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10/05/21
CORROSION OF CONFORMITY + SPIRIT ADRIFT
LEGEND CLUB - MILANO
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Handful of Hate - To Perdition
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( 2633 letture )
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"Mi davo alla depravazione solitariamente io, di notte, di nascosto, pavidamente, sudiciamente, con una vergogna che non mi lasciava neppure nei momenti più ripugnanti e che anzi in quei momenti giungeva fino alla maledizione. Già allora portavo nell'anima mia il sottosuolo. Avevo una tremenda paura che in qualche modo mi vedessero, m'incontrassero, mi riconoscessero. E giravo per vari luoghi molto oscuri." (Fëdor Dostoevskij, Memorie dal Sottosuolo, 1864)
La polposa vergogna della carne, i suoi orrendi grumi, ed il putrefatto vizio della natura umana. Inutili preghiere, spiegazioni e speranze, ghignanti maschere assolutrici del proprio, maleodorante ego. E poi il sangue, il fango, i chiodi ed i vermi, tutto fuso e marchiato a caldo tramite un rovente ferro, indispensabile ed onesto boia, nella sporcizia e nella depravazione dell'umanità intera, colante miasmi irrespirabili anche nell'anima dei più altruisti fra noi. Anzi, soprattutto nella loro.
Torna a triturare il mondo dell'ipocrita music business, in modo dannatamente cinico, veloce e violento, l'infernale macchina artistica dei nostrani Handful of Hate, gruppo toscano del quale qualunque nota biografica risulterebbe pleonastica, e del quale qualunque blackster della nostra morente penisola conosce, e brama, l'esistenza. Parlando francamente, se non si è mai ammirata la coerenza e l'attitudine di tale band, difficile pensare che l'ultima diabolica meraviglia, celebrativa dei vent'anni di attività sulla scena di questo quartetto proveniente da Lucca, dal titolo To Perdition, vi farà cambiare idea. Ad ogni modo, giusto per rinfrescare la memoria anche dei più smemorati, la storia di Nicola Bianchi, mastermind del presente progetto, e compagni si era interrotta, anche a causa di vari cambi di line-up, a quell'atipico eppure brutalmente trascinante You Will Bleed, nel quale gli Handful of Hate decisero di rendere omaggio ai primi, blasfemi respiri della seconda ondata del movimento black metal, nella quale, per altro, i nostri possono a pieno titolo annoverarsi se non fra i fondatori, comunque fra i principali rappresentanti. Cambi di line-up i quali, come si diceva, hanno portato entro i ranghi del gruppo il valido bassista Nicholas ma soprattutto il furibondo Aeternus alle pelli, sicuramente autore e responsabile principale della trasformazione delle partiture ritmiche della band, ora molto più veloci e ferali rispetto al passato. Inutile stare a citare le varie influenze della presente release, le quali sono marchiate, pure, nella stessa ventennale storia discografica del gruppo toscano. Inutile continuare a citare l'informe malvagità del vecchio black old school norvegese alla Immortal o Darkthrone, o l'annichilente brutalità del death nord-americano degli Obituary, dei Blasphemy o dei Cannibal Corpse, come pure le varie aperture verso quel black maggiormente tecnico proveniente dalla Svezia (Marduk, Dark Funeral) o, persino, nelle sue varianti più melodiche made in Finland (Impaled Nazarene). Inutile farlo perché, dopo oramai vent'anni di integerrima carriera, gli Handful of Hate si sono scavati un plumbeo spazio nelle tenebre del black europeo tutto loro, personale al 100%, fatto di pochi compromessi e tanta passione.
