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David Bowie - Diamond Dogs
( 8704 letture )
"Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato. (George Orwell - 1984)

Esistono svariate categorie di artisti, le cui scelte stilistiche e le cui ispirazioni sono direttamente influenti sul successo e sulla grandiosità del personaggio stesso; vi sono artisti che amano emulare le sonorità preferite, vi sono artisti che sono incredibilmente portati per mescolare più ispirazioni in un unico grande calderone artistico e poi vi sono quegli artisti che non si lasciano influenzare da nulla e da nessuno, lasciando che a parlare per loro sia l’inconscio amore per l’arte e per la musica. Il signor David Bowie è uno dei pochi artisti ad essere sempre appartenuto a quest’ultima, incredibile categoria. Dopo gli irraggiungibili fasti dovuti a pubblicazioni di capolavori come Space Oddity e Ziggy Stardust e prima dell’avvento dell’appellativo del Duca Bianco e della trilogia di Berlino (Low, Heroes e Lodger), vi è un momento fondamentale nella carriera dell’eclettico polistrumentista e compositore inglese riassumibile nei trentotto minuti di Diamond Dogs. In seguito al successo planetario di Ziggy Stardust, impossibile da replicare su quel suo stesso stile glam, l’artista Londinense ha virato bruscamente dalle tematiche fantascientifiche al futurismo apocalittico di una città inesistente di nome Hunger City, adattando il concept dell’album al celebre romanzo 1984 di George Orwell; le musiche di questo concept erano inizialmente intese come colonna sonora di una rappresentazione teatrale basata sul celebre testo Orwelliano, tuttavia, in seguito al rifiuto da parte dei possessori dei diritti di 1984, David Bowie decise di arrangiare e sfruttare queste musiche per la composizione del suo nuovo album: ovviamente, egli riprese l’idea apocalittica di un mondo privo di libertà, unendola al proprio estro creativo, qui condensato nella figura preponderante dei Cani Adamantini, i quali possiedono il totale controllo sul mondo. Tuttavia, a tematiche simili le classiche sonorità glam messe in mostra nei suoi ultimi lavori non possono essere pienamente appropriate, necessitando di alcune modifiche stilistiche; è proprio per questo motivo che è Bowie stesso ad aver premura di occuparsi completamente dei suoni di chitarra e sassofono, facendo in modo che lo stile e i suoni del disco virino su atmosfere e ambientazioni cariche d’inquietudine e di oppressione, alternate a qualche breve, sfuggevole momento di quiete.

E’ un ululato a introdurci brutalmente all’interno del nuovo mondo creato da David Bowie, dando il via alla breve intro Future Legend; un ululato del tipo che segnala l’inizio di una lunga caccia e rende gli ascoltatori consapevoli del fatto che i Cani Adamantini sono liberi e pronti a fare di tutti gli uomini una preda.

This ain’t rock ‘n’ roll. This is genocide.

Si apre in questo modo il brano omonimo di questo Diamond Dogs, una ballad dai leggeri sapori glam sulla quale la chitarra di David Bowie costruisce la propria personalità che verrà ricalcata lungo tutta la registrazione e la voce narra l’arrivo dei Cani di Diamante, dai quali non vi è apparentemente modo di scappare. Data l’inarrestabilità di questa venuta, la title track potrebbe rappresentare inizio e fine del concept e di tutto ciò che ne consegue; tuttavia è Bowie stesso a suggerire, tramite la track successiva, una piccola stilla di speranza per sottrarsi a questi Diamond Dogs: Sweet Thing offre il primo, vero assaggio del sound cupo, gravoso, angosciante che l’artista ha voluto imprimere a questa sua nuova registrazione: un tipo di sonorità che ben si associa al testo di Orwell e al tirannico mondo da lui descritto.

Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano. Per sempre. (George Orwell - 1984)

C’è giusto il tempo di ascoltare l’inframezzo offerto da Candidate, prima che alla chitarra distorta e dissonante si unisca il sassofono, il quale si occupa di accompagnare lo strumento a corde nell’atto di recuperare le sonorità della meravigliosa Sweet Thing; quest’ultimo brano è anche, all’interno del concept album, il più importante sia per quanto riguarda le sonorità che riassumono quelle di tutto il disco, sia per quanto concerne il contenuto testuale e la conseguente, flebile speranza che viene lasciata all’ascoltatore di sfuggire al sistema opprimente e gravoso. Quando ormai l’ascoltatore sembra essere entrato nell’ottica delle sonorità presentate in questa prima parte di Diamond Dogs, ecco che con tre semplici accordi David Bowie ribalta nuovamente tutto quanto: Rebel Rebel è la hit del disco e, probabilmente, dell’intera carriera dell’artista. E’ una di quelle canzoni che, dall’alto della loro semplicità stilistica e tecnica, hanno fatto innegabilmente la storia della musica rock; è uno di quei ritmi che qualsiasi persona ha sentito almeno una volta nella vita; è uno di quei riff che qualsiasi chitarrista ha provato almeno una volta a suonare; è una pietra miliare della discografia di Bowie. Sono proprio brani come questi che, malgrado le pesanti critiche dell’epoca sulla commercialità del sound, hanno reso il Duca Bianco il grandioso personaggio che ancor oggi è acclamato in tutto il mondo da milioni di persone. A seguire la hit del disco, si trovano altre due ballad dal sapore agrodolce: la toccante Rock n’ Roll with Me e la riflessiva We Are the Dead che, con il suo docile mellotron e l’immensa prova vocale, accompagna l’ascoltatore in un introspettivo viaggio dentro sé stesso. Ogni piccola sezione di questi brani mostra una caratteristica fondamentale per la riuscita complessiva di questo concept album, il quale presenta il suo picco compositivo nella doppietta 1984 e Big Brother: entrambi i brani citano direttamente quella che è stata la principale ispirazione dell’autore e ambedue mostrano una qualità compositiva e un’immediatezza sonora davvero rara e spiazzante.

Someone to claim us, someone to follow, someone to shame us, some brave Apollo, someone to fool us, someone like you… (Big Brother)

A partire dall’angosciante inizio di 1984 sino a giungere alla conclusione brutalmente interrotta di Chant of the Ever Circling Skeletal Family, ci troviamo di fronte a dieci minuti di pura estasi compositiva e musicale ed è proprio durante questi ultimi brani che si può ben notare come le sonorità tipicamente teatrali non siano state private della loro grandiosità durante il lavoro di adattamento dei pezzi, rendendo Diamond Dogs un disco fruibile e al contempo geniale.

