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Grateful Dead - Grateful Dead
( 5912 letture )
In the Land of the dark, the ship of the sun is drawn by the grateful dead. [Grateful Dead - 1967]

Subito dopo gli anni '60, da quel movimento artistico, poetico e letterario intellettuale di rottura tra l'ideale tradizione di pensiero di vita in favore di una “beat generation”, che si era diffuso con la prosodia del "poeta jazz", Jack Kerouac, in Neal Cassady, al suono blues di Woody Guthrie, per infine giungere alle poetiche visionarie di Bob Dylan, si stava originando, da una controcultura ed in un substrato musicale inquieto e galvanizzato, una nuova genesi artistica, con una tendenza ricercata all'esplorazione ed all'estensione dello stato di coscienza.

Per molti sarà proprio la canzone folk scritta nel 1964 da Bob Dylan, Mr.Tambourine Man, incisa nel vinile del 1965 Bringing It All Back Home che contribuì a dischiudere gli istinti mentali per innescare quella scintilla per attivare un nuovo pensiero musicale, aperto ancora oggi a causa del suo controverso e dibattuto testo.

Di fatto, nel 1962, Ken Kesey, scrittore ricordato sia per essere stato il traghettatore tra la beat generation ed il movimento hippy, sia per essere stato l'autore del romanzo Qualcuno volò sul nido del cuculo, si aggirava per le vie della California alla guida del suo magic bus, un International Haevester chiamato "Furthur bus", con a bordo un gruppo di amici particolari, i Merry Pranksters (i "simpatici burloni") con lo scopo di voler diffondere ai giovani freak una vita fatta di eccessi, ma anche il nuovo movimento controculturale intriso di radicata filosofia del "1% Free". Intanto, tra Greenwich Village a New York e fino ai Coffee House di San Francisco, la musica suonata in bluegrass e folk, stava contaminando quella linea sottile di congiunzione della Weast Coast. Alcuni giovani hobo, beatnik persuasi da nuove idee esistenziali, decisi a rivendicare i propri ideali di pace, di fratellanza e di libertà personale, si erano radicati nel quartiere universitario nel distretto di Haight-Ashbury di San Francisco, cercando di tracciare la nuova rotta da percorrere attraverso un atteggiamento di controcultura generazionale beat. Un'ampia comunità di "diggers", denominati come i pionieri americani della terre da occupare, che congiuntamente a poeti, scrittori, artisti e musicisti condividevano l'atteggiamento rivoluzionario universitario ad un desideroso voler mostrare all'intero mondo che si poteva cambiare la società autocostretta da vincoli in favore di una esistenza maggiormente libera, pacifista e, soprattutto, senza limiti. In quegli anni si voleva percorrere una dissimile e inesplorata strada. Una via che doveva andare comunque oltre le barricate, oltre ogni limite stabilito da un corpo fisico, verso un'area nascosta, indefinibile ed ignota della nostra mente, per cercare di raggiungere quel solco, quella scissura nella quale si cela l'inconscio per percorrere la sua archistruttura ed estendere la coscienza che in esso la contiene. Solo un viaggio psichedelico poteva riuscire ad esplorarla nella sua profondità e riuscire a "mostrare la coscienza", come si evince dall'etimo greco "ψυχή (psiche)" e "δήλος (delos), manifestare", per infine svelarne l'anima e liberare il pensiero dalle sovrastrutture delle convenzioni sociali. Tra i giovani del periodo vi era un'agevole diffusione di sostanze stupefacenti ed un loro incontrollabile uso consistente, ma lentamente si stava diramando la morbosa curiosità per le sostanze sintetiche e chimiche, come il dietilamide dell'acido lisergico, LSD-25, una sostanza chimica che fu scoperta casualmente dal dottor Hoffmann Albert nei laboratori di una casa farmaceutica nel 1938. Negli Stati Uniti, l’LSD fu liberamente disponibile fino al 1966 e, proprio in quel periodo, moltissimi giovani si prestavano volontariamente a provarne i suoi effetti allucinogeni. Sulle colline di La Honda vicino San Francisco, in un bizzarro ambiente immerso tra campi verdi, immagini surreali e oniriche, con diffusori nascosti e confusi tra gli alberi ed i boschi della tenuta, i Marry Pranksters, organizzarono i primissimi raduni collettivi sotto l'effetto di LSD, gli "Acid Test". Accompagnati da interminabili esibizioni di band in jam improvvisate sotto l'effetto anch'esse di allucinogeni, tra le quali risaltava un gruppo proveniente da Palo Alto capitanato da un giovanissimo chitarrista e cultore di banjo, Jerry Garcia, detto "Captain Trip", accompagnato dai suoi giovani Warlocks. Ben presto la musica diventerà da subito l'elemento primordiale del movimento controculturale: un mezzo per veicolare il messaggio di fratellanza, di libertà e di pace. Proprio lì, in Haight-Ashbury, nell'inserzione delle due vie del quartiere di San Francisco, la musica prenderà la sua forma stabile e consistente con un rock non più solamente ribelle nella sua ritmica e nel suo testo, ma definibile psichedelico, inteso come l'alterazione della percezione della coscienza tra chi suona e chi ascolta, per riuscire a raggiungere, insieme, una simbiosi con i livelli profondi e nascosti della psiche in un'organizzazione antropologica del tutto particolare e fuori dagli schemi e costrutti sociali atti a contrastare quell'etica capitalistica e consumistica del periodo.
Il quartiere diventa il cuore vivo della collettività: si vive, si condivide e si suona sempre in jam live, molte volte gratis oppure ad un prezzo veramente irrisorio: al 1090 di Page Street si esibivano i Charlantans e i Big Brother & The Holding Company, al 710 di Ashbury i The Grateful Dead, al 224 di Lyon Street invece Janis Joplin, al 2400 di Fulton Street i Jefferson Airplane, al 642-644 di Ashbury Country Joe & The Fish. Nella zona sorgono i "Free Shop", negozi a distribuzione di cibo gratis e le "Free Clinic" per assistere e trattare i disturbi causati dagli abusi di sostanze stupefacenti.
Mentre i Jefferson Airplane di Balin, con i loro testi marcatamente più sociali e rivoluzionari, ottennero subito un contratto nazionale con una prestigiosa etichetta discografica, un altro gruppo rilevante e noto per le sue uniche performance live stava spopolando nel cuore di una abitazione al 710 Ashbury: i Grateful Dead.

