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23/03/21
SWANS + NORMAN WESTBERG
ALCATRAZ - MILANO
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Caladan Brood - Echoes of Battle
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( 7076 letture )
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Nell’anno del ritorno da parte degli storici Summoning, gli americani Caladan Brood hanno pensato bene di tamponare la spasmodica attesa dei fan della band austriaca grazie al proprio debutto intitolato Echoes of Battle, andando così a deliziare gli amanti del black metal più epico e atmosferico attraverso settanta minuti abbondanti di musica emozionante, introspettiva e ricca di momenti in cui delle semplici note si trasformano in un’infinita sequenza di colori e immagini visive. Durante l’ascolto del disco le influenze più lampanti derivano dai già citati Summoning, ma anche da altre band come gli Elffor o i nostrani Nazgûl. Ciò che colpisce a prima vista è l’effetto catartico sprigionato da entrambi gli artwork (sia della versione jewel-case, sia del digipack in formato A5): le opere, realizzate da Albert Bierstadt (già conosciuto per la copertina di Galaico's Sign dei Lughum), richiamano alla perfezione quello che andremo ad ascoltare e quello che le varie canzoni saranno in grado di trasmettere dal punto di vista emotivo. La registrazione dell’album è avvenuta presso i Genabackis Studio ad opera del duo formato da Shield Anvil e Mortal Sword, mentre le fasi di mastering e mixing sono state curate da Ryan Hunter presso gli Úlfrin Svartr Studio.
Proprio rimanendo legati al contesto della registrazione (e dunque della resa sonora) è possibile introdurre la canzone che dà il via al disco: sin dalle prime note di City of Azure Fire siamo in grado di cogliere l’effetto “vecchia scuola” che chitarre e batteria riescono a infondere; successivamente l’entrata in scena di uno scream sporco e graffiante amplifica ulteriormente il senso di coinvolgimento all’interno della musica dei Caladan Brood. L’intera traccia si configura su down-tempos arricchiti da parti cantate in pulito, da stacchi orchestrali e da pregiati ricami di tastiera. Tutti questi fattori, uniti ad un sound fascinosamente grezzo, erigono un muro sonoro verso il quale risulta impossibile opporsi, l’immersione è infatti istantanea e l’epicità delle atmosfere raggiunge picchi che non sentivo da diverso tempo. In generale questi rappresentano i punti base dell’intero Echoes of Battle, ma ciò che colpisce maggiormente è come i Nostri riescano a gestirsi tra una composizione e l’altra senza mai risultare ripetitivi o stopposi; non a caso il disco scorre con enorme facilità, grazie anche al fatto che la musica si pone su livelli molto alti ed è veramente difficile annoiarsi. All’interno della title-track possiamo notare altri piccoli particolari che diversificano questo pezzo: innanzitutto la ritmica è marziale e le varie melodie del sintetizzatore richiamano quasi ad una marcia trionfale; in seguito si rimane completamente travolti dalle svariate pause e dai continui scambi tra la delicata componente sinfonica e l’imponente struttura dei riff chitarristici. Un’altra cosa che ho apprezzato all’interno di questa canzone, ma più in generale durante l’intera durata del disco, è stata l’uso della componente solistica: gli assoli non sono mai casuali e vengono sempre sprigionati in un determinato contesto, non capiterà infatti che il nostro ascolto venga disturbato da soluzioni fini a se stesse, ma le varie note espresse dalla chitarra andranno ad introdurci ulteriormente nell’atmosfera generale della traccia.
Col passare dei minuti compaiono ulteriori variazioni tra canzoni maggiormente sinfoniche ed atmosferiche, ed altre dove la componente black metal risulta essere più importante e significativa. Il primo caso è rappresentato da Wild Autumn Wind, dove un generale effetto di drammaticità viene perfettamente ricreato da toccanti trame di tastiera e da alcuni riff e assoli composti solamente da un numero limitato di note, ma anche in questo frangente viene dimostrato come pochi accordi ben dosati riescano a trasmettere un’ampia quantità di sensazioni diverse e per nulla banali. Nelle fasi finali del pezzo il connubio tra emozioni e musica si amplifica sempre di più fino a sfociare nella carica feroce dei blast beats, i quali fungono da terreno di battaglia per la “sfida” tra un’evocativa voce pulita e il solito graffiante scream di Mortal. Ritornando a quanto detto all’inizio del paragrafo, la seconda affermazione è raffigurata dalla quinta A Voice Born of Stone and Dust, canzone nella quale la componente elettronica è inizialmente meno presente per lasciare spazio ad un black metal decisamente ritmato e coinvolgente, dove è possibile riscontrare un punto di forza tra gli accompagnamenti sinfonici che riescono ad esaltare al meglio il grigiore espresso dalle chitarre.
