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08/12/23
NUDIST + CARMONA RETUSA + ARTICO
CIRCOLO DEV, VIA CAPO DI LUCCA 29/3G - BOLOGNA
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Riccardo Gioggi - A Theory of Dinamics
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( 2003 letture )
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A Theory of Dynamics: già il titolo del disco solista di Riccardo Gioggi sembra una favorevole premessa all'ascolto, una sorta di rifiuto della staticità, che in musica è spesso sinonimo di noia. Non è di certo questa l'unica informazione che suscita interesse verso l'album. Innanzitutto, la formazione del chitarrista romano è un ottimo biglietto da visita; gli studi classici intrapresi in Conservatorio sono integrati da diplomi di sound engineering, con la conseguente presentazione di un curriculum eterogeneo, coronato da molteplici esperienze con altre band o come turnista. La ciliegina sulla torta, se proprio ce ne fosse bisogno, è la produzione da parte della Digital Nations, etichetta di Steve Vai. La sfida che un disco interamente strumentale presenta per un chitarrista è per sua stessa natura particolarmente insidiosa; le aspettative degli ascoltatori sono sempre molto alte e, con una tale presentazione, il rischio di disattenderle diventa ancor più concreto.
Il brano di apertura di Theory of Dynamics si intitola Time Rush e funziona come formula base per lo sviluppo successivo di questo teorema; è divertente, fresco nonostante i riferimenti siano agli anni 70. Un brano energico e in costante movimento armonico e ritmico, compreso un momento di respiro prima dell'assolo finale; nel complesso mutevole, punteggiato da influenze funky. L'atmosfera cambia repentinamente con Dreamt 11, profondamente diversa, meno incalzante e forse leggermente meno stuzzicante, in un'alternanza di momenti sognanti e melodie facili da ascoltare, con il ricorso ad accordi meno sorprendenti. È con la terza traccia, Designs, che Riccardo Gioggi riesce a colpire efficacemente, svelando un tesoro nascosto che racchiude in sé idee musicali particolarmente felici. Se all'inizio ricorda vagamente la colonna sonora di un film sulla mafia girato in Italia, in pochi secondi i passaggi dal sapore folkloristico e dalle chiusure inaspettate conquistano l'orecchio; non vi è ridondanza, la musica fluisce senza mai stancare. Notevole anche l'inserimento senza forzature del violino. La chitarra torna protagonista per mettere in luce la seconda anima del brano, più forte e disinvolta, che conduce però ad una chiusura insoddisfacente, con l'espediente dell'assolo che sfuma in lontananza, dando la sensazione che non si sapesse come concludere una canzone dal potenziale così elevato; quasi come se una volta lasciata andare, la melodia non potesse più essere fermata. The Spy Song torna ad essere più aggressiva, proseguendo però sulla strada intrapresa attraverso soluzioni mai scontate. Si impone in questo brano, accanto alla chitarra, una tastiera che ricorda fortemente lo stile di Jordan Rudess. Every Single Step si apre con il suono di una voce infantile. Le note al pianoforte, il violino e lo sviluppo successivo del brano, che provano sicuramente la musicalità innata della voce umana, illuminano però il brano di una luce malinconica, che permane fino alla fine delicata del pezzo. Meridians non abbandona questo tipo di ambientazione, costituendo il classico momento cantabile, utile in un disco strumentale per alleggerire l'ascolto. Con Even Tide ci si libera infine dei sentimenti più ombrosi; il brano è rilassato, con ampio ricorso nella prima parte della canzone di suoni puliti. Sulla stessa strada, Air, canzone che vede la collaborazione del bassista statunitense Michael Manring. Giunge finalmente, a risollevare il morale, la titletrack A Theory of Dynamics, che riprende il filo del discorso iniziato con le prime canzoni. Degna chiusura del disco, combina parti energiche, melodiche e l'immancabile momento riflessivo a metà canzone.
Guardandosi indietro, dopo aver ascoltato il disco, Theory of Dynamics non delude. La capacità di espressione di Riccardo Gioggi con la chitarra è ben definita e valorizzata; i brani mettono in luce diverse qualità, senza mai essere ripetitivi o banali. L'unico elemento di cui si può sentire la mancanza è la manifestazione di una personalità più decisa e meglio delineata, meno legata a soluzioni già conosciute. Ci sono dei momenti in cui si ha la sensazione di ascoltare un nuovo prodotto dei Liquid Tension Experiment, suonato da Steve Vai. Nonostante questo, i rimandi e le reminiscenze musicali sono sempre inserite all'interno della trama compositiva con naturalezza, senza la volontà di imitare nessuno. Se Theory of Dynamics fosse tradotto in forma di teoria scientifica, se ne potrebbero estrapolare due principi in apparente contrasto: quello del moto, rappresentato dalle prime canzoni e dalla titletrack; quello della quiete, espresso nella parte centrale del disco. In conclusione, un insieme armonico e ben organizzato di circostanze musicali variegate, forse non prepotentemente originali, ma interessanti ed estremamente piacevoli.
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3
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Li mortacci de pippo, magari una cover più ricercata non guastava oserei...  |
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2
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Questo giovane "shred" si inserisce nel fiorente panorama dei chitarristi italici. Credo che abbia fatto un discreto salto di qualità passando dalla produzione musicale con la band "The Electric Diorama" fino a pubblicare nel 2012 con la Digital Nations. Questo lavoro mi lascia "perplesso". Per un chitarrista l'essere incisivo in particolare su alcune tracce è fondamentale. In A Theory of Dinamics Non ho trovo un personale orientamento, molte volte il suono manca di incisività proprio sul songwriting. Pur con l'uso sapiente di suoni crybaby, di distorsori sulle armoniche e con buone dinamiche, alcune tracce tendono a ripercorre molte linee "classiche" note in un John Petrucci come in Suspended Animation, fino a sfiorare quella musicalità di Marco Sfogli in There's Hope. In definitiva, alla fine delle nove tracce, l'ascolto è piacevole.Jimi TG |
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1
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Ottima recensione e disco molto bello!Bravo Riccardo! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.Time Rush 2.Dreamt 11 3.Designs 4.The Spy Song 5.Every Single Step 6.Meridians 7.Even Tide 8.Air 9.A Theory of Dynamics
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Line Up
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Riccardo Gioggi (Chitarra) Andrea Grant (Pianoforte) Leonardo Spinedi (Violino su traccia 3) Francesco Parente (Violoncello su traccia 5) Francesco Maras (Percussioni su tracce 4 e 9) Marco “Cinghio” Mastrobuono (Basso) Simone Del Pivo (Batteria, Percussioni)
Musicista Ospite: Michael Manring (Basso su traccia 8)
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RECENSIONI |
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