Nacquero dapprima con il nome Warlocks, costituitisi per attrazione gravitazionale intorno alla figura della mente visionaria e guru, Jerry Garcia. Poco più che ventenni si unirono a Garcia il bassista Phil "Lesh" Chapman, allievo di Luciano Berio, capace di sviluppare un'innovativa e nuova visione elettronica dei suoni, poi Bob "Weir" Hall alla chitarra ritmica e Ron "Pigpen" McKernan. Ci furono vorticosi mutamenti nel nome della band, da Thunder Mountain Tub Thumpers a Mother McCree's Uptown Jug Champions, ma infine, con l'inserimento del percussionista Bill Kreutzmann, dapprima si diedero il nome di Warlocks, poi subito dopo, nel 1965, Jerry Garcia ribattezzò la band in Grateful Dead: il morto riconoscente. Esistono versioni contrastanti sulla scelta del nome, con molta probabilità sarà Jerry Garcia, dopo un'illuminazione, a trarre il nome dalla tradizione culturale egizia, in particolare dal Libro dei Morti. Le copertine dei vinili che illustrano sempre teschi estasiati, tendono a voler rispecchiare l'esistenza senza freni dei loro musicisti e quella relazione che sussiste tra la morte e la loro musica, più volte annoverato nei testi, ma intesa come un ciclo dell'inesorabile sistema della nostra esistenza umana, in una percezione sincretica religiosa.

La loro musica, con influenze country-bluegrass e rock-blues, sempre spinte nelle vorticose improvvisazioni modali, su continue scale ascendenti e discendenti del chitarrista Garcia con legami forti allo stile del violinista Scotty Stoneman, hanno generato quella originale cultura e sublimazione del “sound jam dissoluto”: la jam d'improvvisazione, unico metodo di architettura sonora definita colonna portante del rock psichedelico, ma spingendolo verso aree sconosciute, eclettiche e influenze chiaramente "coltraniane". Un sound svincolato da tutte quelle barriere classiche compositive di brani uguali, ripetitivi e, soprattutto, della durata superiore ai tre minuti in modo che non potessero essere incise in dischi banalmente consumistici quali potevano essere i 45 giri.

La loro forma espressiva era il concerto, non il disco.

Ecco perché non poteva esistere una brano chiaramente finito dei Grateful Dead: ad ogni concerto le loro composizioni si autorigeneravano ciclicamente in un rock lisergico, si amalgamavano da un punto precedentemente lasciato in sospeso, per continuare irregolarmente e liberamente, come un chiaro messaggio di rifiuto nei confronti di una società fermamente vincolata e immobilizzata da canoni e privazioni incomprensibili. I "deadhead", seguaci dei Grateful Dead, sapevano molto bene che i loro concerti erano eventi dalle sensazioni cosmiche uniche, estenuanti ed irripetibili, non solo per le meravigliose improvvisazioni, ma anche per l'eccezionale e minuziosa caratteristica della qualità e della potenza emessa dal loro impianto di amplificazione che fu appunto denominato "Wall of Sound".
In quell'incrocio magico di San Francisco, nella quale tutto era possibile e concesso, tra i tanti demiurghi che si aggiravano vi era Bill Graham, impresario, il quale come una spugna ascoltava, organizzava eventi e cercava di produrre tutto quanto fosse possibile.
Dopo un frettoloso accordo, nel 1967, in soli tre giorni, la Warner Bros decise di far incidere il primo disco studio ai Grateful Dead, dall'eponimo titolo.

