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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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( 1252 letture )
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Partiamo da una verità difficile da negare; se esordisci -autoproducendoti- nel 2012, dichiaratamente suonando thrash/groove ispirato a Pantera, Lamb Of God e Killswitch Engage, ti complichi già la vita. Chi ti ascolta sarà pronto a farti a pezzettini, dichiararti il clone di turno, e gettarti via come una delle tante band che nulla aggiungono al panorama moderno.
Gli Heretic (sorvoliamo sul nome, che di originalità ne avremo da discutere già abbastanza dopo), band slovena formatasi nel 2005 ma giunta solo ora all'esordio (autoprodotto), decidono di offrirci otto brani (più un outro) per convicerci -noi, ma soprattutto le label- che la loro proposta merita di essere ascoltata ed apprezzata anche ad oltre vent'anni dalla nascita di un genere che molti davano già morto ai tempi. Otto brevi scariche di groove metal violento e potente, col solito e dichiarato obiettivo di violare i nostri padiglioni acustici, e scaraventarci in balia di ritmiche pesanti e linee vocali abrasive.
Lo snodarsi del disco mette in mostra due peculiarità distinte e stranamente complementari: omogeneità e godibilità; nonostante infatti i brani tendano ad assomigliarsi in maniera massiccia, l'ascoltatore difficilmente troverà spazio per annoiarsi, anche grazio al ridotto running time. Casomai sarà spesso vittima di deja-vu poco piacevoli, dovuti al fatto che gli Heretic non sembrano particolarmente interessati ad inventare, ma si dedicano più che altro a riproporre, in maniera più o meno convincente, stilemi ben radicati e ritrovabili in intere discografie a loro precedenti: si passa quindi dai riff tipicamente groovegianti di Break On Pressure a cori anthemici in puro stile Pantera. Nessuno dei membri della band sembra volersi staccare da questo terreno sicuro, ed infatti non è possibile evidenziare particolari meriti (né demeriti, se è per questo) nelle singole prestazioni; la sezione ritmica è quadrata ed incisiva, sebbene un po' troppo impastata e confusionaria nei low tempos, la voce è estremamente canonica ma poco potente (il pur buon Sebastjan Založnik non è Phil Anselmo, neanche lontanamente), e la fase solista è sostanzialmente non pervenuta.
È davvero difficile dire di più sul disco, perché a conti fatti non c'è molto che possa rimanere impresso nella memoria dell'ascoltatore: qualche spruzzo di cattiveria a ritmi serrati come Devils Throat (forse il pezzo migliore del platter), il mid-tempo avvolgente di Noladan e la sua versione accelerata Paradox (no, non lo è ufficialmente, ma la somiglianza è palese) ed in generale tanta rabbia a buon mercato, buona per scapocciate originali ma incapace di reggere nello stereo per più di una decina di ascolti.
Spero che in futuro gli Heretic trovino il coraggio di osare di più, di rischiare di introdurre qualche elemento personale, in grado di rendere la band davvero interessante da ascoltare, perché con l'inflazione di band dello stesso genere partorite in vent'anni, è davvero difficile trovare un motivo per consigliare a qualcuno di ascoltare gli Heretic. Bravi, ma solo in prospettiva.
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Segnalo che la tracklist pubblicata a lato della recensione è quella che si trova in rete, mentre per forza di cose le canzoni citate da me nel testo sono quelle del promo audio a me inviato. La Paradox di cui parlo io dovrebbe essere qua citata come Paradox Of Insanity, mentre Noladan pare, andando per esclusione, dover corrispondere nelle tracklist 'ufficiali' a Drink Fight Fuck, |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Victim of Endless Lust 2. Break on Pressure 3. Mind Fuck 4. Paradox of Insanity 5. You Are Fake 6. Drink Fight Fuck 7. Dead Eyes Don't Lie 8. Devil's Throat 9. Outro
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Line Up
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Sebastjan Založnik (Voce) Marko Hlastec (Chitarra) Rok Satler (Chitarra) Klemen Ribič (Basso) Tilen Marzidošek (Batteria)
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RECENSIONI |
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