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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
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Necronomicon (Can) - Rise of the Elder Ones
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( 1487 letture )
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Tornano i Necronomicon, ennesima band a portare questo monicker, trio death metal canadese con una carriera ventennale purtroppo poco prolifica, un demo e un EP iniziali e poi tre album (Pharaoh of Gods 1999; The Sacred Medicines 2003; Return of the Witch 2010) di grande valore ma sepolti nell’underground così come molti altri lavori di altre band meritevoli. Tuttavia, l’ultimo Rise of the Elder Ones rappresenta una svolta notevole nella band che dalla sconosciuta Napalm Records passa alla più commerciale Season of Mist, guadagnandosi una distribuzione globale e dunque un’ottima pubblicità che li aiuterà a uscire dal mondo underground e iniziare a farsi un nome più forte.
Il lavoro di un recensore è pesante alle volte, soprattutto per quanto riguarda la decisione finale di dare un voto alle release e non sempre si è d’accordo con il parere dei lettori. Si è spesso costretti a paragonare dei dischi tra di loro, capendo in cosa uno sia migliore dell’altro. Si prendono in considerazione molti fattori, dalla copertina, all’esecuzione, alla produzione, nonché all’originalità e a ciò che si suona ai giorni nostri. Recensire una cosa fuori dal tempo è sempre difficile. E’ un lavoro tradizionale, ok, fin qui ci siamo. Ma cosa porta di nuovo? Cosa mi da che gli altri non mi abbiano già dato?
E’ il caso dei Necronomicon. La band suona un death epico, riprendendo i mostri sacri Nile: il loro death è di fattura rapida e d’impatto, ma vengono anche introdotte parti orchestrali oscure e malinconiche, perfette per innovare uno stile che, se non fatto come si deve, può darci ben poche emozioni. Ottima la scelta di usare come opener del disco Resurrected e la seguente The End of Times, riassunto perfetto di quanto ho detto, canzoni che partono con una grinta impressionante e la mantengono fino alla fine, introducendo però un’orchestra da cinematografia horror che non fa altro che elevare la produzione in questione. E non sono un caso unico all’interno del disco, ovviamente. La title-track o la conclusiva The Fallen ne sono un altro esempio perfetto. Altre canzoni (The Living God (Pharaoh of Gods Part II) o The Valley of the Lost Souls) mantengono invece lo stampo death dall’inizio alla fine ma non per questo annoiano o sono da meno rispetto alle altre.
Grazie a un’ottima produzione, l’ascoltatore recepisce perfettamente il ruolo di ogni strumento: la chitarra che alterna plettrate alternate velocissime a riff più cadenzati e assoli di notevole fattura (come quello in From Beyond che sembra un tributo al compianto Dimebag Darrell); il basso sempre udibile come accompagnamento alla batteria o alla chitarra o, molte volte, in solitario; un’esecuzione alle pelli da parte di Rick veramente impeccabile, tecnica al punto giusto, mai fuori dallo stile. L’uso delle tastiere non è mai invadente. Sono poste al punto giusto, servono a spezzare la probabile monotonia che può derivare da uno stile come il death metal e, in canzoni come la strumentale Celestial Being, trovano ampio spazio per dilettarsi in tutta la loro malefica magnificenza.
Tutto l’album è permeato da un forte senso di oscurità, ripreso anche nelle liriche dediche all’occulto e al mondo mai totalmente compreso della magia. Le atmosfere sono adatte a immettere l’ascoltatore in un mondo popolato da oscuri esseri mitologici, bramosi di morte e di sangue, come l’entità rappresentata in copertina, forse uno degli antichi ("Elder Ones") che sta sorgendo da un sonno troppo lungo e ora carico di energia per seminare l’odio di cui ha bisogno di nutrirsi. E chissà se il growl rauco di Rob Trembley non simuli in realtà la sua voce. A proposito di questa, trovo poco spazio nella maggior parte delle canzoni ma resta comunque un timbro valido e adatto allo stile.
Da un punto di vista più profondo, lo stile è sicuramente originale, qualche riff invece no e sembra già sentito da altre parti. Ma, come direbbe qualcuno, il death metal è questo. Le note sono dodici (contandoci anche le alterazioni) e dunque è assai difficile comporre qualcosa che non assomigli ad altre composizioni del passato. Nonostante ciò, Rise of the Elder Ones rappresenta un lavoro indiscutibilmente buono e segna un ulteriore passo avanti per una band che nella loro carriera non ha fatto altro che migliorarsi. Per chi conosce i Necronomicon e li vuole apprezzare ulteriormente.
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1
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la napalm non mi sembra tanto sconosciuta se è quella austriaca . |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Resurrected 2. The End of Times 3. The Living God (Pharaoh of Gods Part II) 4. The Nuclear Chaos 5. From Beyond 6. Rise of the Elder Ones 7. The Valley of the Lost Souls 8. Celestial Being 9. Dark Corners of the Earth 10. The Fallen
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Line Up
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Rob "The Witch" Tremblay (Voce, chitarra) Armaros (Basso) Rick (Batteria)
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RECENSIONI |
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