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Monster Magnet - Superjudge
( 5539 letture )
La battaglia contro i demoni che ognuno di noi si porta dentro può durare anni, una vita intera e, purtroppo, non sempre possiamo dirci vincitori. Spesso, il massimo a cui possiamo tendere è riuscire a conviverci, accettarli come parte di noi e tentare comunque di essere felici, di non farci condizionare da loro, di non soccombere. Non è facile, non è divertente. E' quella che solitamente si chiama "vita" e c'è poco da fare al riguardo: tocca a tutti. Dave Wyndorf, musicista, produttore e compositore, mente suprema dei Monster Magnet, ha iniziato la propria carriera negli anni 80; assieme a due compagni d'avventura ha formato la band sul finire del decennio e ha da subito deciso che quel gruppo sarebbe stato la sua creatura, nella quale avrebbe convogliato tutte le proprie passioni e tutti i propri demoni: un insieme di influenze che ne faranno uno dei più importanti e seminali act in ambito alternative e che porteranno alla nascita e alla definizione del genere stoner rock. Le basi musicali su cui si erge questo autentico monolite della musica odierna sono conosciute e in gran parte omaggiate dalla stessa band: hard rock, psichedelia, proto-doom, garage punk. In arte: Blue Cheer, Black Sabbath, Captain Beyond, Hawkwind, MC5, Frank Zappa (la canzone The Return of the Son of Monster Magnet da Freak Out! vi dice qualcosa?) e decine di altre band più o meno conosciute. Ma i Monster Magnet non si fermarono all'aspetto musicale: tutto l'armamentario dello space rock e della psichedelia anni 60/70 invase l'iconografia e le tematiche dei brani, almeno in apparenza. La band si fece presto identificare con una sorta di toro dal motore atomico (il Bull God), lanciato negli spazi e in dimensioni siderali o coloratissime, a seconda delle esigenze. Ma la passione di Wyndorf non era solo legata alla musica, non era solo legata alle saghe fantascientifiche e ai fumetti della Marvel. Il chitarrista, infatti, coltivava anche una pesante ossessione relativa al mondo degli stupefacenti, di cui sin da subito divenne cantore e disinibito abusatore. Un atteggiamento spudorato che non mancò di attirargli ben più di una critica, finché non divenne chiaro a tutti, col passare del tempo, che la dipendenza non era un mezzo pubblicitario atto a creare l'alone dei "ragazzi cattivi" attorno alla band, ma una vera e propria malattia, che porterà lo stesso Wyndorf all'overdose e vicinissimo alla morte, nel 2006.

