IN EVIDENZA
Album

Atrophy
Asylum
Autoprodotti

King Gizzard and The Lizard Wizard
PetroDragonic Apocalypse
CERCA
RICERCA RECENSIONI
PER GENERE
PER ANNO
PER FASCIA DI VOTO
ULTIMI COMMENTI
FORUM
ARTICOLI
RECENSIONI
NOTIZIE
DISCHI IN USCITA

29/03/24
COFFINS
Sinister Oath

29/03/24
WRISTMEETRAZOR
Degeneration

29/03/24
THE QUILL
Wheel of Illusion

29/03/24
IVORY TOWER
Heavy Rain

29/03/24
CANTIQUE LÉPREUX
Le Bannissement

29/03/24
RIITASOINTU
Pedon Leikki

29/03/24
WAIDELOTTE
Celestial Shrine

29/03/24
GIVRE
La Cloître

29/03/24
DARKESTRAH
Nomad

29/03/24
MNHG
Necare

CONCERTI

28/03/24
DEPECHE MODE
MEDIOLANUM FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO, 6 - ASSAGO (MI)

28/03/24
TAAKE
LEGEND CLUB VIALE ENRICO FERMI, 98 - MILANO

28/03/24
ENUFF Z’NUFF
BIRRERIA SAN GIORGIO, VIA G. MARCONI 4 - COSTABISSARA (VI)

28/03/24
TYGERS OF PAN TANG + SONS OF THUNDER
TRAFFIC LIVE - ROMA

28/03/24
JOKER OUT
HALL, VIA NONA STRADA 11 B - PADOVA

28/03/24
LIKE ASHES TO FALL
ROCK\'N\'ROLL CLUB, VIA MAGENTA 77 - RHO

29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA

29/03/24
VANEXA
CENTRALE 66, VIA NICOLÒ DELL\'ABATE 66 - MODENA

29/03/24
A JOURNEY IN DARKNESS (day one)
CENTRALE ROCK PUB - ERBA (CO)

29/03/24
TYGERS OF PAN TANG + SONS OF THUNDER
SANTOMATO CLUB - PISTOIA

Gris - Il Etait Une Forêt…
( 5129 letture )
“C’era una volta una foresta,
dove la cupidità dell’uomo
non era altro che il ricordo di un opprimente passato…

C’era una volta una foresta,
dove la corteccia degli alberi
rifletteva la bellezza di un mondo perduto…”


Ci sono album che segnano epoche. Ci sono album che diventano pietre miliari della musica contemporanea anche senza che venti o trent’anni di musica li consacrino a tal livello.
Ci sono album che fanno accapponare la pelle ogni volta che li ascolti. Ci sono album che sono fondamentali per la nascita di un genere musicale.
Ci sono album che vanno comprati, ascoltati e custoditi con religiosa ammirazione.

Si potrebbero dire ancora tante cose su di un album etereo come Il Etait Une Forêt… di Gris, etereo come il combo che lo compone (del quale non si conoscono né facce, né nomi, del quale non si è mai letta un’intervista né si è a conoscenza di una loro pagina web ufficiale), ed etereo come lo stesso nome della band, Gris, “grigio” in francese.
Ma proviamo a fissare qualche punto: la band nasce sette anni or sono nel Canada francese, in quella bellissima terra dominata dalla Natura che è il Quebec, dalle ceneri di una precedente creatura chiamata Niflheim (uno dei Nove Mondi della mitologia norrena, governato da Hel, figlia di un’orribile gigantessa e di Loki, e la cui caratteristica principale è di avere metà corpo umano e l’altra metà in perenne decomposizione), sempre formata dai due componenti Nettuno ed Icaro, la quale suonava un black metal gelido ed onirico, tendente al depressivo.
Con un cambio di nome e di personalità, nel 2006 il duo diventa quell’enigmatico ed indefinibile colore che nasce dall’unione fra il nero e bianco, così come la loro musica è un perfetto mix e bilanciamento tra depressione e speranza.
Nel 2007 la Sepulchral Productions, solido avamposto in terra quebecchiana, regala al mercato una di quelle perle nere destinate a segnare per sempre le tendenze ed i canoni stilistici di un genere, l’atmospheric black metal: Il Etait Une Forêt…. Il sottogenere del black metal, invero, nato embrionalmente a partire dalla metà dagli anni Novanta, sulla scia dei lavori di Burzum (influenza tangibile in quest'opera dei Gris), e poi sviluppatosi più compiutamente con l’Ultima Thulée e Memoria Vetusta I: Fathers of the Icy Age dei Blut Aus Nord, i Lunar Aurora, o Ildjarn, dimostrava quindi nel 2007 di aver preso piena coscienza stilistica di sé stesso, affinando un sound meno tagliente rispetto al trve norwegian black metal, ma al tempo stesso più introspettivo e stratificato (vedasi anche il più recente movimento cascadian). La comunque relativa giovinezza di questo tipo di black metal non permette ancora una definitiva circoscrizione dei suoi stilemi, data la continua ridefinizione dei propri tratti distintivi e la nascita continua di band che tentano di ricomporne l’anima tramite una personale attitudine musicale ed esistenziale, ma il Il Etait Une Forêt… è un full-length del quale, nel momento in cui si volesse cercare di approfondire la conoscenza del (sotto)genere, non si può non conoscere l’esistenza.
Un’ultima oculatezza: nel caso in cui non lo aveste mai ascoltato, o qualora, dopo aver letto questa recensione, sentiate il bisogno irrefrenabile di riascoltarlo (della qual cosa mi sentirei più che onorato), fatelo a sera tarda, nel vostro letto, finestra aperta, e con tutte le luci spente, non mentre leggete la posta o la Gazzetta dello Sport.
Ed ora, iniziamo.