Tra le due tracce trattate in precedenza abbiamo To Walk the Ashes of Dead Empires, probabilmente la mia preferita di Echoes of Battle: l’immersione all’interno di questa canzone è più che mai totale, tanto che diventa quasi difficile descrivere ciò che si ascolta; l’unica cosa che posso trasmettere a parole consiste nel citare gli innumerevoli cambi di tempo, la bellezza con cui elementi sinfonici ed elementi estremi si scambiano rendendo il tutto di una scorrevolezza unica, il fascino dei down-tempos che riesce ad essere cadenzato ma ugualmente incalzante, i vari inserti folkloristici e infine un testo eccellente (ispirato alla saga fantasy La Caduta di Malazan di Steven Erikson) che rende più che mai affascinanti questi tredici minuti di pura arte.
La conclusione è ad opera di Book of the Fallen, un quarto d'ora di alto livello che ci induce a riflettere realmente sull'opera d'arte che i Caladan Brood sono riusciti a creare. Il debutto di questo duo proveniente dallo Utah si inserisce di diritto tra gli album dell'anno ed è destinato a girare nei nostri lettori per parecchio tempo. Non credo ci sia qualcosa di significativo da rimproverare a questa band, dal mio punto di vista spero mantengano viva questa sensazione di lo-fi che rende piena giustizia alle loro composizioni, le quali sono state in grado di colpirmi e catturarmi in ogni istante del disco. Inoltre la durata complessiva non rappresenta assolutamente un ostacolo nell'approccio con l’album, dato che le tracce si presentano molto scorrevoli, facilmente assimilabili e dotate di grande spontaneità. Come ultima cosa vi consiglio caldamente di ascoltare questa nuova gemma musicale, non ne rimarrete delusi.
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28
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A distanza di quasi otto anni rimane purtroppo il CAPOLAVORO unico di due ragazzi al momento occupati da altri progetti musicali.
City of Azure Fire, Wild Autumn WInd e To Walk the Ashes of Dead Empires rimarranno gemme immortali . |
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27
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Son passati più di 4 anni e ancora quest' album mi dà le stesse sensazioni ed emozioni del primo ascolto. Immortale, voto massimo per me |
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26
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E' passato più di un anno da quando ho messo le mani su questo fantastico lavoro. Finisce a girare nel mio lettore con molta frequenza e devo dire che non stanca, anzi! Attendo con ansia notizie circa il seguito di questo album assurdo! Alzo ancora un po il volto, 95 tondo tondo! |
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25
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Fidatevi che, se si leggono anche i libri, si entra nelle atmosfere create da Erikson e nell'epicità che lui riesce a catturare su carta, questo album guadagna un sacco di punti in più. A distanza di tre anni, continuo ad ascoltarlo ed ogni volta mi emoziona un sacco. Sicuramente una delle migliori uscite degli ultimi anni. |
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Un album davvero epico ma al contempo molto lineare, apprezzabile anche dai profani come me che, a parte alcune eccezioni, non hanno mai masticato molto black. Inoltre il fatto di non essere un fan dei Summoning non ottenebra il mio giudizio sull'album. "Wild Autumn Wind" da buco allo stomaco. Voto 78 |
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23
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Sarò eretico, ma lo preferisco all' ultimo degli austriaci. Ditemi che quando avete sentito la prima volta una Wild Autumn Wind (per dirne una) non vi è uscito QUEL sorrisetto che vi esce o usciva coi Summoning... Comunque, album meraviglioso. Tra la top 5 dell' anno (Ps: ma qualcuno sa che fine abbiano fatto?) |
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22
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Un album incredibile. Non ascolto altro da 15 giorni! |
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21
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Sono capitato per caso su questa recensione, e preso dalla curiosità mi sono andato ad ascoltare questo lavoro dei Caladan Brood. Che dire, partendo dal presupposto che non ho mai amato questo genere, e che ero completamente all'oscuro delle opere di Erikson, sono rimasto letteralmente estasiato da quest'album. Le atmosfere sono incredibili, sembra davvero di immergersi in un mondo nuovo, oscuro ed affascinante. Immenso. Voto: 91 |
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20
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C A P O L A V O R O \m/ L'ultima canzone è qualcosa di meraviglioso..... |
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19
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bellissimo , anche se sembra un disco dei summoning la qualita' dei pezzi e' molto alta voto 88 |
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18
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Molto molto bello, più melodici dei Summoning per cori e msggiore linearità, anche gli assoli aggiungono qualcosa. Uno splendido lavoro. |
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17
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90. Dopo circa 40 riascolti, la sua capacita` di trasportarmi in atmosfere epiche e lande sterminate rimane invariata. Album semplice nelle partiture musicali ma tutt'altro che banale. Sulla somiglianza con i Summoning si e` gia` detto tutto... |