Come è spesso accaduto alle registrazioni che possiedono uno stile “ante litteram”, le reazioni suscitate negli anni settanta da questo concept album sono state molto differenti e discontinue: da un lato, la critica aveva pesantemente criticato Bowie di troppa pretenziosità e di un superbo tentativo di ricalcare il successo di Ziggy Stardust, dall’altro lato questo Diamond Dogs ha confermato l’eclettismo e la genialità dell’artista, fugando ogni dubbio ancora presente. Questo album, insieme con i successivi del Duca Bianco e della trilogia di Berlino, ha fatto comprendere al mondo che l’Artista è colui che fa ciò che si sente di fare, che modifica il proprio personaggio e le proprie sonorità di pari passo con la propria maturazione e con l’evolversi delle proprie idee. Se, per far questo, si deve correre il rischio di ricevere critiche riguardo la pretenziosità e l’apparente commercialità della registrazione, un vero artista lo fa senza timore di sbagliarsi, anzi cercando di mettere i suoi detrattori in una condizione erronea. In conclusione, Diamond Dogs è un disco importantissimo nell’evoluzione stilistica di David Bowie, sicuramente alla pari di capolavori del calibro Ziggy Stardust e Heroes; non ha mai ottenuto, nemmeno al giorno d’oggi, la stessa considerazione di quelli che sono etichettati come i suoi veri masterpiece, tuttavia è un album che deve essere assolutamente ascoltato e rivalutato per ciò che ha realmente messo in campo. Sonorità del genere in un periodo come la prima metà degli anni settanta (e con una discografia del genere alle spalle), sono state un pesantissimo azzardo con la critica, una sconsiderata scommessa che, apparentemente, è stata subito persa nei confronti dei detrattori; ora, con la voce della storia a dare man forte, si può affermare che la scommessa è stata pienamente vinta dal Duca Bianco. Per l’ennesima volta.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
77.5 su 54 voti [ VOTA]
tomriddlelord31
Mercoledì 6 Marzo 2024, 22.34.47
14
Heroes inteso come disco non singolo brano
tomriddlelord31
Mercoledì 6 Marzo 2024, 22.34.01
13
Concordo assolutamente con il voto, capolavoro meno conosciuto rispetto ad altri lavori di pari livello. In Candidate ritrovo sonorità presenti in Heroes, sbaglio?
McCallon
Martedì 22 Febbraio 2022, 10.30.39
12
Album stratosferico, per me uno dei migliori in assoluto del Duca Bianco. Sarò eretico forse, non me ne vogliate, ma per me superiore a tutto quanto fatto prima, se parliamo di album interi. Ci sono pezzi singoli che sono gemme intramontabili della musica tutta, come Space Oddity, The Man Who Sold the World, Ziggy Stardust, Life on Mars, per citare giusto i nomi più noti, che non si battono. Tuttavia, se devo prendere gli album interi in considerazione, fatico a trovarne uno come questo tra le prima pubblicazioni di questo immenso artista; forse solo Aladdin Sane è alla pari. Per me ogni cosa è al suo posto. Voto 95 perchè forse manca il pezzo capolavoro, al pari di quelli che ho citato sopra; Rebel Rebel è una hit ma - sempre a mio gusto - lontana dai brani sopra menzionati e non è neanche una delle mie preferite del disco, che si esalta nei passaggi più oscuri e intimi.
Deep Blue
Mercoledì 3 Novembre 2021, 19.52.06
11
Il primo lato è un capolavoro assoluto, poi si perde un poco ma l'atmosfera Dark del disco rimane intatta. Perfetto esempio di concept album.
Deathland
Mercoledì 19 Agosto 2020, 21.54.20
10
Voto giustissimo, uno dei capolavori assoluti di Bowie.
Rob Fleming
Martedì 5 Marzo 2019, 8.44.19
9
@LostHighway78: beh, in effetti, che abbia una valutazione superiore a Ziggy o Hunky Dory lascia perplessi. Ma è il solito problema che si pone quando le tastiere che recensiscono sono diverse tra loro. Magari lo stesso Monky avrebbe dato 100 agli altri due e 95 a Aladdin Sane (nettamente superiore a questo)
LostHighway78
Sabato 2 Marzo 2019, 17.44.20
8
il peggior album del Duca anni '70, interlocutorio e trascurabile Rebel Rebel è una canzonetta ruffiana e noiosa 90 assurdo
Renato
Lunedì 8 Agosto 2016, 2.42.39
7
Ottima recensione, complimenti per l'analisi
Rob Fleming
Sabato 16 Gennaio 2016, 12.24.39
6
Leggermente inferiore ai precedenti capolavori, ma privo di sbavature. Voto: 77
GorgoRock
Giovedì 14 Gennaio 2016, 20.37.09
5
Grande Album!! Come del resto tutta la discografia di Bowie!
simo
Giovedì 7 Gennaio 2016, 16.30.31
4
Lodger quando lo recensiamo?
Galilee
Giovedì 1 Agosto 2013, 15.27.52
3
Gran disco, un classico del glam rock anni 70.
Swan Lee
Mercoledì 31 Luglio 2013, 19.09.18
2
Ottimo album. Non uno dei miei preferiti del Duca però. Trovo che lavori come "The Man who sold The World", "Hunky Dory", "Ziggy Stardust" e la trilogia berlinese diano i suoi apici creativi..
Surymae
Mercoledì 31 Luglio 2013, 18.15.16
1
Ottima recensione per un ottimo album.
INFORMAZIONI
1974
RCA
Rock
Tracklist
1. Future Legend
2. Diamond Dogs
3. Sweet Thing
4. Candidate
5. Sweet Thing (Reprise)
6. Rebel Rebel
7. Rock n’ Roll with Me
8. We Are the Dead
9. 1984
10. Big Brother
11. Chant of the Ever Circling Skeletal Family
Line Up
David Bowie (Voce, Chitarra, Sassofono, Sintetizzatore, Mellotron)
Tony Visconti (Chitarra)
Herbie Flowers (Basso)
Tony Newman (Batteria, Percussioni)
Aynsley Dunbar (Batteria, Percussioni)
Mike Garson (Pianoforte)
 
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