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Mordred - Fool`s Game
( 3812 letture )
Come tutti sappiamo, raramente i pionieri riescono a godere veramente dei benefici di quello che vanno scoprendo, finendo spesso per aprire la strada a chi segue e che raccoglie i frutti di quanto già realizzato da chi ha preceduto e spesso ha dovuto lottare e sfidare con molta più difficoltà i pregiudizi dei conservatori o le peripezie verso un nuovo mo(n)do di intendere le cose. Sorte simile è quella che ha coinvolto i Mordred, gruppo proveniente dalla Bay Area di San Francisco, formatosi addirittura nel 1983 e che arrivò al debutto solo nel 1989 attraverso Noise Records. La band, infatti, fu una delle prime in assoluto ad aprire la strada verso una evoluzione del thrash metal che fosse sì memore della lezione impartita dai primi maestri del genere, ma che al contempo ne tentasse un rinnovamento e una trasformazione anche radicale. Un tentativo coraggioso ma tutto sommato necessario, che sarà poi colto anche da molti altri intrepidi, soprattutto nel nuovo decennio, l'ultimo del millennio. La via intrapresa dalla band statunitense prese sin dal qui presente Fool’s Game un abbrivio ben preciso ed è quello della contaminazione con un genere apparentemente lontanissimo dal thrash originario: il funk. Indubbiamente, la vena "fun" introdotta a suo tempo dagli Anthrax è la prima vera influenza da citare per identificare questo tipo di evoluzione, mentre i grandi Suicidal Tendencies sono l’altro piatto della bilancia da prendere necessariamente in considerazione, parlando di crossover tra thrash e altre sonorità. In effetti, rispetto ad altre band thrash coeve, il suono, la musica e l'approccio dei Mordred sono del tutto peculiari: pur senza perdere un'oncia in potenza ed energia, la band appare decisamente più solare e meno seriosa rispetto alla media del genere, proponendo un atteggiamento e un look decisamente più easy e meno classicamente metal. Al tempo stesso, la strepitosa caratura tecnica, ne faceva un combo decisamente superiore alla media in ogni comparto: tanto da un punto di vista chitarristico, che da quello della sezione ritmica, con un Art Liboon sempre in primissimo piano. Alla peculiarità della proposta facevano da coronamento la voce di Scott Holderby, particolarmente vicina allo stile che utilizzerà Mike Patton su The Real Thing dei Faith No More, come anche le sue linee melodiche, decisamente atipiche per il genere. Detto questo, è d'uopo stare attenti e non correre il rischio di pensare che Fool's Game sia un disco da consigliare solo agli amanti del crossover o di sonorità alternative. Nonostante le evidenti influenze e quanto appena detto sul cantato, il debutto dei Mordred è in tutto e per tutto una vera mazzata thrash metal, con riff, ritmiche e solismi assolutamente piantati nel genere, dal quale si discosterà maggiormente dal secondo album in poi, ma qui in stragrande maggioranza dominante.

Basti a tutti, la devastante apertura di State of Mind: certo i suoni sono più chiari e puliti di quelli di molte band thrash dell'epoca, ma non poi molto distanti dagli standard di Testament o Anthrax. Sorprende piuttosto e fin da subito la perizia dei musicisti coinvolti: poco da dire, basta ascoltare per rendersi conto che il potenziale è enorme. E' qui che si innesta la particolare vocalità di Holderby e se è vero che per i fans di Anthrax e Suicidal Tendencies non dovrebbe risultare particolarmente difficile apprezzarne le qualità, certo va considerato che per il 1989 qua siamo davvero in territorio semi-inesplorato. Poco male, perché le mazzate dell'intro e le sfuriate delle chitarre sulla strofa e sul refrain tolgono il fiato e sono marchiate a fuoco nell'acciaio tanta è la veemenza espressa. Stessa rabbia che tocca anche la seguente Spectacle of Fear condita dai classici cori thrash alla Exodus/Testament, nella quale però emergono in maniera prepotente gli stacchi condotti dal basso di Liboon che comincia a tessere in maniera più evidente la propria trama coadiuvato dal collega di reparto, il potentissimo Gannon Hall e dalla coppia di chitarristi, impegnati in un doppio assolo notevole che contribuisce in maniera determinante ad alzare la qualità intrinseca della composizione. Se con i primi due brani la band ha giocato pesante, lasciando comunque intuire la propria particolarità, è col singolo Every Day's A Holiday che gli argini vengono rotti: ritmica power/thrash, chitarra solista in chiave funk, basso/batteria apertamente funk con stacchi in slap e controtempi, e il Dj Aaron Vaughan a skretchare sulla base; a riportare il tutto su coordinate metal ancora una volta la sezione solista, ma il pezzo torna e si conclude su coordinate spudoratamente funky, del tutto irresistibili. Dopo il primo shock, la band piazza subito l'anthem Spellbound: si torna su coordinate thrash, ma ormai Liboon è libero e continua a giocare su linee di basso assolutamente non canoniche per il genere. Il pezzo è strepitoso nella sua natura crossover ed il riffaggio metal con tanto di sfuriata thrash all'altezza dello strepitoso doppio assolo, uniti all'irrefrenabile chorus, ne fanno uno dei migliori del disco. Il livello comunque non