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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Drowning Pool - Resilience
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( 4271 letture )
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La carriera dei texani Drowning Pool, in attività dal 1996, è stata contraddistinta da continui avvicendamenti nel delicatissimo ruolo del singer. Dopo la prematura scomparsa del carismatico Dave Williams, avvenuta il 14 agosto 2002 e con il quale l’anno precedente avevano inciso lo stupendo e inarrivabile debut album Sinner, venne arruolato Jason "Gong" Jones presente nel mediocre Desensitized uscito nel 2004. In Full Circle e in Drowning Pool, platter nel complesso di discreta fattura, il compito fu affidato a Ryan McCombs (ex Soil) e sembrava che la scelta fosse stavolta definitiva; c’è stato, invece, un ennesimo colpo di scena con l’inserimento di Jasen Moreno che troviamo, infatti, all’opera nel nuovo full lenght Resilience. Sgomberiamo il campo da qualsiasi equivoco: non è possibile fare paragoni con il mitico Williams, sarebbe inutile anche perché la tipologia musicale abbracciata da tempo dal gruppo è diversa da quella degli esordi che si attestava su una micidiale mistura di alternative metal, nu metal, post grunge e hard rock; il combo di Dallas è gradatamente scivolato verso un hard rock più lineare di stampo americano anche se riferimenti al passato, sempre più labili di album in album, sono comunque riscontrabili. Possiamo però affermare che Moreno abbia qualità da offrire tanto è vero che song come Told You So e Follow vengono ora riproposte dal vivo dopo tempo immemore proprio grazie alle versatili doti vocali della new entry. Sotto tale aspetto c’è da augurarsi che la scelta sia definitiva anche per non disorientare ancora gli appassionati molti dei quali non hanno mai del tutto apprezzato il cambio della linea artistica voluto da C.J. Pierce e compagni.
L’atteso Resilience, prodotto da Kato Khandwala (Marilyn Manson, Breaking Benjamin, Red Jumpsuit Apparatus) e da John Feldmann (Papa Roach, Escape The Fate, The Used), è purtroppo un lavoro deludente, senza soverchi picchi creativi e con una manciata di brani abbastanza validi, tra cui meritano una menzione l’opener Anytime Anyplace -in evidenza il drumming di Mike Luce-, Life of Misery -piacevoli i fraseggi di chitarra di C.J. Pierce- e Broken Again –dall’andamento portante finalmente graffiante. Le altre canzoni sono per lo più anonime e non in grado di lasciare il segno, inficiate in larga misura da stucchevoli refrain e da un eccessivo uso di chorus (cito ad esempio Die For Nothing e Digging These Holes che pur disponendo di una ritmica decisa finiscono per perdersi su linee melense). Nonostante il buon successo in America, il singolo Saturday Night mostra punti di debolezza imbarazzanti (l’atmosfera festaiola è davvero insopportabile) ed è una chiara dimensione della filosofia musicale perseguita dai nuovi Drowning Pool. Anche One Finger and a Fist, presentato agli WWE’s Slammy Awards, non convince con il suo debole ritornello infarcito di chorus ad effetto stadio. Bella la cover, ottimi i suoni, ma non basta per elevarsi da una stagnante sufficienza che, giunti ormai al quarto disco post Sinner, non è giustificabile.
Sono amareggiato non tanto perché il metal di taglio più moderno delle origini è ormai un ricordo, ma per il fatto che Resilience sia privo di originalità e non presenti significativi ed auspicabili miglioramenti rispetto al precedente Drowning Pool. Ho riscontrato a differenza del predecessore alcuni momenti noiosi che non riescono proprio a far decollare un full lenght che definire convenzionale è mero eufemismo. La struggente In Memory Of, una delle due bonus track, è dedicata (indovinare è sin troppo facile) alla memoria di Dave Williams: il suo fantasma sembra continuare ad aleggiare imperterrito sui destini della band. Se siete fan innamorati di Sinner evitate pure questo disco, se vi piace l’hard rock d’oltreoceano dategli pure un ascolto senza accampare pretese perché nel settore c’è fortunatamente di meglio in giro.
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7
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A me sinceramente è piaciuto, diverse canzoni sono molto orecchiabili, bel fatte e caratterizzate dalla giusta dose di adrenalina (per citarne una, Anytime Anyplace). Non mancano inoltre episodi meno riusciti, ma comunque a mio avviso si tratta di un discreto album....siamo lontani anni luce da Sinner ma comunque non è un album da buttare! Voto: 70 |
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6
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Concordo .. Due palle sti cori ... |
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4
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Non è un capolavoro,ma non mi sembra un disco da solo56 in pagella!!! |
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3
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Mi aspettavo di più, ma qualche pezzo non è male. Inutile fare paragoni con Sinner. |
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2
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Dopo Sinner il nulla le canzoni che ho ascoltato sono discretee nulla piu' |
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1
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Ascoltato qualcosa sul tubo non mi pare un granchè a parte Anytime Anyplace |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Anytime Anyplace 2. Die For Nothing 3. One Finger and a Fist 4. Digging These Holes 5. Saturday Night 6. Low Crawl 7. Life of Misery 8. Broken Again 9. Understand 10. Bleed Wth You 11. Skip to the End
Bonus Tracks: 12. In Memory Of 13. Blindfold
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Line Up
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Jasen Moreno (Voce) C.J. Pierce (Chitarra, Voce) Stevie Benton (Basso, Voce) Mike Luce (Batteria, Voce)
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RECENSIONI |
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