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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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Huntress - Starbound Beast
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( 3460 letture )
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Ero piuttosto curioso di ascoltare Starbound Beast, titolo del nuovo album degli statunitensi Huntress. La band si era segnalata, oltre che con un EP, per il precedente Spell Eater, un album che aveva mostrato luci ed alcune ombre, lasciandoci alla fine nel dubbio: il gruppo sarà in grado di svincolarsi dall’immagine sexy della sua cantante per qualificarsi solo ed esclusivamente come buona band metal? La risposta è affidata a questo lavoro che però, come vedremo, chiarisce solo in parte la situazione. Per chi non conoscesse l’estrazione degli Huntress, vi rimandiamo all’attenta descrizione della stessa fornita nel secondo paragrafo della recensione di Spell Eater, anche perché da questo punto di vista le novità sono ben poche. Gli Huntress, infatti, continuano a proporre un metal oscuro di impianto abbastanza classico arricchito da alcune “sporcature” vocali in growl ed in scream di Jill Janus, la quale rappresenta il centro focale della band, con tutti i pro ed i contro della cosa. Coerentemente con l’impostazione musicale del gruppo, la produzione è coesa, leggermente cupa, ma non troppo massiccia, in modo da restituire un certo sapore di tetro heavy d’antan che veicola correttamente lo spirito di Starbound Beast. L’album scorre via abbastanza piacevole, piazzando due o tre pezzi molto riusciti ed alternando poi prove discrete ad altre dignitose, portando, come si suol dire, a casa la pagnotta col “valore aggiunto” della Janus. Badate bene, non intendo affatto riferirmi al suo passato da playmate ed al suo presente all’altezza, ma ad una sua prova vocale tutt’altro che da disprezzare, almeno potenzialmente. A questo proposito vale la pena aprire un’apposita parentesi. All’analisi delle tracce si scopre che le linee da lei seguite sembrano nella maggior parte dei casi di conserva. La cantante sembra adoperare i suoi mezzi con criterio, senza forzare mai più di tanto né in basso né in alto, fornendo quindi una prova lineare, “corretta”, integrata da sporcature mirate ed efficaci come in Blood Sisters -uno degli episodi meglio riusciti- ma che non fa gridare al miracolo. Andando però a scavare un po’ sotto la superficie, ci si accorge che la procace Jill non è affatto improvvisata come cantante, disponendo di un bel timbro da soprano con estensione di quattro ottave (non certo da disprezzare) ed avendo alle spalle esperienze e studi di canto lirico con riconoscimenti ufficiali, oltre ad una storia personale piuttosto forte che la vede, tra le altre cose, testardamente tesa a mettere in piedi una metal band fin dai tempi del liceo. Tutto ciò fino ad unire le forze con i Professor per dare vita al progetto Huntress. Ne consegue che se la sua voce non viene fuori con le potenzialità di cui dispone, se non a tratti, quello che manca sono due cose: canzoni davvero in grado di valorizzarla, discostandosi dalla linearità di un heavy a cavallo tra Maiden, Judas e Witchfinder General in salsa americana, ma anche, se non soprattutto, la capacità di Jill di trovare soluzioni più originali senza autoincatenarsi all’icona da simil-banshee che si è ritagliata. Insomma: potenzialità evidenti, ma mal sfruttate.
L’album parte bene con il pezzo già segnalato (Blood Sisters) e prosegue abbastanza speditamente fino alla title-track, passando per la possibile caduta di stile di I Want to Fuck You to Death, che potrebbe facilmente prestarsi ad accuse di facile uso della fisicità della ragazza nata nelle Catskill Mountains, vista anche la musica più easy rispetto al resto. Bisogna però aggiungere che il testo di questo pezzo è firmato da tale Lemmy Kilmister. Vogliamo incolpare quel vecchio ragazzone se alla vista di una simile cantante si è fatto prendere da certe idee, adattandole alla bisogna? Si prosegue poi con la più che priestiana Destroy Your Life prima di arrivare a Starbound Beast. Da qui in poi niente che effettivamente non vada o sia brutto in sé, ma il ripetersi degli stessi schemi compositivi e dello stesso modo di cantare porta fatalmente ad una fase di stanca, che conduce fino alla conclusiva Alpha Tauri senza alcuna vera scossa, con la sola Spectra Spectral a restare più in mente, ma solo per la semplicità del ritornello. Da segnalare anche alcune aperture thrash disseminate a macchia di leopardo in tutto il CD, eredità degli inizi pienamente da thrasher di Jill Janus.
Alla fine della fiera il bilancio finale parla di alcune belle cose alternate ad altre normali, ben eseguite, ma scolastiche. Discreti soli di chitarra, discrete parti ritmiche, discreti arrangiamenti, discreto cantato, in sintesi: discreto album. Questa sfilza di “discreto/i” è quello che più lascia l’amaro in bocca, perché -ormai lo avrete certo capito- gli Huntress hanno un potenziale ben maggiore di quello messo in mostra in questo e nel precedente lavoro, ed è un peccato che non riescano a farlo venire fuori come potrebbero. Canzoni più varie in grado di far risaltare le doti della Janus da un lato ed un salto di qualità da parte sua nel cercare alternative nell’arrangiare il suo canto dall’altro, queste le sfide da vincere per loro se vogliono realmente imporsi sulla scena. Tutto sommato il bicchiere può essere considerato mezzo pieno, ma gli Huntress restano per il momento una promessa heavy che dopo due album ed un EP piacevoli, ha l’assoluta necessità di esplodere per non perdersi. Non è certo un caso che la loro prova più fresca sia l’EP del 2010 intitolato Off with Her Head, ossia quella più corta.
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8
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è un caso che nella recensione della band di una bella gnocca il voto sia 69? io non credo |
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7
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La migliore è la cover dei judas priest ...e la cantante ovviamente |
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6
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Alden è il bassista, un qui pro quo col copia/incolla della line up. |
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5
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Ian Alden che suona la chitarra non è credibile, ci sono degli errori nella line up |
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Ian Alden che suona la chitarra non è credibile, ci sono degli errori nella line up |
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3
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Se non avessero il puttanone lì dietro il microfono, non se li cagherebbero neppure i parenti loro... altro che Napalm Records. |
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2
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Tolto il brano "Blood Sisters", che è davvero bello e con una voce davvero ottima, il resto è solo sufficiente, Peccato, da come era partito il disco mi aspettavo molto di più... |
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1
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Questi non hanno capito un cazzo, devono prendersi tempo per fare qualcosa di decente, l'ho già detto al tempo e l'ha ribadito anche Raven, non è possibile che la prova migliore sia un fottutissimo ep del 2010 con i mezzi che hanno a disposizione. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Enter the Exosphere 2. Blood Sisters 3. I Want to Fuck You to Death 4. Destroy Your Life 5. Starbound Beast 6. Zenith 7. Oracle 8. Receiver 9. Spectra Spectral 10. Alpha Tauri
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Line Up
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Jill Janus (Voce) Blake Mehal (Chitarra) Anthony Crocamo (Chitarra) Ian Alden (Basso) Carl Wierzbicky (Batteria)
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RECENSIONI |
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