To Perdition si compone di undici micidiali tracce, velocissime e d'assalto, le quali, come mannaie, tranciano a ripetizione qualsiasi tipo di melodia tramite martellanti blast beat e violente progressioni armoniche, sempre legate al tema principale, delle due asce suonate dagli ispirati, oggi più che mai, Nicola e Deimos. Infatti, i due chitarristi riescono magistralmente ad alternare serie di coinvolgenti accordi i quali, spesso, andranno a comporre un climax che sfocerà nel ritornello del brano, a sezioni, invece, segnate da melodie più marziali e dalla ripetizione ossessiva di un unico riff, sostenuto da rapidi giri di rullante e tom di Aeternus. A tal proposito, a scopo esemplificativo, su Youtube gira la studio drum session registrata del brano Cursed Be Your Breast; inutile dire che è più che semplicemente consigliato guardarla qualche volta. Lo scream di Nicola, figlio di un’incantevole asprezza del timbro vocale del singer, è stridente ed acido al punto giusto, ed è costantemente in grado di aggredire l'ascoltatore lungo tutta la durata del full-length, martoriandolo con la propria intensità. Il quattro corde suonato dal neo entrato Nicholas (il quale ha sostituito il lavoro del chitarrista Deimos svolto in You Will Bleed) rimbomba come un massiccio eco in ogni singola traccia, assestandosi, il più delle volte, sulla sezione ritmica delle percussioni, ed avendo, di conseguenza, un valore quasi sempre riempitivo nei brani (in accordo, del resto, al tipo di black proposto). Tuttavia, il medesimo strumento troverà un maggiore spazio artistico sia nell'interludio Caro Data Vermibus come pure nella traccia Ex Abrupto, accompagnando gli accordi in minore della seconda chitarra nel cambio d'atmosfera centrale del brano. Tutte e undici le sorelle viaggiano coese sulla stessa strada stilistica, dando un piacevole senso d'unità e circolarità all'album. Un'analisi track-by-track del disco risulterebbe, di conseguenza, un po' troppo statica e stagnante. Eppure, come tanti, piccoli luccicanti chiodi emergenti dal corpo dell'incatenata dea musica a questo full-length, scintille musicali meritevoli di segnalazione spiccano piacevolmente dall'intera demoniaca massa del prodotto: i molto coinvolgenti legati discendenti delle sei corde in To Perdition, il giro di tom a spezzare il brano in Far Beyond All Scourges, gli accordi in minore arpeggiati delle chitarre in Ex Abrupto, l'incantevole risalto della melodia in Cursed Be Your Breast, gli slide, ancora, sulla sei corde in Swines Graced Gods o, più in generale, gli onnipresenti tremolo picking, evocanti una costante e spasmodica tensione lungo tutto il minutaggio dell'album. Da ultimo, un omaggio finale va elargito alla produzione, ultimata ai KK Digital Recordings di Cosenza, la quale, pur non esente da qualche lieve difetto, si rivela perfettamente in grado di rivaleggiare con altre di studios ben più blasonati (e, c'è da scommetterci, costosi).
E' perfettamente risaputo, ed è già stato scritto e riscritto infinite volte, fino quasi ad un livello di insipidezza, che se gli Handful of Hate fossero una band di Bergen il loro successo sarebbe stato dieci volte tanto. Eppure, vale la pena ribadire il concetto. E vale la pena farlo per sottolineare, ancora una volta, la fatica ed i sacrifici che, unicamente per passione, una tale, valevole band black underground deve fare solamente perché parte di un sistema musicale e di una scena come quelle italiane le quali, semplicemente, non esistono.
Handful of Hate, To Perdition, 2013. Non c'è alcuna possibilità di perdono, ma solo una viscerale esigenza di penitenza. Una sedia chiodata come unica via percorribile per cancellare le sudice virtù dell'umanità intera. Il dolore, e quindi l'arte, sarà l'unico metodo di espiazione delle vergognose colpe di cui la carne è erede.
Tracce consigliate: To Perdition, Swines Graced Gods, Cursed Be Your Breast, Damnatio Ad Bestias. Disco massiccio.
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5
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A quando la recensione del meraviglioso debut "Qliphothic Supremacy"? |
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4
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I gruppi davvero grandi e talentuosi e che "spaccano" oggettivamente, piacciono spesso anche a chi non è normalmente "fan" del genere suonato, è quello il discorso...uno dei pochi gruppi storici, seri, coerenti e che bada alla sostanza senza proclami e cazzate ecc. che ci siano mai stati in ambito black/death metal in Italia e non solo. |
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3
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Madonna che album! Non sono un gran fan del black, ma questi spaccano! |
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2
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Consiglio anche la traccia "Larvae".... Sentiti dal vivo a Brescia...gruppo che spacca i culi |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. To Perdition 2. Far Beyond All Scourges 3. Swines Graced Gods 4. Cursed Be Your Breast 5. Caro Data Vermibus 6. Larvae 7. Ornaments for Derision 8. Ex Abrupto 9. Words Like Worms 10. Feeding Suggerings 11. Damnatio Ad Bestias
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Line Up
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Nicola Bianchi (Voce, chitarre) Deimos (Chitarre) Nicholas (Basso) Aeternus (Batteria)
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