Sei tracce, per un’ora complessiva di un lungo viaggio che parte dalla natura che vi circonda fino ad arrivare alla vostra anima. La prima è la title-track, e sono subito brividi: le atmosfere sono agghiaccianti, le chitarre di Nettuno rasoiano riff che gelano il sangue, al pari della voce di Icaro, incredibilmente sofferente e penetrante, come raramente mai udito, anche nel depressive black, in uno scream straziante continuo, ma paradossalmente mai fuori luogo o tono, come rischierebbe di essere in praticamente qualunque altro contesto musicale. Virgilio, nella sua Eneide, si riferisce alla Sibilla (vergine colei la quale, nella mitologia greca e romana, invasata da spirito profetico, dava responsi e forniva oscure premonizioni sul futuro) dicendo: ”Nec mortale sonans”, il che, tradotto letteralmente, significa “[Voce che] non ha l’accento di quella dei mortali”. Parole perfette. Icaro è ciò che lui stesso sta cantando, è dentro quel messaggio, è quella condizione esistenziale che sta raccontando (all’inizio di Veux tu-Danser? lo si sente piangere mentre canta); tutto ciò dona al disco intero un’aura ultraterrena, celestiale, sicuramente ipnotica.
Icaro, come artista, è un fantasma, ed in questo full-length non smette mai di ricordarcelo.
L’interludio a metà traccia, sostenuto da pesanti distorsioni di chitarra e da pochi accordi di pianoforte, è tanto triste quanto liberatorio, è ipnoticamente disperato, come tutto il Il Etait Une Forêt…, il quale, al di là dei bellissimi testi, racconta musicalmente di una pesantezza indecifrabile ed indescrivibile sulla coscienza di ogni uomo, affanno che non è causa di qualche male specifico giunto malevolmente dalla vita, ma che è la vita stessa, la quale, come tutto ciò che contiene, presenta dei pro e dei contro per essere vissuta, dei vantaggi e degli svantaggi ad essere perseguita.
Il Etait Une Forêt… non è depressivo, è introspettivo. Non è abissale, è emozionalmente infinito. È la vita con tutte le sue sfumature di note esistenziali accordate in maggiore e minore, in diesis e bemolle.
Nel finale della canzone la dinamica di tutti gli strumenti, chitarra, basso, batteria e pianoforte, prende il sopravvento sulla voce di Icaro, che viene settata in sottofondo, con non meno efficacia, in ogni caso; la conclusione del brano fa venire i brividi per il tripudio di emozioni che scatena.
La seconda del lotto è un’altra meraviglia, dall’amaro titolo Le Gala des Gens Heureux (“Il gala della gente felice”), nella quale Icaro annaspa con sommo strazio all’interno del brano, cantando dell’ipocrisia, della meschinità e della disonestà degli uomini, della sua conseguente posizione fuori contesto rispetto a tutto, dalla società alla vita, mentre “il suo cadavere si altalena in lontananza impiccato alle porte dell’Inferno”. La traccia si apre in un contesto che appare cerimonioso, con degli applausi ironici (questa è una vena che Il Etait Une Forêt… non perderà mai) in sottofondo rivolti alla band, per quello che è e per quello che vuole comunicare; suoni che rimbombano come una sorta di “solo adesso vi siete resi conto di tutto, di chi e cosa siamo?”, mentre Icaro stesso urla sopra a queste beffarde lodi “Taisez-vous, Taisez-vous!”