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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Manegarm - Nordstjärnans Tidsålder
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( 4149 letture )
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La storia del lupo Mánagarmr che passa dal nutrirsi della vita degli uomini ormai morti fino ad arrivare al mondo della musica estrema comincia ufficialmente nel 1995 (1996 tramite il mini-CD Vargaresa), in seguito ad un paio di demo che permettono a questi giovani svedesi di ottenere un contratto con la Displeased Records. I Månegarm nascono idealmente come una band black metal, ma la collaborazione con il violinista Janne Liljeqvist e la cantante Umer Mossige-Norheim permette ai Nostri di rendere il proprio sound più vario, completo e assolutamente più personale. Ancora una volta siamo di fronte ad un album che ripone gran parte del proprio fascino in un contesto grezzo e alquanto tetro: la produzione, avvenuta in ogni sua fase presso i Sunlight Studios, non è propriamente nitida e non brilla in quanto a pulizia, ma è in grado di far risaltare al meglio il carattere emotivo delle undici tracce in questione.
Ciò che mi ha sempre colpito di questo disco è la sua enorme varietà, oltre ad essere una delle produzioni più estreme per quanto riguarda il black metal arricchito da elementi pagano-folkloristici. Le canzoni si rivelano sempre interessanti e vivono una sorta di metamorfosi continua: i diversi elementi musicali che compongono Nordstjärnans Tidsålder si scambiano e si diversificano tra di loro senza sosta. A dimostrazione di ciò è possibile analizzare i primi brani che costituiscono l’album (Fädernas Kall (Under Höjda Nordbaner) e Drakeld), i quali mettono in luce un pagan black decisamente aggressivo che riesce ad incanalare tra le proprie corde richiami folk tramite i violini, oppure grazie a varie trame di tastiera e rallentamenti acustici orchestrati dalle chitarre. Canzone dopo canzone il sound si fa sempre più corposo ed epico, infatti la successiva Den Dödes Drömmar rappresenta il primo contatto tra l’universo viking e il mondo targato Månegarm: il riffing diventa meno tagliente e compaiono alcune parti lente ricche di atmosfera e folklore; oltre a queste si inseriscono anche vocalizzi femminili che lasciano l’ascoltatore a bocca aperta. In poche parole si viene a creare un blocco artistico affascinante, se non addirittura stordente, che viene ulteriormente abbellito da sprazzi di puro metal estremo che interagiscono alla perfezione con intriganti soluzioni ricche di tradizione e richiami alle sconfinate lande svedesi. Il disco scorre dunque senza intoppi e raggiunge alcuni picchi veramente notevoli come nel caso dell’ottava Vindar från Glömda Tider, canzone che risulta apparentemente legata solo al concetto di rabbia e violenza, ma che in realtà è dotata di un grande carattere evocativo. Il merito di questo risiede soprattutto nelle numerose trame scandite dalle keyboards (posizionate intelligentemente nel corso del pezzo), ma anche grazie alle varie frasi parlate che creano un momento di assoluta stasi e quiete: in realtà si tratta di una calma destinata fin da subito a cadere sotto i colpi di un black metal più incattivito che mai, una sorta di entità nera e oscura che si lascia però accompagnare dalla delicatezza del violino. Infine abbiamo la penultima Det Sargade Landet, la quale costituisce uno dei miei pezzi preferiti della band: all’interno di questa traccia le due anime del gruppo (una estrema e l’altra folkloristica) convivono alla perfezione e duettano con i tempi e le ritmiche giuste, rendendo questi cinque minuti completi ed avvincenti.