Per gli appassionati del genere è decisamente impossibile, nonché improponibile, riuscire ad ascoltare un minuscolo brandello di nota incisa su di un qualsiasi altro supporto che non sia un maledetto nero vinile.
Ho la possibilità di far girare sul giradischi la prima stampa mono americana in thick vinyl (vinile di grande spessore il quale incide nettamente sui suoni), deepgroove (è quel solco profondo di solito vicino all'etichetta), golden label (etichetta oro), deadwax immacolato (letteralmente cera morta, ovvero quello spazio vuoto tra l'ultimo solco di ogni facciata e l'etichetta), purtroppo con un visibile ringwear (anello di usura) in front cover che ne abbassa la valutazione collezionistica, ma non ne inficia assolutamente la qualità di suono, musicale o di esecuzione.
Sul front cover la citazione tratta dal Libro dei Morti: "In the Land of the dark, the ship of the sun is drawn by the grateful dead". Sul retro del vinile, in negativo e positivo, l'immagine speculare dei Grateful Dead ritratti nella loro abitazione, la 710 Ashbury. In alto, la line up che riporta l'elenco della band e la scritta "Captain Trip" vicino al nome di Jerry Garcia.
Il disco è una raccolta di cover riarrangiate proprio per l'occasione e per la pubblicazione del vinile. Nulla di più. Era impossibile riproporre all'interno in un rigido vincolo, quale poteva essere il vinile, tutte le espressioni e tutta la naturalezza delle improvvisazioni suonate in mille stili e generi di una band capace di performance live di ore ed ore che mandavano in visibilio ed estasi i propri spettatori e seguaci. I brani sono lievemente prematuri, a volte poco portanti e non riescono assolutamente a trasmettere quella sincera onda di energia interiore, con la tipica peculiarità del rock lisergico prodotto in sede live dai grandissimi di Garcia. Un disco totalmente blues-based sound, con una cantato tra voce e cori di buon livello, con assoli sempre trascinanti nelle note. È possibile assaporare la vera essenza dello stile peculiare chitarristico di improvvisazione di Jerry e del suo genuino rock psichedelico, in Morning Dew traccia incisa nel lato B del vinile e lungo tutte le sonorità degli oltre dieci minuti di Viola Lee Blues. Un brano che finalmente abbandona, anche se per un solo momento, il concetto di prodotto musicale a scopo discografico, librando nell'aria l'idea di collettivismo musicale con un eclettismo sonoro unico nel suo genere, per offrirlo liberamente ai nostri sensi. Assolutamente meraviglioso, incomparabile, trascendentale. Solo questa traccia riesce ad elevare il disco verso la costellazione dei grandissimi del rock psichedelico. Vi invito ad ascoltare la versione live incisa dopo oltre 23 minuti di pura improvvisazione.

The Grateful Dead fu un disco che non ebbe decisamente il successo discografico meritato, ma chiaramente, come si poteva pensare di riuscire ad incastonare lungo i neri solchi del vinile una musica che tendeva a sublimarsi perpetuamente nelle improvvisazione live?
Credo che questa sia una buona chiave di lettura per comprendere questo primigenio long playing dei Grateful Dead.
Il disco del 1967 sarà certamente il punto di partenza verso il meritato successo e riconoscimento che obbligatoriamente doveva passare anche attraverso il mercato della discografia, ma che giungerà solo e successivamente, negli anni a venire con varie rimodulazioni e cambiamenti di rotta della band.
Un LP assolutamente da possedere, un vinile da ricercare con spasmodica ossessione e, magari, conservare gelosamente nella vostra collezione di dischi, in compagnia di quei tanti altri artisti che hanno costellato un periodo certamente musicale breve, ma decisamente controculturale, rivoluzionario e che, per mezzo di nuovi affreschi sonori, ricerche avanguardistiche indubbiamente al limite della condivisione, riuscirono ad esplorare ed a destrutturare la profondità della mente.

