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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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( 4700 letture )
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Sulle scene da ormai vent'anni, a fine 2013 i capitolini Stormlord danno alla luce il quinto full-length, intitolato Hesperia e totalmente incentrato sull'Eneide di Virgilio. Gli anni che separano questa uscita dal predecessore Mare Nostrum, album che ha segnato una svolta a livello compositivo per Cristiano Borchi e soci, sono cinque, segno che la band si è presa tutto il tempo necessario per poter sviluppare con calma le trame dei nuovi brani. Infatti, seppure lo stile della nuova uscita presenti diversi elementi di continuità con il passato, Hesperia è anche un lavoro che dimostra una volontà di proseguire sulla strada intrapresa con Mare Nostrum: la componente cinematografica diventa ancora più marcata, a scapito dell'aspetto estremo; le velocità si riducono ed i pattern ritmici si semplificano per lasciare spazio al groove e a fraseggi meno immediati; persino la produzione si gonfia e si ripulisce. Tradotto: del black sinfonico rimane poca traccia, sacrificando diversi elementi stilistici (blast-beat, tremolo picking, sonorità cupe) per esaltare l'aspetto epico e solenne delle composizioni, fino ad arrivare a quello che gli stessi Stormlord definiscono “extreme epic metal”.
Si comincia con un brano dedicato al protagonista della narrazione, Aeneas, per cui viene utilizzato il proemio del testo latino dell'Eneide (Arma virumque cano...), aperto da un'introduzione orchestrale, degna di far parte di una colonna sonora cinematografica. Il suono e gli umori sono molto vicini a quelli di Mare Nostrum e la scelta di collocarla nella stessa posizione nella tracklist non fa che acuire questa sensazione di déjà-entendu. Effettivamente nel corso degli ascolti, a più riprese l'impressione che il fantasma di Mare Nostrum aleggi costantemente si fa decisamente fondata, penalizzando Hesperia per la mancanza di quella sorprendente genuinità che caratterizzava il predecessore; le soluzioni adottate in qualche occasione sono molto simili e, pur risultando efficaci, perdono in freschezza. Tuttavia è pur vero che il duo Caprino/Bucci, autore di tutte le musiche, sa anche tirare fuori elementi di novità, come le percussioni tribali ed i suoni vicini alla tradizione orientale nella massiccia Motherland, traccia che gode di un break con le chitarre pulite in tremolo picking molto efficace, o come i cordofoni etnici della maestosa Onward To Roma, in cui interviene anche la potente ugola di Elisabetta Marchetti. La titletrack rappresenta la traccia più efficace e particolare dell'intero lotto: grazie all'utilizzo dell'elettronica, di tappeti atmosferici soffusi e all'incedere lento e affannoso, rievoca la fatica dell'eroe, che per compiere il proprio destino, la missione affidatagli dagli dei, è costretto a sacrificare ciò che ha di più caro. Il cantato in italiano assume contorni quasi tragici:
Dei trionfi gli echi remoti nel vento sussurrano il nome “Hesperia” Il tuo lauro è il mio supplizio
Figlia del verbo divino dilani ed infiammi quest’animo pio Tu sei Hesperia
L'epos tocca il proprio apice con il linguaggio aulico del testo, l'utilizzo della strumentazione (in particolar modo le chitarre distorte) è sorprendente e l'effettistica compie il resto, elevando Hesperia al di sopra di tutti gli altri brani. Una breve strumentale (Sic Volvere Parcas) precede My Lost Empire, il brano con più soluzione di continuità rispetto alle scorse uscite, giocato su ritmiche incalzanti e intuizioni melodiche azzeccate, con l'aggiunta di un drumming robusto da parte di David Folchitto, che sembra aver perso la briglia che lo vincolava per il resto dei brani. L'intera band sembra godere di un'energia ed uno slancio che spiccano rispetto alle altre composizioni. A chiudere il cerchio, la lunga suite Those Among The Pyre, che unisce diversi umori e sensazioni nello stesso brano, alternando passaggi cadenzati, tastiere solenni e stacchi acustici; lasciando infine spazio al timbro tenebroso di Giampaolo Caprino verso la conclusione. Il lavoro di produzione, ad opera di Giuseppe Orlando, come da diverse uscite degli Stormlord a questa parte, è una garanzia: si creano degli spazi per tutti gli strumenti, in particolare per il basso di Francesco Bucci, che non si limita a fare solo da rinforzo; i suoni sono vigorosi e nitidi, lasciando che i riff di chitarra non interferiscano con l'operato alle tastiere di Riccardo Studer, valorizzando in generale un'esecuzione melodica precisa ed espressiva e una sezione ritmica nerboruta. Il cantato di Borchi risulta più chiaro che in passato, perdendo la naturale aura di nebulosità di cui godeva un tempo, ma irrobustendosi nel growl, di cui viene fatto ampio uso in questa release.
