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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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Lunarsea - Hundred Light Years
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( 4120 letture )
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Un investimento sicuro. Per coloro i quali non conoscessero la band di cui si parla, i Lunarsea sono una realtà romana attiva da dieci anni e con Hundred Light Years giungono al terzo full length. Il disco è uscito già da un paio di mesi ma è doveroso segnalare la qualità di un album che, se fosse stato realizzato dai nomi tutelari -o presunti tali- del death melodico, sarebbe stato considerato con maggiore attenzione, non tanto dai critici che ne hanno segnalato giustamente le grandi qualità, ma dal pubblico, ormai sempre più eterodiretto verso i soliti noti. I nostri non godono dei favori di un’etichetta internazionale, come invece accade ad altre formazioni che, dopo ottimi esordi, hanno continuato a campare di rendita e conseguente battage pubblicitario, ma incidono per la Punishment18, piccola ma ricca di attenzione per il panorama circostante. Nello stesso tempo, i Lunarsea, dimostrano di essere in grado di gestire due delle caratteristiche precipue per la realizzazione di prodotti di fascia alta: preparazione tecnica e cultura musicale. Tralasciando ogni discorso sulla prima dote, la quale dovrebbe costituire un approdo naturale per chiunque voglia confrontarsi con generi oggettivamente complessi da riprodurre, circa la seconda qualità c’è da dire che troppi aspiranti musicisti o critici sembrano sottovalutarne la portata, quando invece è proprio la quantità e la varietà di ascolti ad essere fondamentale per l’accrescimento di un bagaglio di idee sufficiente ad emergere tra i troppi concorrenti Da quando si schiaccia play, i nostri mostrano di possedere entrambe le caratteristiche, senza però spiattellarle quali trofei in bella mostra, ma cercando di fonderle ad un cammino di ricerca del proprio sound, il quale spazia dalla tradizione di un certo stile nel death metal (ovvero quello intrapreso dai primissimi Dark Tranquillity e Gardenian), fino ad arrivare alle sfaccettature più moderne (con i richiami agli Insominum) ed alle aperture atmosferiche che identificano, seppure in maniera più lieve, margini avantgarde entro i quali allargare i contenuti. A seconda delle canzoni, le componenti presenti possono essere rappresentate in misura maggiore o minore, ma ciò che non manca mai è l’abilità di amalgama di una storia iniziata a metà anni ’90 con quanto tuttora può raccontare il metal dagli ambiti più estremi. I dettagli sono curati nei minimi particolari, senza tralasciare refrain e ridurli perciò a meri riempitivi più o meno particolareggiati, così come i riff e le accelerazioni, sempre efficaci e ponderati nel loro incedere, in modo che il tutto acquisti una forma ben precisa. Nulla viene lasciato al caso, insomma, ma si cerca comunque di rendere agevole l’ascolto di idee complesse e sofisticate, senza farle pesare all’ascoltatore, ma trasmettendole in modo lineare. Ne sono un esempio le parti di violino in Aphelion Point, gli stacchi marziali di As Seaweed, i passaggi dal growl tipicamente swedish alla voce pulita, presenti in tutte le tracce o quasi. A ciò vanno aggiunte parti di chitarra mai banali, ma al contrario varie ed efficaci. Se proprio si volessero trovare margini di perfezionamento, a mio avviso, sarebbe opportuno donare in futuro un quid di personalità in più alle ritmiche, peraltro riuscite, e curare maggiormente la resa di alcuni refrain in voce pulita. Sono solo dettagli, ma comunque perfettibili. Ciò nonostante, Hundred Light Years rappresenta un album davvero riuscito, realizzato da persone che non hanno fatto altro che trasfondere in note la gran cultura musicale appresa negli anni. Un insieme di conoscenze che va oltre il banale nozionismo, perché identifica la fase successiva all’apprendimento, ovvero il saper derivare un qualcosa di proprio attraverso ciò che è stato già fatto in passato. Un’operazione ed un esame semplici solo a parole, che i nostri hanno superato assai bene e che meriterebbe -a questo punto- l’interesse di un’etichetta dotata del potenziale adeguato per una band di spessore evidentemente superiore alla media, non solo italiana.
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8
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Route code selector e' il secondo. Il primo e' hydrodynamic wave. E' un grande disco, forse la produzione poteva essere migliore, ma per essere un debutto e' accettabilissima. |
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7
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Mi area piaciuto molto anche il primo, Route Code Selector. Disco di ottima musica, con un songwriting eccellente e sopratutto molte idee sotto. Gruppo veramente interessantissimo che spero abbiano buoni riscontri. Questi musicisti meritano. |
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6
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Comprate i Lunarsea, comprate i Progenie Terrestre Pura, comprate i Nero di Marte, comprate i Golem e supportate tutte le band italiane che meritano e queste 4 meritano sul serio! Grandissimo disco questo dei Lunarsea ed un piacere per le orecchie per chi come me ha amato il grande melodic death svedese....unico difetto veniale peraltro la produzione della voce ma per il resto bravi e autorevoli. |
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5
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C'è qualche traccia su youtube che sto ascoltando! Beh acquisto obbligato! |
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4
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Certo! Ho appena aggiunto i musicisti ospiti per completezza, grazie. |
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3
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Il violino in aphelion point e' stato suonato dal violinista dei NE OBLIVISCARIS |
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2
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album STUPENDO 3 pieces of mosaic, aphelion point e soprattutto la conclusia ephemeris1679 sono pezzi eccezzionali. ma tutto l'album viagga a dei livelli di qualità assolutamente straordinari. per me il voto può essere anche maggiore. |
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1
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"Ianus", in anteprima su queste pagine qualche mese fa, mi era piaciuto come pezzo. I ragazzi sembra ci sappiano fare davvero, penso che lo ascolterò. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Phostumous 2. 3 Pieces of Mosaic 3. Next and Future 4. Ianus 5. Sonic Depth Finder 6. As Seaweed 7. Pro Nebula Nova 8. Aphelion Point 9. Palindrome Orbit 10. Ephemeris 1679
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Line Up
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Filippo Palma (Voce) Fabiano Romagnoli (Chitarra, Synth) Emiliano Pacioni (Chitarra) Cristian Antolini (Basso, Voce) Alfonso Corace (Batteria)
Musicisti Ospiti: Emanuele Casali (Tastiere) Martin Minor (Piano) Michael Shulmann (Violino) Tim Charles (Voce, Violino)
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