|
25/04/24
MARDUK + ORIGIN + DOODSWENS
AUDIODROME, STR. MONGINA 9 - MONCALIERI (TO)
|
|
|
( 2303 letture )
|
Continua l'opera di recupero storico della discografia degli Unholy che, dopo i grandi From the Shadows e The Second Ring of Power, oggi ci permette di riportare alla luce il terzo capitolo della loro discografia intitolato Rapture. Si sa che il terzo album solitamente è quello della conferma ed i nostri amici finlandesi non deludono le aspettative, anzi, si presentano con un album mastodontico, perfetta prosecuzione del discorso intrapreso sui lavori precedenti, ma ancor più maturo e compatto. Rapture uscì a tre anni di distanza da The Second Ring of Power, tempo speso a sgrezzare le splendide idee sviluppate sui precedenti lavori fino a raggiungere la perfetta maturazione stilistica di questi otto episodi dove finalmente atmosfere e pesantezza trovano una sintesi ideale. Dimenticate le urla belluine e le chitarre zanzarose di From the Shadows, la nuova veste della band è decisamente più raffinata ed introspettiva; anche lo spettro dei Celtic Frost che aleggiava pesantemente dietro le loro composizioni ha finalmente trovato la pace in favore di un sound gelido, ipnotico e quanto mai solenne.
L'album si apre con Into Cold Light che, già dal titolo, lascia intendere cosa ci si possa aspettare. Il brano è un crescendo strumentale di cinque minuti abbondanti per il quale l'unico termine che possa descrivere appieno le atmosfere emanate è ipnotico. Si, il brano è un vortice di luci algide che si intensifica col trascorrere dei minuti fino ad esplodere nel bagliore accecante della successiva Petrified Spirits, inizialmente dura e cadenzata, ma che ospita passaggi chitarristici di rara bellezza e dolcezza. Rispetto al passato i synth acquisiscono toni decisamente solenni, per certi versi anche sacrali, senza però abbandonare le parti di pura atmosfera e certi virtuosismi non certo scontati, come nel caso di Unzeitgeist. For The Unknow One è forse il brano che maggiormente segna il distacco dal passato, per il quale i fans della prima ora storsero il naso a causa di un approccio easy-listening fatto di vocals femminili, arpeggi e synth molto ariosi, un po' troppo sbilanciato verso il gothic metal, in quegli anni nascente e fortemente dilagante, che segnò profondamente anche il cammino dei nostri amici finlandesi. Sembrerebbe risentire delle stesse influenze anche la successiva Wunderwreck, aperta da un dolcissimo arpeggio di chitarra, che però dopo pochi istanti viene inglobato dentro un monolite doom della durata di quindici minuti, durante i quali si spazia da momenti molto pesanti a parti molto ambientali, tenute insieme da un atmosfera realmente triste come solo i finlandesi riescono a trasmettere.
Le composizioni degli Unholy, a mio modo di vedere le cose, sono molto influenzate dall'ambiente dove vive la band, dalle stagioni e dal clima che caratterizza la terra dei laghi, per cui se volessimo idealizzare questo lavoro potremmo dire che For The Unknow One e Wunderwreck sono state sicuramente composte durante il periodo invernale, quando il sole appare timidamente per qualche ora al giorno, sovente velato da nuvole grigie e forti piogge, scaturendo due brani molto cupi e tristi, mentre con la successiva After God si iniziano ad intravedere i primi raggi di primavera. Il brano ha un incedere decisamente più ritmato e pulsante come a simboleggiare il riprendere della vita dopo il disgelo, questo si tramuta musicalmente in un energico pulsare di percussioni con un andamento anche in questo caso decisamente ipnotico che però, grazie ai feedback delle chitarre, assumono connotati decisamente minacciosi, sottolineati per l'appunto da un ottimo uso del growling. Unzeitgeist riprende la vena psycho/sperimentale della folle Serious Personality Disturbance And Deep Anxiety apparsa sul precedente album ed è una primavera botticelliana: tre minuti scarsi di isterismo sonoro architettato su una struttura molto piacevole ma schizoide e totalmente malsana. Pura arte! Dopo un brano come questo, per certi versi leggero e divertente, si sprofonda improvvisamente nel nero più pesto ed impenetrabile di Wretched, caratterizzata da un rullante simile a quello di una marcia funebre che martella incessantemente per oltre undici minuti. Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo brano! La conclusione di questo grande album è affidata alla solenne Deluge, brano dall'incedere greve e dismesso che racchiude in se tutta la malinconia di un tramonto autunnale. Splendidi i synth, splendide le chitarre e qualsiasi cosa che suoni in questo brano trasuda malinconia allo stato puro.
Non c'è tanto da discutere, con quest'album gli Unholy raggiungono un grado di maturità davvero eccelso che mi spinge a considerare questo episodio come il migliore della loro discografia, pur se decisamente meno estremo delle prime due release.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
questo e second ring of power capolavori. voto 95 |
|
|
|
|
|
|
5
|
Il numero di commenti fa ben intendere di quanto questa band sia sempre stata enormemente sottovalutata. Quoto tutto/i. |
|
|
|
|
|
|
4
|
Discone, niente da aggiungere. |
|
|
|
|
|
|
3
|
Meno estremo, ma atmosfericamente più vario, un trippone nell'oscurità di portata infinita. |
|
|
|
|
|
|
2
|
bellissimo, quoto enry! |
|
|
|
|
|
|
1
|
Stupendo, meno estremo dei primi due ma sempre di altissima qualità. Grande band, quattro dischi quattro perle nere. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Into Cold Light 2. Petrified Spirits 3. For The Unknown One 4. Wunderwerck 5. After God 6. Unzeitgeist 7. Wretched 8. Deluge
|
|
Line Up
|
Pasi Aijo (Voce, Chitarra, Basso) Ismo Toivonen (Chitarra, Synth, Cori su tracce 4, 5, 7) Jan Kuhanen (Batteria, Percussioni, Cori su trace 4, 5, 7)
Musicisti Ospiti Veera Muhli (Voce su traccia 3) Petri Pakkanen (Voce su traccia 6)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
|
|
|
|
|
|