Se le porte della percezione fossero purificate, tutte le cose apparirebbero agli uomini come sono veramente: infinite [William Blake (1757-1827), The Marriage of Heaven and Hell]



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
61 su 14 voti [ VOTA]
Tbone77
Domenica 13 Settembre 2020, 16.25.11
15
Beh il commento 11 si commenta da solo credo. Cmq anche non essendo un esperto di rock psichedelico gli preferisco aoxomoxoa. Però un 70 glielo do tutto 🤟
LUCIO 77
Domenica 13 Settembre 2020, 15.44.34
14
Leggo solo ora il Commento 11.. Perchè queste offese gratuite?
Gerardo
Domenica 13 Settembre 2020, 15.33.02
13
Disco acerbo. Anthem e Aoxo sono una spanna sopra! Voto molto generoso, io gli avrei dato un 65...sei e mezzo!
Raven
Sabato 18 Aprile 2020, 16.22.09
12
Appunto. Mentre di questo commento non resterà nulla.
METALHEART incazzato nero
Sabato 18 Aprile 2020, 15.59.16
11
Quante parolone e km di "carta digitale" sprecati per definire e giustificare un qualcosa che è solo e semplicemente M E R D A. Una generazione di disagiati e disadattati che si sono rifugiati nella droga, con la scusa di raggiungere una "vera e maggiore comprensione", ma che in realtà serviva a mascherare la loro totale incapacità di fare qualcosa di costruttivo delle proprie vite, ed hanno trovato qualcuno ancora più problematico di loro (o forse solo furbacchioni senza scrupoli pronti a far soldi sulla pelle di poveri disgraziati) che li ha eletti paladini del nulla. E dopo 50 e passa anni, siamo ancora qui a parlarne...
Fabio Rasta
Giovedì 10 Ottobre 2019, 15.12.20
10
Lizard all'1 aveva ragione. come si può non spendere due parole x JERRY GARCIA, questo omone dai capelli arruffati e con la testona enorme, ma dallo sguardo gentile, dal sorriso affabile, e dalla voce calda e rassicurante come mai ti aspetteresti da un uomo del suo aspetto. Il Rock stesso non lo dimenticherà mai.
Rob Fleming
Domenica 24 Gennaio 2016, 12.59.52
9
Si ascoltano sempre volentieri
-Cobray
Martedì 17 Settembre 2013, 15.31.35
8
Magnifica recensione! Ho sempre voluto approfondirli, inizierò oggi
Mirco
Venerdì 13 Settembre 2013, 13.02.22
7
Grandissimi GD.più che una recensione è un bellissimo racconto di quegli anni e dell'estate dell'amore.Complimenti Jimi,grande come sempre.
Lizard
Martedì 27 Agosto 2013, 22.22.54
6
@Jimi: piacere mio
AL
Martedì 27 Agosto 2013, 15.08.06
5
Quoro Swan Lee. Questo però è un buon disco, il vero rock psichedilco parte da loro e da qui. Bella recensione!
Swan Lee
Martedì 27 Agosto 2013, 14.22.32
4
Il meglio arriverà con i due successivi, si si...L'acidissimo "Anthem of the Sun" ed "Aoxomoxoa". Comunque si lascia ascoltare con piacere.
Jimi The Ghost
Lunedì 26 Agosto 2013, 15.10.10
3
Un recensione scritta volutamente senza riserve. Senza "limiti" e "confini". Un omaggio ad una band che ha vissuto in prima persona ogni minuto di quegli anni, senza nessun ma o forse, aprendo nuovi orizzonti futuri musicali. @Lizard che belle queste immagini inserite proprio in "religioso ordine indicato" . Grazie ancora Saverio. Jimi TG
Cristiano
Domenica 25 Agosto 2013, 11.41.28
2
Disco storico ed epocale. Ho il cd con varie registrazione live che sono stupende.Recensione di altissima levatura
Lizard
Sabato 24 Agosto 2013, 18.19.34
1
Dopo una recensione del genere, cosa si può aggiungere? applausi e farewell, Jerry Garcia!
INFORMAZIONI
1967
Warner Bros
Psychedelic Rock
Tracklist
Lato A
1. The Golden Road (To Unlimited Devotion)
2. Beat It on Down the Line [Jesse Fuller cover]
3. Good Morning Little School Girl [Sonny Boy Williamson cover]
4. Cold Rain and Snow
5. Sitting on Top of the World [Mississipi Sheiks cover]
6. Cream Puff War

Lato B
7. (Walk Me Out in the) Morning Dew [Bonnie Dobson cover]
8. New, New Minglewood Blues [Noah Lewis cover]
9. Viola Lee Blues [Noah Lewis cover]
Line Up
Jerry Garcia (Chitarra solista, Voce)
Bob "Weir" Hall (Chitarra ritmica, Voce)
Ron "Pigpen" McKernan (Tastiere, Armonica, Percussioni, Voce)
Phil "Lesh" Chapman (Basso, Voce)
Bill Kreutzmann (Batteria)
 
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