbraio 2013, 12.41.17
2
il genere di Zappa è di difficile ascolto, è un rock un pò psichedelico cazzuto che bisogna saper apprezzare bene, io non lo reggo tantissimo, parere soggettivo eh !!
Bloody Karma
Mercoledì 20 Febbraio 2013, 15.08.27
1
si questo è un disconcino di canzonicne doo-wop e rnb anni '50, ma ricordiamoci che zappa era un collezionista e profondo conoscitore del genere...leggendo una delle biografie del maestro, se non ricordo male, a proposito di questo disco, Zappa ebbe un litigio con qualcuno della band e ri-registro tutta la base ritmica creando un sound raffazzonat (come si sente in realtà) ben lontano da quello che si pensava all'inizio
INFORMAZIONI
1968
Bizarre Records
Rock
Tracklist
1. Cheap Thrills
2. Love Of My Life
3. How Could I Be Such A Fool
4. Deseri
5. I’m Not Satisfied
6. Jelly Roll Gum Drop
7. Anything
8. Later That Night
9. You Didn’t Try To Call Me
10. Fountain Of Love
11. No No No
12. Anyway The Wind Blows
13. Stuff Up The Cracks
Line Up
Ray Collins (Voce)
Frank Zappa (Chitarra, Basso)
Roy Estrada (Voce, Basso)
Ian Underwood (Tastiere, Sassofono)
Euclid James Sherwood (Sassofono)
Bunk Gardner (Sassofono)
Jimmy Carl Black (Batteria)
 
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