cala per tutto l'album e la successiva Sever and Splice è comunque dirompente e thrash fino al midollo; ancora una volta spettacolari i break che accompagnano l'assolo e la parte finale del brano. Più cadenzata l'introduzione di The Artist, nella quale brilla il lavoro della ritmica, ma godetevi la spettacolare evoluzione dei riff che conducono poi alla strofa e al bridge: da cardiopalma, con un'accelerazione splendida prima del refrain e l'ennesimo strepitoso e prolungato assolo. Altro livello, poco da aggiungere. Altrettanto valida la seguente Shatter, che al solito refrain cantabilissimo aggiunge una serie di riff in evoluzione irresistibili e ragionati al tempo stesso, in un tripudio di potenza e groove che merita di essere tramandato ai posteri ed è invece dimenticato criminalmente dai più. Ci sono tante di quelle idee anche in un episodio "minore" come questo, che tante band non ne hanno per un'intera carriera. Reckless Abandon è l'ennesimo anthem pronto per essere urlato da milioni di fan nel mondo e nonostante il riff portante dell'introduzione ricordi un po' troppo quello di In My Darkest Hour dei Megadeth, il resto del brano rende giustizia al songwriting dei Mordred, che non sfigura comunque al fianco di quello dei ben più blasonati colleghi. Dopo tanta "ortodossia" thrash, la band intende ribadire la propria unicità sfoderando la cover che non ti aspetti: Super Freak è infatti un classico della disco music e la sua trasformazione in brano metal/funk è assolutamente irresistibile, quanto la voce di Holderby che qui trova il suo ambiente naturale. Dopo il brano più "sperimentale", chiude il disco quello più classicamente heavy/thrash, ma Numb è tutt'altro che ordinario o filologico, rivelandosi al contrario l'ennesimo gioiello di un album totalmente alieno dai concetti di noia e mediocrità.

Fool's Game è insomma un debutto che lascia a bocca aperta ancora oggi: fresco, potente, tecnicamente ottimo, musicalmente eccellente, memore della lezione del thrash originario ma al tempo stesso proiettato verso il cambiamento. Musicale nella migliore accezione del termine, il disco scorre con un freschezza rara e nei suoi dieci episodi nasconde altrettante perle assolutamente da riscoprire. La contaminazione funk è evidente, in particolare nel lavoro della sezione ritmica e nel cantato, ma l'intera band rivela una versatilità e una capacità di adeguarsi a registri diversi davvero encomiabile ed ancora entusiasmante. Non c'è una sola traccia che non sia piena di idee e grondante classe e qualità: uno di quei rari casi nei quali innovazione non fa rima con elitarismo, ma con musicalità e groove. Fool's Game è un disco che qualsiasi amante di heavy metal e thrash potrebbe apprezzare e contiene dentro di sé il futuro o almeno una parte di esso. La consistenza tanto della qualità tecnica, quanto della scrittura dei brani, è tale da fare di quest'album uno degli esempi più riusciti e completi di thrash evoluto e sebbene il successo non abbia mai arriso ai Mordred, relegandoli al difficile ruolo di comprimari, nonostante la loro funzione pionieristica, il tempo non ha potuto alterare in alcun modo la qualità di questi solchi. Si tratta insomma di uno di quei dischi semplicemente da avere per chiunque si definisca amante del metal e che, alla fine degli anni 80, hanno aperto la via a quel cambiamento e a quell'evoluzione che tanti non avrebbero digerito, ma che era al contrario indispensabile e che prenderà poi tutt'altre sembianze con l'uscita del Black Album dei Metallica. Ma questa è un'altra storia. L'evoluzione operata dai Mordred nasce da dentro la Bay Area e ad essa resta qui ancora legata, anche se è evidente che in quegli anni l'ondata del crossover stava montando ovunque e che nessuno ne sarebbe rimasto immune.



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
88.91 su 23 voti [ VOTA]
cowboy big 80
Lunedì 6 Maggio 2019, 17.27.53
20
il disco e' a dir poco spettacolare e, al contrario del titolo non erano per nulla fool, lucidi esteti di un thrash funk innovativo come pochi nei 90, la copertina poi sembra la trasposizione dei quadri di DeChirico, a cui presto' la cover per T.Monk di Misterioso
Shadowplay72
Sabato 2 Dicembre 2017, 16.32.31
19
una delle prime band thrash metal,ad inserire elementi crosover,e funky metal,nella loro proposta musicale.in in this life questo passaggio e' avvento in maniera completa.capolavoro!
rik bay area thrash
Martedì 20 Giugno 2017, 20.42.24
18
Anch'io acquistai il vinile in oggetto sull' onda entusiastica delle review. Che dire? Diciamo che: se non ci fossero alcuni 'momenti' così estranei al thrash, il disco potrebbe essere considerato come un buonissimo album di thrash bay area tenendo presente che i componenti della band sono dei validissimi musicisti. I momenti così 'difficili' alla fine sono racchiusi ( o quasi) all' interno di due song. Fool's game è ( quasi) un prodotto thrash bay area tout court e se si ha la 'forza' di passare quei momenti 'stravaganti' per il resto, non si può che essere contenti di possedere questo disco. Lo so, un thrasher ortodosso mai accetterà queste 'ingerenze' sul bay area thrash ..... ma qui in questo caso sono veramente pochissime. (Imho).