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15
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Le influenze dei Summoning si sentono, ma non così tanto secondo me, ed in effetti non sarebbe una cosa cattiva. Alla fine sono diversi. Mi piace molto il loro approccio con i cori, hanno un suono diverso dai cori che si sentono in giro, belli! Per non parlare degli assoli qua e là e le ritmiche un po' accelerate ogni tanto. Gran bell'album davvero. |
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14
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finalmente ho ascoltato il disco con assiduità durante l'ultima settimana...un buon esordio sebbene ci trovo parecchie pecche sia in fase compositiva che nella produzione, ma sono passabili...sicuramente la traccia più riuscita e' la conclusiva "Book Of The Fallen", quei cori puliti sono il punto dove si descrive molto bene le atmosfere dei libri di erikson |
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13
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Veramente ottimo. Certo, le influenze dei Summoning si sentono molto ma non mi sembra proprio un "difetto". Il songwriting è notevole e i pezzi sono coinvolgenti e pieni di atmosfera. Una altra perla di questo 2013, ottimo come uscite ma pessimo come tempo... Au revoit |
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12
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Ps: All Hail to Autotune |
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11
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Oggettivamente un gran bel lavoro. Però é davvero troppo derivativo, perfino molte metriche vocali ricordano i Summoning. Non me ne vogliano ma la sola Caradhras vale dieci dischi come questo. Da rivalutare quando taglieranno il cordone ombelicale che li lega (e strangola) alla band Austriaca. |
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9
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Disco che ascolto da un pò. L'impatto dei primi ascolti è notevoli ma poi tende a calare un pò. Sicuramente un ottimo disco ma non supera l'8 come voto. Ascolterò il nuovo dei Summoning e poi confronterò. |
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8
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bravini eh, però un pò per il plagio ai summoning, un pò perchè il disco è talmente lungo e monolitico che dopo 2/3 brani mi addormento, ritengo "curioso" che prenda più di OMD. poi come sempre, è chiaro che ogni recensore esprime la sua e i gusti son gusti. per quanto mi riguarda, un gruppo molto interessante ma che ha moltissimo da migliorare |
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7
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Spettacolare, ai primi ascolti di gran lunga migliore del nuovo dei Summoning. Le clean vocals di Wild Autumn Leaves sono qualcosa di magico; l'album ti trasporta via, non lasciandoti neanche sognare dove: è già esso stesso un sogno. |
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6
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Bello,bello,bello!Concordo con la rece ed il voto! |
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5
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sono anche io un famelico appassionato della saga dei Malazan...non conoscevo questa band, ma credo di dover rimediare al più presto |
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4
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*Albert Bierstadt scusate |
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3
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Albert Bierstatd è stato usato anche dagli stessi Summoning in Oath Bound. Comunque questa band mi ispira parecchio, ho sentito solo Wild Autumn Leaves per adesso, e devo dire che è una canzone davvero sublime |
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2
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Complimenti per la recensione! Da grande fanatico della Malazan Book of the Fallen di Steven Erikson non potrò che provvedere a reperire il disco. Già solo i termini Mortal Sword e Shield Anvil come scelta dei nomi hanno un che di epico...e poi i Genabackis Studio. Si meritano il voto già solo per l'ispirazione e la complessità dell'argomento sul quale hanno deciso di vertere. |
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1
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Il disco è bello e non si discute, però che l'ultimo Summoning abbia preso meno non ci sta per niente. Dopo posso capire che siete 2 recensori diversi, è solo il mio punto di vista...  |
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INFORMAZIONI |
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Northern Silence Productions
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Tracklist
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1. City of Azure Fire 2. Echoes of Battle 3. Wild Autumn Wind 4. To Walk the Ashes of Dead Empires 5. A Voice Born of Stone and Dust 6. Book of the Fallen
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Line Up
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Mortal Sword (voce, chitarra, tastiera) Shield Anvil (tastiera, voce, chitarra, basso, programmazione batteria)
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RECENSIONI |
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