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Voodoo Highway - Showdown
( 3545 letture )
A due anni dal loro primo full length, i Voodoo Highway tornano a far parlare di sé grazie alla loro nuova fatica in studio: Showdown. La band ferrarese prova a ripetere lo spiazzante successo del precedente Broken Uncle's Inn, mantenendo il gusto per un hard rock di stampo settantiano e per sonorità simil 80s, centrando in pieno il bersaglio per la seconda volta. Anche la copertina ha qualcosa da raccontare: viene direttamente dallo studio del recentemente scomparso Storm Thorgerson. Se non sapete di chi si tratta, andate a leggere i credits di The Dark Side of the Moon. Tornando al lavoro del combo emiliano, il disco si dimostra compatto e di grande effetto, i suoni sono ben equalizzati ed il missaggio rende giustizia ad un songwriting un po’ nostalgico, ma forse proprio per questo molto ispirato. L’autostrada voodoo che porta da Ferrara a Comacchio è breve e quasi tutta dritta, ma il paesaggio, i profumi e l’ospitalità di quelle zone rendono il viaggio musicale un emozionante safari.

Il disco si apre con This Is Rock’n'roll, Wankers!, un brano hard rock tirato che trasuda voglia di divertirsi. Una commistione tra Sunset Strip e Corso della Giovecca. In realtà, tutte le tracce si assestano su quel tipo di sonorità, anche se nella parte centrale dell’LP ci sono dei richiami all’AOR. Non si tratta probabilmente di un caso. Dato che nel platter manca una vera e propria ballad, la sezione centrale del disco, che è da sempre il momento in cui i propri pensieri minacciano l’attenzione, rallenta leggermente il ritmo per catturare l’interesse dell’ascoltatore quanto basta per consentirgli di fruire meglio la tracklist nella sua interezza. Sul finire dell’ascolto, i brani tornano più veloci e incalzanti per chiudere il discorso come lo si era cominciato. E i musicisti? I cinque emiliani hanno classe, suonano con passione e l’affiatamento della band è uno dei loro punti di forza. I due strumentisti che preme elogiare in questa sede, però, sono due: Alessandro Duò e Vincenzo Zairo. Quest’ultimo impreziosisce il ruolo della batteria con fill azzeccati e con un groove che, un po’ troppo spesso, altri batteristi del genere hard tralasciano preferendo pestare forte sulle pelli, ma così forte da costringerli a ritmi troppo lineari. Il merito di Duò, invece, è quello di aver ricordato al mondo che le tastiere sono ancora uno strumento rock. Troppe volte, al giorno d’oggi, per sentire delle keys è necessario cercarle nel panorama heavy, soprattutto nelle declinazioni del power, prog, symphonic o gothic, oppure rilassando l’ascolto con band AOR, senza però trovare dei validi e, soprattutto, odierni successori di band come Deep Purple o Uriah Heep. Grazie, dunque, a Duò e a Zairo per portare avanti, insieme a Di Marco, Bizzarri e Cavallini, un percorso che si è interrotto venti o addirittura trent’anni fa.

Che aggiungere di più di una band come i Voodoo Highway? C’è ancora una cosa da dire, anzi, da ribadire, ed è la più importante: sono italiani. Sì, perché sarà un pensiero sciovinista, ma nel periodo storico che stiamo attraversando non è di sicuro una colpa. Chissà se si potrà mai tornare ai fasti dei primi anni ’70, quando l’Italia non era solo un posto grazie al quale futuri mostri sacri stranieri trovavano terreno fertile per accrescere la propria autostima quando non erano ancora apprezzati in patria, ma anche la fucina di band progressive che dettavano le regole, invece di seguirle. Al momento ciò che si avvicina di più sono gruppi come i Rhapsody of Fire e le numerose proposte dell’AOR nostrano. Se poi altre band italiane troveranno il coraggio di proporre un genere analogo ai cinque Estensi e se le case discografiche avranno fiducia nella rinascita dell’hard rock, non potremo fare altro che ringraziare i Voodoo Highway. Intanto che aspettiamo l’arrivo di quel giorno, ascoltiamoci un disco. Ovviamente Showdown.



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
86 su 8 voti [ VOTA]
Le Marquis de Fremont
Martedì 28 Maggio 2013, 13.49.24
5
Simpatico ma non vado matto per questo tipo di musica. Poi, io alle Harley o alle cabrio sulle highways, preferisco il cavallo nelle brughiere o tra i boschi. Rimane splendida la copertina di Hipgnosis. Au revoir.
Andy \\\'71
Lunedì 27 Maggio 2013, 9.34.51
4
Ho appena ascoltato alcune canzoni e son rimasto sbalordito per qualità,tecnica e capacità di far ottime canzoni,in più una produzione strepitosa veramente mi hanno entusiasmato.....Una sorpresa per una grande grande band!Voto 90 !
jek
Venerdì 24 Maggio 2013, 20.44.58
3
Sentito qualcosa sul tubo, voto veramente meritato. Stento a credere che siano italiani Di Marco oltra ad un'ottima voce ha anche un'ottima pronuncia.
Le Marquis de Fremont
Mercoledì 22 Maggio 2013, 17.45.55
2
E' per caso il gruppo Hipgnosis? Copertina davvero strepitosa. Au revoir.
Gabriele
Mercoledì 22 Maggio 2013, 15.02.22
1
Ho aperto la recensione solo per la bellezza della copertina. Quando ho letto chi l'ha creata, ho capito il perché. Magari do un ascolto anche alla musica, ora
INFORMAZIONI
2013
Dust On The Tracks Records
Hard Rock
Tracklist
1. This Is Rock’n'roll, Wankers!
2. Fly to the Rising Sun
3. Midnight Hour
4. Could You Love Me
5. Wastin’ Miles
6. Church of Clay
7. Mountain High
8. Cold White Love
9. A Spark From the Sacred Fire
10. Prince of Moonlight
11. Till It Bleeds (Bonus Track)
12. Broken Uncle’s Inn (Bonus Track)
Line Up
Federico Di Marco (Voce)
Matteo Bizzarri (Chitarra)
Alessandro Duò (Organo, Tastiere)
Filippo Cavallini (Basso)
Vincenzo Zairo (Batteria)
 
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