Voivod
Mercoledì 22 Marzo 2017, 10.59.41
17
D'accordissimo con *__*
HERMANN 60
Giovedì 2 Giugno 2016, 15.12.05
16
uno dei pochi vinili che mi sono pentito di aver acquistato convinto dalle recensioni
Orso
Sabato 9 Novembre 2013, 9.46.48
15
Grande recensione, disco unico!
*__*
Sabato 9 Novembre 2013, 9.22.26
14
Ho sentito tante cose riguardo a questa band, e questo l'album che ho deciso di comprare. Ho sentito tante cose sulla capacità di questa band nel mescolare il classico thrash metal al funk che ero molto curioso. EBBENE hanno fatto due CAPOLAVORI cioè 1989 Fool`s Game & 1991 In This Life, fateli vostri, credetemi non vene pentirete!
Vittorio
Mercoledì 6 Novembre 2013, 11.06.43
13
Grande Saverio!
Matocc
Martedì 5 Novembre 2013, 14.18.29
12
grande Saverio! il mio voto era 88!
waste of air
Lunedì 4 Novembre 2013, 10.11.56
11
Questo piace anche a me! Geniali!
Diego
Lunedì 4 Novembre 2013, 9.19.11
10
"I have tried many times to reveal my inner state of mind"…il ritornello dell'opener mi è rimasto in testa dal 1989! Non ricordo come o perchè, ma il CD è nella mia collezione...
Sandro70
Sabato 2 Novembre 2013, 21.43.07
9
Ho il vinile, lo acquistai attirato dalle ottime recensioni. Il disco è sicuramente buono ma , come molte band thrash nate in quel periodo ,un pò troppo contaminato dal funk per i miei gusti. Dal vivo li ho visti a Monaco di supporto , mi sembra,agli Overkill . Ci sapevano decisamente fare, in particolare il cantante era una vera belva.
Vitadathrasher
Sabato 2 Novembre 2013, 21.05.03
8
Quanto mi piace questa band, sicuramente non ha il seguito che si merita. Tecnicamente superbi, tutti i componenti sono di altissimo livello. Un thrash di "classe", curato, preciso, pulito. Sicuramente uno stile meno "marcio" e cattivo dei cugini della bay area e nel genere ha portato aria di novità. Album da prendere senza se e senza ma, alla faccia di tutte le crossoverate di metà anni novanta.
herr julius
Sabato 2 Novembre 2013, 18.23.04
7
una buona band della bay area che strizzava l'occhio al crescente fenomeno funky thrash, una delle prime delle prime ad avere un dj nella band (i linkin park sono arrivati 10 anni dopo). L'album è molto bello ma il successivo in this life è 10 volte meglio
Gabriele
Sabato 2 Novembre 2013, 14.35.48
6
Galilee.... basta chiedere e fare un' offerta In this life però è imbattibile!!
Undercover
Sabato 2 Novembre 2013, 13.21.42
5
Uno degli esempi di come fare thrash metal non fosse solo seguire i nomi già noti della scena, spettacolare a dir poco.
Galilee
Sabato 2 Novembre 2013, 13.10.33
4
Questo disco è favoloso, riuscissi a trovarlo in vinile mannaggia.
Sara Saionchi
Sabato 2 Novembre 2013, 12.53.50
3
Gente pressochè sconosciuta qui da noi. Non mi hanno mai fatto strappare i capezzoli, devo dire, ma ho apprezzato notevolmente il loro coraggio nel proporre qualcosa di fresco all'interno di un genere a quei tempi in fatale implosione, senza vincere facile copiaincollando i mostri sacri come in troppi hanno fatto. Il successivo è il loro must-have.
CauldronBorn
Sabato 2 Novembre 2013, 12.01.10
2
Che chicca avete rispolverato!! Album niente male, molto atipico, in alcuni tratti mi ricorda alcune cosette dei Death Angel. Bella rece.
NickyDarrell
Sabato 2 Novembre 2013, 11.37.06
1
Very very underrated funk metal!!! 90
INFORMAZIONI
1989
Noise Records
Thrash
Tracklist
1. State of Mind
2. Spectacle of Fear
3. Every Day’s a Holiday
4. Spellbound
5. Sever and Splice
6. The Artist
7. Shatter
8. Reckless Abandon
9. Super Freak
10. Numb
Line Up
Scott Holderby (Voce)
Danny White (Chitarra)
Jim Taffer (Chitarra)
Art Liboon (Basso)
Gannon Hall (Batteria)
 
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