. Il basso incomincia a costruire la sua tela ritmica, fino all’appassionato arrivo delle linee melodiche delle due sei corde e di quelle vocali, le quali squarciano il velo d’ipocrisia dell’umanità precedentemente rappresentato. I riff di chitarra sono lenti, dissonanti, sinistri, la batteria suona a poco più di 60 bpm, i cadenzati colpi di grancassa si infrangono sulle sinapsi dell’ascoltatore come una frase di Joyce sulla sintassi, mentre il quattro corde di Nettuno rimbomba costantemente con i suoi accordi rivoltati più bassi; l’interludio centrale, col pianoforte in primo piano, è quasi da lacrime per la bruciante disperazione che lascia respirare; la traccia, come tutte le sue sorelle del cd, costruite sulla base di un climax ascendente al fine di alienare ed annientare completamente l’ascoltatore, lasciandolo nudo ed impotente di fronte a sé stesso, si chiude con un inferno di blast beat ben presenti ma quasi inconsistenti all’ascolto, con la chitarra solista che ripete ossessivamente la propria scala arpeggiata, mentre la voce di Icaro si fa sempre più fosca e spettrale; l’abbassamento della dinamica degli strumenti verso la fine del pezzo fa scemare la melodia verso un annichilente epilogo. Si resta impietriti.
La successiva è Cicatrice, la quale si apre con una chitarra semiacustica arpeggiata; immediatamente la raggiungono delle rullate di batteria ed un meraviglioso dialogo sonoro fra la seconda chitarra ritmica ed il quattro corde, cordofoni i quali congegnano una opaca e cupa base ritmica che perfettamente si addice al timbro della voce di Icaro. La chitarra semiacustica prende voce più volte per spezzare la raffica di violente e plumbee battute che vengono sparate nelle cuffie dell’ascoltatore (i maligni potrebbero notare diverse somiglianze dei riff di chitarra di Cicatrice con il nuovo cd Griseus di Aquilus), fino al minuto 4:35, quando il tono della voce si innalza vertiginosamente, contestualmente la dinamica degli strumenti si abbassa e ad accompagnare i deliri esistenziali di Icaro ci pensa il pianoforte, da lui stesso suonato.
Questo sarà una schema spesso ripetuto, in modo vincente, durante tutto Il Etait Une Forêt…, il quale spiazza, spaventa e sorprende teatralmente l’ascoltatore, fino al punto di farlo sussurrare fra sé e sé “..non ci credo..”. La seconda metà della traccia è quasi puramente ambient, nella quale basso e batteria si ergono a ruolo di unici attori, mentre di tanto in tanto emergono dagli abissi del pentagramma la chitarra solista, che torna a rasoiare riff sanguinolenti, il pianoforte, suonando un paio di accordi, o Icaro, con il suo scream destabilizzante.
Veux tu-Danser?, il quarto bagliore dell'album, non ho avuto nemmeno bisogno di riascoltarlo prima di scrivere questa recensione; col passare degli anni è divenuto una specie di mantra nelle mie orecchie, la colonna sonora di una vita come dovrebbe essere secondo me: triste, ma inevitabilmente seducente. La voce disperata di Icaro, che tocca il proprio apice emozionale al momento dell’imponente e meraviglioso cambio di dinamica strumentale, intorno al minuto 4:45, mentre canta “la fisarmonica oggi non suona i suoi festosi accordi e sputa la sua ultima nota sinistra sulla mia testa”, è di rara bellezza e coinvolgimento; i dialoghi armonici tra le due chitarre sono labirintici, toccanti, mentre il basso affligge il brano di un groove pesante, massiccio e cupo tramite la sua corda di Mi. L’interludio acustico di chitarra a due terzi traccia rasenta la perfezione poetica, giusto prima di venir inghiottito nuovamente dalle nere linee vocali di Icaro e melodiche delle chitarre. Il finale del brano è una tra le cose più belle mai udite: ricompare il pianoforte, con degli accordi di chiara e tristissima follia, i quali fanno da eco alle distorsioni di chitarra ed ai blast beat di batteria. Arte pura, senza se e senza ma. La strofa finale è incantevole:

“Io sono la mostruosità mascherata e la felicità mal vestita
Io sono la piaga guarita e la felicità amputata
Io sono la croce vacillante ed il chiodo mal forgiato
Io sono il Gesù ateo ed il Budda stupido”


Il quinto brano del full-length è Profonde Misanthropie, forse il più sottotono di questo delirante miracolo artistico. Per altro, questa mia affermazione va presa non con una, ma con ben due paia di pinze. Questa traccia di otto minuti, infatti, sarebbe un pezzo che nel 90% dei lavori di tutta la scena depressive/atmospheric black odierna non sfigurerebbe per nulla, anzi, risulterebbe di pregevole fattura, tanto da venir segnata e ricordata: le chitarre sono lente e soffocanti, il pianoforte sfuma tutta la melodia della traccia in caliginosi incubi ad occhi aperti, la batteria recita in maniera straordinariamente opprimente il suo copione ritmico.
Ma questo sarebbe vero se parlassimo di un album qualsiasi, di una band qualsiasi; invece, inserita in Il Etait Une Forêt… è un’altra storia. Le altre tracce sono talmente belle, profonde, immense, da far risultare Profonde Misanthropie la più goffa tra le sei sorelle, ma, in fin dei conti, si tratta semplicemente di mettersi d’accordo con che scala di valutazione misurare qualcosa; un po’ come se Roger Federer sbagliasse di pochi millimetri un passante, rovescio lungolinea, dopo quattro ore di gioco sublime, colpo che la quasi totalità degli altri giocatori del circuito non si sognerebbe neanche di pensare, figurarsi di realizzare, e si dicesse che ha sbagliato.
Vero, ma l’immensità del gesto non ne risulterebbe scalfita.
L’ultima traccia del disco è quella che toglie le parole di bocca, che ammutolisce per il suo splendore. E’ la traccia che non ti aspetti, che non riesci a razionalizzare, che stupisce, in tutti i sensi. Che fa piangere. Si tratta di La Dryade, una suite strumentale di dieci minuti dove violini, violoncelli, un pianoforte, una chitarra acustica, e qualche nota di flauto commuovono suonando della musica classica su di una struttura ed una intelaiatura musicale black metal, mentre Icaro, eccezionalmente, scompare dietro il violino, la batteria ed il pianoforte, senza dar fiato alle proprie urla. La traccia richiama le figure mitologiche delle Driadi, le belle ninfe delle querce, le quali ne incarnavano la forza ed il rigoglio vegetativo.
Descrivervi questa traccia, cari lettori, è impossibile. Va presa, e ascoltata. Tante volte. Va amata, perché diversamente non potrebbe essere. E’ arte, pura e semplice.
Per dare un’idea, soprattutto per coloro i quali amano la classica, questo brano potrebbe rassomigliare all’Opera 92 per Trio in mi minore di Camille Saint-Saëns, pur essendo molto meno complesso ed un po’ più cupo.
Indipendentemente da tali paragoni, è la traccia migliore che si potesse immaginare per chiudere un album del genere.

Se una mattina, svegliandovi, penserete che la vita sia diventata muta, e che Dio vi abbia fregato dandovi la possibilità di passare su questo pezzo di terra e mare perso nello spazio, alzatevi e fate così: aspettate una mattina piovigginosa d’autunno, cielo terso di grigio e nuvole tristi. Mettetevi la sveglia presto, prima dell’alba. Prendete un cd-player a pile, se ne possedete ancora uno, altrimenti caricate le canzoni in un mp3 (ma per favore, prima comprate il cd). Uscite di casa. Ai piedi scarpe da tracking, indosso una felpa; tirate su il cappuccio. Raggiungete la foresta più vicina a casa vostra, quando è ancora buio. Premete play ed iniziate a camminare, sotto la pioggia. Guardatevi intorno, respirate l’aria umida dal sapore di foglie morte cadute dai rami e camminate fra le rocce e gli alberi, il tempo sufficiente per ascoltare almeno una volta tutte e sei le tracce; poi, cercate di raggiungere il più vicino altopiano o collina.
Salite in cima e cercate la traccia La Dryade. Fate suonare il suo pianoforte ed il suo violoncello. A quel punto, fissate l’orizzonte. Perdetevi nei suoi opachi colori durante l’alba, ammirate il sole che sorge. Guardatelo salire in tutta la sua rotonda forma, riflettetevi nel suo giallo non troppo intenso, scavate dentro di voi. Piangete, se ne sentite la necessità.
Aspettate il tempo dovuto che sia salito in cielo del tutto in tutta la sua maestosità, fissatelo, sospirate e tornate indietro.
Quando tornerete a casa, sarete delle persone diverse.

