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Staind - Dysfunction
( 4080 letture )
Gli Staind sono uno dei migliori esempi di come la fortuna sia un elemento fondamentale per avere successo; non fraintendetemi, la band di Springfield ha raggiunto la meritata fama grazie alle abilità liriche e compositive dei suoi membri, ma se nel 1997 non si fosse verificato un particolare evento, forse avrebbe impiegato molto più tempo a scalare le classifiche. Magari, chissà, non le avrebbe scalate affatto. Nel 1997, difatti, dopo aver prodotto un album d’esordio, Tormented, noto più per la sua copertina blasfema (raffigurava una Bibbia accoltellata ed una Barbie crocifissa) che per il suo rude contenuto musical debitore dei Pantera, gli Staind aprirono un concerto dei Limp Bizkit: il frontman del gruppo di Jacksonville, Fred Durst, con cui peraltro Aaron Lewis e soci avevano avuto un acceso diverbio proprio a causa dell’artwork di Tormented, rimase colpito dalla loro prestazione e, quella stessa notte, fece firmare loro un contratto con la Flip Records.

Il seguito, come si suol dire, è storia: la band ha venduto nel corso degli anni qualcosa come 15 milioni di album e, nonostante qualche passo falso, continua ad essere seguita da un robusto stuolo di appassionati. Ma, al di là dell’episodio che ha indubbiamente segnato la svolta per Aaron Lewis ed i suoi compagni, quali sono i motivi per cui gli Staind hanno continuato a mietere successi su successi per almeno un quinquennio? La risposta può essere riscontrata già nel primo album della band post-accordo con la Flip Records, vale a dire Dysfunction: il lavoro in questione, datato 1999, mostra già in modo evidente le caratteristiche che renderanno celebri i quattro, vale a dire un’interessante commistione sonora fra elementi alternative rock e metal ed un’atmosfera malinconica, rabbiosa e nichilista, fortemente influenzata dal grunge. Non si tratta, a ben vedere, di nulla di clamoroso o particolarmente originale, ciò nondimeno siamo di fronte ad un platter che colpisce il suo bersaglio fin dalla prima traccia: Suffocate, infatti, presenta tutti gli aspetti succitati, dal sottofondo musicale oscuro sapientemente tratteggiato da chitarra e basso alle vocals di Aaron Lewis, ora malinconiche, ora furibonde, in uno stile manifestamente ispirato a quello di Layne Staley degli Alice in Chains. Una vena vagamente più melodica, piccolo indizio di quanto produrrà la band nel successivo, pluripremiato Break the Cycle, fa capolino nel singolo Just Go, in particolare nelle strofe, mentre nel ritornello l’impronta degli Alice in Chains è ancora più marcata; anche in questo brano, come del resto nel precedente, a farla da padrone è la voce di Lewis, puntellata a dovere dalla chitarra di Mike Mushok e dal basso di Johnny April. Su coordinate simile si muove anche Me, forse leggermente più ricca di pathos e con un gioco di strumenti in sottofondo più ricercato rispetto a Just Go, mentre Raw ripropone la rabbia della traccia di esordio e costituisce uno dei vertici dell’album con la sua commistione di melodia e pesantezza. Del resto, proprio questa alternanza è indubbiamente uno dei motivi che hanno permesso a Dysfunction di vendere oltre 2 milioni di copie e, oltre a Raw, anche la traccia successiva offre una chiara dimostrazione di questo fatto: introdotta da un celebre giro di basso e poi divisa fra strofe melodiche e ritornello di stampo nu metal, Mudshovel è probabilmente la canzone più celebre uscita dalla penna di Aaron Lewis e costituisce una presenza fissa in tutti gli show del gruppo. Da qui in poi, fatta eccezione per la splendida ballad Home, anch’essa precorritrice della strada che il quartetto intraprenderà a partire dal successivo lavoro in studio, l’album non vede altri particolari acuti e si divide ancora una volta fra momenti più intimisti ed altri più rabbiosi, come in Flat. A chiuderlo ci pensa la pesante Spleen, che al suo interno contiene anche una breve traccia fantasma, Excess Baggage, al contrario molto lenta e malinconica.