Tiden Som Komma Skall rappresenta l'ultimo respiro di questa gemma intitolata Nordstjärnans Tidsålder: il violino scandisce le sue ultime melodie, così come fanno anche le chitarre e Viktor Hemgren, cantante che attraverso il suo scream ha saputo rendere giustizia ad ogni nota del disco. I testi sono ispirati all'Edda in prosa di Snorri e il tutto è ovviamente in svedese anche se, in un periodo in cui internet non era ancora così essenziale, all'interno del booklet è presente un indirizzo postale al quale chiedere la traduzione in inglese dei testi; forse sembrerà banale ma guardare certe cose a distanza di anni è qualcosa di indubbiamente emozionante per chi, come me, in quel periodo non poteva certo essere il primissimo fan di una band di metal estremo. Dunque questa è l’iniziale forma dei Månegarm, ma all'interno di essa è già possibile notare quegli elementi che segneranno l'evoluzione stilistica della band. Quest’album non delinea esattamente il concetto di viking metal, anche se quello che abbiamo di fronte è un signor debutto e un eccellente lavoro in termini di black scandinavo. Da avere, ascoltare, e infine lasciarsi trasportare da esso.
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7
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Non trascendentale e a tratti confusionario nelle intenzioni(tanto che nei dischi seguenti correggeranno parzialmente il tiro) risente di una certa saturazione di contenuti sonori,seppur nell\'approccio raw generale...60 |
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6
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Bella sorpresa! L' ho scoperto scegliendo a caso una pagina dei Rispolverati.. Mi ha ricordato in certi passaggi Skydancer.. La Spontaneità in primis.. Guarda il caso; anche quello un esordio.. I Commenti dicono che i successivi sono meglio quindi ne ascolterò delle belle.. |
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5
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Questo album è fantastico.. Nonostante abbia una produzione non definita è emotivamente carico dello spirito di quegli anni. Assolutamente un capolavoro! |
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4
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Un disco piacevole anche se acerbo e grezzo, anche abbastanza originale, voto 78 con un plauso alla splendida copertina, che sarebbe da 100. |
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3
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Si Vichingo sono d'accordo con te, è un buon lavoro ma mi traspare per quasi tutta la sua durata quella sensazione costante di incompletezza. I Manegarm - parer mio - han fatto molto di meglio, basta citare il successivo o quei due gioielli di "Vredens Tid" o "Vargstenen", questo è sempre un buon disco considerando che si tratta di un debutto ma in cui non traspare ancora inìl massimo che avrebbero dato gli svedesi negli anni a seguire. Comunque ottimo per farsi una idea da dove vengono. Per lo scopo segnalo anche la raccolta dei brani delle demo: "Vargaresa - The Beginning", ovviamente ancora più crudo e acerbo di questo lavoro però. |
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2
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A mio parere trattasi di un buon lavoro, dopo Vargstenen è l'album che preferisco dei Manegarm, un Black violento e grezzo con quelle divagazioni Folk ben inserite nel contesto. Però ecco, a me sembra che in questo disco manchi qualcosa, non saprei se definirlo "acerbo" od altro tuttavia ho sempre avuto questa impressione quando con Vargstenen che citavo poc'anzi ho invece la sensazione di trovarmi di fronte ad un disco "completo". Ad ogni modo, onanismi mentali a parte, 82/100 per il sottoscritto. |
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1
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Buonissimo disco, ancora un po troppo acerbo nelle idee e nel songwriting secondo me, però ottimo se si guarda la data sul retro. Come dice Giacomo, da ascoltare e riascoltare per capire da dove vengono questi svedesi e lasciarsi trasportare dalla sua afferatezza che verrà poi persa negli album successivi per far posto (forse meglio così) ad un songwriting più maturo e curato. Il mio voto si aggirerebbe intorno al 75 dovendo darlo. Tra questo è il secondo disco già, per esempio, secondo me c'è una differenza qualitativa abissale. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Nordstjärnans Sken 2. Fädernas Kall (Under Höjda Nordbaner) 3. Drakeld 4. Den Dödes Drömmar 5. Nordanblod 6. En Fallen Härskare 7. Ymer 8. Vindar från Glömda Tider 9. Blod, Jord och Stjärneglans 10. Det Sargade Landet 11. Tiden Som Komma Skall
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Line Up
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Viktor Hemgren (voce) Jonas "Rune" Almquist (chitarra) Markus Andé (chitarra) Pierre Wilhelmsson (basso, scacciapensieri) Erik Grawsiö (batteria, voce)
Musicisti ospiti: Umer Mossige-Norheim (voce) Ola Rustig (tastiera) Janne Liljeqvist (flauto)
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