Facciamo un passo addietro e, per un attimo, dimentichiamoci dei demoni del leader. I Monster Magnet nel 1989 realizzano due demo come indipendenti e trovano poi un contratto per una piccola etichetta del New Jersey per la quale rilasciano un singolo. La formazione si stabilizza quindi attorno a Wyndorf, John McBain, Tim Cronin, Joe Calandra e Jon Kleiman. Esce un EP per la Glitterhouse Records e, poco dopo, un altro singolo, stavolta per la Caroline Records, storica etichetta indipendente statunitense. Tim Cronin lascia la band in questo periodo (anche se viene curiosamente inserito nella line up di Superjudge con un misterioso 'Mountain of Judgement') e Wyndorf prende in carico anche le parti vocali. Nel 1991, la band debutta col fondamentale Spine of God, uno dei primi e completi vagiti dello stoner rock, uno dei dischi più importanti e seminali di quegli anni. La band va in tour con i lanciatissimi Soundgarden, grazie ai quali otterrà un prestigioso contratto con la major A&M Records, giusto per ricordare quanto il successo delle band di Seattle abbia fatto bene a tutta la scena alternativa di quegli anni e quanto i gruppi che riproponevano un suono seventies abbiano giovato di tutto ciò. Il nuovo contratto è un’occasione d'oro e Wyndorf lo sa bene, anche se deve fare i conti con l'abbandono di uno dei fondatori, John McBain. Il chitarrista viene rimpiazzato dal biondo e lungocrinito Ed Mundell, membro dei validissimi Atomic Bitchwax: un cambio che farà un gran bene ai Monster Magnet, mettendo a posto uno dei tasselli fondamentali di quella che sarebbe stata l'identità vincente del gruppo per quasi altri venti anni. Il lavoro sul successore di Spine of God è duro, ma all'epoca Wyndorf era un vero e proprio torrente creativo (sue tutte le composizioni orginali del disco) e la bestia atomica ebbe presto nuove canzoni da bruciare nel proprio motore interstellare lanciato nelle immensità oscure dello spazio. Superjudge è uno di quei dischi che non si possono scordare, un album che farà da metro di paragone per tutti i successivi dischi del genere e ne uscirà vincente nella quasi totalità dei casi. Certo, rispetto ai coevi Kyuss, i quali sicuramente hanno avuto un’influenza maggiore sulle successive leve stoner, l’approccio dei Monster Magnet è palesemente più debitore della scena psichedelica e per molti anni sarà loro difficile superare le critiche legate alla chiara derivazione di parte della loro musica dai dettami degli Hawkwind, ma l'ispirazione e il livello delle composizioni realizzate da Wyndorf è talmente elevato da non lasciare dubbio alcuno sulla grandezza dei primi dischi della band e quindi di Superjudge. D'altra parte, l'omaggio alle proprie radici è talmente scoperto che tacciarli di opportunismo come avvenne all'epoca è quasi ridicolo: la cover di Brainstorm presente su questo album dice da sola quanto la band di Wyndorf avesse fatto proprio l'approccio space del gruppo inglese, ma lo avesse filtrato attraverso una propria identità e l'altro omaggio scoperto, il rifacimento di Mesmerization Eclipse dei Captain Beyond celato all’interno di Twin Earth, primo singolo estratto e brano indimenticabile, non fanno che confermarlo. D'altra parte, basta il giro d’apertura dell'album, quello della strepitosa Cyclops Revolution, che ancora ricorda l’approccio di Spine of God, il quale si trasforma subito in uno dei riff più galvanizzanti e coinvolgenti sentiti in quegli anni, grazie anche alla voce calda e graffiata di Wyndorf, per innamorarsi di un disco che non conosce sosta, né cali di tensione o di intensità. Il turbinio degli effetti, il riverbero costante, i fuzz lanciati oltre la barriera della distorsione pura, gli interventi del mellotron: tutto suona maledettamente seventies, così come i riff, in gran parte mutuati dall'hard rock e dal garage. Eppure, la personalità dei Monster Magnet è evidente e pulsante e non si può resistere a riff così ben studiati e significativi da entrare subito in circolo e quando la titletrack spalanca le porte del viaggio negli abissi spaziali non c’è scampo né salvezza, se non quella di afferrare con forza la collottola di questo Bull God a motore atomico e godersi il viaggio impazzito e senza freni che la lunga sezione strumentale finale opera di un fantastico Mundell ci regala. Ma ogni episodio fa storia a sé, come l’esplosione di rabbia all’altezza del ritornello di Cage Around the Sun che contrasta con l'incalzante e magico riff acustico della strofa o come l'ipnotica e stordente Elephant Bell. Il viaggio psichedelico non si ferma neanche con la successiva Dinosaur Vacume, uno degli highlight assoluti di un disco eccellente, dotata di un riff ancestrale e al tempo stesso incalzante e dell'ennesima indovinata melodia e del solito grande lavoro di Mundell in fase solista; solo la grintosissima cover del classico blues Evil (Is Going On) di Willie Dixon sembra farci rifiatare un attimo, pur essendo essa stessa bagnata nell'acido della prestazione dei Monster Magnet. Si torna in pieno delirio lisergico con la successiva Stadium, altro gran pezzo dotato di una melodia dalla presa immediata come solo Wyndorf sembrava in grado di comporne all’epoca, mentre la successiva Face Down ricalca lo schema di Twin Earth tanto da essere scelta come secondo singolo, ma stavolta la farina è tutta del sacco della band, per un risultato dannatamente coinvolgente e strapieno di groove. Il piatto forte arriva adesso, con la straordinaria, strabordante, stordente, riuscitissima cover di Brainstorm, otto minuti di volo allucinato indimenticabile e devastante, perfettamente rispecchiante il titolo della canzone. Annunciato e chiuso dalla tempesta psichedelica degli effetti, il brano raccoglie grazie al martellante apporto della sezione ritmica, tutto il meglio offerto dal gruppo in questo disco: stordimento, grandi riff, melodie appiccicose e stralunate, atmosfere ancestrali e spaziali al tempo stesso, straordinarie fughe chitarristiche e la sensazione di aver compiuto un incredibile viaggio oltre il tempo e lo spazio. Chiude uno dei gioiellini acustici di Wyndorf, la splendida Black Baloon, con tanto di sitar, percussioni e atmosfera che non può non ricordare Planet Caravan dei Black Sabbath, ma con una sua propria e intaccabile dignità.

Nonostante l’appoggio della A&M Records e i due video girati per i singoli, non si può dire che Superjudge abbia fatto il botto in termini di vendite. Eppure, il nome della band si ritrovò velocemente sulla bocca dei tanti appassionati e per gli amanti delle sonorità seventies si trattò di una vera e propria rivelazione, grazie anche ai numerosi tour che solcheranno l'area europea e statunitense e getteranno le basi per il futuro successo, raggiunto grazie agli altri due capolavori della band, lo stupendo Dopes to Infinity e il disperato, ruffiano e rock oriented Powertrip. Tutto questo, prima che i demoni tornassero a presentare il conto ad un sempre più allucinato Wyndorf, in una guerra che dura ancora oggi e che ha costretto la band a cambiare più volte formazione, fino allo scioglimento anche del sodalizio con Ed Mundell alla fine del 2010, nella prima data di supporto a Mastermind. Vedremo se col nuovo album Wyndorf riuscirà a dare il colpo di coda ad una carriera che nell'ultimo decennio è apparsa davvero in grande difficoltà. Superjudge resta a tutt'oggi uno degli album più importanti e significativi per l'area stoner: arrivato a pochissimi mesi di distanza dall'enorme Blues for the Red Sun dei Kyuss ne è il compagno ideale, l'altra faccia della medaglia. Il valore di quest'album è stato spesso oscurato dal successo raggiunto anni dopo e dalle critiche raccolte da chi non ha saputo intravedere la sincerità dell'ispirazione della band, che ha senza dubbio cavalcato il proprio amore per certe sonorità e per il gusto dell'eccesso, ma le ha vissute altrettanto profondamente e con totale dedizione. Le note mai minimamente usurate dal passare del tempo di questo Superjudge e il suo valore immutato a distanza esatta di venti anni dalla sua uscita, non fanno che ribadirlo con forza.



