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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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( 2882 letture )
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I Derdian non sono certo un nome nuovo nell’ambito del metal made in Italy, dato che l’inizio della loro carriera risale all’ormai lontano 1998 e il qui presente Limbo è il loro quarto lavoro. L’album segna comunque novità rilevanti per la band, la prima delle quali è sicuramente il passaggio di microfono da parte di Joe Caggianelli in favore di Ivan Giannini; la seconda è la scelta di produrre il disco senza il supporto di alcuna label e, infine, la terza è quella di essere finalmente slegati dalla saga che legava i precedenti tre lavori e poter trattare differenti tematiche nei vari brani.
Cominciamo subito col dire che il disco è prodotto in modo ottimo, la qualità sonora ed il mixaggio sono di alto livello, il packaging e l’artwork del disco sono estremamente professionali e dal punto di vista tecnico-esecutivo la band è ineccepibile. Il disco parte con l’intro Carpe Diem che sfocia in Dragon Life ed è subito evidente che la band si ispira e attinge a piene mani dai seminali Rhapsody (of Fire, scusate), tanto che in alcuni momenti si ha la sensazione di star ascoltando veramente la band triestina. Una critica qui è d’obbligo, viste le indubbie capacità dei Derdian a livello esecutivo e compositivo: sforzarsi di trovare più personalità nei brani avrebbe dovuto essere naturale, inoltre gli arrangiamenti dal sapore barocco e neoclassico e la scelta di inserire parti cantate in italiano non aiutano certo a togliersi di dosso la sensazione di già sentito rispetto ai lavori della premiata ditta Turilli e Staropoli. Forever in the Dark è un altro brano molto, forse troppo, Rhapsodiano ma va segnalato l’ottimo intermezzo strumentale che cambia completamente atmosfera, mentre nelle seguenti Heal my Soul e Light of Hate prendono vita sonorità che mi hanno ricordato un certo rock metal tipico del Giappone, come ad esempio gli X-Japan. Nonostante l’ombra dei Rhapsody sia una costante in tutto il disco, da Terror in poi i brani iniziano a suonare meno derivativi, molto più progressivi, con vaghi richiami a band come Symphony X, Adagio o Fates Warning nei passaggi più melodici, ma qui si parla di richiami, accostamenti stilistici, come è normale che sia e non sensazioni di già sentito. Nota a parte per Limbo, sicuramente il brano più ispirato, piccolo capolavoro che mette in risalto la bravura della band; in particolare, segnalo il lavoro di Marco Garau alle tastiere e di Dario Radaelli alla chitarra solista; riguardo la voce, Ivan Giannini si dimostra un buon cantante che non fa mai rimpiangere il suo predecessore: la prestazione su tutto il disco è buona, anche se in alcuni casi risulta anonima, mancando un po’ quel mordente e quella aggressività che la farebbero risultare più caratteristica, ma essendo alla prima prova con il gruppo risulta normale e più che perdonabile, in ogni caso si tratta di dettagli sicuramente risolvibili.
Limbo risulta essere quindi un bel disco, vario, ben suonato e ottimamente auto prodotto, ma va detto che per band di questa esperienza e livello sono aspetti che dovrebbero essere scontati (anche se spesso vengono sottovalutati da professionisti ben più blasonati), per questo il disco è considerabile quasi una occasione mancata: i Derdian possono proseguire su questa strada, incontrando sicuramente consensi ed il supporto dei già numerosi fan, oppure lavorare maggiormente sulla propria identità e staccarsi dall’ombra dei Rhapsody per non perdersi nella marea di uscite discografiche di cui è saturo il mercato. La concorrenza è agguerrita ma i nostri hanno le armi giuste e le potenzialità per fare la differenza. La critica nei confronti del disco in oggetto deriva infatti proprio dal gran potenziale della band, che emerge chiaramente durante l’ascolto: con i giusti accorgimenti potremmo trovarci presto a che fare con un disco memorabile.
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4
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Jazz metal allo stato puro. Grazie per avermi dato un po di power con Dragon Life e Light Of Hate e Silent Hope. il resto magari no..almeno non con questo sound, perchè a volte qualche melodia carina c\'è pure. 55 |
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3
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A mio parere uno dei migliori dischi nel genere di tutto il 2013, peraltro chi vi scrive è appena tornato dal giappone ed essendogli passata inosservata l'uscita in italia e lì trovandolo nei negozi, ha acquistato solo la versione giapponese. La bonus track cantata dal cantante dei Dragon Guardian in giapponese è una chicca da non perdersi! |
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2
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Complimenti per i gusti del recensore, benvenuto.....Aspetto un commento di Rada, visto quello che dice Serafino che non conosco |
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1
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Un gran disco! All'altezza dei tanto osannati Rhapsody se non anche meglio... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Carpe Diem 2. Dragon Life 3. Forever in the Dark 4. Heal my Soul 5. Light of Hate 6. Terror 7. Limbo 8. Kingdom of Your Heart 9. Strange Journey 10. Hymn of Liberty 11. Silent Hope
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Line Up
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Ivan Giannini (Voce) Enrico Pistolese (Chitarra) Dario Radaelli (Chitarra) Marco Garau (Tastiere) Luciano Severgnini (Basso) Salvatore Giordano (Batteria)
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