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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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( 7842 letture )
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Siamo nel 2000, agli albori del Nuovo Millennio, e i Death SS a distanza di tre anni dal precedente Do What Thou Wilt sfornano Panic, con una line up che vede l'ingresso di una nuova sezione ritmica composta dal batterista Anton Chaney e dal bassista Kaiser Sòse e che vede l'impiego di una sola chitarra (a fronte delle due precedenti), con l'uscita di Felix Moon che lascia come unico protagonista il sempre ottimo Emil Bandera.
Dal punto di vista musicale vengono proseguite ed approfondite le contaminazioni electro-ebm con cui la band aveva flirtato già negli anni precedenti, ma che in questo frangente raggiungono una maggiore maturità e consapevolezza. Siamo di fronte ad un vero e proprio inno a Pan, divinità mitologia cara a grandi personalità come l'onnipresente Aleister Crowley, che lo esalta nell'Hymn To Pan per la sua sessualità bestiale e violenta, molto simile ad uno stupro, e che qui viene celebrato a partire dal titolo e dalla copertina. Steve Sylvester in un gioco di sovrapposizioni che, tuttavia, rendono ancora riconoscibili i suoi principali tratti somatici, diviene tutt'uno con il dio e si erge a suo assoluto portavoce.
Paraphernalia squarcia il silenzio e ci rapisce; sarebbe quantomeno riduttivo definirla come una semplice intro, meravigliosa e languida, assurge a riassunto dell'intero concept attorno a cui si dipana l'album: il concetto di "panico". Tutte le risposte alle vostre domande risiedono proprio in questa prima perla, che racchiude le citazioni di personalità molto presenti e note all'interno dell'immaginario collettivo legato all'occultismo ed alla magia. Troviamo, infatti, le anguste incursioni del satanista Anton LaVey, del poc'anzi citato Aleister Crowley e dello scrittore William Seward Burroughs, legato al movimento della beat generation. Ma la maggior parte dei due minuti che compongono il brano introduttivo sono occupati da un'appassionata quanto inquietante personale interpretazione del celebre scrittore e regista Alejandro Jodorowsky:
"En el centro del centro del centro De nuestro cuerpo, fluje la sangre Como un río oscuro. Y navegando el río oscuro de la sangre Llega a la gota immortal de la conciencia Vengan en el teatro pánico! Vengan con nos otros as el centro del centro del centro De la carne de la sangre Hasta la gota eterna de la conciencia Que nunca muere!"
Che cosa vuol dire, dunque, l'aggettivo panico? Ce lo spiega lo stesso Jodorowsky col Movimento Pánico, più precisamente attraverso la definizione di “Teatro Pánico”, che "è il teatro della carne e del sangue", che ha come finalità quella di scardinare la linearità della logica per dare libero sfogo ad un flusso di coscienza puro ed incontaminato, un processo di de-realizzazione (intesa come eliminazione della realtà), piuttosto che di irrazionalizzazione. Secondo il cineasta cileno, Pan è come un dio collettivo, un corpo molteplice, ed è caratterizzato da questo aspetto caotico predominate che influenza anche il suo istinto. Portato all'esasperazione, lo spirito panico si concretizza con atti pre-logici, dove la primordialità dell'azione e del sentire assurge ad unico valore concreto e consente alla crudeltà di esplodere nella sua violenza catartica e di insinuarsi come “río oscuro” nella coscienza. E l'esplosione arriva proprio con la successiva Let the Sabbath Begin!, che con il suo incedere furioso, sintetico ed accattivante, coinvolge fin dai primi attimi. Il nostro medium Steve parla per mezzo di Pan e ci invita a prendere parte al sabba, un invito decisamente troppo allettante per declinarlo o far finta di restarne immuni. La predominanza industriale delle sonorità si incrocia con l'artificialità della religione in Hi-Tech Jesus, che sarà anche il primo singolo estratto dal full length. La costante presenza della tecnologia nelle nostre vite sembra prendere il sopravvento e contaminare anche l'apparente inattaccabilità del credo cristiano-cattolico. Hi-Tech Jesus è un brano catchy e provocatorio, che rivela come nel mondo cibernetico moderno basterebbe inviare una mail a Gesù per usufruire di un'immediata confessione virtuale e che, nel cedere il passo a Lady of Babylon, forma un binomio di episodi più danzerecci e più semplici da assimilare.
