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25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
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( 4372 letture )
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Tremate, tremate, i Satan son tornati.
Si potrebbe sintetizzare così, in meno di una riga, il comeback di una delle band più amate degli anni 80, i cui lasciti musicali si possono classificare tra i più importanti a dispetto degli unici due vinili ufficiali che facevano parte della loro discografia fino ad oggi. Court in the Act, infatti, è senza ombra di dubbio uno degli album maggiormente ricordati di quel periodo ed i nomi di Blind Fury, The Kindred, Pariah e Skyclad rappresentano diverse incarnazioni del gruppo o sviluppi della carriera di alcuni suoi membri, conosciuti più o meno da tutti. Nell’anno di grazia 2013 i Satan tornano in pista con la stessa line-up del disco d’esordio per immettere sul mercato il loro nuovo lavoro intitolato Life Sentence e, anche se oggi il primo Ramsey a venire in mente ai più risponde al nome di Gordon, è come se tutti questi anni non fossero mai trascorsi. Svolto tale preambolo, immagino che adesso vogliate sapere com’è il disco in questione, no? Ebbene, è esattamente come le anteprime promettevano: ottimo. Life Sentence mostra una band in perfetta forma, in possesso di tutti i fondamentali necessari per scrivere canzoni heavy in grado di risultare di alta qualità sotto tutti i punti di vista, non mancando di mostrare anche quei difetti che troppo spesso si tende ad occultare trattandoli alla stregua di peccati mortali che, invece, all’interno di un progetto di un certo tipo, conferiscono valore aggiunto al tutto, dandogli una dimensione più umana. Ed allora spazio al tipico heavy made in Satan, fatto di un mix di tinte N.W.O.B.H.M., doom, epic e speed rimestate in un ribollente calderone che restituisce una gustosissima pietanza metallica. L’intero album si muove sul filo della classe, evitando di presentare fillers, limitando la possibilità di critica alla scelta tra brani ottimi e brani semplicemente buoni. Forte di una cover firmata da Eliran Kantor che riprende quella del debutto e di un credibile mixaggio effettuato dal nostro Dario Mollo, l’album sembra batterci amichevolmente su una spalla per dirci: “Eccomi. Mi sono assentato giusto per un po’, dove eravamo rimasti?”
Dall’ascolto di Life Sentence emerge chiaramente l’assoluta mancanza di pressione da parte di fattori esterni -esigenze del mercato nel frattempo mutato, casa discografica, etc.- tendenti a mutare l’approccio musicale dei Satan, che rimane comunque tanto tetragono al cambiamento (più che altro sembra diverso a causa della produzione molto migliorata), quanto ugualmente fresco nel suono, qualità apparentemente inconciliabili, qui invece perfettamente complementari. Dal punto di vista del sound questo nuovo CD è esattamente quello che Court in the Act non era, ossia ben prodotto, chiaramente in grado di comunicare un mood che viene da lontano e risulta diversissimo da quello che attualmente va per la maggiore. Di conseguenza, Life Sentence presenta un impatto che nulla ha in comune col wall of sound moderno, fatto di strumenti molto più naturali e semplici, chiaramente incisi per quello che sono e ben percepibili l’uno distintamente dall’altro. Il tutto all’interno di un songwriting superato dalla storia, se vogliamo, ma che la storia l’ha fatta ed è ancora in grado di insegnare parecchio a chi crede che basti girare la manopola del gain fino al massimo e pompare tutto ancor di più con programmi ed orpelli tecnologici vari. Qui c’è solo il suono per quello che è, la voglia di fare musica e canzoni che si reggono solo sulla qualità del songwriting e degli arrangiamenti. Quindi musica pura, come non solo è sempre più difficile trovare, ma anche apprezzare. Life Sentence è un album di puro e lucente metal dall’inizio alla fine e, dal momento che non contiene fillers, è possibile segnalare solo i brani che si distinguono in meglio. A questo proposito, a distinguersi ulteriormente sono: la serrata opener Time to Die, l’epicheggiante Cenotaph, dal riffing vicino a certe cose dei Manilla Road, la decisa Personal Demons e la conclusiva Another Universe, che dopo un inizio simil-doom evolve poi in un quadrato heavy di grande appeal. Da notare che due delle quattro canzoni citate sono poste in coda alla tracklist, a testimoniare il fatto che l’album non va a calare nella seconda parte come spesso e volentieri ci troviamo a rilevare, visto che non è raro che gruppi non in possesso della capacità di mettere in fila dieci o dodici pezzi dello stesso livello producano lavori dove le cose interessanti sono tutte nella prima parte, così da mascherare i limiti dell’operazione. Ottimo il riffing, adeguati gli assoli, incisive le parti ritmiche e buona la prova vocale di Brian Ross, nonostante qualche limite sugli acuti. Insomma, i Satan al completo appaiono in gran forma.
Per essere compiutamente apprezzato da tutti, l’album ha bisogno di essere contestualizzato rispetto alla storia della band e dei suoi componenti, ma se non abbiamo dubbi che questo verrà fatto in assoluta scioltezza e naturalezza da parte di chi ha una certa esperienza di ascolti metal alle spalle, il rischio è che un lavoro che certamente non si può definire moderno, ma che ha tutti i titoli per essere considerato di alta qualità, venga invece ghettizzato da alcuni. Life Sentence può fregarsene dell’evoluzione in quanto composto e suonato da chi certi schemi ha contribuito a definire, finendo penalizzato solo dal leggero ritardo con cui Court in the Act è uscito rispetto ai dischi ritenuti punti fermi della scena N.W.O.B.H.M. Pertanto questo non scimmiotta nulla, semmai puntualizza, dimostrando nel contempo come si possa essere pesanti ed incisivi senza effetti speciali. Non è da tutti.