Concludendo, Hesperia è certamente un lavoro meritevole di un ascolto, un'opera ambiziosa che racchiude molti ottimi intenti al proprio interno, tuttavia è come l'imbarcazione che lo stesso Enea ha utilizzato durante la propria epopea: difficile da governare ed incapace di arrivare a destinazione senza incappare in qualche ostacolo che ne appesantisce l'ascolto. Talvolta l'impressione è che, a lungo andare, gli Stormlord finiscano per standardizzare il proprio suono, in virtù di dover mantenere alta a tutti i costi la bandiera dell'epicità, trovandosi quasi le mani legate dal concept che hanno deciso di seguire. Per contro, Hesperia possiede anche delle intuizioni davvero buone, segno che le capacità compositive del sestetto sono tutt'altro che indifferenti, anche se non sempre trovano una completa valorizzazione, come se la nuova imbarcazione con cui naviga la band necessitasse di un ulteriore rodaggio per mantenere saldo il timone, tanto nelle acque tranquille quanto nei momenti di mare mosso. Detto questo, è difficile non lasciarsi coinvolgere in questo percorso di riscoperta delle proprie origini, solcando le acque del mediterraneo, tra mille peripezie, in compagnia dell'eroico Enea. Un viaggio che vale la pena di ripercorrere.
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VOTO LETTORI
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60.87 su 144 voti [
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9
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Non ho sentito gli altri album, solo qualche traccia. Perciò non so di cosa erano capaci prima. Ma questo album è davvero notevole. Secondo me non ha riempitivi, ogni canzone sembra una canzone madre. Merita decisamente un voto alto ! |
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8
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Veramente bello, epico e molto potente belli anche i testi . Voto: 80 |
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7
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Ascoltate solo alcune songs purtroppo ma già mi sembra una figata apocalittica |
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6
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figata assoluta! epico e potente! da avere |
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5
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Che poi non è proprio uguale, eh, le differenze ci sono... A me è piaciuto un botto! Finalmente, poi, qualcuno che tratta tematiche a noi vicine, non le solite robaccie esterofile (con tutto il rispetto per certi gruppi comunque molto validi...) |
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4
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Dopo due ascolti in streaming, inizio a confermare l'impressione positiva del Marchese qua sotto al 100%, soprattutto "una cosa bella che somiglia ad un'altra cosa bella, non mi sembra sia un dato negativo". Gran gruppo, avanti cosi |
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3
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A me è piaciuto molto. Il songwriting è eccellente con composizioni belle da sentire e ottima produzione ed esecuzione. Forse il genere non è nuovo e a volte è un po' troppo pomposo. Però altre band, con gli stessi ingredienti fanno spesso minestroni scadenti dove manca proprio la capacità di scrivere belle canzoni. Quindi, giudizio molto positivo. Somiglia a Mare Nostrum? Una cosa bella che somiglia ad un'altra cosa bella, non mi sembra sia un dato negativo. Il est vrai, Monsieur le critique? |
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2
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Sì anche per me è un 85 |
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1
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per me almeno 85...vario, scelte azzeccate in ogni pezzo, sorprendente sotto molti punti di vista |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Aeneas 2. Motherland 3. Bearer Of Fate 4. Hesperia 5. Onward To Roma 6. Sic Volvere Parcas 7. My Lost Empire 8. Those Among The Pyre
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Line Up
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Cristiano Borchi (Voce) Gianpaolo Caprino (Chitarre) Andrea Angelini (Chitarre) Riccardo Studer (Tastiere) Francesco Bucci (Basso) David Folchitto (Batteria)
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