Il cupo intro di Equinox of the Gods ci fa di nuovo sprofondare negli abissi dell'oscurità. Il brano è un evidente rimando all'omonimo libro di Crowley uscito nel 1936, che si rifà ad un episodio accaduto al museo de Il Cairo, in Egitto, quando, trovandosi insieme alla moglie, l'occultista viene a conoscenza della cosiddetta Stele della Rivelazione, bizzarramente catalogata tra le opere del museo col numero 666. E' in quell'occasione che viene coniata l'espressione "Equinozio degli Dei", atta a definire l'anno in cui è stata maturata quest'esperienza, il 1904, coincidente secondo una profezia con l'avvento dell'Eone di Horus. La melodia del brano in alcuni momenti orientaleggiante in qualche modo sembra proprio essere un rimando a questo episodio e si conclude con un ottimo assolo, in cui Emil Bandera dà pieno sfoggio delle sue abilità chitarristiche, con un rigurgito finale straziante. Cambiamo ulteriormente registro con la successiva Ishtar, dea babilonese dell'amore e della guerra, che per molti versi presenta qualche affinità caratteriale con il dio Pan, a causa della sua duplice entità benefica e demoniaca. La religione anche qui si intreccia perversamente con il culto pagano, in quanto secondo alcune teorie è proprio attraverso questa divinità antica che si potrebbero provare le origini pagane della Pasqua, che nella sua denominazione inglese (Easter) presenta delle marcate assonanze, se non altro dal punto di vista fonetico. Ishtar riprende l'incedere marziale dei brani precedenti, ma le vere sorprese sono sancite dalla doppietta di cover Rabies Is a Killer! e Hermaphrodite, che si distaccano totalmente dal resto. La prima è un piccolo tributo agli Agony Bag, la sfortunata band che vedeva in formazione Clive Jones, vocalist anche nei Black Widow. Non sorprenda, dunque, la presenza di questo brano, dato che i Black Widow sono annoverati tra le principali influenze dello stesso Steve Sylvester. La seconda cover proposta, invece, è molto particolare ed affascinante. Il pezzo originale, intitolato Hermaphrodita, è un classico della combo post punk/ebm italiana dei Limbo. Un gruppo storico tricolore attivo dal 1984, che proprio su questo brano, tratto dal loro album Hell's Gate Visions, cantavano "solve et coagula, hermaphrodita, assorbe ed eiacula hermaphrodita". Vale la pena di sprecare un paio di battute per i Limbo, che all'epoca erano decisamente "avanti" nella loro proposta musicale e che presentano certe similitudini con gli argomenti trattati dai Death SS, anche se in maniera del tutto diversa, come testimoniato dal titolo del loro lavoro Zos Kia Kaos, tanto che in alcune circostanze la loro musica è stata definita "esoteric body music". Nella versione rimaneggiata dai Nostri, probabilmente il pezzo perde quell'aura tetra e cupa che è onnipresente nel prodotto originale, tanto che l'intricato avvolgersi della voce di Steve con la seconda voce femminile le conferisce un tocco quasi di "dolcezza" (le virgolette sono d'obbligo), del tutto fuorviante.
Tallow Doll è certamente tra i brani che preferisco ed è un po' il mantra di tutti i fans della band. Come recita il refrain, infatti, non c'è modo di evitare la loro maledizione, i Death SS ci posseggono a tutti gli effetti -corpo e mente- e da anni non possiamo fare a meno di loro. Il pezzo è pieno di groove e ci proietta all'indietro nel tempo riprendendo sonorità più heavy e mettendo momentaneamente in sand-by gli scenari industrial che fanno da filo guida a tutta la pièce. Ci avviamo alla conclusione e le ultime battute vengono affidate alla titletrack ed al brano di coda Auto Sacramental, che chiude il ciclo riprendendo le stesse atmosfere e le stesse scelte stilistiche dell'opener, con cui crea una forte connessione. E' un po' come tornare al punto di partenza e verrà spontaneo ripremere play per ricominciare l'ascolto, ancora ed ancora, in un eterno ritorno. Nel brano Panic, Steve diviene sciamano e si autodefinisce un "mistico clown della lussuria", aderendo pienamente all'assunto del teatro panico, secondo cui le pulsioni e gli eccessi hanno un potere curativo.
Questa è la musica del Nuovo Millennio, Panic è un album malvagio, che a suo tempo divise e che continua a dividere, ma che difficilmente lascerà indifferenti. Un albero che cresce dall'oscurità per incontrare il frutto luminoso, che non ha limiti, ma è il limite dei limiti.