C’è poco o nulla da aggiungere. La produzione, per fortuna, non è quella del garage sotto casa, né ottima, ma per un lavoro del genere è solo un punto ulteriore a favore.
Direi solo che probabilmente la perfezione non è cosa di questo mondo, ma Il Etait Une Forêt… di Gris è un bell’argomento a favore della tesi contraria.

“Acta est fabula, plaudite!”



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
91.81 su 27 voti [ VOTA]
Un Lettore
Sabato 23 Settembre 2023, 5.00.44
26
Disco splendido, la notte gira che è una meraviglia. Ma pure il giorno eh! Il 90 ci sta tutto.
LUCIO 77
Venerdì 21 Aprile 2023, 8.22.59
25
Album notevole che ha secondo Me, nella Voce disperata del Cantante, il suo punto di forza.. L\' apice è verso la mezz\'ora dove il marasma sonoro di lancinante disperazione è ai massimi livelli.. L\' ultimo Brano poteva stare benissimo nella Colonna sonora di Hachiko.. Magari potrebbero interpretarlo i 2 Cellos.
No Fun
Sabato 17 Novembre 2018, 0.00.43
24
Ok Wild Wolf, allora ci riprovo. Alla quarta volta che lo ascoltavo senza riuscire ad andare oltre i primi venti minuti avevo lasciato perdere. Soprattutto perché dalla rece leggo che lo splendore si cela nella traccia finale. Però abbi pazienza, anche se mi piace stare giorni nei boschi, penso che lo ascolterò in poltrona, sorseggiando un buon whisky.
Ubik
Domenica 3 Novembre 2013, 12.38.49
23
Recensione stupenda... Complimenti! Il disco non c'è neanche bisogno di commentarlo.
Luca
Venerdì 19 Luglio 2013, 19.08.30
22
Assolutamente un capolavoro... azzardo un 100
Soundscape
Mercoledì 12 Giugno 2013, 11.00.56
21
[EDIT: No link su Metallized, grazie]
Michele
Sabato 8 Giugno 2013, 10.37.04
20
Sono pienamente concorde con la recensione... Uno dei dischi più belli di sempre, e la traccia finale è da brividi. 95.
Soundscape
Mercoledì 5 Giugno 2013, 17.37.49
19
Ma va? che coincidenza! Resto collegato sicuramente! A presto
Wild Wolf
Mercoledì 5 Giugno 2013, 17.12.58
18
@Soundscape: tre band hai citato, tre volte mi hai preso Or ora sto ascoltando per la terza volta il disco degli Asofy, la recensione arriverà per questo week-end! Non mi sbilancio troppo per ora, sono comunque molto interessanti come progetto, magari tendente un po' di più al doom rispetto a Gris. Ti dico solo di restare collegato, a brevissimo potrai leggere la recensione
Soundscape
Mercoledì 5 Giugno 2013, 16.39.36
17
@ Wild Wolf: Beh, speriamo davvero esca un nuovo cd... Sarà un piacere leggere anche il tuo rispolvero di Miserere Luminis! Una curiosità: ma del gruppo italiano Asofy (pare sia uscito da poco il loro nuovo cd per Avantgarde) qualcuno ha sentito qualcosa? lo chiedo qui perchè del poco che ho sentito un pelino li accosterei ai Gris; sicuramente fanno anche loro una sorta di "atmospheric black metal"
Le Marquis de Fremont
Martedì 4 Giugno 2013, 14.15.14
16
Commovente! Album sentito, profondo e bellissimo. Non servono altre parole. Assolutamente da fare la passeggiata autunnale suggerita dal recensore. Va bene se anche a cavallo? Splendidi e speriamo arrivi presto il seguito. Au revoir.
Wild Wolf
Martedì 4 Giugno 2013, 12.33.00
15
@Soundscape: Dalle informazioni che sono riuscito a recuperare sul web in diversi mesi di ricerca, pur non essendoci nulla di definitivo ed ufficiale (dato che questi due ragazzi sono due fantasmi a tutti gli effetti!), in teoria a fine 2013 dovrebbe uscire "L'Alchimiste", loro secondo full-length. Io lo spero tanto, ma non si può essere sicuri della cosa. Progetto Miserere Luminis? Spettacolo, forse il mio prossimo rispolverato