VOTO RECENSORE
91
VOTO LETTORI
86.30 su 13 voti [ VOTA]
Nòesis
Martedì 17 Novembre 2020, 22.16.33
14
Non lo ascolto da anni ma lo ricordo come un mezzo capolavoro, so cosa fare stasera
Midnight
Martedì 17 Novembre 2020, 18.05.33
13
Stupendo. Anche secondo me è il migliore della loro discografia
Cirith Ungol
Sabato 12 Ottobre 2019, 22.06.34
12
Le prime quattro canzoni sono da urlo: quattro bombe di fila, con la meravigliosa "Cage Around the Sun" (un classico istantaneo) a chiudere. Poi tanto rock spaziale, tanta droga, altri sette pezzi per tuffarsi in riff granitici e allucinazioni assortite. Una pietra miliare dello stoner.
Shadowplay72
Giovedì 30 Novembre 2017, 1.13.08
11
Ascoltare i monster magnet è come farsi un "viaggio" con gli allucinogeni o essere rapiiti dagli alieni.ti portano in un altra dimensioni.grandiosi.questo il loro miglior album!
patrik
Mercoledì 15 Marzo 2017, 20.24.16
10
SI OK MA IL SUONO DEI KYUSS NN CEL'AVEVA NESSUNO , AL MASSIMO IMONSTER MAGNET FGACEVANO UNA SORTA DI INCROCIO TRA LO SPACE ROCK E IL DOOM
Rob Fleming
Domenica 31 Gennaio 2016, 15.57.46
9
Bellissimo
DëZ
Giovedì 24 Ottobre 2013, 22.08.35
8
Magari tutti i dischi nati sotto effetto di stupefacenti fossero così. Al tempo passò in secondo piano a causa dell'esplosione del grunge... Il migliore dei MM, purtroppo sempre sottovalutati
Danimanzo
Martedì 17 Settembre 2013, 10.24.10
7
Seconda prova in studio per Dave Wyndorf e soci. Il disco, smussate certe asperità dello splendido esordio "Spine of God" si presenta a noi come un concentrato di stoner rock, acid rock e space rock. Fino al successivo "Dopes to Infinity" i nostri hanno scritto pagine importanti ed indelebili di un certo modo di suonare musica; dopo di allora, come tutte le band, hanno scelto di semplificare e potenziare il loro sound per poter vendere di più.
foda
Venerdì 23 Agosto 2013, 22.28.45
6
stupendo album..... mitici monster magnet
Swan Lee
Martedì 20 Agosto 2013, 23.20.26
5
Grandissimo album. Quando i Magnet andavano ancora sul pesante con gli acidi. Il migliore rimane, almeno per me, "Spine of God", ma qui siamo ancora ad altissimi livelli! Un 90 lo merita tutto! Già il successivo "Dopes to Infinity", pur piacendomi ancora, è sotto. Poi vabbè, ci sarà la svolta tamarra...
Masterburner
Sabato 17 Agosto 2013, 17.21.30
4
Bellissima recensione, mi devo riascoltare questo cd; amo alcuni lavori dei moster magnet ma pur possedendoli ammetto di aver trascurato sia 'Spine Of God' che 'Superjudge'.
Undercover
Sabato 17 Agosto 2013, 16.11.51
3
Puro godimento.
Giaxomo
Sabato 17 Agosto 2013, 14.07.00
2
Lizard COMPLIMENTI per il lavoro svolto nella stesura della recensione. Concordo con il voto, si tratta senza dubbio di uno di quei lavori che lasciano il segno. TRIP E SVENTOLE.
Organolettico
Sabato 17 Agosto 2013, 12.33.13
1
Capolavoro.
INFORMAZIONI
1993
A&M Records
Stoner
Tracklist
1. Cyclops Revolution
2. Twin Earth
3. Superjudge
4. Cage Around the Sun
5. Elephant Bell
6. Dinosaur Vacume
7. Evil (Is Going On)
8. Stadium
9. Face Down
10. Brainstorm
11. Black Baloon
Line Up
Dave Wyndorf (Voce, Chitarra)
Ed Mundell (Chitarra)
Joe Calandra (Basso)
Jon Kleiman (Batteria)

MUSICISTI OSPITI
Tim Cronin ("Mountain of Judgement")
 
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