Come detto, Dysfunction rappresenta sotto certi punti di vista un unicum nella carriera degli Staind: da Break the Cycle in poi, infatti, la band punterà maggiormente sul proprio lato melodico e, pur producendo brani importanti e di ottima fattura, abbandonerà progressivamente la rabbia delle origini; non a caso, molti fan considerano Dysfunction il miglior album di Aaron Lewis e compagni, sempre per quel riuscito equilibrio fra pesantezza e melodia che abbiamo più volte sottolineato nel corso della recensione. Probabilmente Break the Cycle ha avuto assieme il merito ed il torto di essere un’autentica macchina spara singoli, il che ha eclissato in parte le qualità di Dysfunction; tuttavia, quest’ultimo è in ogni caso un lavoro decisamente valido, forse ancora un po’ grezzo, ma che contiene al suo interno canzoni valide e ricche di pathos.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
92.28 su 32 voti [ VOTA]
Spazz
Mercoledì 27 Novembre 2019, 1.18.45
9
Nessuno tiene conto del fatto che alle orecchie di un anglofono queste canzoni suonano un po' infantili e whiny. Il disco per me è un 60 risicato risicato. Il gruppo riesce ad esprimere il proprio potenziale solo nei momenti più sfacciati e spudorati (Spleen e A Flat). I testi rovinano molti momenti interessanti e ascoltati da adulti suonano imbarazzanti (nella stessa A Flat c'è un bridge musicalmente ben arrangiato ma rovinato dalle lamentele del cantante). Le prove più grunge sono interessanti, anche se svuotate da degli intermezzi che fanno calare tutto il groove che si va a creare (Just Go, Crawl). Metà album è buono, l'altra metà è la tipica roba degli Staind. Dysfunction rimane il loro album migliore dopo il debutto. Gli altri album sono uno più noioso dell'altro.
Aleks
Sabato 27 Luglio 2013, 4.20.20
8
Ottima la recensione e ottimo il lavoro sopra citato, che assieme al primo album "Tormented" ci mostra i due lavori più pesanti, vari e particolare degli Staind, non che "Break The Cycle" non mi sia piaciuto, anzi, però questo è davvero su un altro pianeta rispetto al successore. E per la cronaca gli Staind di "Tormented" e "Dysfunction" non sono del tutto paragonabili a band quali Drowning Pool et similia, soprattutto per qualità, i due dischi in questione presentano interessanti componenti noise(soprattutto "Tormented", o tracce di "Dysfunction" come Raw) e tra l' altro molti Chrous(Spleen ad esempio) in futuro sono stati abusati da altri gruppi, così come molte linee vocali di Tormented, che pur non essendo così tanto conosciuto è il primo lavoro a sfruttare certe linee vocali (ascoltate See Thru nel chorus o No One 's Kind nel bridge: "Can't stand the way you make me feel (Feel) Can't take the pain you break me (Down) Can't bite the hand that feeds me (Pain) Can't take away what's in me" ) Detto questo c'è una certa affinità con gli Alice in Chains(che sono il mio gruppo preferito) e nell' impostazione vocale(sottolineo solo l' impostazione vocale) di Maynard dei Tool, ma comunque le sonorità sono differenti. A questo punto una recensione di Tormented sarebbe fantastica!
freedom
Martedì 14 Maggio 2013, 0.41.09
7
Fanno parte di quel filone di band tipo Drowning Pool che devono tutto o quasi agli Alice in Chains e agli Helmet. Li ho ascoltati per un periodo della mia vita, ma poi niente...dimenticati. Carini, niente di più.
Alessandro DON ZUKER Bevivino
Lunedì 13 Maggio 2013, 20.43.31
6
Questo è il migliore degli STAIND, concordo con voto e recensione , gli altri album sono un pò scialbi a mio parere.
Barry
Domenica 24 Marzo 2013, 11.59.09
5
Lieto di avertelo fatto conoscere allora Come ho scritto nella recensione, Break the Cycleh è molto più conosciuto ed a me piace parecchio, ma questo è un po' più grezzo e quindi più interessante in certi suoi aspetti
Nu Metal Head
Sabato 23 Marzo 2013, 20.21.24
4
rimediato a tempo di record... promosso. questo è il classico esempio di come, soprattutto nella musica dura, le copie vendute a volte c'entrano ma moltissime altre volte non c'entrano proprio una mazza per determinare il capolavoro di un gruppo... di tutt'altra pasta rispetto a break the cycle, e io me l'ero completamente perso... AAARRRGGGHHH!!!
Nu Metal Head
Sabato 23 Marzo 2013, 18.58.12
3
mai fatti impazzire più di tanto, nel loro misto fra atmosfere nu metal e depressioni post-grunge... questo album mi è totalmente sconosciuto, dovrò rimediare... come tutti penso conosco molto di più il pluri-osannato break the cycle, ma a dir la verità l'unica che mi piace veramente di quell'album lì è la mazzata in stile korn di open your eyes, per il resto siamo sulla sonnolenza o quasi...
tommi
Sabato 23 Marzo 2013, 17.26.57
2
band importante del filone nu metal pur facendo un genere diverso...
BILLOROCK fci
Sabato 23 Marzo 2013, 11.02.01
1
Mai amati tantissimo, ma band comunque discreta.
INFORMAZIONI
1999
Flip Records/Elektra
Alternative Metal
Tracklist
1. Suffocate
2. Just Go
3. Me
4. Raw
5. Mudshovel
6. Home
7. A Flat
8. Crawl
9. Spleen
Line Up
Aaron Lewis (Voce)
Mike Mushok (Chitarra)
Johnny April (Basso)
Jon Wysocki (Batteria)
 
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