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19
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Mi accodo sul voto bel dischetto da 80 |
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Grazie |
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Un bel disco senza dubbio, bellissima la tua rece Raven. Sono d'accordo sulla genuinità del prodotto musicale che traspare sudore, energia e passione da tutti i pori... Questo è heavy metal delle origini signori, che piaccia o non piaccia, così si suonava e si può suonare anche nel 2013 se si hanno gli attributi. Gran lavoro di chitarra, anche se mi sembra che abbiano lesinato le parti solistiche così presenti nei passati lavori. La voce non mi fa impazzire, ma è molto particolare e caratterizza la band come prodotto NWBHM secondo me. Bentornati! Evviva! |
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Dopo diversi ascolti mi sento di confermare pienamente la recensione di Raven: si tratta di un grande ritorno, assolutamente coerente con il glorioso passato della band, nonché privo di riempitivi. Solo nel suono difetta in rapporto allo storico debutto (più heavy e meno "pulito"), da cui comunque trae evidente ispirazione, anche sotto forma di citazioni. Voto 80 |
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Dopo averlo masticato per bene, dico: grande album. Un suono squisitamente anacronistico capace di riportarti direttamente al 1980. 'Fanculo alla modernità, questo è Heavy Metal al 100% e a chi non piace, a casa! 82/100 |
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14
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Comprato! Lo ascolto per bene poi dico la mia |
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Album metal di qualità , giusta la rece , tutti i commenti sono positivi , insomma ben tornati Satan. |
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12
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Un comeback con i controcazzi! Voto 81! |
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Una svista, correzione inserita. Grazie per la segnalazione. |
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10
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Non so per quale motivo la frase della rece che volevo chiosare non è comparsa nel post, comunque si trattava di queste parole: "Si potrebbe sintetizzare così, in meno di una riga, il comeback di una delle band più amate degli anni 80, i cui lasciti musicali si possono classificare tra i più importanti a dispetto dell’unico vinile ufficiale che faceva parte della loro discografia fino ad oggi. Court in the Act,..." |
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9
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Devo ancora assaporare l'album interamente (sono in attesa che arrivi), ma le premesse mi incuriosiscono moltissimo, così come ho apprezzato i due brani sinora ascoltati in anteprima. Non stento a credere che il lavoro sia privo di fillers, visto che -citando illustri ritorni sulla scena- per me lo erano pure Unholy Trinity (soprattutto) e The Mists Of Avalon dei "cugini" Blitzkrieg, due gemme autentiche di metal ispirato al periodo NWOBHM. La classe non è acqua, insomma. Da uscite simili mi aspetto esattamente una proposta conforme al glorioso passato delle bands in questione, e poco importa se per certi versi le operazioni possono apparire una mano tesa ai fans nostalgici ed innamorati di un certo modo di concepire la musica, che da tempo è completamente mutato. Solo una cosa non mi torna, raven, sempre che non abbia capito male: nella rece scrivi, riferendoti a Court in The Act: Che io ricordi di album ufficiale ce ne fu un altro, tale "Suspended Sentence", il quale venne pubblicato nel 1987 per la label Steamhammer. Non si trattava di un gran disco, ma quest'ultima è una considerazione personale (preferivo di molto il mini lp "Into The future" del 1986). Se poi per unico album ci riferiamo a quello in cui cantò Brian Ross il discorso cambia. |
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8
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finalmente una reunion che non fa storcere il naso: welcome back! |
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7
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bello...un pò datato forse ma molto piacevole... |
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6
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La cosa che riempie più di gioia è l'assenza di fillers, fatto sempre più raro in un mercato in cui molte band dovrebbero limitarsi a produrre EP od a raddoppiare il tempo che intercorre tra un'uscita ed un'altra. |
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5
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Per me arriva all'80. Questo è Metal! |
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4
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Sono giorni che non ascolto altro. Il disco per me è stupendo che sintetizzando la sempre ottima recensione si potrebbe dire che si riparte da dove eravamo rimasti. Il livello è molto alto sono tutti ottimi pezzi e come detto 0 filler. La produzione a me va bene cosi, il voto lo alzo a 85 esattamente un punto in più rispetto a Court in the act. Consigliatissimo. |
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3
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@ Raven bella rece..... come al solito, il disco non lo comprato ancora però ho Court in the Act che è un CAPOLAVORO dell' heavy metal (N.W.O.B.H.M. ) |
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2
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Bellissimo. Io voto 80. |
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1
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Grandi, grandi, grandi!!!! Lo sapevo che era una bomba questo disco. Sarai mio!!! Una delle band da scoprire e amare per sempre. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Time to Die 2. Twenty Twenty Five 3. Cenotaph 4. Siege Mentality 5. Incantations 6. Testimony 7. Tears of Blood 8. Life Sentence 9. Personal Demons 10. Another Universe
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Line Up
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Brian Ross (Voce) Steve Ramsey (Chitarra) Russ Tippins (Chitarra) Graeme English (Basso) Sean Taylor (Batteria)
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RECENSIONI |
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