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VOTO LETTORI
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65.12 su 531 voti [
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19
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Il mio secondo album preferito dei death ss ! Capolavoro assoluto! Da questo album steve porterà la band e il suo progetto alla evoluzione dal heavy,industrial al power metal ma con quel tocco di horror e oscurità come ha sempre fatto! |
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18
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Per me è tra i migliori album dei Death SS,il mio brano preferito è Hi-tech Jesus, assolutamente irresistibile. |
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17
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Mai piaciuti, ma con Panic hanno sfornato una delle più belle copertine di sempre... |
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16
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Per me è solo un album commerciale.... dai la band è altra roba rispetto a questo disco.... |
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Purtroppo questo e' uno di quelli che mi manca...Ci ripensavo proprio ieri a colmare la lacuna. Comunque ottima rece, invitante. |
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14
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@metalraw: grazie mille sono felicissima che tu abbia apprezzato la recensione! Gran disco, concordo. |
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13
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capolavoro assoluto. E Sele brava come sempre... |
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12
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Per quanto mi riguarda, è senza dubbio il miglior album dei Death SS. Un sound moderno, Rock/Metal contaminato dall'elettronica, forse leggermente accomunabile a Marilyn Manson, ma con una qualità dei brani che, soprattutto nella prima metà del disco, è davvero ragguardevole. Il disco perde di mordente nella seconda parte e per questo posso solo reputarlo un prodotto piacevole. La produzione discografica precedente di questo gruppo la reputo ridicola o poco più. |
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11
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grande band ho tutta la loro discografia, panic fu il primo cd che comprai. grande album |
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10
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una meraviglia.anche se preferisco quello prima. |
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9
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vidi il video di hi tech jesus in rotazione su un canale strambo durante le ferie e ne rimasi folgorato, poi mi passarono il cd, ai tempi non avevo internet ancora..lo divorai letteralmente, stupendo so a memoria ogni singola nota..anche se nel passato han fatto grandi dischi per me questo rimane cmq il loro capolavoro voto 95!! |
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8
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Bel disco, il mio preferito resta sempre Heavy Demons e i precedenti due, ma questo è un buon album con in vetta title track e Lady of babylon |
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7
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Appena uscito girava spesso il video su Sgrang,a primo impatto mi disgustava,dissi che razza di zozzeria non li butto 30000 lire nel cesso per sta roba.Poi album abbastanza rivalutato anche se parecchio lontano dalle pietre miliari del gruppo |
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6
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Gran disco, uno dei migliori. |
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5
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bello, bello, bello...il mio preferito senza dubbio...personale, moderno, e profondo...in questo disco Steve ha centrato pienamente i propri obiettivi di voler ammodernare il sound della band, senza però tradire il proprio passato...stupenda equinox ov the gods... |
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4
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Premetto che i Death ss erano uno dei miei gruppi preferiti, dopo un capolavoro come Do What Thou Wilt ho comperato Panic a scatola chiusa e purtroppo la delusione è stata grande. Un cambiamento di stile troppo radicale e troppo industrial per i miei gusti anche se indubbiamente le canzoni sono valide ma da questo album in poi ,per me i Death ss non esistono più. |
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3
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è uno dei miei preferiti dei death ss forse il mio preferito! unisce sapientemente elementi elettronici\industrial e il tipico trendmark della band. A tratti pagano a tratti sensuale o provocatorio come hi tech jesus. 90 |
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2
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Più che altro ricordo quel disco perchè quando lo sentii per la prima volta a poco tempo dalla sua uscita x me era un periodo un pò bruttino...(a livello personale intendo) quindi ho quel ricordo un pò negativo verso questo cd (e realtive problematiche lavorative / sentimentali / sportive che stavo vivendo in quei giorni...un gran bel concentrato cazzuto direi...). Invece Panic meriterebbe sicuramente qualcosa in più nella mia memoria ma si sa, la musica corre dietro alle emozioni che si vivonodurante i momenti dell'ascolto quindi non sono mai riuscito ad apprezzarlo al pieno! Comunque Hi-Tech Jesus e Lady of Babylon sono due grandi canzoni! |
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1
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grande album veramente bello |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Paraphernalia 2. Let the Sabbath Begin! 3. Hi-Tech Jesus 4. Lady of Babylon 5. Equinox of the Gods 6. Ishtar 7. The Cannibal Queen 8. Rabies Is a Killer! 9. Tallow Doll 10. Hermaphrodite 11. Panic 12. Auto Sacramental
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Line Up
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Steve Sylvester (Voce) Emil Bandera (Chitarra) Oleg Smirnoff (Tastiera) Kaiser Sòse (Basso) Anton Chaney (Batteria)
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