Soundscape
Martedì 4 Giugno 2013, 11.45.32
14
Un disco bellissimo! Complimenti per l'accuratezza e profondità della recensione. Però che fine han fatto? Dopo l'altrettanto spettacolare Miserere Luminis (progetto di gris+sombre forets) non si sono più sentiti... Saluti!
Moro
Lunedì 3 Giugno 2013, 13.25.05
13
questo disco è incredibile.. è fuori dal mondo davvero... un capolavoro di sensibilità...
Mickey
Domenica 2 Giugno 2013, 14.53.22
12
Non li ho mai ascoltati, ma poco fa mi sono sentito La Dryade; il folk nordico non mi è sconosciuto, am mi ha colpito positivamente. Bella la descrizione di un ipotetico viaggio in una foresta: se capitasse a me, una volta sull'altipiano , alla fine dell'alba, non saprei se ritornare a casa o buttarmi giù direttamente. Di certo sarebbe una fine gloriosa. Vedrò di ascoltarmi tutto l'album, dato che mi era stato consigliato varie volte.
Hel
Domenica 2 Giugno 2013, 14.47.15
11
Disco incredibile. La Dryade lo vale tutto.
freedom
Domenica 2 Giugno 2013, 12.12.22
10
La recensione è bellissima, la band in questione la conosco poco (ho ascoltato qualcosa sul tubo), ma andrò ad ascoltare subito questo disco e poi vi dirò.
Elijah
Domenica 2 Giugno 2013, 12.00.20
9
Album veramente bello ed emozionante. "La Dryade" è una delle canzoni più belle che abbia mai sentito.
Selenia
Domenica 2 Giugno 2013, 11.24.28
8
bellissimi i Gris, la prima volta che mi fecero sentire "La Dryade" è stato toccante.. quel piano ti entra proprio dentro, io ho avuto i brividi quando è subentrato il violino. intimo ed atmosferico, un album da avere a tutti i costi.
Zwergchen
Sabato 1 Giugno 2013, 18.47.39
7
Di niente, ci mancherebbe. @Wild Wolf sono sicuro che sia stato un lapsus ma, pur rischiando di fare la figura del solito rompiballe, mi sembrava doveroso segnalarlo. Per il resto nulla da dire, ottima recensione!
Autumn
Sabato 1 Giugno 2013, 16.50.30
6
Sistemato, grazie della segnalazione Zwergchen.
Wild Wolf
Sabato 1 Giugno 2013, 15.57.35
5
@Zwergchen: eh, mea culpa..sono sotto esami, l'ho scritta in tre notti questa recensione praticamente, l'attenzione è scemata un pochino verso la fine. Spero perdonerai il refuso, e che comunque, al di là di quello, la recensione ti sia piaciuta Correggiamo subito.
Zwergchen
Sabato 1 Giugno 2013, 15.48.11
4
Al di là di tutto, correggete quell'Iliade con Eneide, perché non si può proprio vedere...!
il vichingo
Sabato 1 Giugno 2013, 15.15.12
3
Davvero incantevoli e piacevoli da leggere le tue disamine, sei uno dei pochi web-recensori (passatemi il neologismo) che mi tengono incatenato al testo dalla prima all'ultima parola, un plauso è d'obbligo. Ottima anche la scelta del disco da recensire.
mefisto
Sabato 1 Giugno 2013, 14.34.18
2
ottima recensione! l'album e' come descritto , fantastico!voto 90 piu' che meritato!
Arvssynd
Sabato 1 Giugno 2013, 13.21.56
1
Bel disco con una delle mie tracce preferite di sempre, La Dryade è semplicemente stupenda.
INFORMAZIONI
2007
Sepulchral Productions
Black/Ambient
Tracklist
1. Il Etait Une Forêt…
2. Le Gala des Gens Heureux
3. Cicatrice
4. Veux tu-Danser?
5. Profonde Misanthropie
6. La Dryade
Line Up
Icaro (Voce, pianoforte, violino, violoncello, batteria)
Nettuno (Chitarre, basso)
 
RECENSIONI
90
ARTICOLI
03/11/2013
Intervista
GRIS
La musica che ci divora l'anima
 
 
[RSS Valido] Creative Commons License [CSS Valido]